Thinking about you

Parte seconda

Dopo i numerosi "no" che ricevevo da parte sua ho detto basta.

Ero stufa di essere messa al secondo posto, dopo i suoi amici.

Solo a quel punto ho capito cosa dovevo fare anche se mi avrebbe fatto veramente male.

Il telefono squilla, leggo il suo messaggio che appare sul display: "ti devo parlare" subito penso che quello era il momento giusto, ho preso in mano il telefono e ho dato una risposta positiva, l'ultima per quel contatto salvato in rubrica ormai da troppo tempo. Passo la notte in bianco, penso a come mettere il punto a quella storia che andava avanti ormai da molto... Il giorno dopo mi alzo dal letto con la convinzione che le parole usciranno nel momento in cui me lo ritroverò davanti, e cosi prima di raggiungerlo mi dedico a me, mi faccio una doccia e con calma mi preparo. È il momento di andare, prendo il telefono e le mie cuffie ed esco di casa. Vado verso la panchina dove era solito ritrovarci, sono in anticipo, mi siedo e mi fermo a fissare le macchine che mi sfrecciano davanti agli occhi. Molto tempo dopo arrivò e con lui l'agitazione, le mani cominciarono a sudare e tremare, incominciò a girarmi la testa. Restai seduta al mio posto, lo guardai dritto negli occhi raccogliendo tutto il coraggio e la forza di volontà per trattenere le lacrime che facevano a pugni per uscire, con l'espressine più fredda e la voce più calma dissi: "È finita" trattenni le lacrime finché non tornai a casa. Mi chiusi in camera per piangere, mi sentivo cosi strana, sollevata e triste. Sapevo che avevo fatto uno sbaglio, uno di quelli grossi, ma era la cosa migliore da fare. Sarà difficile affrontare le conseguenze di questo mio gesto, ma so che accanto a me ci sono delle persone pronte ad aiutarmi in questo momento e anche in futuro.