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Autore: wolfsbane97    11/05/2014    2 recensioni
Non chiedetemi perchè, ma non riesco a inserire questo capitolo in Pieces Of Me. Lo carico come capitolo a parte.
Fate finta che stia insieme agli altri, su.
S.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martedì, seconda ora. Scienze è la materia che odio di più, insieme a storia. I minuti sembrano non passare mai, guarda l'orario del telefono ogni due secondi. La trans dovuta alla noia si interrompe improvvisamente quando qualcuno bussa alla porta della classe. È la mia professoressa di educazione fisica, che odio, ma con la quale sto facendo un progetto riguardo alla legalità (è l'unico modo per riuscire ad avere sei alla fine dell'anno). "Può uscire un attimo una ragazza?", il mio professore acconsente. Mi cerca nell'aula, e quando mi trova mi fa un cenno, per dirmi di andare. Mi alzo, prendo la pennetta su cui avevo salvato il video che avremmo proiettato a questo progetto. Usciamo dalla sede succursale della mia scuola, che dista due o tre metri dalla sede centrale. Attraversiamo il corridoio, arrivando nell'atrio, e svoltiamo a destra, in un corridoio alla quale fine c'è la piccola biblioteca in cui avrei potuto farle vedere il video in pace, senza essere disturbate dalle voci degli altri ragazzi nel laboratorio di informatica. Una ragazza, anche lei coinvolta nel progetto, ci aveva gentilmente prestato il suo pc portatile, per poter mostrare alla professoressa il video frutto di tre ore e mezza di lavoro, al quale, come prevedo, vorrà apportare così tante modifiche da farmelo praticamente iniziare daccapo. Entro in questa sala, accendo il computer e inserisco la chiavetta, quando la professoressa decide di andare a chiamare un altro ragazzo del progetto, che avrebbe dovuto dirmi alcuni aspetti tecnici, quali il proiettore, casse e cose del genere. Esce dalla stanza, lasciando la porta aperta, e mi urla di aspettare mentre cammina nel corridoio. Appena si allontana mi rilasso, e inizio a fare su e giù per la stanza. Per quanto odiassi quella donna, dovevo ringraziarla, mi aveva salvato da un'accurata quanto noiosa spiegazione sulla meiosi. Mi guardo intorno, alla ricerca di qualche titolo interessante, ma nulla, i soliti classici che si possono trovare in una piccola biblioteca scolastica.
Mi soffermo su un libro a caso, e mentre inizio a leggere la piccola introduzione al lato, sento delle voci dall'atrio in fondo al corridoio. Più che altro erano ordini. La vicepreside ordinava a dei ragazzi di mettere dei quadri infondo a un corridoio. Guardo fuori, e vedo un gruppo di ragazzi che si avvcinano alla mia porta. Il corridoio in questione era il mio. Scappo a sedermi, come se nulla fosse, al computer, dimenticando di chiudere la porta. Maledizione.
Sento il rumore dei quadri per terra, e dei passi che si allontanano. Mi rilasso, e prendo un respiro profondo, quando da dietro di me si solleva un "Hey". Mi giro di scatto. L. era appoggiato al lato della porta, con le mani in tasca. Era uno dei ragazzi incaricati a spostare i quadri.
Ci conosciamo dato che entrambi facevamo parte della lista alla rappresentanza degli studenti, capitanata da un ragazzo che alla fine è effettivamente diventato rappresentante. Tra una riunione e l'altra ci scambiavamo qualche parola o qualche battuta, ma mai nulla di più. Inutile dire quanto fossi stupita e imbarazzata.
"Oh, hey" rispondo io, cercando di sembrare il più a mio agio possibile. "Da quando fai lavori di ristrutturazione a scuola?" gli chiedo.
"Da quando me lo ha chiesto la vicepreside, è una serpe se non la accontentiamo. Dovrei essere in palestra a fare educazione fisica, ma ci ha chiamati mentre scendevamo le scale, e non abbiamo potuto rifiutare". Stavamo parlando. Il cuore mi batte a mille. Certo, che tempismo. Non pensavo di poterlo dire, ma devo ringraziare quelle stronze della vicepreside e della mia insegnante di educazione fisica per rompere le palle a noi alunni, e soprattutto per la tempistica.
"E qual è la tua scusa?" Mi dice dopo aver fatto una pausa, ed esserci scambiati un lievissimo sorriso.
"Beh, io sono evasa dalla lezione di scienze, mi ha chiamata la professoressa per il progetto sulla legalità", al quale lui risponde con "Ah, cosa non si fa pur di evitare palestra.."
"Hey, a quanto mi risulta nemmeno tu sei un palestra in questo momento"
"Ma il mio è un ordine dai superiori"
"Beh anche il mio"
Ci rispondevamo quasi a volerci prendere in giro a vicenda.
Non mi risponde, ma ci guardiamo per un paio di secondi.
"S.!" Si sente un urlo dall'atrio. È tornata la vipera con un altro agnello sacrificale. Dio, non poteva ritardare come fa di solito?
"Forse è meglio che vada", mi dice L. ancora fermo al lato della porta. Si discosta e toglie le mani dalla tasca. "Ci si vede" dice allontanandosi, ma senza girarsi.
"Ciao.." Dico io completamente sopraffatta dai battiti cardiaci. L. si gira e si allontana. Non riesco a respirare, ho le pulsazioni cardiache a miliardi. Entra la professoressa, e mi ordina di far partire il video. Ero così eccitata. Avevamo parlato. Dentro di me urlavo dalla gioia, sento le farfalle nello stomaco, le gambe mi diventano di carta.

Quella è stata l'ultima volta che abbiamo parlato. 
Una settimana dopo si è fidanzato con J., e io lo sono venuta a sapere con Facebook. Non nascondo che sono stata male, ma decisi di smetterla di farmi del male pensandoci, quindi ho iniziato il processo di "cancellamento". Ieri, all'ora di educazione fisica del sabato (che le nostre due classi fanno insieme, yuppi!) toccava a me battere, ma dall'altra parte della rete la palla mi viene lanciata troppo forte, così di arrivare nella parte del campo della sua classe. Seguo la palla con gli occhi, mi avvicino, quando la palla viene fermata da un piede. Alzo lo sguardo. È L.. Mi da la palla spostandola con un piccolo calcio, io la prendo e senza dire una parola ritorno al mio posto, cercando di dimenticare ciò che è appena successo. Chi voglio prendere in giro, sono eccitatissima. Ma non posso continuare a farmi del male.  Ormai non ci salutiamo più, nemmeno quel cenno di saluto che si fanno due conoscenti. È fidanzato, è felice e probabilmente si è già dimenticato di chi io sia. Devo accettarlo e andare avanti. E anche se sono sul punto di dimenticarlo, ciò che è successo, per quanto stupido possa essere, continua a tormentarmi. 
Ancora una volta qui, S.


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