Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: mattmary15    13/05/2014    1 recensioni
La generazione dei miracoli si è sciolta e i suoi membri hanno preso direzioni diverse. Le loro strade sono però destinate ad incrociarsi di nuovo e questa volta dovranno confrontarsi con il potere più grande di tutti. Quello dell'amore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Presentazioni


Non c’era mai stata partita.
Taiga era arcistufo di stracciare tutti i ragazzi che al campetto gli venivano incontro con l’aria di chi la sa lunga per poi cadere al tappeto dopo un paio di slam dunk ben assestati urlandogli contro l’epiteto “mostro”.
Tra poco sarebbe cominciato il liceo e sperava che, almeno lì, qualcuno conoscesse i fondamentali del basket.
Chiuse la cerniera della tuta e riprese il pallone arancione. Si mise a correre palleggiando verso casa. Faceva ancora fatica a chiamarla così dato che ci si era trasferito da solo. Dio quanto gli mancavano gli States!
Si fermò al solito Maji burger e comprò una buona dozzina di panini.
Ebbe, per un istante solo, la sensazione di essere osservato. In realtà ebbe la sensazione che qualcuno guardasse il suo pallone. Si voltò con il suo solito piglio cattivo, pronto ad attaccare bottone ma non c’era nessuno. Sul tavolino davanti a lui era rimasto solo un bicchiere semivuoto di milkshake.

Il primo giorno di scuola, nel cortile del liceo Seirin, c’era una gran confusione. La maggior parte degli studenti stava cercando di scegliere le attività extrascolastiche che avrebbero riempito i loro pomeriggi.
Taiga trovava tutta quella confusione estremamente inutile. Come si faceva a non avere le idee chiare su cosa piaceva e cosa no? Certo lui non era la persona che si sarebbe arrovellata in questo genere di problemi. Lui seguiva sempre il suo istinto e il suo istinto urlava una sola parola: basket.
Perciò si iscrisse al club senza troppi convenevoli e, nella parte dove veniva chiesto perché volesse praticare quello sport, fece solo un segno con la matita.
Anche quella era fatta.
La giornata scolastica fu noiosa e la resse solo per poter calcare di nuovo un campo dove ci fosse il parquet per terra. Certo lo street basket poteva dare soddisfazione, però indossare una maglia e giocare una vera partita era un’altra cosa. Si guardò intorno e diede una rapida occhiata ai suoi compagni. Non sembravano niente di che. Probabilmente era su un altro livello rispetto a loro e doveva essersene accorta anche la stramba ragazza che faceva da loro allenatrice.
Tuttavia, invece che interessarsi a lui, la coach cercava un certo Kuroko Tetsuya. Fu in quel momento che avvertì la stessa sensazione provata al Maji burger qualche giorno prima. Si sentiva gli occhi di qualcuno addosso. Scoprì presto che quella era la sensazione che si provava ad essere osservati da Kuroko.
Fu anche la prima volta che sentì parlare della cosiddetta ‘generazione dei miracoli’. Forse c’era qualcuno in Giappone che poteva dargli filo da torcere, anche se faceva fatica a credere che quel piccoletto potesse dargli qualche pensiero.
Fu per chiarirsi questo dubbio che Taiga Kagami lo sfidò nel campetto del parco e per poco non fu tentato di strangolare quel moccioso dopo pochi tiri. Non solo questo presunto ‘fenomeno’ non era fisicamente all’altezza di reggere un confronto con un giocatore nemmeno lontanamente simile a lui, ma era anche incapace di centrare il canestro. Per questo lo bollò senza mezzi termini.
“Non credere alle sciocchezze che ti dicono a scuola sull’impegno che premia tutti. Se non hai il talento e gli attributi giusti, resterai sempre una mezza sega.”
Fu nell’istante stesso in cui terminò la frase che si rese conto che Kuroko aveva un paio di occhi incredibili. Avevano la capacità di guardargli dentro e si sentì, improvvisamente, disarmato davanti a lui.
“So di non essere come te. Ciò non sminuisce ciò che sono. Io sono un’ombra.”
Kagami dovette attendere diversi giorni e sedute di allenamento per scoprire cosa significava quella frase e cosa rappresentava, per uno come lui, avere dalla propria parte uno come Kuroko.
C’erano volute partite di allenamento come quella contro Kise Ryouta e incontri ufficiali come quello con  Shintori Midorima due membri della famigerata generazione dei miracoli, per far capire a Kagami quanto fosse importante la presenza di Kuroko o la sua assenza, dipende da come la si voleva vedere.
Comunque, nonostante la loro amicizia crescesse, insieme al feeling con tutto il resto della squadra, Kagami sentiva che il suo legame con Kuroko continuava a rimanere ancorato ad una delle prime battute che aveva scambiato con il ragazzo.
“Tu sarai la mia luce. Più è forte la luce, maggiore si fa l’ombra che l’accompagna.”
Nel dirgli quelle cose, Kuroko era stato estremamente serio il che era da lui fino ad un certo punto. Kagami aveva imparato che il piccoletto era un tipo deciso ma quasi mai si imponeva né a parole né con i comportamenti.
Aveva imparato a convivere con quella presenza, con quella sua ‘assenza’. Fu proprio quando cominciò a dare per scontato il suo legame con Kuroko che qualcosa cambiò. Qualcosa si insinuò fra loro. Qualcosa di minaccioso, un’altra presenza o assenza, si fece largo nella loro vita di ogni giorno e Kagami provò la brutta sensazione di non capire più cosa passasse nella mente di Kuroko. Avrebbe scoperto presto che quella presenza, quella assenza, quella sensazione portavano tutte il nome di Daiki Aomine.

“Kurokocci, non posso credere alle mie orecchie! Non glielo hai detto?”
La voce di Kise normalmente si trovava nella gamma alta dei toni che può assumere la voce umana. A Midorima dava notevolmente fastidio. Quella mattina il loro incontro era stato veramente fortuito. Midorima aveva pensato che forse dipendeva dalla pessima posizione che il cancro aveva nell’oroscopo di Oha Asa se si era trovato di fronte alla stessa colonna di scarpe di Kise nella Foot locker di zona. Il ragazzo lo aveva subito salutato con quel suo nomignolo odioso.
Un istante dopo, la voce di Tetsuya Kuroko li aveva sorpresi alle spalle facendoli saltare come due canguri. Ovviamente il ragazzo era lì prima di loro e si rigirava tra le mani un paio di reebok.
Erano finiti a fare un giro per la via dei negozi come ai tempi delle medie. Kuroko sembrava triste e Kise lo aveva costretto a sputare il rospo. Era perciò venuto fuori che Kuroko non aveva mai parlato a Kagami di Aomine e la prossima partita del Seirin sarebbe stata proprio contro l’accademia Touou.
Midorima si aggiustò gli occhiali sul naso e parlò con voce ferma.
“Non vedo quale sia il problema. Kagami non ha bisogno di conoscere il passato della vita di Kuroko.”
“Kagamicchi diventerà pazzo se scoprirà che Kurokocchi lo ha scelto come luce perché somiglia ad Aominecchi!”
“Io non l’ho scelto per questo Kise-kun!” si affrettò a rispondere a l’ombra del Seirin.
“Vuoi forse negare che siano simili? Io trovo che Kagamicchi abbia molte cose in comune con Aominecchi!”
“Sono due teste calde.” Disse Midorima.
“Sono due creature istintive!” lo rimbeccò Kise.
“Sono due giocatori fisici.” Ripeté Midorima.
“Sono due amanti delle sfide!” ripeté Kise.
“Sono due somari!” continuò Midorima e Kise rise.
Anche a Kuroko scappò un sorriso ma durò solo un istante.
“Avrei dovuto parlargliene prima. Ha ragione Kise-kun. Ora Kagami-kun si arrabbierà.”
“Non è ancora troppo tardi Kurokocchi! Diglielo oggi stesso. “
“L’oroscopo dell’acquario è pessimo oggi.” Intervenne Midorima.
“Sei cattivo Midorimacchi! Non dovresti augurare la malasorte a Kurokocchi!”
“Non preoccuparti Kise-kun, io non credo a queste cose.” Disse Kuroko facendo un piccolo inchino per salutare “Vi auguro una buona serata.” Concluse allontanandosi il numero undici del Seirin.
“Tienitelo per te quel maledetto oroscopo la prossima volta!” urlò Kise in direzione di Midorima.
“Sappi che l’oroscopo di Oha Asa è accuratissimo. Fossi in te terrei in debito conto che per i gemelli è previsto un susseguirsi di complicazioni in questi giorni e terrei a portata di mano l’oggetto portafortuna di oggi.”
La faccia di Kise si arricciò in una smorfia di dolore pensando alla cattiva sorte che gli stava predicendo Midorima e lo allontanò con uno spintone bonario.
“Ma smettila Midorimacchi!”
“Fa come vuoi. Sappi che se vorrai allontanare la cattiva sorte dovrai procurarti un indumento di un amico. Una felpa per la precisione!”
Kise lo guardò e un sorriso sornione sostituì la smorfia.
“Perché non me la presti tu la felpa?”
“Perché io non indosso felpe!”
Kise lo squadrò da capo a piedi e pensò che in effetti Midorima non aveva proprio il suo gusto in fatto di abiti.
“Te ne regalerò una per il tuo prossimo compleanno, Midorimacchi e, con questo gesto di generosità, ti saluto perché mia madre mi aspetta per cena. Me ne vado sprezzante delle tue nefaste predizioni!”
Midorima lo guardò allontanarsi e prese la via di casa non senza essersi sistemato gli occhiali sul naso.
Quando Kuroko raggiunse la palestra del Seirin, capì che il posto dell’acquario nell’oroscopo di Oha Asa doveva essere l’ultimo.
Riko aveva organizzato una sessione di allenamento serale e tutti avrebbero dormito a casa di Hyuuga. Ad attenderlo in palestra si era presentata Momoi, la manager della generazione dei miracoli attualmente in forza alla Touou.
“Tetsu-kun!” aveva urlato sbattendogli i seni prosperosi sul viso generando invidia di tutta la squadra “Che bello rivederti Tetsu-kun!”
“Momoi-san, cosa fai qui?”
“Tetsu-kun, non sei contento di rivedermi?”
“Certo, Momoi-san. Solo non mi aspettavo di vederti qui. Non a pochi giorni dalla partita con il Touou.”
“In effetti sono qui proprio per questo! Non volevo rivederti direttamente sul campo! Ci incontreremo da avversari ma ci tenevo a darti il mio in bocca al lupo di persona!”
“Ehi, ma ci prendi in giro?” La voce che si intromise nella conversazione era quella di Kagami “Tu stai con la Touou e vieni a dirci che auguri buona fortuna a Kuroko?”
Momoi rimase a bocca aperta. Aveva raccolto un sacco di dati sulla nuova luce di Kuroko ma vederlo di persona era davvero impressionante. Sorrise.
“Perdonami. Io sono Satsuki Momoi e sono la fidanzata di Tetsu-kun! Tu devi essere Kagami Taiga!”
Taiga sollevò un sopracciglio. Da quando Kuroko aveva una fidanzata? E poi, come faceva a sapere chi era lui? Si innervosì e a Kuroko non sfuggì.
“Kagami-kun, Momoi-san non è la mia fidanzata. Era la nostra manager all’epoca della Teiko.”
“Tetsu-kun sei crudele!” piagnucolò Momoi “Fai sempre così. Ti dedichi completamente alla tua luce e ti dimentichi di me!”
L’ultima frase non sfuggì né a Kuroko, né a Kagami che si chiese subito che cosa significasse. Kuroko la calmò subito.
“Momoi-san, non volevo offenderti. Ho raccontato la verità. Ora dovremmo allenarci.”
Momoi sorrise seguendo uno dei suoi soliti cambiamenti di umore e abbracciò di nuovo Kuroko.
“Non fa niente, Kuro-chin. E poi Dai-chan mi sta aspettando!”
A quelle parole Kuroko si sentì tremare le gambe e la sua espressione non sfuggì neppure a Kagami.
“Perché non vieni fuori un momento così vi salutate?” continuò Momoi.
“Non è il caso.” Le rispose Kuroko.
“Come vuoi. A Mine-chan avrebbe fatto piacere.”
“Aspetta un attimo!” intervenne Riko “Non starai parlando di Daiki Aomine?”
Satsuki sorrise annuendo e tutti i ragazzi del Seirin balzarono all’indietro mentre Riko mimava un esorcismo. Kuroko sospirò.
“Fermi tutti!” intervenne di nuovo Kagami “Chi diavolo è Daiki Aomine?”
Kuroko avrebbe voluto parlare per primo. Per una volta nella vita avrebbe voluto avere la presenza per attirare l’attenzione su di se, tuttavia Momoi lo gelò.
“Dai-chan è la luce di Kuro-chin!”
Se Kagami avesse potuto lanciare quella ragazza con quegli assurdi capelli rosa dentro l’anello arancione come una palla da basket, quello sarebbe stato il momento per farlo. Gli aveva dato sui nervi dal primo istante in cui era entrata in palestra chiedendo di Kuroko ma quello era troppo.
“Momoi-san! Aomine-kun e io non giochiamo più insieme.”
La ragazza guardò in terra e, per la prima volta, mostrò un’espressione triste.
“Lo so, Tetsu-kun, scusa. E’ stato più forte di me. Ora io vado.” Disse correndo via.
Kuroko si sentì un verme e, d’istinto, le corse dietro non accorgendosi che Kagami fece lo stesso con lui. Il risultato fu il terribile fato pronosticato da Oha Asa.
Nel cortile fuori dalla palestra del Seirin, per la prima volta nella loro vita, Daiki Aomine e Taiga Kagami si ritrovarono l’uno di fronte all’altro.
Kuroko, in mezzo, si sentì come se una tigre feroce e affamata e una pantera in procinto di attaccare si stessero contendendo un lauto pasto.
Momoi cercò di rimediare.
“Dai-chan, non saluti Kuro-chin? Lui invece è Kagami-kun.”
“Non mi serve sapere chi è. Andiamo Satsuki.”
“Aomine-kun…” accennò Kuroko.
“Tetsu mi dispiace…” fece Momoi “Scusa.”
“Ehi, razza di imbecille! Kuroko ti ha salutato. Sei sordo o cosa?” urlò Kagami mettendo una delle sue grandi mani sulla spalla di Kuroko.
Aomine si voltò di scatto con uno dei suoi peggiori ghigni sul viso.
“Non c’è niente che valga la pena di ascoltare. Mi sembra che abbiamo finito qui.”
Kuroko ritrovò un po’ di orgoglio. Non voleva essere trattato in quel modo davanti a Kagami.
“Non c’è bisogno di essere così maleducati. Volevo solo salutare Momoi-San. Grazie per essere venuta.”
“Anche gli scriccioli hanno la voce adesso?” lo incalzò Aomine.
“Perché non la smetti tu?” di nuovo Kagami.
“Chi ti ha chiesto niente?” il ghigno di Aomine.
“Ancora parli?” il tono di sfida di Kagami.
“Certo che sei fastidioso per essere una nullità!” la reazione di Aomine.
“A chi stai dando della nullità? Si può sapere chi cazzo credi di essere?”
Kuroko lo tirò per la maglia e Aomine rise.
“Vuoi sapere chi sono? Io sono quello che ti ha lasciato il posto. E lasciatelo dire. Non sei all’altezza. Ma questo te lo potrà confermare Kuroko. Ci vediamo Tetsu. Non credevo che saresti caduto così in basso.”
Né Kuroko, né Kagami riuscirono a controbattere. Quando Aomine e Momoi furono usciti dal loro campo visivo, Kuroko si voltò a guardare Kagami e si gelò.
“Kagami-kun…”
“Devi confermarmi qualcosa, Kuroko?”
“Kagami-kun, non è come pensi tu.”
“Non sono così stupido da credere che tu non abbia giocato con altri prima che con me. Però quello parlava di qualcos’altro. Così io avrei preso il suo posto? E non ne sono all’altezza?”
“Kagami-kun, non è così…”
“Non è così, cosa? Era la punta di diamante della Teiko, giusto?”
“Sì..”
“Giocavi per lui…”
“Sì.”
“E’ per lui che hai creato il passaggio razzo.”
“Sì.”
Kagami strinse i pugni.
“Eri la sua ombra.”
“Sì.”
“E’ più forte di me?”
Kuroko lo guardò con occhi che supplicavano di non costringerlo a dare quella risposta.
“E’ più forte di me?” urlò questa volta Kagami.
“Sì.”
Kagami si voltò.
“Kagami-kun, questo non significa che la tua luce sia meno forte della sua. La luce di Aomine-kun è come un faro nella notte, la luce di Kagami-kun è come…”
Kagami sollevò una mano come per fermarlo e Kuroko tacque.
“Sono stanco di queste stronzate. Luce, ombra, miracoli. Io voglio solo giocare a basket, perciò fammi il piacere Kuroko: lasciami in pace.”
Si allontanò senza vedere che il volto di Kuroko si rigava di lacrime che l’ombra pensava di non dover versare mai più dopo tutta la sofferenza provata con Aomine.

  
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