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Autore: Novalis    13/05/2014    7 recensioni
Jane Ryan è una ragazza di ventisette anni, è una giornalista per l'Edinburgh Fashion Magazine, e tra le serate con gli amici e la sua pazza coinquilina Abbie, vive una vita tranquilla, ma forse fin troppo monotona, nella bellissima capitale scozzese, Edimburgo.
Terence Ashling è l'ultimogenito di una famiglia ricca e snob. E' cieco e per la sua disabilità è scontroso, solitario e antipatico, o meglio lo è con chi non conosce. Non sa cosa sia l'amore, fatta eccezione che per quel sentimento d'affetto che gli ha dato sua madre.
Riusciranno questi due cuori così diversi ad incontrarsi e a dar vita ad una storia tutta loro?
E ricordate :"Si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."- Antoine De Saint Exupery-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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AD OCCHI CHIUSI

Capitolo Uno

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“Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”

-Antoine De Saint-Exupery-

Mi passai con fare nervoso una mano nei capelli, rendendoli più scompigliati di quanto già non lo fossero. Il tappo della penna tutto mangiucchiato e le numerose tazzine vuote di caffè sparpagliate sul tavolo del salotto erano alcuni dei chiari segnali che dimostravano quanto fossi stressata.

George questa volta aveva proprio esagerato!

Okay, lavoravo per  l’“Edinburgh Fashion Magazine”, la più importante rivista di moda in Scozia, ma ciò non significava che poteva affibbiarmi pile di articoli di apprendisti da revisionare, capi di moda da abbinare, e perfino le modelle da scegliere per la nuova collezione che avremmo dovuto fotografare e sui cui avrei dovuto fare un’intera pagina! Cavoli, anch’io avevo il diritto di avere una vita sociale e delle serate in cui uscire. Ma no! Persino nei fine settimana ero piena di lavoro! Ero una giornalista ma mi sentivo tanto una factotum.

-Jane oggi esci con me, che tu lo voglia oppure no! Ti devo far conoscere Thomas e alcuni suoi amici.- Abbie interruppe i miei pensieri omicidi nei confronti di George, saltellando rumorosamente per il soggiorno.

Abbie era la ragazza con cui condividevo una casa in periferia nonché la mia migliore amica. Aveva un anno in più di me e lavorava come fotografa per un giornale sulle auto d’epoca. Sì… avevamo scelto quasi gli stessi settori lavorativi.

Era fidanzata da quasi due mesi con un ragazzo di nome Thomas, che, a quanto sembrava, voleva farmi conoscere.

-Avrei del lavoro da fare, tanto lavoro da fare,- feci con tono melodrammatico,- ma… non posso sempre darla vinta al mio capo, quindi dove mi porti di bello? -chiesi stiracchiandomi le braccia e abbandonando la penna con cui stavo scrivendo.

Al diavolo il lavoro… almeno per oggi! Forse era un segno del destino che la mia amica mi avesse chiesto di uscire proprio questa sera, in cui mi stavo lamentando, più delle altre volte, del mio tanto lavoro.

-Così ti voglio, baby! Avevamo pensato a un localino in Blair Street. Per te andrebbe bene?- mi si avvicinò, sorridendomi.

-Perché no! Mangeremo anche, o berremo solo un drink?-domandai alzandomi dalla sedia su cui ero seduta e andando in cucina per bere dell’acqua.

-Avevamo pensato di bere giusto qualcosa, per poi andare a comprare dei panini dal chiosco di Alexander.- mi spiegò, raggiungendomi in cucina.

Il pigiama che indossava era troppo grande per il suo corpo minuto. Mi trovai a sorridere notando come sembrasse piccina.

-Ci sto! Verso che ora?- continuai, portandomi subito dopo il bicchiere d’acqua alle labbra.

-L’appuntamento è alle 20.30, baby.

-Perfetto. Mi faccio una doccia e mi preparo, allora!- le risposi, uscendo poi dalla stanza.

-Sì, fai con calma. Io devo solo mettermi le lenti a contatto e vestirmi.- mi disse, spostandosi verso il salotto.

-Okay.- le feci un sorriso.

Così detto mi allontanai verso la mia camera per prendere l’occorrente per la doccia. 

***

-Abbie sei pronta?- urlai verso le scale che conducevano al piano delle nostre camere.

Menomale che doveva solo vestirsi e mettersi le lenti! Io ed Abbie eravamo coinquiline da diversi anni, ma non mi ero mai abituata ai suoi ritardi nel prepararsi.

-Sì sì, eccomi!-rispose scendendo frettolosamente le scale.

Indossava un abito colorato, un copri spalle nero, delle scarpe con un tacco basso e una borsetta di cuoio a tracolla. Era, come sempre, molto carina.

-Possiamo andare?- le domandai.

-Assolutamente sì, baby.- mi sorrise, prendendomi a braccetto.

Sorrisi anch’io, soprattutto per il suo “baby”. Mi chiamava così da sempre e la trovavo molto tenera come cosa.

Dopo essere salite sulla sua macchina, il viaggio verso il locale partì.

-Dunque conoscerò il tuo fantomatico ragazzo, eh?-chiesi guardando il finestrino che abbassai leggermente per permettere al vento di sfiorarmi la pelle.

-Sì, oggi conoscerai il mio Tom e altri suoi amici barra conoscenti. È lui che mi ha proposto la serata, in realtà. Mi ha detto di volermi far conoscere il suo migliore amico, un ragazzo cieco.- si fermò a un semaforo.

-Un ragazzo cieco?- mi voltai a guardarla, curiosa.

Non avevo mai conosciuto dal vivo un ragazzo cieco.

-Sì. Thomas mi parla spesso di questo ragazzo. Dice che è il suo più caro amico.

Annuii con il capo, tornando poi a volgere lo sguardo verso il finestrino.

-Comunque tu non mi ha mai raccontato come hai conosciuto il tuo ragazzo. Mi hai sempre tenuta ben nascosta ogni cosa.- le feci presente.

Ridacchiò, leggermente imbarazzata.

-Lo sai come sono fatta. Prima di parlarti di un ragazzo ho bisogno di conoscerlo bene e di capire se sia quello giusto. In ogni caso ci siamo conosciuti a quel meeting di fotografi, che si tenne il mese scorso. Non so se ricordi. Beh, ci siamo visti e…

-Ed è scoccata la scintilla.- conclusi la frase per lei.

-Esattamente.- si voltò un attimo verso di me, sorridendomi.

-Pensi, quindi, che sia quello giusto?- domandai, poi.

Abbie era una grande chiacchierona, ed io amavo questo suo aspetto di lei. Soprattutto perché in quelle giornate di monotonia ed estremo stress che mi trovavo a vivere, lei trovava sempre il modo di rallegrarmi, raccontandomi qualche aneddoto della sua vita. Usciva spesso con dei ragazzi, ma nessuno di questi le faceva battere forte il cuore, ecco perché non me ne parlava mai. Per volermi presentare questo Tom, voleva dire che la questione era seria.

-Credo proprio di sì. È pur vero che non ci conosciamo da tanto, ma ci sono persone che ti colpiscono subito e lui… beh… mi ha colpito fin da quando i nostri occhi si sono scontrati. È intelligente, piacevole, divertente e mi fa sentire sicura quando gli sono accanto.

Non c’era bisogno che mi voltassi a guardarla per sapere che stava sorridendo e che le sue guance si erano imporporate.

-Sono felice per te.- aggiunsi io, sorridendo sincera.

-Grazie baby.

Dopo un po’  accese la radio da cui subito si trasmisero le note di Send me an angel dei Real Life. Io ed Abbie andavano matte per le canzoni anni ’80.

Ci bastò uno sguardo, per iniziare a cantare insieme.

***

Tre canzoni dopo, la mia amica parcheggiò nei pressi di un locale dall’insegna sgargiante. Scorsi numerosi ragazzi su motociclette o in comitive che ridevano e bevevano spensieratamente.

-Che la serata abbia inizio!- fece Abbie, uscendo dall’auto.

La seguii, chiudendo lo sportello e aggiustandomi i pantaloni neri a sigaretta che avevo scelto di indossare con una camicia bianca.

Dopo qualche passo, si fermò davanti all’entrata del locale. Io rimasi dietro di lei.

Abbie salutò un gruppo di ragazzi con un generico “buonasera” prima di fiondarsi sulle labbra di un ragazzo alto e biondo, che non mi ci volle molto per capire che fosse il suo fidanzato.

-Ciao ragazzi. Lei è Jane, la ragazza di cui vi ho parlato, nonché mia coinquilina e mia migliore amica.- mi presentò dopo essersi staccata dal suo ragazzo.

Alzai la mano in segno di saluto e sorrisi al gruppo di ragazzi che mi si presentò davanti.

-Ciao Jane, io sono Thomas, ma puoi chiamarmi Tom.- mi tese la mano il ragazzo di Abbie.

-Ciao a te Tom, piacere di conoscerti.- gliela strinsi sorridendo.

Sorrisi al pensiero che la mia amica era piuttosto bassa, eppure il suo fidanzato era molto alto.

-Io sono Russell, piacere di conoscerti.- continuò un ragazzo moro.

-Jane, piacere.- mi presentai mantenendo il sorriso sulle labbra.

-Io sono Mary Anne.- mi porse la mano una ragazza dal fisico da modella.

Era alta almeno venti centimetri più di me e aveva lunghe gambe messe in risalto da una gonna scintillante e da dei sandali gioiello, altissimi.

-Piacere, Jane.

-Io sono Sophie.- mi disse cordialmente una ragazza che doveva avere la mia età. 

Le sorrisi gentilmente.

-Io William.- disse un ragazzo dai capelli rossi e dal volto pieno di lentiggini.

-E io sono Terence, piacere di conoscerti.- concluse un ragazzo che indossava degli occhiali da sole.

Era sera dunque non servivano degli occhiali per proteggersi dal bagliore solare. Pensai subito che dovesse essere il ragazzo cieco.

Quando stese la mano davanti a sé non centrandomi, ebbi la conferma che fosse l’amico di Thomas.

Gliela strinsi, dicendo il mio nome e aggiungendo un “Il piacere è tutto mio.” Con un sorriso sulle labbra, che però non avrebbe potuto vedere.

Poi fu il turno di Abbie. Notai che tutti i ragazzi, tranne Terence, dovevano conoscerla, così si presentò solo al ragazzo cieco.

-Bene, direi che fatte le presentazioni, possiamo entrare.- continuò aprendo la porta del locale che ci fronteggiava, mano nella mano con Thomas.

Stavano bene insieme.

Entrati nel locale fummo travolti da una fiumana di persone. C’era da immaginarselo! Era venerdì sera e i locali che servivano drink erano sempre i più gettonati. Per fortuna, il fidanzato della mia amica doveva aver prenotato, perché ci condusse speditamente verso un tavolo libero.

L’arredamento del  locale era piuttosto moderno. Predominavano il nero e il bianco come colori dell’arredo. Le pareti, invece, erano verniciate di un pallido color sabbia.

Alla luce del locale, vidi che Terence aveva un bastone per non vedenti che teneva nella mano destra e indossava un chiodo nero di pelle e dei jeans strappati sulle ginocchia. Gli occhiali erano dei Ray-Ban a goccia scuri.

Russell gli posò una mano sulla spalla e lo fece sedere sul divanetto di fronte al mio.

Nel mio si sedettero Sophie e Mary Anne.

-Cosa posso portarvi?- ci chiese una ragazza vestita da cameriera dopo qualche secondo.

-Per me una cola.- risposi per prima.

Non avevo bisogno di menù o altro. Coca cola per sempre.

-Anche per me.- disse il ragazzo cieco.

Così tutti gli altri dissero il loro drink.

-Allora Jane, che ci puoi dire di te?- mi domandò il ragazzo di Abbie, dopo un po’.

Tutti gli occhi dei presenti si volsero verso di me.

Sorrisi intimidita, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Posso dirvi che sono una giornalista presso un Giornale di moda, ho ventisette anni, condivido il mio appartamento con Abbie,-la vidi sorridere,- amo gli animali e non saprei… bisogna vivermi per scoprirmi.- sorrisi.

-Bella questa frase!- disse Russell.

-Oh grazie.- risposi sorridendo.

Da lì partirono alcune domande in generale, su come fosse il mio lavoro, di come fosse vivere con Abbie e altre molto generiche che mi permisero di farmi conoscere un po’.

Poi, le bevande arrivarono e tutti iniziarono a parlare del più e del meno. Abbie era stretta al petto del suo fidanzato e lo guardava con occhi sognanti. Io me ne rimasi in silenzio, non sapendo come inserirmi in dei discorsi tra persone amiche. Mossa da qualcosa, presi a osservare il ragazzo non vedente. Aveva il bicchiere di cola tra le mani e ogni tanto se lo portava alle labbra. Sembrava non molto interessato ai discorsi degli altri, tant’è che non lo sentii interagire con nessuno neanche una volta.  

Pensai che dovesse essere molto triste non doverci vedere. Vedere il nero e il buio ogni secondo della propria vita. Andare a dormire e svegliarsi la mattina dopo senza beneficiare della luce del sole.

Mi sentii proprio una stupida per essermi lamentata del troppo lavoro solo qualche ora prima, quando c’erano persone con problemi realmente seri come le disabilità.

In ogni caso non era solo la sua cecità e il suo essere taciturno che mi stavano spingendo a osservarlo attentamente, ma era anche il suo aspetto. Era un ragazzo affascinante, di quelle bellezze che ti ammaliano fin dal primo impatto, quasi rare.

Aveva i capelli corti, ma non troppo, di un brillante castano scuro. Il viso era glabro e ben definito, le sopracciglia erano folte ma curate, le labbra erano chiare e leggermente carnose e il naso era bello dritto. Per gli occhi… beh si sarebbe dovuto togliere gli occhiali da sole.

-Carino, eh? Anche se è cieco ha il suo non so ché.- disse al mio orecchio Mary Anne.

Doveva aver notato che stavo osservando Terence da diversi minuti.

-Lo è.- ammisi. D’altronde non c’era niente di male nel dire ciò che pensavo.

-Piace tanto anche a me… e poi sai che anche economicamente è un bel bocconcino? Un matrimonio con lui mi sistemerebbe a vita. Certo la sua disponibilità è davvero un bel problema, ma per fortuna oggi esistono i divorzi, no?- ridacchiò con malignità.

Inarcai le mie sopracciglia chiedendomi come potesse aver detto delle parole così cattive nei confronti di un ragazzo seduto a pochi centimetri di lei. Chiedere il divorzio da una persona solo per una sua disabilità? Sul serio?

Non mi piaceva giudicare nessuno, soprattutto le persone che conoscevo da poco, ma questa ragazza entrò automaticamente nella mia lista di persone da evitare.

-Non mi trovo d’accordo con il tuo discorso. Se sposo una persona lo faccio perché ne sono innamorata, disabilità o no, e non per la sua rendita.- le risposi infastidita, con voce bassa. Speravo che il ragazzo non sentisse nulla.

La sua espressione cambiò. Sollevò un sopracciglio e i suoi occhi azzurri, perfettamente truccati, presero a guardarmi con un’espressione da “devi essere pazza”.

Potevo solo immaginare in quale mondo dorato fosse vissuta questa tizia, circondata probabilmente dal lusso e dalla soddisfazione di vedere ogni suo desiderio esaudito. Solo una persona viziata poteva esprimersi nella maniera in cui si era espressa lei.

-Non credo che siamo compatibili allora.- fece atona.

Che peccato.

-Lo credo anch’io.- le risposi.

Poi rimanemmo in silenzio. Volsi nuovamente lo sguardo verso Terence che adesso stava parlando con Russell.

 -Lavori per un Giornale di moda hai detto?- continuò la stangona “ti sposo perché sei ricco, ma poi divorzio perché sei un disabile”.

-Sì. Lavoro presso l’Edinburgh Fashion Magazine.- risposi freddamente.

-Sono una modella, sai? Sempre che non te ne fossi accorta.

-L’avevo immaginato, sì.

Lei annuì annoiata, guardandosi poi le lunghe unghie laccate di rosso. I lunghi capelli biondi le circondavano un viso magro e bianco come la porcellana.

-Beh state facendo amicizia?- ci interruppe, sempre se ci fosse da interrompere qualcosa, Abbie alzandosi e avvicinandosi a me e “la modella”.

-Ci stiamo conoscendo.- rispose la bionda, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio.

La mia amica mi guardò, e con un’ occhiata le feci capire che Mary Anne non mi piaceva. Lei ridacchiò.

Qualche secondo e le luci nel locale si abbassarono, lasciando il posto a dei fasci di luci colorate proveniente chissà da dove. Anche la musica cambiò e delle orrende canzoncine commerciali iniziarono a trasmettersi. Potevo dedurre che il locale si fosse trasformato in un nano secondo in una discoteca.

-Andiamo a ballare tesoro.- fece Thomas avvicinandosi alla mia amica e trascinandola verso il centro della pista.

Lei mi fece l’occhiolino e si allontanò euforica. Poi Russell fece lo stesso con Mary Anne.

-Terence, noi andiamo a ballare qualche minuto, hai bisogno di qualcosa?- chiese William prima di prendere Sophie per mano.

-No, tranquilli andate a divertirvi! E state tutto il tempo che volete, non ho bisogno di niente.- fece Terence.

Quando i due si allontanarono, iniziai a sentirmi in imbarazzo. Capivo che erano tutte delle coppie probabilmente fidanzate, ma non avevano pensato anche a me e al ragazzo non vedente? Cosa dovevo fare adesso?

Appoggiai il mio bicchiere sul tavolino  di vetro che mi era di fronte. Il contatto tra le due cose fece rumore. Vidi Terence muovere il capo, come sorpreso.

-C’è qualcuno?- domandò, infatti.

Mi schiarii la voce intimidita.

-Sono Jane, l’amica di Abbie.- mi affrettai a rispondergli.

-Oh pensavo foste andati tutti a ballare!- continuò puntando il capo verso di me.

Era come se mi stesse guardando.

-No...- continuai.

Lo vidi annuire.

-Hai 27 anni e sei una giornalista di moda, dunque?- mi chiese poi.

Fui sorpresa che volesse intavolare una conversazione.

-Esatto. Tu, invece, quanti anni hai?- avanzai io.

-Ne ho 30, Jane. –  pronunciò il mio nome con dolcezza. -Ami la moda, dunque?- fece ancora.

Il suo bastone era appoggiato al divano su cui era seduto. Le sue mani stringevano il bicchiere di coca cola, prima portatogli. Notai che aveva un orologio d’acciaio sul polso.

-Sì, molto!- risposi velocemente.

-Anch’io. Certo l’accessorio che più amo sono gli occhiali da sole, ne ho un cassetto pieno. Il motivo lo saprai già, giusto? Perché si capisce che sono cieco, no?

Dischiusi le labbra dalla sorpresa. Mi sentii sommersa da domande a cui non sapevo come rispondere.

-Scusami, - si schiarì la voce,-ti ho messo in imbarazzo!- si accorse.- Sono un non vedente, comunque.- disse, togliendomi  fortunatamente dalla situazione che si era creata.

-Capisco.- riuscii solo a dire.

Certo, tra le tante cose, “capisco” non era forse stata la risposta più adatta, ma non mi erano venute altre parole in mente e mi sentii un po’ sciocca per questo.

-Non credo tu possa capire, ma in ogni caso è un problema per te?- domandò questa volta.

Forse era una mia impressione, ma queste sue domande e il tono con cui me le pose, mi fecero pensare che mi stesse sfidando.

-Perché? Dovrebbe esserci?- decisi di sfidarlo anch’io.

-Dovrebbe,  essendo io un peso! Scommetto che ti hanno chiesto di non ballare e di rimanere a farmi da balia.- continuò adesso con durezza.

Era scontroso. Freddo.

-Va bene che non mi conosci, ma cosa ti dà l’idea che io sia una persona che fa prendere agli altri le proprie decisioni? Non sono andata a ballare perché nessuno me l’ha chiesto e perché non mi andava. Tutto qui. Niente di più, niente di meno.- risposi a tono.

Lo vidi annuire con il capo. Non capivo come mai avesse fatto prendere al discorso una piega del genere.

-Scusami allora.- fece con sarcasmo.

-Scuse accettate.- decisi di stare al suo gioco.

Guardandogli il volto, mi accorsi che aveva una piccola cicatrice sopra il labbro superiore.

-Mi stai osservando?- fece un mezzo sorriso.

-No…- balbettai colta in fragrante.

Maledetta timidezza.

-Mi stavi osservando!- disse con convinzione sorridendo. -Mi trovi bello, almeno?-continuò chiedendomi.

Rimasi sorpresa ancora una volta. Nessuna persona che avevo mai incontrato mi aveva fatto questo tipo di domanda, o almeno non la prima che l’avevo incontrata. Prima di rispondere, rimasi a pensarci qualche secondo. Ci avevamo rivolti solo poche parole, ma mi parve di capire che questo Terence non fosse un tipo facile.

-Tendo a non giudicare l’aspetto esteriore di una persona se non conosco prima la sua interiorità. Credo, infatti, che se una persona ha il cuore malvagio, anche il suo aspetto estetico ne risentirà.- optai alla fine.

Lo ritenevo bello, ma di certo non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo, né tantomeno di mentirgli e di dire il contrario.

-Uhm… vedo che hai letto “Il ritratto di Dorian Gray” del caro vecchio Oscar Wilde.- mi fece notare.

Aveva una voce calda, profonda, e sensuale.

-In effetti sì.- gli risposi.

Lui annuì ,di nuovo, come se si stesse appuntando le mie risposte a mente.

-Penso che il libro voglia insegnare tutt’altro. Dorian Gray è bellissimo anche se il suo animo non lo è. In ogni caso ho trovato la tua risposta interessante.

-La sua era una finta bellezza, Terence. Sarebbe stata reale solo qualora non avesse venduto la sua anima, cosa che però ha fatto. Il ritratto era il suo specchio, e se conosci il romanzo, saprai che quest’ultimo mostrava la bruttezza interiore di Dorian ogni giorno di più.- contrapposi.

-Dorian era bello anche prima di scendere a patti con il male, vorrei ricordarti. E comunque lo stesso Wilde diceva : “Per me la bellezza è la meraviglia delle meraviglie. Solo i mediocri non giudicano dalle apparenze.” E tu come sei? D’aspetto intendo.- incrociò le braccia sul petto.

Quando finii di ascoltare la sua risposta, mi trovai a pensare che fosse insopportabile.  E poi mi aveva implicitamente dato della mediocre? A me? Sbaglio o era un tantino arrogante e presuntuoso questo tizio?

Era il caso che mi allontanassi se non avessi voluto inscenare una discussione con un ragazzo insopportabilmente insopportabile.

-Okay, io vado a prendermi qualcos’altro da bere.- decisi di cambiare discorso, alzandomi. Non mi piaceva parlare di me e poi questo ragazzo mi irritava con le sue domande e risposte.

-Okay non ti piaci, ma non andare .- continuò.

Pensava di avermi capita solo facendomi delle stupide domande. Che nervi!

-Perché non dovrei? Ti stai comportando da sbruffone con me. Non mi piaci.- gli feci presente.

-Uoh uoh calma ragazza! Sto solo facendo delle domande innocenti! Non andartene, per favore.- continuò, ora meno sicuro di sé.

Innocenti… sì!

-D’accordo.- dissi sbuffando.

Mi risedetti.

-Ti puoi almeno descrivere? Mi piace immaginare il mio interlocutore nella mente. Purtroppo gli occhi non mi funzionano, ma il cervello mi funziona alla perfezione e posso immaginarti.

Lo guardai per qualche secondo. Sembrava meno spocchioso adesso. Decisi di calmarmi e di provare a dare una seconda chance al nostro dialogo.

-Se proprio insisti.- sospirai.- Dunque… sono una ragazza nella norma. Non ho una bellezza ultraterrena, né fulgidi capelli ramati o magnetici occhi grigi, ma ho invece i capelli mossi, lunghi circa cinque centimetri sotto le clavicole, gli occhi marroni, un’altezza nella media e non sono molto magra.- conclusi.

-Capelli di che colore?

-Castano chiaro.

-Carnagione?

-Chiara, molto chiara, purtroppo!

-Purtroppo? Un tempo la pelle chiara era sinonimo di nobiltà e bellezza.

-Preferirei avere la pelle abbronzata.

-Capisco. E…

Non fece in tempo a farmi la domanda che sembrava sul punto di farmi, che arrivarono gli altri.

-Oh state facendo amicizia?-chiese Abby sedendosi accanto a me, trafelata per i balli sfrenati che aveva appena fatto e con le guance rosse come mele.

A seguire ritornarono tutti gli altri ragazzi.

-Sì.- rispose prontamente Terence.

Io non l’avrei proprio chiamata amicizia.

-Figo, mi fa proprio piacere.- disse Tom cingendo le spalle della mia amica.

Da quel momento non ebbi più modo di parlare con Mr Arroganza per tutta la serata.

***

Ormai pronta ad infilarmi sotto le coperte, sentii Abbie bussare alla mia porta.

-Abbie, entra pure!

La mia amica entrò, con le sue solite codine pre dormita e il suo mega pigiama con le pecorelle grigie e rosa.

-Beh che te n’è parso di Tom?-chiese sedendosi sul mio letto.

Eravamo tornate solo da un’ora a casa, ma era stata al telefono con il suo ragazzo fino a qualche minuto prima.

-State bene insieme. È carino e sembra simpatico.- fui sincera.

Sorrise contenta.

-Mi fa proprio piacere che la pensi così. E sugli altri che mi dici?

-Beh non ho avuto molto modo di conoscerli fatta eccezione che per Terence e Mary Anne. Quest’ultima non mi piace. È vanitosa, viziata e troppo snob per i miei gusti. Poi domani ti racconto quello che mi ha detto.

-Sono curiosa adesso. Comunque sì, anche a me non ha fatto un’ impressione molto positiva. E su Terence?- mi guardò curiosa.

Mi schiarii la voce. Dovevo raccontarle della nostra conversazione?

-Beh è indubbiamente carino, anche se avrei voluto guardargli gli occhi. Ma è scontroso e mi sembra snob anche lui.

Ridacchiò.

-Tom non mi ha parlato molto di lui, ma pare che sia scontroso un po’ con tutti, soprattutto con gli sconosciuti, e che metta alla prova tutte le persone nuove che incontra. Sai per vedere chi gli vuol essere veramente amico e chi no. Devi sapere che la sua famiglia è ricca. Ma a proposito di lui…

Si fermò e guardò verso la finestra vicino al mio letto.

-Sì?-la incitai.

-Mi ha chiesto il tuo numero di telefono.- disse tutto d’un fiato.

-Cosa?-quasi urlai.- Sul serio?- inarcai le sopracciglia.

Non mi era mai piaciuto dare il mio numero a degli sconosciuti, figurarsi ad un tipo borioso come questo Terence.

-Potrei averlo fatto… ma non uccidermi, ti prego!- mise le mani davanti, come a volersi proteggere da un mio colpo.

Mio malgrado sorrisi per la sua reazione, così continuò.

 -In realtà ha chiesto a Tom di chiedermelo, perché dice che lo hai incuriosito.

-Quindi gliel’hai dato?

-Ho fatto male?-chiese guardandomi con occhi preoccupati.

Gliel’aveva dato!

-Non lo so… non lo conosco neanche e questa sera non mi ha proprio impressionato in positivo.- ammisi mordendomi le labbra.

-Ma proprio perché non lo conosci dovresti provare a dargli una possibilità.- mi fece l’occhiolino.- Thomas mi ha convinto a darglielo perché mi ha detto che raramente si lascia incuriosire da qualche ragazza. In più ha sottolineato che è un bravo ragazzo e che sa essere di buona compagnia. Comunque a momenti  potrebbe arrivarti un suo messaggio.

-Messaggio? Anche se è cieco?- piegai la testa di lato.

-Esistono dei telefonini per non vedenti che facilitano tante azioni.- mi spiegò.

-Capisco.- annuii con il capo.- Vabbè si vedrà! Comunque tu sai come è diventato cieco? Voglio dire, se è dalla nascita così, o se lo è da poco, o se è curabile o roba così?

-No cara, non lo so!- fece dispiaciuta.- Comunque posso chiedere a Tom, se vuoi.

-No meglio di no, se succederà lo verrò a sapere da me!- feci convinta.

-Come vuoi, baby! Allora io vado a dormire. Ci vediamo domani, ok?

-Sì , certamente! Buonanotte Abbie.

-Buonanotte baby.- disse dandomi un bacio sulla guancia e alzandosi dal mio letto, chiudendo poi la porta della mia stanza alle sue spalle.

Sospirai, poi aggiustai il cuscino e mi infilai sotto le lenzuola.

Mossa dalla curiosità presi il cellulare per controllare eventuali messaggi. Ne trovai uno.

Stranamente in ansia, lo aprii.

Da: 3335556987

 
Jane! Mi scuso per aver preso “abusivamente” il tuo numero di cellulare. Sono Terence Ashling, il ragazzo cieco che ti avrà fatto un’ottima impressione… sicuramente, o quasi.

Mi incuriosisci, ti andrebbe dunque di bere qualcosa con me, domani alle 17: 00 al  bar “Gray’s Cup”?

Attendo una tua risposta.

 Mi ritrovai a pensare che fosse proprio una bella coincidenza che il bar in cui mi aveva invitato richiamasse proprio il nome di Dorian Gray. Che strano ragazzo!

Salve ragazzi, sono Novalis :))

Al momento di genere romantico sto già scrivendo un’altra storia, ma Jane, Terence e tutti gli altri bussavano troppo incessantemente alla mia testa che non ho potuto resistere alla tentazione di scrivere questo primo capitolo e pubblicarlo. D’altronde per citare il già sopracitato Oscar Wilde : “L’unico modo per liberarsi di una tentazione è di abbandonarsi ad essa”. ^^

Non so se questo capitolo abbia incuriosito qualcuno, spero tanto di sì come spero di ricevere almeno un commento. Se vedrò che la storia non piace, provvederò a toglierla subito, e dedicarmi unicamente all’altra mia storia. ;)

Che dire, grazie di essere arrivati fin qui, un bacio,


Novalis

 

   
 
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