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Autore: HZLNL_1D    13/05/2014    12 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologue

Ogni giorno usiamo milioni e milioni di parole, ma non sappiamo il vero significato di alcune di esse.
Molto spesso lo prendiamo troppo alla leggera e le usiamo in argomenti in maniera inopportuna. 
E no, il significato di certe parole non s’impara leggendolo su un dizionario, non basta.
Ad esempio, le parole: tristezza, solitudine, paura.
Le usiamo tutti i giorni e in maniera costante.
Affianchiamo queste parole ad argomenti banali.
Perché ignoriamo il significato di esse, o talvolta non lo sappiamo davvero.
È proprio così.
Ma Haley si, lo sapeva fin troppo bene, purtroppo.
Sapeva cos’era la tristezza, la solitudine … e la paura.
Quella ragazza con aria assente, dai capelli lunghi e di un colore castano con riflessi ramati, dagli occhi azzurri stanchi e spenti da troppo tempo ormai, che stava lì in piedi mentre l’assistente sociale la informava sui dettagli della nuova famiglia con cui presto sarebbe andata a vivere.
Ma Haley non stava realmente ascoltando quella signora sulla quarantina, e non perché fosse una ragazza maleducata o altro, solo per il semplice fatto che sapeva che non sarebbe durata molto nemmeno questa volta. Che anche questa famiglia l’avrebbe restituita all’orfanotrofio, come se fosse un oggetto difettoso.
Pensava questo perché era così che era andata durante i due anni che aveva passato lì dentro.
Due anni da quando aveva perso la sua famiglia, che tanto amava.
Due anni durante i quali veniva portata da una casa all’altra, perché nessuno voleva prendersi cura di quella ragazza, che di viva aveva solo le sembianze.
E fu proprio due anni fa, che Haley capì il vero significato di quelle parole: tristezza, solitudine, paura.

-Signorina Haley, mi sta ascoltando?- la signora Benson, nonché l’assistente sociale che si occupava di trovare una sistemazione ad Haley in quei due anni, sbuffò spazientita.
-Mi scusi signora Benson, non era mia intenzione ignorarla, solo… - la ragazza non sapeva cos’alto aggiungere, la sua voce era spenta e non traspariva nessun’emozione, proprio come desiderava lei. Aveva smesso di far trasparire le sue emozioni il giorno stesso in cui si svolsero i funerali della sua famiglia.
-Haley, capisco che in questi anni ti siano successe parecchie cose. Dalla perdita della tua ...famiglia, alle varie persone che hai conosciuto. Ma questa volta, credo di aver trovato una soluzione per te: il signore che sta arrivando a prenderti, sembra davvero essere una persona gentile e sono sicura che sarà una sistemazione ottima per te.- 
Haley rimase a pensare alle parole della donna.
‘Soluzione’ … davvero pensava che ci sarebbe potuta essere una soluzione per una ragazza distrutta, spenta e vuota?
Nessun nuovo posto, nessuna nuova città … avrebbe fatto tornare la sua famiglia, la sua vecchia vita e la vecchia, dolce e sempre sorridente Haley. 
Niente, avrebbe potuto.
-Va bene, signora Benson.- 
-D’accordo, allora.. Puoi andare di sopra e finire di preparare i tuoi bagagli Haley.- 

La ragazza salì nella sua camera, che non condivideva con nessuno dato che la sua vecchia compagna di stanza aveva lasciato quel posto, andando a vivere una nuova vita con una famiglia felice.
Aveva già raccattato tutte le sue cose in una piccola valigia e un borsone, non aveva molto.
Si mise davanti allo specchio fisso sulla parete destra della stanza, vicino la scrivania, e rimase a fissare la sua figura.
Cominciò a scrutare la sua immagine riflessa nello specchio e poteva benissimo notare da sola quanto fosse cambiata in due anni e non solo per le curve in più che aveva rispetto a quando aveva a quindici anni.
I suoi occhi azzurri, di un azzurro cangiante, erano vuoti e stanchi, gli stessi occhi che due anni fa, prima di quel giorno, erano sempre felici e trasmettevano gioia.
Le sue labbra, ora costantemente serrate, una volta arrivavano sempre da un orecchio all’altro mostrando quella sua linea perfetta di denti bianchi.
Non era mai stata una di quelle ragazze vanitose, sicure di se stesse. Molte volte gli venivano fatti dei complimenti, ma spesso li prendeva come una presa in giro, per il semplice fatto che era insicura e non credeva in se stessa.
E con il passare di questi due anni, tutto era peggiorato.
Questa era forse la prima volta dopo mesi che si soffermava per più di cinque secondi a guardarsi allo specchio. 
Si lasciò scappare un sospiro e decise di piantarla con quei pensieri, che di certo non avrebbero cambiato la situazione.
Prese il cellulare e si gettò sul suo, ormai per poco, letto.
10 messaggi da Janelle
Haley non aveva più nessuno, era sola, completamente sola.
Fino a quando non conobbe lei, Janelle.
Si conoscevano da quasi un anno, ma non si erano mai viste.
Ma questo non era un problema, cioè si lo era perché a entrambe sarebbe piaciuto vivere vicine, ma non era un problema per il loro legame.
Avevano entrambe dei problemi e si somigliavano molto come carattere, anche se poi fisicamente erano l’opposto.
Molte volte finivano per dirsi che fossero sorelle separate alla nascita, nei momenti in cui si ritrovavano a scherzare.
Entrambe si aiutavano molto a vicenda, si confidavano, erano loro stesse quando parlavano tra di loro.
Non c’era giorno in cui Haley ringraziava a chiunque fosse stato, destino o no, a farle conoscere.
Molto spesso si soffermava a pensare che se adesso non avesse avuto Janelle, sarebbe già caduta in un buio profondo, dal quale non sarebbe mai uscita.
Ma c’era lei, la sua migliore amica a distanza, a tenerla ... viva.
Era l’unica ragazza con cui riuscisse a parlare di tutto, proprio tutto, e l’unica con cui riuscisse a scherzare, l’unica che riuscisse a farla ridere o anche solo sorridere sinceramente, nonostante i chilometri che le separava.

Haley, allora? Cosa ti ha detto la signora Benson?
Diceva il primo messaggio.

Ti ha parlato delle persone con cui starai?
Il secondo.

Haley?
Il terzo.

Haley, giuro che vengo lì e ti uccido. Rispondimi, credo di essere più in ansia io di te.” 
Il quarto.

Piccola mosca rispondimi
Il quinto. Haley rise leggendo il soprannome che Janelle le aveva affibbiato da tempo ormai.
Non andò avanti a leggere gli altri, conoscendola immaginava già quello che le avesse scritto.

Ehi pimpa, scusa la Benson mi ha trattenuta. Comunque, si me ne ha parlato ma non le ho prestato attenzione, quindi ora non ho la minima idea di chi mi stia venendo a prendere. 
Stanno bussando alla porta e quindi suppongo sia arrivato il momento di vedere con chi starò questa volta. Ci sentiamo appena mi sistemo, promesso.


Mandò il messaggio all’amica, per poi affrettarsi ad aprire la porta e trovarsi davanti la signora Benson.
-Haley, è arrivato. Sei pronta?-
Haley annuì, senza dire niente prese le sue borse e con un sospirò chiuse la porta della sua camera.
Scese le scale si aspettava di trovarsi davanti un signore di mezz’età accompagnato dalla moglie e magari da qualche bambino o bambina. Ma non c’era niente di tutto questo ad aspettarla, bensì un uomo, magari sui vent’otto-ventinove anni, alto, con un fisico curato, occhi azzurri e capelli corvini.
-Haley, lui è Josh Bennet ed è con lui che andrai a vivere da oggi.- 
Haley osservava perplessa l’uomo di fronte a lei, non capiva perché mai un ragazzo, perché non era grande ed era chiaro, dovesse ‘adottare’ una ragazza.
-Ciao Haley, ti vedo ... delusa?- disse appunto quest’ultimo, sorridendole gentilmente.
-Ciao, no solo... Mi aspettavo...- Haley non finì la frase,  perché Josh la precedette.
-Aspettavi un uomo sulla cinquantina, con sua moglie?- 
-Beh, si...- disse lei, sforzandosi di non sembrare ostile. Non aveva niente contro Josh, era solo stranita.
-Bene, ehm... Io direi di andare, magari parliamo in macchina, ci conosceremo meglio durante il tragitto…- disse Josh.
Haley annuì e dopo aver salutato la signora Benson,uscì da quel posto.

-Allora... Sei contenta di... Insomma, andare a vivere in una vera e propria casa?- dopo venti minuti di viaggio in assoluto silenzio, Josh decise di parlare.
Haley si limitò ad alzare le spalle.
Non le sembrava il caso di dire “Sarei anche potuta rimanere lì dov’ero, non fa differenza. Tanto entro una settimana mi avrai rispedito indietro."
-Bene, vedo che sei una ragazza di poche parole.- Haley notò che Josh si trovava in difficoltà, ma non disse comunque nulla. -Okay, ehm.. Haley, io ho vent’otto anni e capisco che ti può sembrare strano tutto questo, ma ho deciso di prendermi cura di te. Non ho figli, non sono sposato e neanche fidanzato. In casa saremo solo io e te, e… non ho regole, non molte almeno.
Sono poche e non esigo niente:
Sei libera di fare ciò che vuoi, io lavoro e sarai spesso sola in casa, ma niente ragazzi. Non di notte, intendo.
Poi, per le faccende di casa faremo a turni,ma questo ha meno importanza. 
E ultima cosa, non voglio prendere parte di un padre, anche perché credo di essere giovane per questo, ma mi piacerebbe che tu mi tenga al corrente delle cose importanti, della scuola e di… beh, nient’altro credo. Sei hai da chiedermi o se hai bisogno di aiuto, fai pure.-
Haley ascoltò attentamente tutte le parole uscite dalla bocca di Josh e in fondo erano delle cose giuste. 
Ovviamente per il fatto dei ragazzi o per le feste, non avrebbe avuto problemi. Non aveva amici ed era sicura del fatto che non avrebbe fatto molte conoscenze.
Ma in quel momento, proprio mentre Haley guardava fuori dal finestrino, le venne quasi spontaneo porre una domanda a Josh.
“Perché hai deciso di adottarmi?” 
Haley era in procinto di porre quella domanda, ma la sua attenzione fu catturata da un gruppo di ragazzi che passava per il marciapiede: due ragazzi e due ragazze. 
Tre di loro ridevano e camminavano spensierati, mentre uno di loro, quello che catturò particolarmente l’attenzione di Haley, teneva un braccio sulle spalle di una delle ragazze, ma lui non rideva. Lui aveva uno sguardo duro, le labbra serrate e nonostante la distanza, Haley sentì una strana sensazione, dei brividi di cui non riuscì a capire il motivo. Quello sguardo era penetrante e quando Haley passò vicino al gruppetto, notò che quel ragazzo aveva lo sguardo rivolto alla macchina e lei si voltò a guardare altrove. Magari per paura di incrociare quegli occhi.
-Eccoci, siamo arrivati.- disse Josh sovrastando con la voce i suoi pensieri.
Haley scese dalla macchina e dopo aver preso le borse con l’aiuto di Josh, si fermò a guardare la casa che le stava davanti.
Era una villetta a due piani, semplice e simile alle altre villette che l’affiancavano.
Ferma ancora sul posto, lasciò un sospiro,poi un altro e poi un altro ancora.
Che la nuova vita abbia inizio.


____________________Spazio autrice____________________________

Ragazze, questa è la mia prima storia sui 5 Seconds of Summer.
Ci tengo a dire che per me è molto importante. 
Spero la storia sia di vostro gradimento e che questo prologo vi abbia spinto a seguirla. 
Lo spero davvero. C:
Baci,
Giada.
  
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