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Autore: alpha_blacky    13/05/2014    3 recensioni
Tante cose possono succedere durante la notte. Forse anche troppe. Ispirata da un fenomeno che sta diventando comune: il suicidio giovanile.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspetto la notte fonda per farlo, quando tutti già dormono profondamente. Quando la sveglia sul mio comodino segna le 4 mi alzo silenziosamente dal letto, atterrando in punta di piedi sul pavimento gelido. Guardo la mia sorellina nel letto vicino al mio. Mi mancherà e io non vorrei mai infliggerle un dolore del genere, ma non ce la faccio più a vivere così. Perciò le dico addio con un lieve bacio sulla guancia. A quel punto ho paura di averla svegliata, perché inizia ad agitarsi, però poi si gira dall’altro lato e torna immobile. Poggio un biglietto preparato nel pomeriggio sul mio letto. Ho scritto che mi dispiace, ma non credo che ciò servirà ad alleviare il dolore della mia famiglia. Esco dalla stanza.
Scendo le scale attenta a non svegliare il mio amato cane e disattivo l’allarme. Cammino per il pian terreno al buio e arrivo nella stanza dei miei. Li guardo per l’ultima volta, senza baciare anche loro perché hanno il sonno leggero. Penso al dolore che patiranno, ai loro cuori spezzati e inizio ad avere dubbi riguardo a ciò che sto per fare. Inizio a pensare che tutto si potrebbe risolvere, che c’è un altro modo per abbandonare l’angoscia e la tristezza che mi affliggono.
Sei una codarda e un’insicura, ti stai facendo condizionare da loro. La mia maledetta voce interiore parla e mi convince a lasciarli.
In punta di piedi, risalgo le scale ed entro nel bagno che io e mia sorella condividiamo. Mi specchio. Guardo tutto di me un’ultima volta; la mia pelle pallida, le mie labbra screpolate per il freddo, i miei chiari capelli biondi e le occhiaie scure intorno ai miei occhi nocciola, che noto essere lucidi. Li strizzo e ne esce una lacrima. E poi un’altra e un’altra ancora.
Mi asciugo il volto con la manica del pigiama e vado nella camera degli ospiti, dove è meno probabile che qualcuno mi senta aprire la serranda della camera. Esco fuori con i capelli che mi frustano il viso a causa del vento e col sapore del sale sulle labbra. Salgo sul parapetto. Mi ci siedo e guardo di sotto. Tutt’un tratto una paura inspiegabile mi sale nel petto e i miei pensieri improvvisamente vanno a quando da piccola avevo paura di tuffarmi dagli scogli a mare.
 “Non guardare di sotto, guarda fisso davanti a te” mi diceva la mamma sorridendo.
È ciò che faccio anche ora. Guardo fisso dinanzi a me. È uno splendido spettacolo, mi dico. Le collinette verdi, rese scure dalla mancanza di luce e il mare blu in lontananza. Un’ultima splendida visione della vita, una visione che decido di non meritare. Così chiudo gli occhi. Sento l’ultima lacrima salata scendere dall’angolo del mio occhio al mento e saltare nel vuoto. E così faccio anch’io.
   
 
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