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Autore: Guendy    11/05/2014    2 recensioni
Questa one-shot ha partecipato ad “Amore in salsa contest” indetto da IMmatura sul forum di EFP aggiudicandosi il primo posto.
“La bellezza è come una gemma preziosa, per la quale la migliore montatura è la più semplice” Victor l’aveva detto molti anni prima, dopo il loro matrimonio[..]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Victor Van Dort, Victoria Everglot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come Diamante


La bellezza è come una gemma preziosa, per la quale la migliore montatura è la più semplice.
 (Francis Bacon)
 
Seduto a capotavola nel grande salone della propria residenza, Victor Van Dort si rigira fra le mani un biglietto di carta fine, patinata con una cornice in rilievo lungo l’intero perimetro rettangolare.  Fra svolazzi grigio-argentati le lettere più grandi formano un nome a lui caro, accostato ad un secondo che a breve diverrà parte della Famiglia.
 


«La mia bambina…»  mormora a mezza voce accarezzando con un dito il nome della figlia.
Alzando gli occhi dall’invito vede Giselle, la capo cuoca, entrare nel salone spingendo un carrello con vari piatti coperti. «Gigì, quelli sono i contorni? Hai preparato ciò che avevamo chiesto, sì?» la voce di Victoria si è fatta più roca con il tempo, più grave e meno squillante di quando lei stessa era in età da marito. «Aceto di mele, limoni verdi e sale: l’hai fatta?» chiede ancora mentre Giselle temporeggia alzando i vari coperchi dai vassoi.
«Sai che è per i nostri ospiti, Giselle! Prendi i condimenti e portameli di qua, la farò io così tu potrai dedicarti ai secondi» Victoria è accondiscendente con la servitù, anche se questa volta il marito coglie un’occhiata dedicata al cielo mentre va a legarsi una piccola stola bianca, davanti all’abito verde mare che indossa.
«Victor caro, non vuoi ritirarti in biblioteca mentre noi terminiamo di preparare la cena?» è al marito che si rivolge adesso, posando sul suo viso quegli occhi che l’han sempre fatto sospirare d’amore, desiderio e gratitudine, occhi che sembrano ringraziarlo ad ogni battito di ciglia sussurrando parole e melodie basse e carezzevoli che se avessero voce direbbero “grazie per esser stato al mio fianco, da allora”.
«Victor?..»lo richiama; lui, osservandola, non può far a meno di sprofondare in alcuni dei suoi ricordi più belli.

:: ::

È tutto così nitido che potrebbe esser avvenuto il giorno precedente.
Era passata appena una notte da quando Emily, la sposa cadavere, lo aveva liberato dal suo giuramento eterno librandosi in aria in milioni di farfalle.
Quella notte non aveva dormito. Troppo scosso per credere che fosse vero. Forse aveva sognato? Probabilmente era pazzo! Però l’abito da cerimonia era davvero stato ricucito da fili di ragnatela dalla Vedova Nera e sarebbe stato ancora indossabile se quello spregevole Barkis non avesse provato ad infilzarlo con una sciabola. Aveva davvero combattuto contro di lui con solo un forchettone da cucina ed un candelabro come armi di difesa?
Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, prima. Non avrebbe solo avuto paura ma si sarebbe rifugiato dietro al dialogo computo ed ostentato così come sua madre gli aveva insegnato.
Quella notte invece aveva rischiato di morire.
Si era rigirato fra le coperte fino allo spuntar dell’alba, poi si era alzato ed aveva proceduto ai preparativi del matrimonio. Entro l’ora di pranzo sarebbe stato sposato! E, cosa più assurda, non vedeva l’ora che fosse così.
L’esperienza nell’al di là – o nel ‘mondo di sotto’ – gli aveva dato tutto il coraggio di cui necessitava nella vita… finchè ne avrebbe avuta una! Adesso sapeva cosa fare, cosa dire, chi scegliere.

In un batter d’occhio eccolo davanti all’altare. Una candela spenta, un calice ed una brocca posati sulla tovaglia bianca come la neve a dicembre; la mano destra da appoggio a quella della sua sposa, il Pastore Galswells davanti a lui con quella sua espressione arcigna appesantita dalla gobba prominente, dal naso lungo e dal mento pronunciato. «Con questa mano io dissiperò i tuoi affanni.» Victor stringeva la mano di Victoria nella sua. «Il tuo calice non sarà mai vuoto perché io sarò il tuo vino» così dicendo la sinistra si muoveva con tranquillità afferrando la brocca e colmando il calice senza macchiare l’illibato candore dell’altare. «Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre.» chinandosi lo stoppino della candela attinse alla fiamma del cero votivo più grande creando una fiammella piccola e vivace in cima alla propria. Porgendola alla donna lasciava che anche lei la accendesse prima di posarla sulla sua base per prendere l’anello dall’altare e chiederle con voce ferma ed emozionata «Con questo anello io ti chiedo di essere mia.» La fede era scivolata con facilità all’anulare di Victoria, così come facile era stata la sua promessa. Sentita, certa. Chiara e continua, senza sobbalzi o pause. «Lo voglio» aveva detto lei, riservandogli un sorriso piccolo, timido, che riusciva a rivelare tutta l’emozione e la felicità che le faceva tremare la mano stretta l’una nell’altra.

:: ::

«Vuoi assaggiare Victor?» Il viso di sua moglie è sempre lo stesso ma più maturo, con qualche ruga in più e poche ciocche grigie legate in un alto chignon elegante e ordinato. Gli sta porgendo un cucchiaio colmo di un liquido scuro che pizzica il naso, il cui colore ricorda il miele.
«Si certo cara, cos’è?» Senza attendere risposta schiude le labbra e Victoria vi lascia scivolare il contenuto della posata mentre spiega «Vinaigrette, caro. È una ricetta francese che mi ha dato Emily, dice che ai genitori di Gustave piace molto per condire le insalate; inoltre è facilissima da preparare» allora l’assaggia anche lei ignorando il colorito giallognolo accusato dal marito. Se Victor è riuscito a dissimulare la sensazione di ributtante ed aspro che dona il composto, lei non è altrettanto brava. Tossisce con una mano davanti al viso per nascondere l’espressione mentre gli occhi le si riempiono di lacrime per il forte impatto dovuto all’aceto.
«Respira mia cara, respira lentamente» la incita Victor alzandosi, andandole vicino e posando una mano sulla spalla «va meglio?» chiede poi, chinandosi sul suo viso per catturarne gli occhi.
«Si… si.» ma Victoria umetta ancora le labbra ed arriccia il piccolo naso all’in su, strabuzzando gli occhi di tanto in tanto. Sua madre sarebbe stata indignata di quel comportamento così sconveniente davanti al proprio consorte; ‘mostrare debolezza o un qualunque sentimento non è adatto ad una donna altolocata’ diceva sempre, nascondendo ogni avvenimento personale, ogni gioia o malcontento al marito dietro una maschera arcigna.
Victor però vuole bene alla sua Victoria ed anche lei prova lo stesso nei suoi confronti. Dal basso verso l’alto prova a carpirne i pensieri, i sentimenti, leggere qualche cenno che disapprovi il suo comportamento sul viso ampio e maturo dell’uomo che ha sposato. Non ne trova alcuno mentre lui osserva il contenitore di quella salsa incredibilmente agre, dove il liquido rischiarato dalle candele che illuminano la sala oscilla placido dopo che lei stessa l’ha emulsionato così tanto d’aver creato delle bolle attorno ai bordi del recipiente.
«V-Victor?» la sua voce trema, improvvisamente. Chissà per quale motivo? La pendola avverte che manca solo mezz’ora all’arrivo degli ospiti.
«Andrà tutto bene, mia cara. Sarà come deve andare.» le sorride debolmente tornando a posarle una mano sulla spalla «La nostra Emily sarà felice».
“La bellezza è come una gemma preziosa, per la quale la migliore montatura è la più semplice” Victor l’aveva detto molti anni prima, dopo il loro matrimonio. Lei aveva pensato molto al significato di quella frase e se inizialmente vi si era approcciata con paura ed insicurezza, adesso era divenuta quasi il perno del loro affetto. Significava che non esiste una cosa troppo bella ed una troppo brutta ed in un certo senso le dava speranza perché lei non si era mai vista così splendente da esser paragonata ad una gemma. Inoltre aveva capito, con il tempo, che quei due elementi compensavano le mancanze e le debolezze dell’altro e per questo erano perfetti assieme. Come se suo marito le stesse leggendo dentro, sentì la sua voce arrochita ripetere quella frase «La bellezza è come una gemma preziosa, per la quale la migliore montatura è la più semplice».
Non aveva risposto la prima volta, né le seguenti; il dubbio di poter dire una sciocchezza e perdere la stima del suo amato l’aveva sempre resa debole. Questa volta però doveva avere conferma di tutti i proprio timori e delle proprie certezze per questo disse «La bellezza scivola via con il tempo, Victor, così come la lucentezza di quella gemma preziosa. La montatura invece resterà sempre forte, sempre presente, sempre…»
«Sempre pronta a sostenere il suo diamante» concluse lui intrecciando i loro sguardi.




Note dell'Autore

Sarò brevissima.
Sono felice di essere riuscita a scrivere una FF che non fosse di Harry Potter...e che vedesse come protagonisca una coppia Het! È la mia primissima volta! *___*
Mi son lasciata portare dall'ispirazione con i pochi "paletti" del contest al quale partecipa questa one-shot e spero di aver fatto un buon lavoro.
Non sarà magistrale, me ne rendo conto. Ma preferisco andare un passo per volta! ^^
Grazie per avermi letto!
  
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