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Autore: Delirious Rose    12/05/2014    3 recensioni
Ipocrisia: Tom Riddle, Prefetto, al lavoro. (drabble)
Renaissance: e se Harry fosse arrivato 5 o 10 minuti più tardi nella Camera dei Segreti? (flash)
L'Intenzione dietro l'Incanto: gli usi impropri degli incantesimi erano molto più interessanti.
Questa storia partecipa al primo turno del contest "Fritto di paranza" di Frantasy
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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L’Intenzione dietro l’Incanto

 

 

Il regolamento di Beauxbatons era applicato meno rigidamente che a Hogwarts e il bibliotecario tollerava che gli studenti rimanessero oltre l’orario consentito, a patto che non consumassero cibo e bevande e che rimettessero a posto i testi consultati: Tom aveva preso l’abitudine di approfittare di tal elasticità e dedicarsi alla lettura dei libri che non erano nella libreria di Hogwarts oppure che erano stati pubblicati negli ultimi cinquant’anni, per cui non era insolito vederlo in giro anche dopo le ventitré.

Mentre tornava al dormitorio, Tom sentì qualcosa contro il piede che lo fece inciampare, gli occhiali scivolarono sul pavimento con un rumore di vetri rotti: soffiando una maledizione, cercò a tastoni le lenti, ma si bloccò quando udì una risatina malevola.

«Hai perso qualcosa, Quattrocchi?»

Tom non aveva bisogno di vedere per immaginare il ghigno beffardo dello sconosciuto: digrignò i denti nel buio, maledicendo quel corpo ancora troppo debole e l’idea balzana di Biagio di fargli l’incantesimo per la presbiopia, poiché era dalla prima volta che la magia s’era manifestata in lui che non era vittima di maltrattamenti.

«Bah, non è niente di eccezionale: chissà che cosa ci trova Delaour in questo verme,» sibilò una seconda voce con disprezzo.

«Un verme, eh?» ridacchiò una terza voce. «Allora non dovrebbero esserci problemi a provare certi incantesimi su un verme

«Ottima idea, ma non qui. Petrificus Totalis! Mobilicorpus

Tom non riuscì a evitare i due incantesimi, tutto quello che riuscì a vedere furono degli sprazzi di luce confusi e i suoi riflessi non erano ancora quelli di un tempo. Mentre gli assalitori lo portavano chissà dove, si sentì bollire di rabbia per tanta debolezza e al contempo gongolava al pensiero della bacchetta al sicuro in una tasca della sua tunica: incapace di muovere il proprio corpo, passò in rassegna tutte le maledizioni che conosceva per ficcare nei loro crani ottusi chi fosse a comandare. Sorrise mentalmente ricordando una cosa che aveva detto un supplente di Difesa al suo secondo anno.

“Non è solo la formula che conta, ma soprattutto l’intenzione con cui eseguiamo l’incantesimo.”

Tom sentì il freddo di dicembre penetrare i vestiti ed essere scaraventato in un mucchio di neve accumulata contro un muro.

«Finite

«Perché Lo hai liberato?»

«Un verme ha il diritto di dimenar…»

«Experliamus! Accio occhiali!» sibilò Tom verso le voci, poi si abbassò per evitare un getto di luce violetta. «Credo che qualcuno abbia gli occhi più grandi del ventre.»

«È per questo che meriti una lezione, Jedusor! L’ultimo arrivato non ha il diritto di sfiorare neanche l’ombra di Delacour! Exulcero

Se non avesse dovuto concentrarsi per compensare la mancanza di riflessi, Tom sarebbe scoppiato a ridere: i suoi assalitori erano solo degli insulsi ragazzini imbottiti di ormoni che sbavavano dietro a una sgualdrina. Tom trovava Fleur Delacour irritante con la sua mania di voler ai piedi ogni esemplare di sesso maschile, tuttavia considerava il resisterle un ottimo esercizio di volontà, perché non l’avrebbe mai data vinta a quell’ibrido che cercava di attirare la sua attenzione usando dei poteri Veela ereditati dalla nonna. Se non avesse dato la priorità al rimettersi in sesto, Tom le avrebbe dimostrato chi fra loro avesse il controllo della situazione.

“Forse sono invidiosi che abbia invitato me e non loro ad Annency.”

Anche cinquant’anni prima si sarebbe lasciato coinvolgere in un duello illegale solo se messo alle strette, scegliendo con cura le maledizioni – a Hogwarts era un Prefetto, non avrebbe rinunciato al potere di quella posizione – ma gli anni trascorsi nel diario lo avevano cambiato, lo sentiva nel brivido che lo scuoteva in quel momento: gli usi impropri degli incantesimi erano molto più interessanti.

«Che idiota, rispondere con un…»

Il ragazzo iniziò ad annaspare come un naufrago che annega tossendo e sputando acqua, gli occhi strabuzzati: una volta distratti gli altri due, fu facile evocare dei gerani zannuti ed esasperarli con un incantesimo per renderli più violenti e pericolosi; fu facile far levitare un assalitore e sospenderlo per un piede dopo averne trasfigurato la testa in un’anguria troppo matura. E Tom sorrise del suo sorriso ferino, l’unico che gli appartenesse per davvero.

«Una volta ho letto che, secondo alcuni autori, in origine l’Anatema che Uccide era un incantesimo curativo utilizzato per distruggere la radice prima di una malattia, batterio o virus che fosse. Adadda Kedadda, che questa cosa sia distrutta: il passaggio da un malanno all’intera persona è stato un passo quasi naturale. Ora, possiamo supporre che tale principio si possa applicare a qualsiasi altro incantesimo: una delle prime lezioni impartite non è forse il non usare un sortilegio in modo improprio?» Tom iniziò camminare e a spiegare con il tono che riservava a quegli studenti cui faceva da tutor. «L’Aquasempra è da sempre utilizzato in alcune regioni desertiche per garantire l’approvvigionamento d’acqua e per contrastare la siccità, ma se si ha una buona capacità di visualizzazione, è possibile far sgorgare la sorgente nei polmoni del proprio rivale. È normale decorare le proprie finestre con dei gerani zannuti, purtroppo un incantesimo eccitante potrebbe renderli mortali. E trasfigurare una testa in una zucca o un’anguria è il più banale dei dispetti, anche un bambino del primo anno sa farlo, ma cosa accadrebbe alla vittima se questa precipitasse?» Il terrore che lesse nei loro occhi rese ancora più dolce il senso di potenza di cui era ebbro: il suo sorriso si fece più largo, quasi squalesco, mentre guardava languidamente le lancette del proprio orologio girare. «Non credo che vi resti molto tempo prima di annegare o di essere smembrati da dei gerani isterici o che l’effetto dell’incantesimo di levitazione svanisca, ma mi ritengo una persona magnanima per cui, se mi chiederete umilmente scusa e se mi assicurerete con un voto infrangibile che vi comporterete come dei bravi ragazzi, allora forse potrei non lasciarvi morire.»

Il colorito cianotico del primo assalitore si fece più intenso, mentre le zanne dei gerani iniziarono a strappare sottili brandelli di carne sanguinolenta dal corpo del secondo e il terrore macchiò di bruno maleodorante i calzoni del terzo.

«Sto aspettando.»

 

Note

 

Per questo terzo turno, dovevo scrivere una storia a rating rosso sotto le 1010 parole – ma mi sono imposta come limite personale le 1000, perché mi piacciono le cifre tonde :P
Ho avuto un bel po’ di difficoltà, perché solitamente questo rating è associato all’erotico e onestamente non mi andava di scrivere di Tom che “da una lezione” a Fleur: ripiegare su un ribaltamento di situazione e descrivere un episodio di bullismo mi è parsa una buona idea, e nonostante la difficoltà temo di non aver completamente rispettato la consegna che avevo. Vabbeh, gli ultimi posti esistono per questo XD

Grazie a chi, non solo leggerà queste righe, ma lascerà anche un commento.

  

Kindest regards,

Delirious Rose

   
 
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