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Autore: XShade_Shinra    13/05/2014    1 recensioni
In pochi minuti i posti all’interno del tendone si riempiono - senza che nessuno rimanga fuori al gelo, come se fossero stati costruiti su misura per ospitare il pubblico presentatosi all’ingresso.
Siedi contento su quella panca di legno, guardandoti attorno. Le luci sono soffuse e il brusio ti ovatta le orecchie, ma non fai nemmeno in tempo ad abituarti a quell’oscurità che un riflettore illumina il centro dell’arena, facendo comparire come per magia un uomo robusto e dal bel sorriso, vestito con un'elegante marsina.
«Benvenuti al Circo del Sogno», la sua voce è baritonale ma capace di raggiungere ogni luogo di quel tendone. «Che lo spettacolo cominci». Il tempo di un profondo inchino verso il suo pubblico, poi la luce si spegne, e si riaccende un secondo dopo.

Comincia lo spettacolo.
[Road!centric]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Road Kamelot
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Il Circo del Sogno-
 In pochi minuti i posti all’interno del tendone si riempiono - senza che nessuno rimanga fuori al gelo, come se fossero stati costruiti su misura per ospitare il pubblico presentatosi all’ingresso.
Siedi contento su quella panca di legno, guardandoti attorno. Le luci sono soffuse e il brusio ti ovatta le orecchie, ma non fai nemmeno in tempo ad abituarti a quell’oscurità che un riflettore illumina il centro dell’arena, facendo comparire come per magia un uomo robusto e dal bel sorriso, vestito con un'elegante marsina.
«Benvenuti al Circo del Sogno», la sua voce è baritonale ma capace di raggiungere ogni luogo di quel tendone. «Che lo spettacolo cominci». Il tempo di un profondo inchino verso il suo pubblico, poi la luce si spegne, e si riaccende un secondo dopo.
Comincia lo spettacolo.
[Road!centric]



- Titolo: Il Circo del Sogno
- Autore: XShade-Shinra
- Fandom: D.Gray-man
- Personaggi: Road, a piacere del lettore ci sono Adam, Lenalee, Tyki, Neah, Allen, Mana, Akuma e Jasdebi.
- Pairing: no pair
- Genere: Fantasy, Introspettivo
- Rating: Verde
- Avvisi: AU
- Capitoli: One Shot
- Wordcount: 1745 (FdP)
- Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo…), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
- Credits: Immagine da Zerochan, Artist incognito.
- Note: Questa FF è nata taaanto tempo fa. Gli orari di apertura e il nome del circo traggono ispirazione dal libro "Il Circo della Notte", il resto è tutta farina del mio sacco *fa torta*.
Buona lettura. ^^



- Il Circo del Sogno -



In pochi minuti i posti all’interno del tendone si riempiono – senza che nessuno rimanga fuori al gelo, come se fossero stati costruiti su misura per ospitare il pubblico presentatosi all’ingresso.

Siedi contento su quella panca di legno, guardandoti attorno. Le luci sono soffuse e il brusio ti ovatta le orecchie, ma non fai nemmeno in tempo ad abituarti a quell’oscurità che un riflettore illumina il centro dell’arena, facendo comparire come per magia un uomo robusto e dal bel sorriso, vestito con un'elegante marsina.

«Benvenuti al Circo del Sogno», la sua voce è baritonale ma capace di raggiungere ogni luogo di quel tendone. «Che lo spettacolo cominci». Il tempo di un profondo inchino verso il suo pubblico, poi la luce si spegne, e si riaccende un secondo dopo.

Al centro dell’arena non c’è più il direttore del circo, ma un ragazzo dalla pelle scura in groppa a due cavalli neri con la criniera, la coda e la parte superiore degli zoccoli infuocata, che sbuffano fumo dalle froge.

Qualche spettatore urla, un’altra persona scoppia in lacrime. Il pubblico è terrorizzato da quella visione, e lo sei anche tu.

Forse ne hai sentito parlare una volta, o forse mai. Ma sai cosa sono – come la sensazione che hai durante i sogni, quando sorprendentemente ne conosci degli elementi altrimenti impossibili da ricavare. Si chiamano incubi.

Al comando del cavallerizzo, i due oscuri equini si lanciano in un rumoroso galoppo, facendo il giro dell’arena. Il faro fatica a tenere il passo con loro, e presto i due animali continuano la loro esibizione nell’ombra. Sebbene sembri un controsenso, il pubblico non si calma a quell’addensarsi nelle tenebre, perché basta il fuoco dei loro crini per permettere che lo spettacolo continui, in modo ancora più ansiogeno a causa del faro che viene spento, ormai inservibile oltre.

Poi, d’un tratto, il fuoco degli incubi che corrono all’impazzata si esaurisce, facendo precipitare il circo nelle tenebre.

Quand’ecco che il riflettore acceca di colpo tutti, puntando nuovamente al centro dell’arena, dove compare il conosciuto direttore.

«Scusatemi, ma non esistono notti senza incubi», dice piano, scomparendo nuovamente nel buio.

Non fai in tempo a capirne il vero significato, perché l’arena si illumina di nuovo, mostrando diverse figure vestite con una tuta sgargiante: dei trapezisti.

I componenti del team sorridono e fanno un inchino, iniziando la loro esibizione. Alcuni sono già pronti con il trapezio o sulla corda, come se quegli incubi fossero stati messi ad hoc per distrarre il pubblico in modo che gli artisti del numero successivo potessero preparasi in tranquillità ed essere subito predisposti.

I lunghi capelli neri legati in alte codine sono coreografici e gli strass delle tute brillano durante i loro volteggi, creando un gioco di luci strano e dando agli acrobati le sembianze di pesci volanti che guizzano fuori dall’acqua, sperando di poter solcare i cieli.

E alla fine dell’esibizione saltano dal trampolino andando a rimbalzare con grazia nella rete sotto di loro. I pesci sono pescati.

Buio.

Luce.

Un uomo che sorride.

Naso rosso, scarpe grandi, pelle bianca e largo vestito colorato.

Gioca con le clavette, i cerchi e le bocce.

Gioca con il pubblico, i bambini, i vecchi e con te.

Gioca con tutti.

Forse gioca anche con se stesso: cerca di far ridere gli altri per sopperire alla propria malinconia.

Buio.

Luce.

Un uomo che piange una lacrima nera.

Naso nero, scarpe piccole, pelle bianca e largo vestito anonimo.

Gioca con le clavette, i cerchi e le rose.

Gioca con il pubblico, i bambini, i vecchi e con te.

Gioca con tutti.

Forse gioca anche con se stesso: cerca di far rattristire gli altri per renderli partecipi alla propria malinconia.

Buio.

Luce.

Il Clown e il Pierrot, insieme.

Due pagliacci, uno allegro e uno triste, che si tengono per mano, per cercare di colmare la malinconia che sentono entrambi nel cuore.

Si spengono le luci.

C’è brusio, la tenebra perdura.

Il riflettore rischiara l'oscurità dopo un po’, e appare un uomo vestito di stracci, con degli occhiali a fondo di bottiglia che gli celano gli occhi e parte del viso.

Sorride, saluta il pubblico e dall’alto iniziano a cadere dei delicati petali di margherita, ma in realtà presto ti accorgi che si tratta di tutt’altro, e quando anche le altre persone del pubblico se ne rendono conto si sente una cascata di applausi.

Sono farfalle.

Decine di lepidotteri bianchi.

L'uomo ne viene circondato, e muove le braccia e le mani, iniziando a farli danzare a suo piacimento.

Ammaestrate meglio delle fiere esotiche, le farfalle si muovono ordinate come una nuvola carica di neve sospinta dal vento, si separano, creano forme nell’aria e proiettano la loro ombra sopra il telone dell’arena, disegnando racconti.

L'uomo, contento, le richiama a sé e sparisce in un vortice bianco, assieme alla luce.

Fruscii di vestiti nel buio, passi strascicati, respiri affannati tra gli spalti.

Non capisci cosa succede, ma quando i riflettori si accendono e illuminano non l’arena ma le tribune, allora comprendi.

Gli artisti di quel numero, come bestie feroci, sono usciti dal loro regno e hanno varcato la sottile linea di confine tra loro e voi, mescolandosi con il pubblico. Stanno in piedi fra voi, mostrandosi e facendosi ammirare, come immobili statue che non sbattono nemmeno le palpebre.

Sono mostri. Creature scappate da un libro dell’orrore.

Sembra quasi che qualcuno si sia divertito a crearli togliendo dei pezzi a uno per metterli all’altro. Chi ha quattro braccia, chi non ha le gambe, chi ha due facce, chi un paio di ali, chi non ha volto, chi è alto come un bambino, chi è così alto da toccare il tendone.

Al successivo momento di oscurità, la maggior parte del pubblico femminile urla, ma subito dopo si sente una risata dal tono basso e il faro illumina una donna - o è un uomo? - dai lunghi capelli neri e biondi avvolta in un elegante vestito da sera rosso. Ha un buffo cilindro sulla testa, assolutamente inadatto all'abito che indossa.

Ti guardi intorno.

Quei mostri sono spariti.

Tranquillizzato, torni dunque a guardare lo spettacolo di quella signora, che gioca con due coniglietti - uno dal pelo dorato e l'altro nero - che ha fatto appena comparire dal proprio copricapo, e da quel sempreverde capisci che si tratta di un mago. Posa i roditori a terra e li copre con un telo ciascuno. Guarda il pubblico e risolleva quei drappi, rivelando così la vera identità di quei coniglietti: due ragazzi dalla pelle scura e dai capelli uno biondi e l'altro corvino, e gli occhi dorati - proprio come la donna in rosso.

Il pubblico applaude e la maga fa un inchino, prendendo poi il necessario per continuare i propri spettacoli di magia tra pallottole schivate quasi magicamente, spade che la trafiggono, levitazioni, cambi di vestiti in un batter di ciglia e seghe che la tagliano in più parti; sempre aiutata dai suoi fedeli assistenti.

Quando il suo numero finisce, la donna attende che gli applausi terminino e poi enuncia: «E ora vi presento la stella dello spettacolo!», e sogghigna, felice di aver rubato la scena al direttore.

Torna il buio, ma dura solo un istante, poi lei si mostra con dei pattini ai piedi, seduta su un sacco che fa da contenimento per l’arena divenuta una lastra circolare di ghiaccio.

Tu non lo puoi sapere, ma il suo nome è Road, Road Kamelot.

Road è mora, esattamente come lo è quella bella ragazza che hai incontrato mentre uscivi di casa, ma Road può anche essere bionda, come la tua insegnante a scuola, oppure può avere i capelli castani di tua madre. Road non ha forma, esattamente come i sogni, assume quella che le vuoi dare tu. 

La ragazzina saluta il pubblico e con un salto è sulla pista, e inizia a scivolare leggiadra come una delle farfalle dell'uomo vestito di stracci di poco prima.

Road indossa un abito blu se ti piace la calma, oppure rosso se straripi di passione, giallo se sei giocoso, nero se apprezzi l’eleganza. Road può vestire anche color arlecchino, basta che piaccia a te.

Ma Road non è la sola a danzare.

Il ghiaccio in certi punti diventa liquido e si alza, creando delle sculture che si animano, e danno vita a tutta l’arena. Quali sono i tuoi animali preferiti? Ebbene, ci sono tutti. Come dei galanti cavalieri, ballano con Road, tra l’immenso stupore generale del pubblico, ormai del tutto conquistato dalle bellezze di quel circo.

Poi, d’un tratto, il ghiaccio scompare. I pattini di Road smettono di solcare quella lastra e lei si ferma lì dov’era comparsa, sedendosi su un ombrellino rosa che sembra levitare in aria.

Le luci si spengono e poi si riaccendono in maniera soffusa.

«Spero che lo spettacolo sia stato di vostro gradimento». Il direttore, apparso dal nulla, viene accolta da uno scroscio di applausi. «Vi auguro un buon risveglio». Non comprendi perché quello strano uomo dovrebbe salutarvi augurandovi un buon risveglio; l’ultima cosa che vedi è il suo sorriso che viene aperto come se fosse una zip e la bocca venire spalancata da delle piccole mani che spuntano dentro di lui, e il direttore viene lasciato cadere strusciando lungo il mostro dentro di lui, come fosse solo un vestito. Road, apparsa quindi di nuovo al centro dell'arena, saluta il pubblico con un sorriso tanto dolce quanto terrificante.

Poi è buio.


Apri gli occhi a fatica. Ti guardi intorno spaesato, non capendo come sia possibile.

Un secondo fa eri in quel circo, nel Circo del Sogno, poi, proprio come in un sogno, ti sei risvegliato avvolto tra le calde coperte del tuo morbido letto.

Ti alzi a sedere e scopri di non avere indosso la stessa roba che avevi prima.

Stai quasi per convincerti del fatto che sia stato tutto un prodotto del sonno, ma vuoi fare una prova; ti vesti velocemente ed esci di casa, diretto verso il luogo dove è stato montato il tendone. Non ti ricordi di aver mai corso così veloce in vita tua, ma non è sufficiente. Quando arrivi non c’è più nulla là, solo il vuoto della piazzola in ghiaino.

Apre al Crepuscolo

Chiude all’Alba

Le parole sull’insegna bianca e nera che ricordi appesa all’entrata ti tornano in mente come una bastonata alla nuca.

Sei arrivato troppo tardi.

Sospirando affranto, senza nessuna prova dell’esistenza di quel circo, affondi le mani nelle tasche del giubbotto e senti un pezzo di carta all’interno di una di esse. Lo prendi saldamente tra le dita e lo porti ai tuoi occhi, che brillano di gioia.

È il biglietto.

Non puoi sbagliare: c'è disegnata Road, con il suo ombrellino aperto, che cammina su una fune.

Con le labbra modellate in un sorriso, lo riponi dove l’hai trovato, progettando di conservarlo come fosse un’antica reliquia.

A volte i sogni possono diventare realtà, e, per contro, la realtà può diventare il più bello dei sogni.

Ed è questo il potere della Noah del Sogno, la vera padrona di quel circo.


Fine

XShade-Shinra



  
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