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Autore: Sigyn    12/05/2014    1 recensioni
In cui Germania è una fangirl e Austria ne è perfettamente consapevole.
[Eurovision 2014 - Crossdressing!Austria/Fem!Germania - crack (more or less)]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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And you have got to see to believe

 

 

 

 

 

- Congratulazioni -. Le esce dalla bocca in un tono calmo e neutrale, come un semplice dato di fatto, e in effetti è la cosa più banale che potesse dire durante il loro piccolo party post-gara. L’effetto, però, è un po’ rovinato perché non riesce a distogliere lo sguardo e sente le guance scottare.

Più lo guarda – guarda le dita lunghe e snelle che terminano in unghie coperte di smalto chiaro, le ciocche fasulle che ricadono morbide e scure sulle spalle bianche e un po’ troppo larghe, la stoffa lucente che si tende su un petto troppo piatto – e più si convince che solo un austriaco poteva fare qualcosa del genere e vincere. E che il suo amico avrà l’ennesima ragione per vantarsi del proprio genio musicale, adesso.

Beh, Polonia forse avrebbe potuto provarci mandando al posto delle sue ragazze slave qualche ragazzino sbarbato e sottile, conoscendolo, ma i suoi concorrenti non avrebbero avuto la stessa grazia e non sarebbero riusciti a conquistare tutti in quel modo. E nemmeno la gonnellina che Feliks stesso ha deciso di indossare stasera ha lo stesso effetto su di lei – non è niente di così inaspettato e così stranamente intrigante, su di lui.

Dietro le lenti degli occhiali, le iridi violacee di Austria scintillano di compiacimento, anche se le labbra sottili si tendono appena all’insù sopra la barba finta. – Danke – le dice, e poi, come dopo un pensiero improvviso: - Quello con la macchina fotografica era tuo fratello?

Germania sospira e si passa una mano tra i capelli, imbarazzata per il solito comportamento da idiota di Prussia. – Non ti permetterà mai di dimenticarlo. Mi dispiace – sospira. Non che non possa costringere Gilbert a sbarazzarsi di quelle foto compromettenti, facendo quegli occhioni dolci da sorellina indifesa che per qualche assurda ragione riescono ancora ad ingannarlo o prendendolo a calci nei punti giusti – il vero problema è che, a pensarci bene, non vuole.

- Sto supportando la mia candidata - che, tra l’altro, ha appena vinto. Pensa forse che dovrei vergognarmi per questo? -. Le labbra di Austria si stirano per un attimo solo in una smorfia severa di disappunto, e un sopracciglio fine si inarca delicatamente – e Germania è sorpresa di non vedere nessuna traccia d’imbarazzo sul suo viso.

Più lo guarda e più pensa che, in mezzo alla folla festante di Nazioni sovreccitate e abiti sgargianti che li circonda, per quanto sembri assurdo, Austria è davvero l’unico che può fare qualcosa del genere e mantenere la stessa dignità – la stessa regalità, le viene in mente mentre si sofferma un po’ troppo sulla sfumatura rosata della sua bocca, sulla curva pallida ed elegante del suo collo – di tutti i giorni. Quella sua aria da vecchio gentiluomo distaccato e pieno d’onore e di savoir faire dovrebbe stridere con quell’abito, con quella barba ridicola, con il trucco scuro che gli cerchia gli occhi – eppure, non ci riesce.

Germania si schiarisce la gola. – Non pensarci. Sai com’è fatto – dice, e poi pensa che dovrebbe dire qualcosa di più, ma lei non è mai stata brava con la gente e non ha mai imparato l’arte delle chiacchiere frivole. Si sistema meglio la giacca bianca e già impeccabile, tanto per fare qualcosa, e rimane in silenzio.

Alla fine, semplicemente, si salutano. Germania gli fa le sue congratulazioni di nuovo, Austria le accetta ancora con cortesia e poi le dà le spalle per andare a cercare Ungheria o Svizzera.

Germania sta cercando in tutti i modi di non fissare le forma delle gambe snelle che intuisce dietro alla stoffa del vestito, quando l’altro si gira di nuovo, solo per un momento. E sorride. – Ah, Germania – le dice, rilassato e casuale, la sua voce troppo bassa per quell’aspetto che si abbassa ancora un po’ di più diventando un mormorio cospiratorio: - Ho vissuto con Elizaveta per qualche secolo, so riconoscere certi segni. Vediamoci in albergo, dopo.

E poi si volta di nuovo, e la lascia lì da sola ad arrossire e scuotere la testa e negare verità che conoscono entrambi.

 

 

 

 

 

  
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