AD
OCCHI CHIUSI
“Si
vede bene solo con il cuore. L’essenziale è
invisibile agli occhi”
Mi
passai con fare
nervoso una mano nei capelli, rendendoli più scompigliati di
quanto già non lo
fossero. Il tappo della penna tutto mangiucchiato e le numerose tazzine
vuote
di caffè sparpagliate sul tavolo del salotto erano alcuni
dei chiari segnali
che dimostravano quanto fossi stressata.
George
questa volta
aveva proprio esagerato!
Okay,
lavoravo
per l’“Edinburgh Fashion
Magazine”, la più importante rivista di moda in
Scozia, ma ciò non significava che poteva affibbiarmi pile
di articoli di
apprendisti da revisionare, capi di moda da abbinare, e perfino le
modelle da
scegliere per la nuova collezione che avremmo dovuto fotografare e sui
cui
avrei dovuto fare un’intera pagina! Cavoli, anch’io
avevo il diritto di avere
una vita sociale e delle serate in cui uscire. Ma no! Persino nei fine
settimana ero piena di lavoro! Ero una giornalista ma mi sentivo tanto
una
factotum.
-Jane
oggi esci con me,
che tu lo voglia oppure no! Ti devo far conoscere Thomas e alcuni suoi
amici.- Abbie
interruppe i miei pensieri omicidi nei confronti di George, saltellando
rumorosamente per il soggiorno.
Abbie
era la ragazza
con cui condividevo una casa in periferia nonché la mia
migliore amica. Aveva
un anno in più di me e lavorava come fotografa per un
giornale sulle auto
d’epoca. Sì… avevamo scelto quasi gli
stessi settori lavorativi.
Era
fidanzata da quasi
due mesi con un ragazzo di nome Thomas, che, a quanto sembrava, voleva
farmi
conoscere.
-Avrei
del lavoro da
fare, tanto lavoro da fare,- feci con tono melodrammatico,-
ma… non posso
sempre darla vinta al mio capo, quindi dove mi porti di bello? -chiesi
stiracchiandomi le braccia e abbandonando la penna con cui stavo
scrivendo.
Al
diavolo il lavoro… almeno
per oggi! Forse era un segno del destino che la mia amica mi avesse
chiesto di
uscire proprio questa sera, in cui mi stavo lamentando, più
delle altre volte,
del mio tanto lavoro.
-Così
ti voglio, baby!
Avevamo pensato a un localino in Blair
Street. Per te andrebbe bene?- mi si avvicinò,
sorridendomi.
-Perché
no! Mangeremo
anche, o berremo solo un drink?-domandai alzandomi dalla sedia su cui
ero
seduta e andando in cucina per bere dell’acqua.
-Avevamo
pensato di
bere giusto qualcosa, per poi andare a comprare dei panini dal chiosco
di
Alexander.- mi spiegò, raggiungendomi in cucina.
Il
pigiama che
indossava era troppo grande per il suo corpo minuto. Mi trovai a
sorridere
notando come sembrasse piccina.
-Ci
sto! Verso che ora?-
continuai, portandomi subito dopo il bicchiere d’acqua alle
labbra.
-L’appuntamento
è alle
20.30, baby.
-Perfetto.
Mi faccio
una doccia e mi preparo, allora!- le risposi, uscendo poi dalla stanza.
-Sì,
fai con calma. Io
devo solo mettermi le lenti a contatto e vestirmi.- mi disse,
spostandosi verso
il salotto.
-Okay.-
le feci un
sorriso.
Così
detto mi
allontanai verso la mia camera per prendere l’occorrente per
la doccia.
***
-Abbie
sei pronta?-
urlai verso le scale che conducevano al piano delle nostre camere.
Menomale
che doveva
solo vestirsi e mettersi le lenti! Io ed Abbie eravamo coinquiline da
diversi
anni, ma non mi ero mai abituata ai suoi ritardi nel prepararsi.
-Sì
sì, eccomi!-rispose
scendendo frettolosamente le scale.
Indossava
un abito
colorato, un copri spalle nero, delle scarpe con un tacco basso e una
borsetta di
cuoio a tracolla. Era, come sempre, molto carina.
-Possiamo
andare?- le
domandai.
-Assolutamente
sì, baby.-
mi sorrise, prendendomi a braccetto.
Sorrisi
anch’io,
soprattutto per il suo “baby”. Mi chiamava
così da sempre e la trovavo molto
tenera come cosa.
Dopo
essere salite
sulla sua macchina, il viaggio verso il locale partì.
-Dunque
conoscerò il
tuo fantomatico ragazzo, eh?-chiesi guardando il finestrino che
abbassai
leggermente per permettere al vento di sfiorarmi la pelle.
-Sì,
oggi conoscerai il
mio Tom e altri suoi amici barra conoscenti. È lui che mi ha
proposto la
serata, in realtà. Mi ha detto di volermi far conoscere il
suo migliore amico,
un ragazzo cieco.- si fermò a un semaforo.
-Un
ragazzo cieco?- mi
voltai a guardarla, curiosa.
Non
avevo mai
conosciuto dal vivo un ragazzo cieco.
-Sì.
Thomas mi parla
spesso di questo ragazzo. Dice che è il suo più
caro amico.
Annuii
con il capo,
tornando poi a volgere lo sguardo verso il finestrino.
-Comunque
tu non mi ha
mai raccontato come hai conosciuto il tuo ragazzo. Mi hai sempre tenuta
ben
nascosta ogni cosa.- le feci presente.
Ridacchiò,
leggermente
imbarazzata.
-Lo
sai come sono fatta.
Prima di parlarti di un ragazzo ho bisogno di conoscerlo bene e di
capire se
sia quello giusto. In ogni caso ci siamo conosciuti a quel meeting di
fotografi, che si tenne il mese scorso. Non so se ricordi. Beh, ci
siamo visti
e…
-Ed
è scoccata la scintilla.-
conclusi la frase per lei.
-Esattamente.-
si voltò
un attimo verso di me, sorridendomi.
-Pensi,
quindi, che sia
quello giusto?- domandai, poi.
Abbie
era una grande
chiacchierona, ed io amavo questo suo aspetto di lei. Soprattutto
perché in
quelle giornate di monotonia ed estremo stress che mi trovavo a vivere,
lei
trovava sempre il modo di rallegrarmi, raccontandomi qualche aneddoto
della sua
vita. Usciva spesso con dei ragazzi, ma nessuno di questi le faceva
battere
forte il cuore, ecco perché non me ne parlava mai. Per
volermi presentare
questo Tom, voleva dire che la questione era seria.
-Credo
proprio di sì. È
pur vero che non ci conosciamo da tanto, ma ci sono persone che ti
colpiscono
subito e lui… beh… mi ha colpito fin da quando i
nostri occhi si sono
scontrati. È intelligente, piacevole, divertente e mi fa
sentire sicura quando
gli sono accanto.
Non
c’era bisogno che
mi voltassi a guardarla per sapere che stava sorridendo e che le sue
guance si
erano imporporate.
-Sono
felice per te.-
aggiunsi io, sorridendo sincera.
-Grazie
baby.
Dopo
un po’ accese
la radio da cui subito si trasmisero le
note di Send me an angel dei Real Life.
Io ed Abbie andavano
matte per le canzoni anni ’80.
Ci
bastò uno sguardo,
per iniziare a cantare insieme.
***
Tre
canzoni dopo, la
mia amica parcheggiò nei pressi di un locale
dall’insegna sgargiante. Scorsi
numerosi ragazzi su motociclette o in comitive che ridevano e bevevano
spensieratamente.
-Che
la serata abbia
inizio!- fece Abbie, uscendo dall’auto.
La
seguii, chiudendo lo
sportello e aggiustandomi i pantaloni neri a sigaretta che avevo scelto
di
indossare con una camicia bianca.
Dopo
qualche passo, si
fermò davanti all’entrata del locale. Io rimasi
dietro di lei.
Abbie
salutò un gruppo
di ragazzi con un generico “buonasera” prima di
fiondarsi sulle labbra di un
ragazzo alto e biondo, che non mi ci volle molto per capire che fosse
il suo fidanzato.
-Ciao
ragazzi. Lei
è Jane, la ragazza di cui vi ho parlato, nonché
mia coinquilina e mia migliore
amica.- mi presentò dopo essersi staccata dal suo ragazzo.
Alzai
la mano in segno
di saluto e sorrisi al gruppo di ragazzi che mi si presentò
davanti.
-Ciao
Jane, io sono
Thomas, ma puoi chiamarmi Tom.- mi tese la mano il ragazzo di Abbie.
-Ciao
a te Tom,
piacere di conoscerti.- gliela strinsi sorridendo.
Sorrisi
al pensiero che
la mia amica era piuttosto bassa, eppure il suo fidanzato era molto
alto.
-Io
sono Russell, piacere
di conoscerti.- continuò un ragazzo moro.
-Jane,
piacere.- mi
presentai mantenendo il sorriso sulle labbra.
-Io
sono Mary Anne.- mi
porse la mano una ragazza dal fisico da modella.
Era
alta almeno venti
centimetri più di me e aveva lunghe gambe messe in risalto
da una gonna
scintillante e da dei sandali gioiello, altissimi.
-Piacere,
Jane.
-Io
sono Sophie.- mi
disse cordialmente una ragazza che doveva avere la mia
età.
Le
sorrisi gentilmente.
-Io
William.- disse un
ragazzo dai capelli rossi e dal volto pieno di lentiggini.
-E
io sono Terence,
piacere di conoscerti.- concluse un ragazzo che indossava degli
occhiali da
sole.
Era
sera dunque non
servivano degli occhiali per proteggersi dal bagliore solare. Pensai
subito che
dovesse essere il ragazzo cieco.
Quando
stese la mano
davanti a sé non centrandomi, ebbi la conferma che fosse
l’amico di Thomas.
Gliela
strinsi, dicendo
il mio nome e aggiungendo un “Il piacere è tutto
mio.” Con un sorriso sulle
labbra, che però non avrebbe potuto vedere.
Poi
fu il turno di
Abbie. Notai che tutti i ragazzi, tranne Terence, dovevano conoscerla,
così si
presentò solo al ragazzo cieco.
-Bene,
direi che fatte
le presentazioni, possiamo entrare.- continuò aprendo la
porta del locale che
ci fronteggiava, mano nella mano con Thomas.
Stavano
bene insieme.
Entrati
nel locale fummo
travolti da una fiumana di persone. C’era da immaginarselo!
Era venerdì sera e
i locali che servivano drink erano sempre i più gettonati.
Per fortuna, il
fidanzato della mia amica doveva aver prenotato, perché ci
condusse speditamente
verso un tavolo libero.
L’arredamento
del locale era
piuttosto moderno. Predominavano
il nero e il bianco come colori dell’arredo. Le pareti,
invece, erano verniciate
di un pallido color sabbia.
Alla
luce del locale,
vidi che Terence aveva un bastone per non vedenti che teneva nella mano
destra
e indossava un chiodo nero di pelle e dei jeans strappati sulle
ginocchia. Gli
occhiali erano dei Ray-Ban a goccia scuri.
Russell
gli posò una
mano sulla spalla e lo fece sedere sul divanetto di fronte al mio.
Nel
mio si sedettero
Sophie e Mary Anne.
-Cosa
posso portarvi?-
ci chiese una ragazza vestita da cameriera dopo qualche secondo.
-Per
me una cola.-
risposi per prima.
Non
avevo bisogno di
menù o altro. Coca cola per sempre.
-Anche
per me.- disse
il ragazzo cieco.
Così
tutti gli altri
dissero il loro drink.
-Allora
Jane, che ci
puoi dire di te?- mi domandò il ragazzo di Abbie, dopo un
po’.
Tutti
gli occhi dei
presenti si volsero verso di me.
Sorrisi
intimidita,
portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Posso
dirvi che sono
una giornalista presso un Giornale di moda, ho ventisette anni,
condivido il
mio appartamento con Abbie,-la vidi sorridere,- amo gli animali e non
saprei… bisogna
vivermi per scoprirmi.- sorrisi.
-Bella
questa frase!-
disse Russell.
-Oh
grazie.- risposi
sorridendo.
Da
lì partirono alcune
domande in generale, su come fosse il mio lavoro, di come fosse vivere
con
Abbie e altre molto generiche che mi permisero di farmi conoscere un
po’.
Poi,
le bevande
arrivarono e tutti iniziarono a parlare del più e del meno.
Abbie era stretta
al petto del suo fidanzato e lo guardava con occhi sognanti. Io me ne
rimasi in
silenzio, non sapendo come inserirmi in dei discorsi tra persone
amiche. Mossa
da qualcosa, presi a osservare il ragazzo non vedente. Aveva il
bicchiere di
cola tra le mani e ogni tanto se lo portava alle labbra. Sembrava non
molto
interessato ai discorsi degli altri, tant’è che
non lo sentii interagire con
nessuno neanche una volta.
Pensai
che dovesse
essere molto triste non doverci vedere. Vedere il nero e il buio ogni
secondo
della propria vita. Andare a dormire e svegliarsi la mattina dopo senza
beneficiare della luce del sole.
Mi
sentii proprio una
stupida per essermi lamentata del troppo lavoro solo qualche ora prima,
quando
c’erano persone con problemi realmente seri come le
disabilità.
In
ogni caso non era
solo la sua cecità e il suo essere taciturno che mi stavano
spingendo a
osservarlo attentamente, ma era anche il suo aspetto. Era un ragazzo
affascinante, di quelle bellezze che ti ammaliano fin dal primo
impatto, quasi
rare.
Aveva
i capelli corti,
ma non troppo, di un brillante castano scuro. Il viso era glabro e ben
definito, le sopracciglia erano folte ma curate, le labbra erano chiare
e
leggermente carnose e il naso era bello dritto. Per gli
occhi… beh si sarebbe
dovuto togliere gli occhiali da sole.
-Carino,
eh? Anche se è
cieco ha il suo non so ché.- disse al mio orecchio Mary Anne.
Doveva
aver notato che
stavo osservando Terence da diversi minuti.
-Lo
è.- ammisi.
D’altronde non c’era niente di male nel dire
ciò che pensavo.
-Piace
tanto anche a
me… e poi sai che anche economicamente è un bel
bocconcino? Un matrimonio con
lui mi sistemerebbe a vita. Certo la sua disponibilità
è davvero un bel
problema, ma per fortuna oggi esistono i divorzi, no?-
ridacchiò con malignità.
Inarcai
le mie
sopracciglia chiedendomi come potesse aver detto delle parole
così cattive nei
confronti di un ragazzo seduto a pochi centimetri di lei. Chiedere il
divorzio
da una persona solo per una sua disabilità? Sul serio?
Non
mi piaceva
giudicare nessuno, soprattutto le persone che conoscevo da poco, ma
questa
ragazza entrò automaticamente nella mia lista di persone da
evitare.
-Non
mi trovo d’accordo
con il tuo discorso. Se sposo una persona lo faccio perché
ne sono innamorata,
disabilità o no, e non per la sua rendita.- le risposi
infastidita, con voce
bassa. Speravo che il ragazzo non sentisse nulla.
La
sua espressione cambiò.
Sollevò un sopracciglio e i suoi occhi azzurri,
perfettamente truccati, presero
a guardarmi con un’espressione da “devi essere
pazza”.
Potevo
solo immaginare
in quale mondo dorato fosse vissuta questa tizia, circondata
probabilmente dal
lusso e dalla soddisfazione di vedere ogni suo desiderio esaudito. Solo
una
persona viziata poteva esprimersi nella maniera in cui si era espressa
lei.
-Non
credo che siamo
compatibili allora.- fece atona.
Che
peccato.
-Lo
credo anch’io.- le
risposi.
Poi
rimanemmo in
silenzio. Volsi nuovamente lo sguardo verso Terence che adesso stava
parlando
con Russell.
-Lavori per un Giornale di
moda hai detto?-
continuò la stangona “ti sposo perché
sei ricco, ma poi divorzio perché sei un
disabile”.
-Sì.
Lavoro presso
l’Edinburgh Fashion Magazine.- risposi freddamente.
-Sono
una modella, sai?
Sempre che non te ne fossi accorta.
-L’avevo
immaginato,
sì.
Lei
annuì annoiata,
guardandosi poi le lunghe unghie laccate di rosso. I lunghi capelli
biondi le
circondavano un viso magro e bianco come la porcellana.
-Beh
state facendo
amicizia?- ci interruppe, sempre se ci fosse da interrompere qualcosa,
Abbie
alzandosi e avvicinandosi a me e “la modella”.
-Ci
stiamo conoscendo.-
rispose la bionda, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio.
La
mia amica mi guardò,
e con un’ occhiata le feci capire che Mary Anne non mi
piaceva. Lei ridacchiò.
Qualche
secondo e le
luci nel locale si abbassarono, lasciando il posto a dei fasci di luci
colorate
proveniente chissà da dove. Anche la musica
cambiò e delle orrende canzoncine
commerciali iniziarono a trasmettersi. Potevo dedurre che il locale si
fosse
trasformato in un nano secondo in una discoteca.
-Andiamo
a ballare
tesoro.- fece Thomas avvicinandosi alla mia amica e trascinandola verso
il
centro della pista.
Lei
mi fece
l’occhiolino e si allontanò euforica. Poi Russell
fece lo stesso con Mary Anne.
-Terence,
noi andiamo a
ballare qualche minuto, hai bisogno di qualcosa?- chiese William prima
di
prendere Sophie per mano.
-No,
tranquilli andate
a divertirvi! E state tutto il tempo che volete, non ho bisogno di
niente.-
fece Terence.
Quando
i due si
allontanarono, iniziai a sentirmi in imbarazzo. Capivo che erano tutte
delle
coppie probabilmente fidanzate, ma non avevano pensato anche a me e al
ragazzo
non vedente? Cosa dovevo fare adesso?
Appoggiai
il mio
bicchiere sul tavolino di
vetro che mi
era di fronte. Il contatto tra le due cose fece rumore. Vidi Terence
muovere il
capo, come sorpreso.
-C’è
qualcuno?-
domandò, infatti.
Mi
schiarii la voce
intimidita.
-Sono
Jane, l’amica di
Abbie.- mi affrettai a rispondergli.
-Oh
pensavo foste
andati tutti a ballare!- continuò puntando il capo verso di
me.
Era
come se mi stesse
guardando.
-No...-
continuai.
Lo
vidi annuire.
-Hai
27 anni e sei una
giornalista di moda, dunque?- mi chiese poi.
Fui
sorpresa che
volesse intavolare una conversazione.
-Esatto.
Tu, invece,
quanti anni hai?- avanzai io.
-Ne
ho 30, Jane. – pronunciò
il mio nome con dolcezza. -Ami la
moda, dunque?- fece ancora.
Il
suo bastone era
appoggiato al divano su cui era seduto. Le sue mani stringevano il
bicchiere di
coca cola, prima portatogli. Notai che aveva un orologio
d’acciaio sul polso.
-Sì,
molto!- risposi
velocemente.
-Anch’io.
Certo
l’accessorio che più amo sono gli occhiali da
sole, ne ho un cassetto pieno. Il
motivo lo saprai già, giusto? Perché si capisce
che sono cieco, no?
Dischiusi
le labbra
dalla sorpresa. Mi sentii sommersa da domande a cui non sapevo come
rispondere.
-Scusami,
- si schiarì
la voce,-ti ho messo in imbarazzo!- si accorse.- Sono un non vedente,
comunque.- disse, togliendomi fortunatamente dalla situazione
che si era
creata.
-Capisco.-
riuscii solo
a dire.
Certo,
tra le tante
cose, “capisco” non era forse stata la risposta
più adatta, ma non mi erano
venute altre parole in mente e mi sentii un po’ sciocca per
questo.
-Non
credo tu possa
capire, ma in ogni caso è un problema per te?-
domandò questa volta.
Forse
era una mia
impressione, ma queste sue domande e il tono con cui me le pose, mi
fecero
pensare che mi stesse sfidando.
-Perché?
Dovrebbe
esserci?- decisi di sfidarlo anch’io.
-Dovrebbe,
essendo io un peso!
Scommetto che ti hanno
chiesto di non ballare e di rimanere a farmi da balia.-
continuò adesso con
durezza.
Era
scontroso. Freddo.
-Va
bene che non mi
conosci, ma cosa ti dà l’idea che io sia una
persona che fa prendere agli altri
le proprie decisioni? Non sono andata a ballare perché
nessuno me l’ha chiesto
e perché non mi andava. Tutto qui. Niente di più,
niente di meno.- risposi a
tono.
Lo
vidi annuire con il
capo. Non capivo come mai avesse fatto prendere al discorso una piega
del
genere.
-Scusami
allora.- fece
con sarcasmo.
-Scuse
accettate.-
decisi di stare al suo gioco.
Guardandogli
il volto,
mi accorsi che aveva una piccola cicatrice sopra il labbro superiore.
-Mi
stai osservando?- fece
un mezzo sorriso.
-No…-
balbettai colta
in fragrante.
Maledetta
timidezza.
-Mi
stavi osservando!-
disse con convinzione sorridendo. -Mi trovi bello,
almeno?-continuò
chiedendomi.
Rimasi
sorpresa ancora
una volta. Nessuna persona che avevo mai incontrato mi aveva fatto
questo tipo
di domanda, o almeno non la prima che l’avevo incontrata.
Prima di rispondere,
rimasi a pensarci qualche secondo. Ci avevamo rivolti solo poche
parole, ma mi
parve di capire che questo Terence non fosse un tipo facile.
-Tendo
a non giudicare
l’aspetto esteriore di una persona se non conosco prima la
sua interiorità.
Credo, infatti, che se una persona ha il cuore malvagio, anche il suo
aspetto
estetico ne risentirà.- optai alla fine.
Lo
ritenevo bello, ma
di certo non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo, né
tantomeno di
mentirgli e di dire il contrario.
-Uhm…
vedo che hai
letto “Il ritratto di Dorian Gray” del caro vecchio
Oscar Wilde.- mi fece
notare.
Aveva
una voce calda,
profonda, e sensuale.
-In
effetti sì.- gli
risposi.
Lui
annuì ,di nuovo,
come se si stesse appuntando le mie risposte a mente.
-Penso
che il libro
voglia insegnare tutt’altro. Dorian Gray è
bellissimo anche se il suo animo non
lo è. In ogni caso ho trovato la tua risposta interessante.
-La
sua era una finta
bellezza, Terence. Sarebbe stata reale solo qualora non avesse venduto
la sua
anima, cosa che però ha fatto. Il ritratto era il suo
specchio, e se conosci il
romanzo, saprai che quest’ultimo mostrava la bruttezza
interiore di Dorian ogni
giorno di più.- contrapposi.
-Dorian
era bello anche
prima di scendere a patti con il male, vorrei ricordarti. E comunque lo
stesso
Wilde diceva : “Per me la bellezza è la meraviglia
delle meraviglie. Solo i
mediocri non giudicano dalle apparenze.” E tu come sei?
D’aspetto intendo.-
incrociò le braccia sul petto.
Quando
finii di ascoltare
la sua risposta, mi trovai a pensare che fosse insopportabile. E poi mi aveva
implicitamente dato della
mediocre? A me? Sbaglio o era un tantino arrogante e presuntuoso questo
tizio?
Era
il caso che mi
allontanassi se non avessi voluto inscenare una discussione con un
ragazzo insopportabilmente
insopportabile.
-Okay,
io vado a
prendermi qualcos’altro da bere.- decisi di cambiare
discorso, alzandomi. Non
mi piaceva parlare di me e poi questo ragazzo mi irritava con le sue
domande e
risposte.
-Okay
non ti piaci, ma
non andare .- continuò.
Pensava
di avermi
capita solo facendomi delle stupide domande. Che nervi!
-Perché
non dovrei? Ti
stai comportando da sbruffone con me. Non mi piaci.- gli feci presente.
-Uoh
uoh calma ragazza!
Sto solo facendo delle domande innocenti! Non andartene, per favore.-
continuò,
ora meno sicuro di sé.
Innocenti…
sì!
-D’accordo.-
dissi
sbuffando.
Mi
risedetti.
-Ti
puoi almeno
descrivere? Mi piace immaginare il mio interlocutore nella mente.
Purtroppo gli
occhi non mi funzionano, ma il cervello mi funziona alla perfezione e
posso
immaginarti.
Lo
guardai per qualche secondo.
Sembrava meno spocchioso adesso. Decisi di calmarmi e di provare a dare
una
seconda chance al nostro dialogo.
-Se
proprio insisti.-
sospirai.- Dunque… sono una ragazza nella norma. Non ho una
bellezza
ultraterrena, né fulgidi capelli ramati o magnetici occhi
grigi, ma ho invece i
capelli mossi, lunghi circa cinque centimetri sotto le clavicole, gli
occhi
marroni, un’altezza nella media e non sono molto magra.-
conclusi.
-Capelli
di che colore?
-Castano
chiaro.
-Carnagione?
-Chiara,
molto chiara,
purtroppo!
-Purtroppo?
Un tempo la
pelle chiara era sinonimo di nobiltà e bellezza.
-Preferirei
avere la
pelle abbronzata.
-Capisco.
E…
Non
fece in tempo a
farmi la domanda che sembrava sul punto di farmi, che arrivarono gli
altri.
-Oh
state facendo
amicizia?-chiese Abby sedendosi accanto a me, trafelata per i balli
sfrenati
che aveva appena fatto e con le guance rosse come mele.
A
seguire ritornarono
tutti gli altri ragazzi.
-Sì.-
rispose
prontamente Terence.
Io
non l’avrei proprio
chiamata amicizia.
-Figo,
mi fa proprio
piacere.- disse Tom cingendo le spalle della mia amica.
Da
quel momento non
ebbi più modo di parlare con Mr
Arroganza
per tutta la serata.
***
Ormai
pronta ad
infilarmi sotto le coperte, sentii Abbie bussare alla mia porta.
-Abbie,
entra pure!
La
mia amica entrò, con
le sue solite codine pre dormita e il suo mega pigiama con le pecorelle
grigie
e rosa.
-Beh
che te n’è parso
di Tom?-chiese sedendosi sul mio letto.
Eravamo
tornate solo da
un’ora a casa, ma era stata al telefono con il suo ragazzo
fino a qualche
minuto prima.
-State
bene insieme. È carino
e sembra simpatico.- fui sincera.
Sorrise
contenta.
-Mi
fa proprio piacere
che la pensi così. E sugli altri che mi dici?
-Beh
non ho avuto molto
modo di conoscerli fatta eccezione che per Terence e Mary Anne.
Quest’ultima
non mi piace. È vanitosa, viziata e troppo snob per i miei
gusti. Poi domani ti
racconto quello che mi ha detto.
-Sono
curiosa adesso.
Comunque sì, anche a me non ha fatto un’
impressione molto positiva. E su
Terence?- mi guardò curiosa.
Mi
schiarii la voce.
Dovevo raccontarle della nostra conversazione?
-Beh
è indubbiamente
carino, anche se avrei voluto guardargli gli occhi. Ma è
scontroso e mi sembra
snob anche lui.
Ridacchiò.
-Tom
non mi ha parlato
molto di lui, ma pare che sia scontroso un po’ con tutti,
soprattutto con gli
sconosciuti, e che metta alla prova tutte le persone nuove che
incontra. Sai
per vedere chi gli vuol essere veramente amico e chi no. Devi sapere
che la sua
famiglia è ricca. Ma a proposito di lui…
Si
fermò e guardò verso
la finestra vicino al mio letto.
-Sì?-la
incitai.
-Mi
ha chiesto il tuo
numero di telefono.- disse tutto d’un fiato.
-Cosa?-quasi
urlai.- Sul
serio?- inarcai le sopracciglia.
Non
mi era mai piaciuto
dare il mio numero a degli sconosciuti, figurarsi ad un tipo borioso
come
questo Terence.
-Potrei
averlo fatto…
ma non uccidermi, ti prego!- mise le mani davanti, come a volersi
proteggere da
un mio colpo.
Mio
malgrado sorrisi
per la sua reazione, così continuò.
-In realtà ha
chiesto a Tom di chiedermelo, perché
dice che lo hai incuriosito.
-Quindi
gliel’hai dato?
-Ho
fatto male?-chiese
guardandomi con occhi preoccupati.
Gliel’aveva
dato!
-Non
lo so… non lo
conosco neanche e questa sera non mi ha proprio impressionato in
positivo.-
ammisi mordendomi le labbra.
-Ma
proprio perché non
lo conosci dovresti provare a dargli una possibilità.- mi
fece l’occhiolino.-
Thomas mi ha convinto a darglielo perché mi ha detto che
raramente si lascia incuriosire
da qualche ragazza. In più ha sottolineato che è
un bravo ragazzo e che sa
essere di buona compagnia. Comunque a momenti potrebbe
arrivarti un suo messaggio.
-Messaggio?
Anche se è
cieco?- piegai la testa di lato.
-Esistono
dei
telefonini per non vedenti che facilitano tante azioni.- mi
spiegò.
-Capisco.-
annuii con
il capo.- Vabbè si vedrà! Comunque tu sai come
è diventato cieco? Voglio dire,
se è dalla nascita così, o se lo è da
poco, o se è curabile o roba così?
-No
cara, non lo so!-
fece dispiaciuta.- Comunque posso chiedere a Tom, se vuoi.
-No
meglio di no, se
succederà lo verrò a sapere da me!- feci convinta.
-Come
vuoi, baby!
Allora io vado a dormire. Ci vediamo domani, ok?
-Sì
, certamente!
Buonanotte Abbie.
-Buonanotte
baby.-
disse dandomi un bacio sulla guancia e alzandosi dal mio
letto, chiudendo
poi la porta della mia stanza alle sue spalle.
Sospirai,
poi aggiustai
il cuscino e mi infilai sotto le lenzuola.
Mossa
dalla curiosità presi
il cellulare per controllare eventuali messaggi. Ne trovai uno.
Stranamente
in ansia,
lo aprii.
Da:
3335556987
Jane! Mi scuso per aver preso “abusivamente” il tuo
numero di cellulare. Sono
Terence Ashling, il ragazzo cieco che ti avrà fatto
un’ottima impressione… sicuramente,
o quasi.
Mi
incuriosisci, ti andrebbe dunque di bere qualcosa
con me, domani alle 17: 00 al bar “Gray’s
Cup”?
Attendo
una tua risposta.
Mi
ritrovai a
pensare che fosse proprio una bella coincidenza che il bar in cui mi
aveva invitato
richiamasse proprio il nome di Dorian Gray. Che strano ragazzo!
Salve
ragazzi, sono Novalis :))
Al
momento di genere romantico sto già scrivendo
un’altra
storia, ma Jane, Terence e tutti gli altri bussavano troppo
incessantemente
alla mia testa che non ho potuto resistere alla tentazione di scrivere
questo
primo capitolo e pubblicarlo. D’altronde per citare il
già sopracitato Oscar
Wilde : “L’unico modo per liberarsi di una
tentazione è di abbandonarsi ad essa”.
^^
Non
so se questo capitolo abbia incuriosito qualcuno, spero
tanto di sì come spero di ricevere almeno un commento. Se
vedrò che la storia
non piace, provvederò a toglierla subito, e dedicarmi
unicamente all’altra mia
storia. ;)
Che
dire, grazie di essere arrivati fin qui, un bacio,
Novalis