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Autore: kirlia    13/05/2014    6 recensioni
Cosa succede quando fiaba e reality si incontrano?
Zoey è una studentessa giovane e sveglia, pronta per affrontare la vita frenetica di Ottawa. Ha sempre avuto il sogno di vivere un’avventura magica che possa segnare per sempre la sua esistenza, ma di certo non può aspettarsi quello che la attende all’interno di quel castello sperduto nel bosco.
Una creatura oscura e d’altri tempi si nasconde tra le ombre; una maledizione la affligge: egli sarà malvagio finché lei non riuscirà a intravedere la sua bontà.
Ma chi potrebbe mai amare una Bestia?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mal, Mike, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Beauty and the Freak
 

Capitolo 1. La malédiction.
 

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Con il passare degli anni,
il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.
Chi avrebbe mai potuto amare una Bestia?



Da qualche parte, durante il XVIII secolo.

Era successo tutto in un istante.
Il pugnale ricco di intarsi era affondato nella sua carne come se fosse stata burro.
Non un grido era sfuggito a quelle labbra candide, già prive della loro rosea tonalità prima che lui la colpisse. Esse si erano solo dischiuse in un’espressione di stupore, con una sorpresa che solo un’anima candida come la sua avrebbe potuto avere.
Era l’espressione di un’innocente, di una povera fanciulla che non meritava di spirare così, senza nessun apparente motivo che ne giustificasse la morte.
No, fratello, ti sbagli. Guardala bene.
Lui strinse i denti nel sentire ancora una volta quella voce rauca provenire dalla sua testa. Cos’era? La sua coscienza? Il demone tentatore dentro di lui?
Qualsiasi cosa fosse, lui la ascoltò, voltandosi a guardare la sua vittima.
I suoi occhi di un azzurro cupo, quasi grigio, erano spalancati e fissavano il loro assassino con una consapevolezza che non aveva niente a che fare con la sorpresa di essersi trovati trafitti da una lama alle prime luci dell’alba. Quello che aveva di fronte era uno sguardo di chi sapeva, di chi si aspettava che tutto ciò prima o poi sarebbe successo. Era uno sguardo accusatore.
L’assalitore non poté che ritrarsi, quasi che anche lei l’avesse colpito a morte, utilizzando come arma solo le sue iridi fredde e inquietanti.
La vide respirare profondamente, un sospiro spezzato dai rantoli; la macchia sul suo petto si allargava sempre di più, tingendo le lenzuola e la sua veste candida di macabro rosso.
Stava per andarsene. In silenzio, proprio come lui aveva detto.
Nessuno avrebbe saputo, nessuno avrebbe scoperto il raccapricciante reato di cui si era sporcato. Si sentiva come un lurido mercenario e sapeva che avrebbe dovuto lasciare che fosse uno di questi ultimi ad occuparsi di lei, eppure non l’aveva fatto.
Non avevi altra scelta.
No, così lui aveva detto. Era compito suo finirla, era compito suo assicurarsi che lei se ne andasse in fretta, senza che nessuno venisse a saperlo – nemmeno i suoi amici più fidati.
La vide portarsi una mano sul ventre, tingendo le dita di quel sacro rosso, e poi fissarle con stupore, quasi non si fosse ancora accertata del tutto di quello che le era successo. Le sue iridi grigie, che nel frattempo sembravano spegnersi sempre di più, si spostarono su di lui e per un attimo si chiese se lei volesse una spiegazione, se volesse sentire perché lo aveva fatto, per quale motivo era ricorso ad un atto così terribile.
L’assassino aprì la bocca, non sapendo nemmeno cosa dire, quando lei fece una cosa che lo lasciò completamente senza parole.
Sorrise.
E prima che lui potesse in qualche modo reagire, alcune parole flebili eppure forti di una forza ultraterrena, sfuggirono a quelle labbra esangui.
«Io vi maledico» sussurrò la fanciulla, inchiodando il ragazzo con il suo sguardo.
Lui sentiva le sue mani intorpidirsi, quasi non riuscisse più ad avere il controllo del suo corpo. Cercò di sfuggire a quelle parole, cercò di alzarsi dal letto e allontanarsi da quel posto orribile per non tornare mai più, ma lei non glielo permise.
Cosa stava succedendo? Cosa stava facendo la sua vittima?
Dannata strega! Dovevo immaginarlo!
La sua coscienza ringhiava, dandosi dell’incosciente per non essersi resa conto prima di quello che era in realtà la giovane che si stava spegnendo di fronte a lui.
«Io vi maledico, mio principe» disse ancora lei, con voce ancora più bassa di prima, quasi fosse uno sforzo immane per lei pronunciare quelle ultime parole.
E lui si sentiva improvvisamente pervadere da una sensazione sconosciuta, oscura e pericolosa quasi quanto il gesto che aveva compiuto solo alcuni attimi prima. Cosa stava succedendo? Cosa le stava facendo la ragazza, colei che avrebbe dovuto proteggere e amare e che invece aveva ferito a morte senza pietà?
Ci sta condannando!
Il demone dentro di lui si dibatteva quasi fosse trattenuto da invisibili catene d’acciaio, cercando di spezzare il legame indissolubile che lo legava al suo corpo per sfuggire a quel destino che la strega gli stava per annunciare.
Eppure l’assassino non riuscì a muoversi di un passo. Non fu nemmeno capace di evitare che le sottili dita diafane tinte di sangue sfiorassero la sua mano, quella in cui aveva stretto il pugnale, e che tracciasse sul dorso di questa un simbolo sconosciuto.
«Avete dato ascolto alla parte più oscura del vostro essere, quella che avrebbe dovuto restare sopita dentro di voi per sempre» cominciò la ragazza, a voce più alta di quanto lui l’avesse mai sentita parlare.
Si alzò sui gomiti, non un gemito uscì dalla sua bocca a causa della ferita fresca; il coltello dalla lama intrisa del suo liquido vitale era ancora lì, incastonato nel suo petto, ma lei non sembrava accorgersene. Era così concentrata nel suo sortilegio da non sentire nemmeno il dolore atroce che preannunciava la sua morte.
Il principe riuscì a malapena ad aprire la bocca, ma le parole non sembravano voler venire fuori. Cosa avrebbe dovuto fare? Scusarsi? Spiegare che non aveva avuto altra scelta, che era stato costretto dalla situazione ad agire in quel modo che una parte di sé stesso riteneva orribile e senza perdono?
No. Rispondi come io risponderei!
«Ho fatto quello che sentivo dentro di me essere giusto» disse subito, ma poi si morse il labbro con disagio. Non era sicuro che ciò che aveva appena affermato fosse la verità.
«Vi sbagliate, mio signore. Voi avete ceduto all’oscurità, con l’atto più mostruoso che avreste potuto compiere.»
I capelli lunghi e ondulati della maga si arricciarono, quasi fossero stati carichi di elettricità, e gli occhi dei cieli d’inverno baluginarono di uno scintillio violaceo. La sua mano insanguinata si alzò ad indicarlo come mostro, come assassino senz’anima, e il carnefice si sentì tale mentre una morsa gli stringeva il cuore.
Avrebbe voluto interromperla, avrebbe voluto implorare il suo perdono, chiamare un medico per cercare di guarirla e lenire il dolore che l’aveva portata a compiere quel gesto.
Se solo l’avesse saputo. Se solo avesse potuto immaginare la sua vendetta!
«Io vi condanno, e che le mie parole risuonino nel cielo e nella terra, nell'aria e nell’acqua! Mio principe, voi avete strappato a questo corpo la mia anima pura e io potrei fare lo stesso con voi, ma sarò più magnanima, com’è natura delle fate. Vi recludo invece all’interno del vostro involucro mortale, sarete costretto a vedere e a piangere tutte le disgrazie che la vostra parte oscura causerà, senza mai essere capace di intervenire.»
Il ragazzo cominciò a tremare impercettibilmente, mentre un dolore atroce si impadroniva di lui e sembrava strappare via la sua pelle, dividere le sue membra in due parti distinte e separate, eppure incatenate le une alle altre senza possibilità di distaccarsi davvero.
Sentiva il mostro dentro di lui crescere e rafforzarsi, occupare la mente che prima era sua, impadronirsi del suo corpo e stringerlo nell’angolo dove prima era lui a essere costretto.
«Vi prego… No…» gemette allora, sentendosi improvvisamente libero e portandosi le mani alla testa, tra i capelli scuri.
La fanciulla scosse la testa, fissandolo con sguardo solenne e addolorato.
«Pagherete a caro prezzo la corruzione della vostra anima. Il senso di colpa vi divorerà come le fiamme dell’inferno per quello che l’altro voi, il Male, sarà capace di fare.»
La luce vacillò negli occhi della strega e sembrò scomparire per  un attimo, mentre si lasciava andare di nuovo fra i cuscini ormai non più candidi e sospirava pesantemente. L’incarnato diventava via via più cinereo, mentre accettava l’arrivo della morte che si era attardata anche troppo ad accoglierla fra le sue braccia.
Eppure l’assassino non si arrese, anzi lottò con tutte le sue vane forze per tenere uniti i brandelli di quella coscienza che ormai sembrava essere in frantumi.
In effetti mi ero sbagliato su questa sciocca ragazzina…
La voce nella sua mente si era fatta forte, malvagia e spaventosa e lui non voleva che l’avesse vinta, o se ne sarebbe pentito per sempre. Adesso lo sapeva.
Si inginocchiò di fronte alla sua vittima, quasi fosse in preghiera, con le lacrime agli occhi.
«Ve ne prego, io non avrei mai voluto…! Credetemi, io non…» singhiozzò il principe, in preda alla disperazione, mentre la risata terribile del suo demone risuonava come se fosse stato il diavolo in persona a possederlo.
La strega, che in realtà era una fata, espirò dolorosamente, prima di voltarsi a guardarlo un’ultima volta. Lei vedeva il buono che c’era in lui, come ne aveva visto il maligno, e nel suo cuore sapeva già di avergli concesso una seconda possibilità.
Ecco perché, con l’ultimo respiro e le ultime forze che le rimanevano, espresse un atto di bontà.
«Il sortilegio sarà spezzato solo quando arriverà Colei che vi risveglierà dal vostro lungo sonno, Colei che riuscirà a vedere nel vostro cuore e che sarà capace di riconoscervi e chiamarvi alla realtà» sussurrò, per poi sfiorargli il viso con la mano, lasciando sulla sua guancia una scia macabra e scarlatta.
«Ella vi amerà come io avrei potuto, se me lo aveste concesso. Mio amato…»
Un rantolo, un gemito.
E poi silenzio.
L’Alba lasciava questo mondo proprio quando il sole sorgeva. E con esso il principe perdeva la sua umanità e condannava se stesso ad un’eternità di dolore.
Finché ella non fosse giunta.
Finché la Bella non avesse visto l’uomo che si celava dietro la Bestia.


 

Kirlia's corner: 
Ma benvenuti tutti, prego prego venite e accomodatevi! 
*tutti scappano* D: 
No, vabbè. Non so da dove mi sia venuta in mente questa idea malsana di trasportare i personaggi di Total Drama nella fiaba della Bella e la Bestia. Perché avete capito che si tratta di questa storia, vero? Credo che il titolo sia abbastanza evidente. 
Comunque, visto che l'altra mia storia è in fase di chiusura (me triste!) ho deciso di tornare con una nuova long. Sì, anche se fra poco comincia la sessione d'esame. Sì, sono un'idiota... me ne rendo conto. Ma avevo così tanta voglia di scrivere che, beh, eccomi qua. 
Insomma, ciancio alle bande: questo è solo un prologo per confondervi ancora di più darvi un po' un'idea della storia. Avete capito chi è il principe? E la strega? Oppure è tutto così straordinariamente velato da essere incapibile? Vi ho messo un paio di indizi in giro tra le frasi, vediamo se siete bravi a indovinare (e anche la foto potrebbe aiutare). 
Altre info: questa storia non sarà una brutta copia della favola Disney, ma un arrangiamento differente per molti aspetti, perché voglio tentare di mantenere i personaggi quanto più è possibile IC (ecco perché la strega è morta... La "coscienza" del principe non l'avrebbe mai lasciata in vita, giusto?). Si tratta anche della mia prima AU, quindi è un po' sperimentale e non sono sicura di cosa ne verrà fuori. 
Cos'altro...? 
Oh, certo! Stavo dimenticando i pairing! La storia sarà principalmente Zoke/Zoal, ma anche Manlana (<3), Annito e fooorse... no, sull'ultima coppia non vi dico nulla perché devo ancora decidermi. Potrei farvi una sorpresa fuori dal comune per i miei standard. 

Okay, per oggi ho concluso. Che dirvi? 
Fatemi sapere che ne pensate di questo piccolo assaggio, se vi va. Mi porterete tanta ispirazione e felicità! *_* 
(Ho fatto la rima!) 
Alla prossima e un bacio a tutti, 
Kirlia <3

 

   
 
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