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Autore: Edelvais    12/05/2014    6 recensioni
2070 d.C. Una pioggia di meteoriti si abbatte sulla terra. Alcuni mesi dopo, degli esseri dalla forma apparentemente umana e dai poteri sovrannaturali cominciano a radere al suolo ogni città, uccidendo e torturando ogni essere umano. Alieni, esseri demoniaci inviati dalla mano punitrice di Dio... Nessuno realmente sa come e da cosa sono nati. Noi li chiamiamo Angeli Caduti. Ma di angelico non possiedono proprio nulla. La loro pelle è bianca e dura come il marmo e i vostri proiettili non basteranno a fermarli; alcuni di loro sono dotati di poteri di controllo psichico, altri sono in grado di scatenare terremoti e tornadi.
2100 d.C L'umanità è ridotta a brandelli. Gli unici esseri umani sopravvissuti sono sparsi in varie zone del mondo, cercando di nascondersi dalla furia degli Angeli Caduti. In quelli che un tempo erano gli Stati Uniti, sorge la Città Nascosta, costruita sottoterra in modo da poter fuggire dagli Angeli.
Clover, recluta sedicenne dei Ranger, si ritroverà catapultata di nuovo nel Sopramondo, una terra aspra e irta di pericoli mortali. E uno di questi è proprio un ragazzo dalla dubbia provenienza.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FALLEN ANGELS

We are the in between,
cast down as sons of war,
Struck to the earth like lightning


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C'è chi dice siano gli emissari della mano punitrice di Dio; chi invece ritiene siano delle creature aliene, approdate sulla Terra con l'unico scopo di distruggere, uccidere.
Qui alla Sede Centrale, li chiamiamo Angeli Caduti.

 

CAPITOLO UNO
 
 
 La Sede centrale è liberamente definibile un labirinto sottoterra. Si snoda in corridoi, scale, stanze illuminate dai neon che lampeggiano sui soffitti. Una vera e propria città sotterranea. Mentre mi muovo meccanicamente verso il centro pulsante della struttura, passo una mano sopra le pieghe della maglietta nera. Il nero è il colore dei Ranger.

 A sedici anni, chi è così fortunato da abitare nella Sede Centrale, comincia a lavorare per il bene della comunità di sopravvissuti. A seconda delle proprie abilità, ciascuno sceglie come dare il proprio contributo; la maggior parte degli abitanti di questa piccola città sottoterra, comunque, si occupa principalmente di rifornirla di beni primari.

 A questo concorrono anche gli scienziati, ideando nuove tecniche e attrezzature; nell'Aera Limite, la zona più estrema della Sede Centrale, i topi di laboratorio hanno riprodotto numerose distese verdi che loro chiamano "orti artificiali", dove gli agricoltori piantano regolarmente dei semi e raccolgono ciò che cresce da essi. Oltre a questo, hanno provveduto a quasi tutto ciò che costituisce l'intera struttura: acqua, elettricità, vestiario, armi, sistemi di sicurezza... Tutto.

 Ma non sono gli scienziati a sporcarsi veramente le mani. La Città Nascosta vive e continua a farlo grazie alla protezione dei Ranger. Ed è proprio ciò di cui mi occuperò da oggi fino al resto dei miei giorni, a quanto pare.
Non ho idea di come si curi un "orto", né possiedo un gran cervello. Ma sembra sia nata per tenere una pistola in mano.

«Clover, ti stavamo aspettando» esordisce Alan Reed, Comandante dei Ranger.
Alle sue spalle, sento subito la frecciatina di Scott. «Stavo cominciando a pensare che ti fossi tirata indietro».
Senza replicare entro nell'Auditorium e mi siedo accanto a lui. È alto quanto me, ma è il doppio più muscoloso. Si è sempre divertito a stuzzicarmi, ma ora che stiamo per partire per la nostra prima missione da reclute, un'euforia contagiosa ha preso le redini del suo corpo. Reed comincia a camminare davanti a noi, soffermandosi con i suoi occhi di ghiaccio su ognuno di noi. Che la lezione di storia cominci, penso.

«Nel 2070, circa trent'anni fa, qualche giorno dopo che la pioggia di meteoriti si abbatté sulla terra, degli esseri dalla forma apparentemente umana e dai poteri sovrannaturali cominciarono a radere al suolo ogni città, uccidendo e torturando ogni essere umano. Alieni, esseri demoniaci inviati dalla mano punitrice di Dio... Nessuno realmente sa come e da cosa sono nati. Noi li chiamiamo Angeli Caduti. Ma di angelico non possiedono proprio nulla. La loro pelle è bianca e dura come il marmo e i vostri proiettili non basteranno a fermarli; alcuni di loro sono dotati di poteri di controllo psichico, altri sono in grado di scatenare terremoti e tornadi. Vivono in clan non molto numerosi e il loro scopo, a quanto pare, è distruggere e uccidere. Il vostro, invece, è scortare una decina di superstiti che si trasferirà qui. Abbiamo intercettato le frequenze della radio che hanno con loro e siamo riusciti a comunicare; si trovano nella cripta della vecchia Cattedrale di Oxcross, a qualche isolato da qui. La mappa con le coordinate è stata integrata al vostro orologio. In ogni caso, sarete sempre in comunicazione con noi attraverso questi auricolari» Reed indica una scatola di vetro abbandonata sul ripiano alla sua sinistra.
«Tutto ciò che dovete fare è scortare quelle persone qui. Il radar non indica la presenza di Caduti, quindi dovreste essere al sicuro. Ma non siate imprudenti! Voglio quelle persone vive e vegete».

 Terminato il monologo, Alan Reed ci fa cenno di seguirlo nella Sala di Controllo. Fuori dall'Auditorium, imbocchiamo un grande corridoio alla cui estremità vi sono due rampe di scale che portano alla stanza più prossima al sopramondo.
La Sala di Controllo è il cuore dell'intera struttura. I migliori scienziati vi lavorano assiduamente, destreggiandosi fra la miriade di strani macchinari addossati alle pareti. Al centro, una fila di sei tubi trasparenti capienti abbastanza per una persona ciascuno, rappresentano l'unica via per salire in superficie. Soltanto i ranger sono autorizzati a usarli, unicamente per le missioni. Sedici anni fa, il mio corpicino da infante passò in uno di quei tubi, ma per scendere e fuggire dalle fiamme che infuriavano nel sopramondo. E ora eccomi qui, pronta a ritornare in quella terra aspra e sconosciuta dopo tanto tempo.

 Reed si ferma presso un tavolo imbandito con armi di vario genere. «Ognuno di voi scelga con cura l'arma da fuoco compatibile alle proprie abilità».
Tutte e cinque le altre matricole si avventano voracemente sul tavolo per accaparrarsi l'arma più promettente. Io mi limito a prendere lo stesso modello di pistola che ho sempre usato nelle esercitazioni. Sento lo sguardo affilato di Reed posato su di me.

 È un uomo giovane, sui trent'anni, ma nella comunità dei ranger è considerato uno dei più anziani. Non è esattamente il tipo di uomo "bello", ma il suo aspetto traspare sicurezza, determinazione.
«Quest'anno avete imparato a combattere, a usare le armi... Ma tutto questo diventerà inutile se nel momento in cui vi trovate in pericolo vi lascerete prendere da panico. Tuttavia, anche l'istinto gioca la sua parte, perciò sangue freddo, ma non troppo: anche la morte è fredda e sottile è la linea che la separa dalla vita fuori di qui».

 Allaccio la fondina della pistola alla cintura e allaccio il fodero del pugnale nello stivale. Sento il cuoio premere contro il mio stinco e rabbrividisco al pensiero di ciò che potrei incontrare là fuori. Rose, una scienziata sulla cinquantina, ci posiziona gli auricolari all'orecchio e ci mostra come attivarli.

«Buona fortuna, rondinella» mi sussurra, ammiccando. Le sorrido. Rose è sempre stata come una madre per me. Ma nello stesso momento il mio sguardo intercetta Scott, che inarca un sopracciglio, divertito.
Prima che possa chiedermi cosa diavolo stesse pensando, davanti a me compare Reed, che appunta sulla mia giacca una spilla con il simbolo della Sede Centrale: una fenice che risorge dalle sue ceneri.

 Poi ci ordina di entrare negli ascensori di vetro, ripetendoci un'ultima volta di stare sempre nascosti. Non appena entro, il varco d'ingresso si richiude con uno scatto e una sensazione di soffocamento mi pervade. Mi guardo attorno, leggermente scossa, e noto che anche gli altri non gradiscono particolarmente l'ambiente ristretto. Dopo una manciata di secondi, la pedana sotto i miei piedi comincia a salire e sotto di me, Reed e gli scienziati, chiusi nei loro camici bianchi, si allontanano sempre di più, sempre di più...

 Chiudo gli occhi. Quando li riapro, stento a credere a cosa vedo dietro il vetro.
È risaputo che la Sede Centrale un tempo fosse la base segreta dell'esercito americano e che fosse costruita proprio sotto una grande e importante struttura militare. Ma ora di quell'edificio rimangono solamente alcune mura e stralci di soffitto.

Ciò che mi sorprende di più, è ciò che si trova al di fuori di questo.

 Gli stessi edifici ritratti nei vecchi quadri appesi alle pareti dei corridoi, si stagliano davanti a me distrutti, annientati dalla furia degli Angeli Caduti. Tutt'attorno a noi regna la desolazione; il silenzio è tutto ciò che riempie il vuoto circostante. Alberi caduti e macerie sono disseminati ovunque, come le verdure che crescono negli orti artificiali della Città Nascosta.
Le tracce di un incendio non più recente di due anni si palesano con veemenza in quello che doveva essere un parco giochi.

«Me lo aspettavo... diverso» esordisce Matt, passandosi nervosamente una mano fra i capelli bruni.
Alla mia destra, Katia inspira a pieni polmoni. «Almeno l'aria è pulita».
Il mio sguardo cade automaticamente su Scott; qualche secondo prima gli avrei rifilato una bella frecciatina velenosa riguardo l'espressione inquieta che ha incollata sul viso. Ora, invece, credo che chiunque non si senta così nel Sopramondo sia un vero idiota.

 Alzo il capo e scruto sopra di me.
Il Sole appare ai miei occhi come una pietra luminosa incastonata nell'azzurro del cielo.
Nonostante tutte le informazioni che gli scienziati ci avevano fornito su tutto ciò che avremmo trovato quassù, nessuno di noi sembra non essere colpito nel profondo da quella che un tempo sarebbe stata la nostra casa. Io non so quale emozione assecondare.

 Timore, curiosità, orrore, euforia... poi mi viene in mente che, dopo questa prima missione di prova, dovremo salire lungo quei tubi almeno due volte a settimana, alternando i turni con i ranger veterani, e affrontare il mondo aperto così spesso che non ci sarà spazio per sentimenti come la paura. Quindi decido di ripiegare gli sfarfallii che imperversano nel petto e nello stomaco verso la parte di me che scalpita dalla voglia di conoscere, esplorare.
Estraggo la pistola dalla fondina e stringo l'impugnatura con entrambe le mani, portandola davanti a me.

«Dietro di me» ordino, perentoria.
Nessuno sporge obiezioni tranne Scott che, prevedibilmente, mi affianca brontolando.
Durante le simulazioni sono sempre risultata come la più svelta e abile nel prendere decisioni e le altre reclute hanno imparato a seguire le mie indicazioni. A differenza loro, non ho mai avuto una famiglia con cui trascorrere le giornate, e fin da piccola osservavo dai monitor della Sala Centrale i movimenti, le strategie e i combattimenti dei ranger più esperti. Scott è alla mia pari, e credo mi detesti per questo.

«Chi ti ha dato il comando, donnola?» bercia, pungente.
Odio quel nomignolo, e lui lo sa bene. È stata la prima parola con la quale mi ha definita, nove anni prima, quando eravamo solo bambini. Era per via della mia costituzione sottile e dei miei capelli castani, sempre tenuti corti.
Mentre scavalchiamo le macerie dell'edificio che sovrasta la Città Nascosta, non distolgo mai lo sguardo da ciò che vedo davanti a me, limitandomi a ignorare Scott.

 Ma lui non desiste. «Sono io il più esperto, qui» continua.
Nonostante stia impiegando tutta la mia buona volontà per non assestargli il calcio della pistola sulla mascella, la sua sola presenza mi irrita a tal punto da non riuscire più a trattenere il mio istinto.

«Vedi di chiudere la bocca» esplodo. «Se non vuoi diventare il più esperto a pulire latrine».
Alle mie spalle sento Matt e Lysa ridacchiare e, a quel punto, non avverto più alcun suono emergere dalla bocca di Scott, se non qualche grugnito contrariato. Alan Reed ci sta osservando e nessuno di noi vuole dare una brutta impressione delle proprie abilità.

 A seconda di come ci comporteremo nel Sopramondo, il comandante deciderà chi arruolare nei ranger e chi scartare. Spero proprio che Scott sia uno di questi ultimi; non so quanto riuscirei a sopportarlo durante le missioni.
In più, il silenzio è molto importante per non essere intercettati dall'udito ipersensibile dei Caduti; per fortuna, Mister Idiota-in-canottiera ha almeno il buon senso di tacere.
E sì, questo era il nomignolo che si è guadagnato da quando ha deciso di indossare solo canottiere.

 Ci spostiamo lenti e cauti sotto le ombre vacillanti che gli edifici crollati disegnano sull'asfalto delle strade. Attorno a me, ogni cosa sembra invocare aiuto.
Ogni tanto controlliamo la mappa dal Chronos, l'orologio in dotazione ai ranger.
Dopo una mezz'ora buona ci ritroviamo davanti quello che doveva essere il luogo di preghiera dei nostri antenati: la Cattedrale di Saint Vincent.

 Corrisponde esattamente alla descrizione del comandante. Vecchia, usurata dal tempo e in seguito distrutta dalla tempesta degli Angeli Caduti. Nonostante ciò, comunica ancora l'armonia che doveva comunicare un tempo. Il tetto è crollato in buona parte insieme al campanile, ma ciò che è rimasto all'interno ha salvaguardato la sua bellezza.
Senza perdere altro tempo, ci inoltriamo fra le macerie e ci fermiamo al centro della Cattedrale. Le panche di legno sono state scagliate contro le pareti e ora giacciono per terra spezzate, bruciate dalla furia da cui ci stiamo nascondendo.
All'improvviso sento l'auricolare pizzicare e subito dopo la voce leggermente distorta di Alan Reed.

«Ben fatto» si congratula, atono. «Ora arriva la parte più difficile; l'entrata principale per accedere alla cripta è resa inaccessibile dalle macerie, quindi dovrete calarvi da una fenditura sulla vostra destra. È stretta ma dovreste riuscire a passarci tutti. In ogni caso, almeno due di voi devono aspettare fuori per aiutare gli altri a risalire. Buona fortuna».
Reed chiude la comunicazione.
«È qui!» esclama Lysa, a pochi passi da una crepa nel pavimento.
Una volta osservata per bene la sua grandezza, stabiliamo che Matt e Scott resteranno in superficie poiché troppo grossi e muscolosi per riuscire a passare.
La stazza esile di noi ragazze, invece, ci permette di calarci nella cripta.  Appoggio le mani sul marmo del pavimento e mi lascio cadere nel buio sotto di me. Per attutire la caduta, quando i miei stivali toccano la dura pietra della cripta rotolo su un fianco.
Atterraggio perfetto.
Dopo pochi secondi arrivano anche Lysa, Katia e infine Cat.

 Non facciamo nemmeno in tempo a guardarci attorno che un suono di passi strascicati richiama la nostra attenzione. Impugno la pistola a due mani e assottiglio gli occhi, sperando che le mie pupille si adattino presto al buio.
A un certo punto la luce di una torcia fende l'oscurità della cripta, illuminando il viso di un uomo sui quaranta, il viso scavato dalla fatica e dalla malnutrizione.
«Siete... siete i sopravvissuti?» domanda Katia, avvicinandosi di più.
L'uomo annuisce e si getta ai suoi piedi, scoppiando in lacrime. Lei s'inginocchia accanto a lui e lo abbraccia, in un moto di compassione. Credo che per Katia sia un duro colpo.
Lei e suo padre arrivarono alla Sede Centrale molti anni fa, nelle stesse condizioni.
Alle loro spalle, una decina di sopravvissuti si avvicina a noi. Una donna regge un neonato in braccio e tiene per mano un bambino di non più di quattro anni.
«Siete al sicuro» li rassicura Lysa, mostrando loro la spilla della Città Nascosta. «Vi porteremo alla Sede Centrale. Lì nessuno vi farà del male».

 Mi sento del tutto inutile. Mentre le altre sfoderano tutta la loro umanità, abbracciando e confortando i sopravvissuti, io non faccio che stringere convulsamente la pistola  e guardarmi attorno.
Mi hanno sempre rinfacciato la mia freddezza, ma non avrei mai pensato di poter essere indifferente anche a questo.
Forse è per questo che sono la recluta più promettente. Aver perso la famiglia senza aver nemmeno avuto il tempo di conoscerla, ha temprato la mia anima con l'acciaio.
Scuoto la testa e faccio cenno a Cat di portarli alla crepa.

 «Matt, Scott! State pronti» avverto, mentre faccio salire il bambino sulle mie spalle.
Un secondo dopo ecco spuntare le mani dei due dalla fenditura. Afferrano il bambino per le braccia e lo issano in superficie. Ripetiamo la stessa operazione finché non siamo tutti usciti dalla cripta umida e buia.
Alla luce del sole, i sopravvissuti appaiono ancora più malridotti. I loro vestiti non sono altro che stracci che emanano un odore acre e sgradevole; i loro volti sono segnati dagli stenti.
Reed ci ha detto che provengono da una città non molto lontana da qui, ma dalle loro condizioni non riesco nemmeno a immaginare cosa possano aver affrontato.
«Vi siete imbattuti in... loro?» domanda Katia, quasi leggendomi nella mente.
L'uomo che pochi minuti prima è crollato a terra annuisce, e il suo corpo magro è scosso da un tremito.
«Hanno raso al suolo la nostra città» racconta, la voce traballante. «Hanno preso mia moglie e mia figlia».
«Ci siamo nascosti in una cantina per una settimana» prosegue la madre del neonato. «Poi voi avete intercettato la nostra radio e ci siamo incamminati verso la Città Nascosta».
Per la seconda volta, la voce di Reed comincia a gracchiare all'orecchio.
«Basta chiacchiere» ordina, perentorio. «Tornate subito qui e finite il lavoro».
Ma prima che potesse aggiungere qualcos'altro, il grido di una bambina giunge tagliente al mio udito. Subito i miei occhi si posano su di lei e vedo che sta indicando qualcosa alle mie spalle.

 Mi volto istantaneamente e, all'entrata della cattedrale, una figura alta, sottile e pallida si staglia contro la luce abbacinante del sole.
Il mio cuore perde un battito e nella mia mente scatta subito un allarme: è un Angelo.
Subito la mia mano cerca la pistola, ma Scott è più veloce. Lo tempesta con una serie di spari e lo costringe al muro. Katia rimane a difendere i sopravvissuti mentre noi ci avviciniamo.
«Scappate! Lo trattengo io!»
Scott sta per scaricare un altro colpo quando l'Angelo Caduto sussulta e con una mano va a stringere la spalla, ferita da una pallottola. La sua mano si tinge di un rosso scuro... Rosso sangue.

Un momento. Gli Angeli Caduti non perdono sangue.

«FERMO!» grido, bloccando Scott prima che pianti un'altra pallottola al falso Caduto.
Lui cerca di divincolarsi, spingendomi via. «Cosa stai facendo?! Scappate, idioti!»
«Idiota lo sei tu! Guardalo, Scott, sanguina!» ribatto, furiosa.
La sua espressione assume una nota di confusione, seguita da una muta reazione di sorpresa.
«Oh mio Dio» sussurra, atterrito. «È umano».
L'essere solleva lo sguardo su di noi. È giovane, e somiglia a tanti ragazzi della mia età, ma le sue iridi tradiscono l'apparenza: azzurre, talmente chiare da sembrare quasi bianche. In più, i capelli corvini e la carnagione pallidissima, indurrebbero chiunque a scambiarlo per un Angelo Caduto.
Che sia umano, non ne sono molto convinta. Ma non può nemmeno essere un Caduto.
«Dobbiamo portarlo alla Sede» dico.
Matt interviene subito. «E se ci stesse ingannando? Se fosse davvero sua intenzione essere portato alla Città Nascosta? Distruggerebbe ogni cosa!»
Ha ragione. Potrebbe essere uno di loro e il suo aspetto confermerebbe questa ipotesi.
Ma non possiamo nemmeno liberarlo. Gli scienziati potrebbero studiarlo e creare armi in grado di abbattere per sempre gli Angeli Caduti.
Potrebbe essere un ibrido... O un Angelo "difettoso"...
«Lo vedremo» replico, prima di colpire il ragazzo-angelo alla tempia con il calcio della pistola. Come speravo, lui cade a terra, svenuto.

 
 
 
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EDELVAIS' WALL


Buongiorno/sera/notte a tutti! Inizio subito col dire che sono euforica; è la prima long originale che pubblico, e non so davvero come comportarmi. Sono soddisfatta del progetto a cui ho dato vita e al contempo abbastanza spaventata dalla mole di "lavoro" che si prospetta per i prossimi giorni. 
L'ispirazione per questa storia è giunta a me tramite una canzone bellerrima: Fallen Angels dei Black Veil Brides, che potete trovare qui. Madama Ispirazione si è finalmente degnata di ricevermi :')
Anyway, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a seguirmi! Tempo permettendo, dovrei riuscire ad aggiornare la storia ogni settimana. Partendo domani per Londra, però, non so se riuscirò ad essere puntuale con la pubblicazione del secondo capitolo (cominciamo bene ehmehm).
Sperando di non aver dimenticato nulla, vi lascio i link di dove potete trovarmi all'infuori di Efp, per qualsiasi cosa.

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