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Autore: SoGi92    11/05/2014    3 recensioni
Doremi Haruzake e Kai Hiwatari, entrambi innamorati della persona sbagliata, si incontrano per a prima volta in un'aula universitaria e... è odio!
Una serie di aventi, però li porterà ad incontrarsi sempre più spesso, fino a che...
Mio primo tentativo di CrossOver tra Doremi, di Izumi Todo, e BeyBlade, di Takao Aoki.
Buona lettura! ^^
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Primo incontro.

*Drin!!* *Drin!!*

Una mano, pigramente, sbucò fuori dal cumulo di coperte e si posò sull’infernale aggeggio che ogni mattina interrompeva il sonno della proprietaria.

Un ammasso informe di capelli rosa iniziò lentamente a fuoriuscire dal piumone arancio. Non appena anche il volto fu scoperto, Doremi aprì lentamente gli occhi, prontamente chiusi dopo che un raggiò di sole proveniente dalla finestra li colpì.

“Perché i corsi devono iniziare così presto?” si chiese uscendo dal torpore del proprio letto e preparandosi ad un’altra giornata di lezioni e lavoro.

Si sedette di fronte alla specchiera, prese la spazzola e iniziò a passarla sui lunghi capelli.  Tenerli in ordine stava diventando problematico, ma mai e poi mai avrebbe rinunciato a quella chioma che ormai le arrivava ben oltre la vita.

Prese dal cassetto il fermaglio con il ciondolo a forma di nota musicale, e si lego i capelli in un’alta coda di cavallo. Ormai usava raramente acconciarli nei vecchi odango, abituali invece quando era una bambina.

Il suo sguardo cadde, involontariamente, sulla fotografia posta sul ripiano. Ritraeva lei, qualche anno prima, in compagnia di Tetsuya, il suo ex-fidanzato… si conoscevano fin dai tempi delle elementari e da quelli della terza media erano stati fidanzati… almeno fino a pochi mesi prima.

A Tetsuya era stato proposto di giocare nella squadra di calcio dell’Università di Tokyo, una delle più prestigiose del Giappone e con questo era annessa una borsa di studio, un’opportunità troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Questo, purtroppo, aveva implicato anche il trasferimento del ragazzo nella città.

Malgrado i loro tentativi di mantenere il loro rapporto: lo studio, i continui allenamenti di Tetsuya e il lavoro di Doremi, li avevano allontanati sempre più, fino a che non presero la decisione di separarsi. Sebbene dolorosa, sapevano che sarebbe stata l’unica soluzione, se avessero continuato la loro storia avrebbero finito con litigare e rompere ogni possibilità di riavvicinamento in futuro. In questo modo, forse, un giorno si sarebbero ritrovati.

A quei ricordi le lacrime salirono agli occhi della ragazza, che prontamente le scacciò. Non era più tempo di deprimersi. In fondo avevano solo diciannove anni, ci sarebbe stato tutti il tempo in futuro per stare insieme. Perché ne era sicura: Tetsuya Kotake era, e sarebbe stato, l’amore della sua vita.

La porta della sua camera si spalanco e la figura di sua sorella Pop comparve sulla soglia. –Doremi! Vuoi sbrigarti! Sono le otto passate! – la rimproverò uscendo e sbattendo la porta e lasciando Doremi impietrita. Dopo pochi secondi realizzò ciò che le era appena stato detto.

-Aaahhh!!! Sono in ritardo! – schizzò in piedi e si gettò a capo fitto nell’armadio, in cerca della divisa, la indossò e si precipitò in cucina.

-Finalmente Doremi. Tua sorella è pronta già da un pezzo! – la rimproverò la madre, per poi sorriderle amorevolmente. –Siediti, che ti porto la colazione… -

-Scusa mamma… non ho tempo… - disse, strappando dalle mani del padre una fetta di pane tostato con sopra della marmellata e uscendo a tutta velocità fuori dalla porta.

Iniziò a correre sul marciapiede verso l’università. Per fortuna la facoltà di lettere non era molto lontana da casa sua. Un piccolo sorriso apparve sulle sua labbra: Doremi Harukaze, la schiappa dello studio, aveva deciso di frequentare l’università e diventare insegnante di lettere… la signorina Seki, quando le aveva dato la notizia, non credeva alle sue orecchie. Malgrado fosse passato molto tempo quella donna era sempre stata una figura molto importante per la ragazza.

Entrò dentro all’immenso edificio e salì al terzo piano, dove si trovava l’aula del primo corso della giornata. Ci mise un po’ di tempo per trovarla. Benché fosse quasi un anno che frequentava quella facoltà aveva ancora un po’ di problemi ad orientarsi nei vari corridoi.

Appena giunta davanti alla porta trovò ad attenderla una ragazza con dei lunghi capelli castani e un paio di occhiali. Hazuki, appena la vide, sorrise e le andò in contro.

-Finalmente Doremi. Non hai sentito la sveglia nemmeno stamattina? – le chiese, dirigendosi insieme all’amica all’interno della classe.

Doremi scosse la testa. –Affatto… solo che mi sono persa a pensare… - un lampo di tristezza passò negli occhi della rosa, e Hazuki capì immediatamente la natura dei suoi pensieri.

Prese l’amica a braccetto e la trascinò. –L’importante è che tu sia arrivata in tempo. Ora è meglio che ci spiacciamo. Il prof dovrebbe arrivare tra pochi minuti. –

Le due ragazze si sbrigarono a raggiungere i loro posti in quinta fila. Mentre saliva le scale, Doremi inciampò in uno zaino. Chiuse gli occhi attendendo il dolore dovuto alla colluttazione con il pavimento, ma questo non arrivò.

Avvertì una leggera pressione sull’addome. Aprì gli occhi… poté vedere un braccio che la sorreggeva e, lentamente, la tirò in piedi. Si voltò per trovare il proprietario e ringraziarlo.

-Ti ringraz…- ma le parole le morirono in bocca non appena il suo sguardo incrociò quello viola del ragazzo, ma la sua attenzione fu catturata dai suoi capelli scompigliati azzurri per quanto riguardava la parte superiore, blu quella inferiore. Avvertì una vampata di calore salirle alle guance.

Il giovane incrociò le braccia. – Be’… allora? – chiese, impaziente.

-V…volevo ringraziarti… - rispose la ragazza, un poco imbarazzata.

-Uhm… sta’ più attenta a dove metti i piedi! – poi si abbassò e raccolse lo zaino incriminato –Guarda come lo hai ridotto! – esclamò pulendolo dalle impronte delle scarpe della ragazza.

Doremi si ridesto dal suo stato di trance. –Vuoi dire che quel coso è tuo? – chiese, con un po’ di rabbia nel tono.

-Esatto. E tu lo hai calpestato. – ribatté l’azzurro.

-Non lo avrei fatto se tu non lo avessi lasciato in mezzo al passaggio! – la ragazza strinse i pugni e si sporse in avanti.

-Uhm…- il ragazzo di voltò e tornò a sedersi al suo posto, ignorando le ultime parole di Doremi.

-Ehi tu! Non abbiamo finito di… - ma venne interrotta da Hazuki, che le tappò la bocca e la trascinò indietro.

-Eh eh eh… Dai Doremi… non è il caso di prendersela così… -  disse la castana, rossa in viso per la vergogna.

-Ma dico! Hai sentito? Praticamente mi ha dato dell’imbranata! –

-Su, lascia perdere. Ora è meglio che andiamo a sederci… - continuò Hazuki, precedendo l’amica e prendendo posto. Venne raggiunta in pochi secondi da Doremi.

-Però non è finita! Uff! Uff! Uff! –

Quel gesto, così tipicamente infantile di Doremi fece scappare una piccola risata a Hazuki. Era da così tanto tempo che non vedeva l’amica così infuriata con qualcuno che non fosse Kotake…

-Cosa c’è da ridere? – chiese la rossa, con le guance ancora gonfie per la rabbia.

-Mmf… nulla Doremi… nulla. –

Poche file più avanti l’azzurro tirò fuori il quaderno per gli appunti e si preparò per le due ore seguenti. Nel farlo non poté non notare le due vistose tracce sul tessuto nero e sospirò contrariato. Avrebbe dovuto lavarlo una volta a casa…

Accanto a lui c’era un ragazzo con dei lunghi capelli nero e gli occhi ambrati, che si voltò per guardare l’oggetto macchiato, poi lo posò sullo sguardo dell’amico e si mise a ridere.

-Kai… dovresti vedere la tua faccia! Per due macchie poi… - soffocò la sua stessa risata con una mano davanti alla bocca. Non era il caso di attirare l’attenzione di tutti gli studenti presenti.

-Uhm… - replicò il ragazzo, puntando lo sguardo verso la cattedra, ancora deserta.

Rei continuò a ridere, beccandosi, in più di un’occasione, un’occhiata fulminante di Kai.

Purtroppo il divertimento del ragazzo fu interrotto dall’arrivo del prof di Filosofia, un uomo sulla sessantina, ma molto arzillo e vivace. Tirò fuori il Mac e, maldestramente, cercò di collegarlo al proiettore, scatenando l’ilarità di buona parte degli studenti.

-Ehm… Buongiorno ragazzi… scusate il ritardo. – disse, collegando il Mac al proiettore e facendo apparire la prima slide. –Bene, direi che possiamo iniziare la nostra lezione… -

 

 

 

 

 

 

   
 
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