Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    13/05/2014    1 recensioni
Dopo la battaglia di Manatthan Alex Dahl torna, con la sua orda, in Norvegia, dove, dopo tante fatiche, può riposare.
Ma un mezzosangue non può mai riposare. Infatti, quando Odino perde i suoi corvi messaggeri, non fidandosi di nessuno per ritrovare i suoi messaggeri personali, chiede aiuto al figlio che, per l'ennesima volta, è costretto ad abbandonare il suo campo per una missione che, ancora lui non lo sa, lo porterà ad incontrare qualcuno di molto speciale.
[Sangue del Nord Crossover Kane Chronicles]
(Ringrazio Lilium, mia compagna in questa piccola avventura laterale :3 )
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Spin-off Sangue del Nord'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                             Quasi Morto, di Nuovo!

 

 

 

 

 

Ne avevo fin sopra le scatole di doverci quasi rimettere le penne ad ogni singola missione nel ghiaccio. Martelli, Falci, assideramento, fiamme ed ora pure un fulmine in pieno petto. Che cavolo, ma, a parte qualche centinaio di mostri morti, che avevo fatto al destino per meritarmi questo trattamento del cavolo? Ok, però poteva andarmi peggio.

Poi, la sensazione cambiò.

Il primo senso che fu solleticato?
Il gusto, quando sentii una strana sostanza della consistenza dell’acqua farsi strada nella mia bocca. Qualcosa di molto schifoso, a mio parere. A metà tra un biscotto bruciato ed uno dei miei calzini dopo un impresa.

No, non vorreste provarlo, credetemi.

Ad ogni modo, credo che fu quasi più il saporaccio a farmi rinvenire, mentre uno strano calore mi pervadeva le membra, ridandomi energia. Mossi piano le dite, cercando di capire dove fossi.
Sentendo la fredda pietra, compresi di essere ancora in cima alla Torre di Londra.

Sbattei le palpebre e misi a fuoco il bel volto della ragazza bionda che mi aveva aiutato. Sembrava incredibilmente sollevata e sentivo le sue dita stringersi sul mio petto, rendendomi conto che non avevo la maglietta addosso.

Arrossii e provai ad alzarmi.

“Aspetta…” mi disse lei, bloccandomi. “Non credo che tu debba sforzarti.”

“Che roba era?” Chiesi, schioccando la lingua, cercando di cogliere il sapore vero e proprio della pozione. Un tentativo di azzeccarne gli ingredienti.

“Una pozione di guarigione egizia.” Rispose, semplicemente, con un sorriso, bloccando il mio ennesimo tentativo di alzarmi.

“Setne… dov’è?” Chiesi, arrendendomi al fatto che dovessi rimanere steso per terra. Odiavo mostrarmi debole.

“Non preoccuparti è…”

Poi si bloccò rimanendo a bocca aperta, mentre fissava qualcosa dietro di sé, lontano dalla mia visuale. I suoi occhi mandavano bagliori, come se volesse tentare di fulminare qualcuno con lo sguardo, se avesse potuto.
Alzai lo sguardo.
Strabuzzai gli occhi.

La Gleipnir era sciolta, lasciata a terra. Il mago era libero e sorrideva, mentre, accanto a lui c’era un uomo magro, dai lunghi capelli neri, jeans strappati e maglietta nera attillata. Sorrideva astutamente, come se avesse fregato, per l’ennesima volta, qualcuno.

“Loki!” Sbottai, cercando di alzarmi, sentendo di nuovo, uno strano dolore irradiarsi dal mio petto. La ferita non era ancora del tutto rimarginata.

Il Dio mi guardò un attimo, con i suoi due occhi profondi e scuri, mentre mi faceva l’occhiolino, prima di sparire insieme al mago che, per poco, non mi aveva ucciso.

“No!” Urlò la ragazza. “No! No, no, no, no, no! Non è possibile! C’eravamo quasi! QUASI! Avrei potuto rimandare nella Duat quel maledetto mago da due soldi! Dei dell’Egitto!”

A quanto pare doveva tenerci molto a ributtare Setne nella Duat, dato che si mise ad imprecare contro il cielo. Ci volle qualche minuto prima che riprendesse la calma. Sembrava stressata e non potevo darle torto. La serata non era proprio il massimo.

“Ok… ok, Sadie Kane, rilassati… ti è scappato… d nuovo. Ma non temere, la prossima volta potrai prendere quel mago da strapazzo e ficcargli giù per la gola tutti i rotoli di papiro che vorrai.”  Disse, massaggiandosi la fronte, mentre si calmava.

“Ehi, tranquilla… so come ci si sente.” Borbottai, appoggiando la schiena al parapetto delle mura. Avevo assolutamente bisogno di riposo. Mi girava la testa.  

Lei sembrò essersi resa conto che ero presente, perché, all’improvviso si voltò subito verso di me e mi si avvicinò. “Sicuro di non avere problemi?  Quell’incantesimo ti ha quasi ucciso.” Fece, subito, inginocchiandosi accanto a me.

“Ehi, tranquilla… sto bene… be’, più o meno, ma ti posso assicurare che non è la prima volta che sono sul punto di morire.” Risposi con un sorriso rassicurante. Era una tipa energica, lo si vedeva.

“Be’, meglio che tu rimanga vivo. Grazie agli Dei c’eri tu, quel mago da strapazzo mi avrebbe sconfitta, senza il tuo intervento.” Asserì, dandomi una mano ad alzarmi.

Barcollai un attimo, ma mi ripresi. Ero abituato a non mostrare la mia debolezza davanti agli altri. Ero un comandante, dopotutto, dovevo essere il primo a mostrarmi forte davanti al pericolo e anche davanti alle ferite.

“Scusa per la maglietta… ma temo che non potrai indossarla.” si scusò, mostrandomi ciò che ne rimaneva: due stracci insanguinati. Sbuffai. Sapevo che dovevo mettermi l’armatura, prima di salire le scale.

Intanto lei si era avvicinata alle due ragazze che avevo notato prima: avevano abiti impossibili da guardare. Una aveva un paio di tacchi vertiginosi che nemmeno la più snob delle figlie di Reyja avrebbe mai indossato, mentre l’altra aveva un paio di occhiali brillantini che le davano un aspetto stravagante è dire poco.

“Meno male… sono solo svenute. Be’, dovrò spiegare loro di esser state rapite da un paio di corvi di un’altra mitologia.” Borbottò, contrariata. “Credo che non tornerò a Londra per un bel po’… non vorrei che Setne pensi di usarle ancora come esca o che, ancora peggio se la prenda con i miei nonni.”

“I tuoi nonni sono di Londra?” Chiesi, mentre Hugin e Mugin svolazzavano intorno alla torre, esultando alla loro libertà ritrovata.

“Sì… senti, ehm… posso chiederti una cosa?”

Aveva l’aria crucciata, come se stesse riflettendo su qualcosa di molto importante. Potevo immaginare a cosa stesse pensando: anche io mi ero chiesto come mai, all’improvviso, mi ero ritrovato davanti un gruppo di tizi che usavano strani incantesimi in lingua egizia. Con i geroglifici. La spiegazione poteva essere una sola: Dei Egizi.

“Tu sei davvero figlio di Odino?” Chiese, dopo qualche istante di silenzio.

Non ebbi esitazione a rispondere: “Non posso negarlo. Sì, sono figlio di Odino… tu invece sei figli di?”

La mia domanda sembrava legittima, dopotutto, essendo un semidio, quando vedi qualcun altro con quei poteri, la prima domanda che ti fai è proprio: di chi sei figlio, come lei aveva fatto con me.

“Io… non sono figlia di una divinità.” Rispose, però, lasciandomi un po’ sorpreso, prima di continuare. “È difficile da spiegare, ma, in pratica, io sarei il… corpo mortale di una Dea, più precisamente, Iside, Dea della magia, nella mitologia Egizia.”

“Ah…” Il mio cervello iniziò ad elaborare. “Quindi… in pratica è come se una divinità fosse dentro di te, giusto?”

“Più o meno… diciamo che io continuo ad essere me stessa, solo che, capita, ogni tanto, che la divinità in questione si… impossessi, per così dire, del mio corpo. Ma io sono io. Ah, per la precisione sarei una maga della casa della vita.” Precisò lei, sospirando. A quanto pare stava perdendo la pazienza e la cosa non sembrava piacerle molto.

“D’accordo. Ad ogni modo, piacere di conoscerti.” Dissi, cercando di cambiare discorso. “Mi dispiace che sia finita così. Ma chi era il tipo che ho affrontato?”

“Un tipo che odio.” Rispose, semplicemente, Sadie. “È un mago egizio che vuole tornare in vita e diventare un Dio. In questo modo potrà schiavizzare l’umanità.”

Strinsi i pugni mentre il sangue mi andava al cervello. Avevo già conosciuto troppi megalomani avidi di potere. Come quello spaventapasseri do Octavian, o quel pazzo di Loki, o ancora Crono. Non li sopportavo: pensavano di poter sfruttare a loro piacimento le vite degli altri come burattini.

“Che ci provi…” Sussurrai, stringendo i pugni. “Finché io e le orde saremo vive, non gli permetteremo di farlo! A costo di doverlo cercare in campo al mondo.”

Lei parve ammirata dalla mia volontà, ma anche un po’ sospettosa. Forse la mia esplosione l’aveva messa in guardia.

“Non sottovalutarlo. Setne è astuto ed è un bravo manipolatore. Ha fregato un sacco di persone. Poco fa c’ero quasi cascata anche io.” Mi avvertì. Allora capii che non era spaventata da me, ma da Setne e dal fatto che potesse manipolarmi.

“Non ho paura. Conosco tipi del genere… e non mi sorprende che Loki l’abbia aiutato. Due come loro non possono fare a meno di intendersi. Ho già affrontato il nostro Dio degli Inganni.” Risposi, ripensando alla divinità che si era dileguata con il nostro prigioniero.

“Aspetta… mi stai dicendo che quel tipo che somigliava a Tom Hiddleston era davvero Loki, Dio degli inganni del film?” Chiese, sorpresa.

Mi sforzai di non ridere.

A causa di film e fumetti, ultimamente, le nostre divinità avevano dei piccoli problemi di identità.

“Ehm… non proprio… cioè, sì, è Loki, però ti consiglio di evitare di vederlo così. Sai… l’aspetto di una divinità cambia a seconda di come viene visto dalla maggior parte della gente. E Loki, ultimamente, sta davvero iniziando ad assomigliare all’attore.” Dissi, trattenendo il riso.

“Ah…preoccupante… non vorrei prendere a legnate Tom Hiddleston… mi piace come attore.” Borbottò lei, arrossendo.

“Be’, sembra piaccia anche a Loki… ma lasciamo perdere, sicuramente quel maledetto sta architettando qualcosa. Non  mi sorprenderei a trovarlo coinvolto in qualche pericoloso intrigo a discapito nostro e di Asgard. Dovrò parlarne con mio padre, ed avvertire Percy ed Annabeth. Non vorrei che siano…” Ma mi fermai, non appena notai l’espressione che era comparsa sul volto di Sadie: sorpreso, imbarazzato e felice, tutto al tempo stesso.

“Tu… conosci Annabeth Chase?” Chiese, con gli occhi strabuzzati.

“Sì… diciamo pure che ci siamo coperti molte volle le spalle a vicenda. A quel che ho capito anche tu.” Risposi, osservandola. Mi chiesi da quanto tempo la figlia di Atena sapesse degli egizi e se aveva avuto tempo e voglia di comunicarcelo.

Non che fossi assillante, ma se avessi saputo di un pazzo mago egizio che voleva conquistare il mondo, forse, a quest’ora, avrei evitato l’ennesima quasi-morte che, ogni volta, mi capitava. Uno di questi giorni ci avrei davvero lasciato la pelle.

“Per l’Egitto, sì! Qualche tempo fa mi aiutò con una faccenda parecchi spinosa. Se non ci fosse stata lei con il suo greco, a quest’ora, le divinità Greche ed Egizie sarebbero diventate tutt’uno con quel tizio che si portava un vaso in testa… come si chiamava… ? Serpide, ecco!”

Fu così che venni a sapere di una storia incredibile che riguardava un Dio di mezzo che, per poco, non era riuscito ad assorbire in sé l’essenza delle Divinità Greche ed Egizie, diventando, di fatto, uno degli esseri più potenti mai visti, tanto da rivaleggiare con Fenrir, o Ymir. La cosa mi preoccupava non poco, dato che un essere del genere avrebbe potuto mettere in scacco anche Asgard. In compenso mi fece capire che Annabeth non aveva voluto avvertirmi nella speranze di tenere gli occhi di Setne lontani dal Campo Nord. Tentativo vano, dato che, il fatto che io e Sadie ci fossimo incontrati, era la prova che nemmeno noi eravamo passati inosservati.

“Che ci provi! Finché le Orde saranno vive, non permetteranno ad un mago pazzoide di conquistare Asgard.” Sussurrai, stringendo i pugni. Sapevo, però, che il solo fatto che fosse riuscito a rapire Hugin e Mugin, era la prova che con lui non bisognava scherzare.

“Be’, il modo migliore per evitare che ci prenda di nuovo di sorpresa, è quello che quanti più semidei e maghi siano a conoscenza dei suoi piani, anche se preferirei prenderlo a calci.” Ribadì Sadie, accigliata. “

“Be’, speriamo di riuscire ad organizzarci. Sembra un nemico pericoloso.” Borbottai, ripensando a tutte le mie imprese passate. Avevo una voglia incredibile di appendere la spada al chiodo e riposarmi per un po’. Per gli Dei, non ne avevo già passate abbastanza?

“Lo spero anche io… dirò a mio fratello di raddoppiare gli sforzi in biblioteca. Ad ogni modo, dovremmo tenerci in contatto… sai per… ehm… organizzarci.” Propose Sadie, arrossendo all’improvviso. “Annabeth mi ha detto che i cellulari attirano i mostri. Tu ce l’hai?”

“Oh… sì, certo. Lo uso poco per evitare che qualche gigante venga a mangiarci. Ma se vuoi, una volta ogni tanto, possiamo usarlo.” Risposi e le passai il mio numero di cellulare. Che non conoscevo a memoria, ma mi portavo sempre dietro un foglietto con su scritto. Avevo sempre il problema che non ricordavo i numeri di telefono.

“Bene… spero di non doverti mandare troppi messaggi. Ora, io te ed Annabeth siamo anche in contatto telefonico. Spero che i mostri non vogliano usarci come stuzzichini.” Disse, sorridendo.

Annuii poi mi resi conto di una cosa: “Ma come fai a trasportare le tue amiche giù? Le guardie non ti lasceranno passare.”

“Non ti preoccupare… ho il mio passaggio privato.” Detto questo alzò la bacchetta e, dopo pochi secondi, vidi una specie di barca, simile ad una gondola veneziana, volare verso di noi a tutta velocità. Mi ricordava molto la Argo II di Leo, o la Skidbladnir dopo che l’avevamo aggiornata e modificata.

“Vuoi un passaggio?” Chiese, mentre la aiutavo a far salire le ragazze, ancora svenute, sull’imbarcazione.

“Be’, se mi accompagnassi fuori città non sarebbe male.” Ribadii, salendo a bordo. Non sembrava male, come mezzo di trasporto.

Arrivati in campagna, emisi un fischio, consapevole del fatto che lì mi avrebbe sentito. Non mi fidavo mai a portare Vesa in città. Temevo che la foschia non la coprisse, ma, una volta fuori, era facile da richiamarla. Infatti la viverna atterrò quasi subito.

“Wow… bella cavalcatura!” Si complimentò Sadie. Osservandola ammirata. “Ti riporterà al tuo campo?”

“Sì… in Norvegia. Se mai dovessi passare da quelle parti, nella zona a nord di Oslo, se saprai vedere oltre la foschia, allora lo vedrai.” Spiegai, mentre Vesa apriva le grandi ali, ruggendo. “Prenditi cura delle tue amiche e se vedi qualcos’altro, informami.”

Lei annui.

“Hugin e Mugin se ne sono andati appena li hai liberati. Staranno bene?” Aggiunse.

“Non si faranno beccare per due volte nello stesso modo. Inoltre si saranno già diretti ad Asgard.” Spiegai, sperando che fosse vero. Hugin e Mugin conoscevano vie d’accesso ad Asgard che nemmeno Heimdallr, conosceva.

“Lo spero… sto cominciando ad odiare i corvi.” Borbottò, scuotendo il capo. “Senti, io torno a casa, poi vado a New York e mi metto a lavoro. Appena scopro qualcosa, ti informo.”

“D’accordo! A presto, Sadie Kane!” La salutai, mentre la mia viverna si alzava in volo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
[Angolo dell’autore e dell’autrice]

Sì, sappiamo che questa storia schifosa non vi piace, ma che ci volete fare? Dobbiamo assillarvi ancora :P

Ebbene, questa storia è finita, lo so vi dispiace tantissimo (No -_- ) E per questo mi dispiaccio anche io, ma, ehi! Questa era una mini storia fatta a posta. Mi scuso per varie cose, ma qui molto era ironico (Grazie soprattutto a Lilium che è bravissima.

Ad ogni modo, se seguirete e saprete leggere tra le righe, ci saranno dei mini-spoilers di Cronache del Nord. Mi auguro che la cosa non vi sia dispiaciuta e che apprezziate, almeno un po’ questa storia, finalmente conclusa.

A presto.

AxXx e _Lilium_ (Che è bravissima J )

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: AxXx