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Autore: Yellow Canadair    14/05/2014    15 recensioni
Una ragazza che doveva rimanere nascosta, un prigioniero che doveva rimanere tale, una minaccia che incombe come la nebbia sul mare… Ma tutto comincia in una latteria dove Moda, una biondissima bambina, trova sul greto del fiume un pirata svenuto con il vessillo di Barbabianca sulla schiena. Chiama così in piena notte la sua vicina di casa, Lilian, per farsi aiutare a soccorrerlo.
Lilian Rea Yaeger sembra una persona gentile e prudente come tanti abitanti delle fattorie che costellano i campi di grano, ma è davvero solo una ragazza di campagna? Portuguese D. Ace è scanzonato, allegro, pronto a mangiare come a combattere ma tormentato dai propri natali... il suo passato però conta poco qui: lui e i suoi fratelli stanno per essere travolti da una complicata rete d'intrighi intessuta tra le stanze dei dipartimenti scientifici della Marina.
Sparatorie, fughe rocambolesche, corse contro il tempo e alleanze improbabili saranno il filo rosso di quest’avventura in bilico tra la vita e la morte!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Ciurma, di, Barbabianca, Nuovo, personaggio, Portuguese, D., Ace, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Flyin’ high'
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Epilogo: l’atterraggio del Canadair


 

-È dentro?- domandò sottovoce Marco ad una delle infermiere.

-Se non l'avessimo fatto entrare avrebbe fatto solo schiamazzi! Lo sai com’è fatto.- sospirò la donna. -Si è messo lì quieto, finché non tenta di svegliarla o di muovere i tubi può rimanere.-

Le crocerossine di Barbabianca erano riuscite a sgombrare un ripostiglio per assicurare alla ragazza una saletta vicino all’infermeria ma separata dai rumorosi uomini che si lamentavano e raccontavano le proprie gesta, e lei dormiva anestetizzata, protetta da un paravento bianco. La porta era lasciata socchiusa, e qualcuno avrebbe giurato di aver scorto persino Crocodile gettare un occhio per sincerarsi delle condizioni del moscerino, come diceva lui sprezzante, ma erano sicuramente calunnie.

Se tenere Pugno di Fuoco fuori dalle operazioni chirurgiche era stato un puro miracolo ed era dovuto intervenire Jaws, sperare che rimanesse anche fuori dalla stanzetta dove Lilian dormiva stordita dagli anestetici e intubata da far paura, era una follia.

Ormai erano passati due giorni dagli scontri ad Athenry Valley, e le donne dall’uniforme cipria avevano finalmente decretato per la ragazza il fuori pericolo, facendola uscire dalla terapia intensiva, con grande sollievo di tutti ma soprattutto di Ace, che alla notizia si era praticamente lasciato andare contro una delle paratie della nave ed era scivolato fino a terra, sedendosi con la testa tra le mani con un gran sospiro.

-E poi è meglio se al risveglio avrà vicino qualcuno di familiare.- continuò seria la donna guardando il pirata moro seduto su uno sgabellino accanto al letto bianco, con una mano della ragazza tra le sue. -Non le piacerà il catetere sulla succlavia. E nemmeno il sondino naso-gastrico.-

Marco apparve pensoso. La sua interlocutrice continuò il suo discorso:

-Poco prima di anestetizzarla le abbiamo detto di tenere duro…- raccontò esitante l’infermiera. -E lei ci ha mandate a quel paese… anche se in altre parole.- abbassò la voce lievemente piccata.

Marco ghignò; decisamente la testardissima Yaeger aveva ancora qualche asso nella manica, e non si sarebbe dichiarata sconfitta per qualche proiettile in corpo.

 

~

 

Il suo respiro, lento e faticoso. Gabbiani, gabbiani nel cielo rosa. Sua madre. Aerei che esplodevano, amici che sparivano per sempre. Paul chino su di lei che le tagliava la pancia con un coltello, estraeva un pallone lasciandola vuota, e la buttava via.

Odore di disinfettante. Clavulanico augmentin, formule magiche? un due tre stella, io me ne vado a Samarcanda e tu rimani qui. Amosillicina. Amo… Amossicina. Sillamocina?

Odore di sigaro e di dopobarba. Una grande mano sulla sua fronte. Crocodile che le metteva il cappotto addosso, Caro che le portava il caffè dopo una ricognizione, il cigolio del legno di una nave, la realtà che tornava sottoforma di lunghe linee di sole che filtravano dalle tende accostate della sua cabina. Dolore! Dolore! Il ventre in fiamme! Socchiuse le labbra, la lingua accarezzò qualcosa di freddo che le scendeva giù, giù in gola, le ferite la fecero gemere sommessamente. La sillamocina, era di sicuro colpa sua.

Tentò di respirare più forte, ma una fitta al grembo le arrestò i movimenti. Era viva. Cercò di portarsi una mano al capo, dove qualcosa le stringeva la fronte e i capelli, ma trovò il suo braccio immobilizzato da un ago all’incavo del gomito.

-Calma, calma. È tutto a posto, non ti muovere.- la voce del Primo Comandante la fermò, una mano salda ma lieve si posò sulla sua spalla tenendola al letto.

Lilian aprì appena gli occhi appiccicati di mascara messo ormai un giorno prima, forse anche più. Forse anni prima. C’era qualcosa che faceva rumore, ritmicamente, come un orologio, ma andava troppo piano… ecco, ora accelerava un pochino… che strani secondi.

-Tranquilla, sei sulla Phoenix ed è tutto finito.- le disse subito la Fenice. Poi negli occhi di Lilian dovette dipingersi il panico, perché immediatamente la macchina che monitorava la frequenza cardiaca partì al trotto, allora Marco si avvicinò ancora di più, le sfiorò i capelli cercando di essere meno spiccio che poteva e disse basso: -Sei fuori pericolo. In bocca hai un sondino, ti sta aiutando a non vomitare altrimenti si riapre la ferita.- le sfiorò il catetere poco sotto la clavicola. -Questo andrà via tra un paio di giorni, non puoi ancora mangiare.-

Lilian guardava Marco e sentiva la sua voce fluire nell’aria. Chissà cosa le stava dicendo. Era così spedito!

-Pure lui è vivo, anche se non sembra.- e l’uomo guardò accanto a lui, verso i piedi del letto. Seguendo il suo sguardo Lilian mise a fuoco, più o meno all’altezza del proprio fianco, la testa di Ace sprofondata nel materasso, il suo russare tranquillo soffocato appena dal lenzuolo.

-Alzati, idiota.- fece il fratello maggiore dando un colpo leggero a di Pugno di Fuoco che grugnì senza destarsi. -Voleva rimanere sveglio finché non avresti riaperto gli occhi.- spiegò alla ragazza.

-Quanto tempo…?- sussurrò Lilian impacciata dal sondino, facendo uno sforzo sovrumano per riuscire ad articolare quelle parole.

Marco alzò le spalle, riflettendo. -Stai dormendo da almeno due giorni.- disse. -E lui è crollato più di un’ora fa.-

-Amelia…?-

-Sta bene, è sulla nave.

Lilian sospirò, e con sguardo sollevato allungò le mani verso Marco, davanti a sé. Per qualche istante l’uomo non capì. Poi si chinò su di lei e si lasciò abbracciare, sorpreso.

 

~

 

Dieci giorni dopo Ace e Lilian erano insieme sul ponte della Seagreen, era un tramonto rosso e oro, guardavano il sole che si inabissava piano nel mare lucente, mentre ad est era già notte, su quel vasto mare che loro, dall’alto della nave, sembravano dominare. Lei era seduta sul parapetto, al riparo da un possibile tuffo dietro al sartiame che si arrampicava verso l’alto. Indossava una maglietta da uomo e una lunga e ariosa gonna bianca che ondeggiava nel vento e profumava di detersivo. Il pirata la reggeva contro di sé, stringendola cercando di fare più piano che poteva: Josephine non le aveva ancora tolto i punti e le fasce, e quella era la prima volta che le permetteva di allontanarsi dalla cabina, seppur solamente in braccio a qualcuno.

Ace la fece appoggiare con delicatezza contro di lui; aveva paura di aver commesso un’imprudenza, a farla uscire dal letto. Si fosse trattato di lui, non avrebbe esitato a mettersi nei guai, fasce o non fasce, ma era in gioco Lilì, così piccola e indifesa in quel momento da risvegliare un istinto di protezione che raramente gli era capitato di provare. Insomma, l’ultimo con cui l’aveva provato era stato Rufy, ma la situazione era completamente diversa!

«Non metterle pressione, nel chiederglielo.» gli aveva suggerito Marco. «Se vuole rimanere con noi, dovrà arrivarci da sola. Forzarla non solo sarebbe ingiusto, ma per quel poco che la conosco potrebbe produrre l’effetto opposto. Lasciala libera.»

Libera.

Ed Ace, che su quella parola aveva costruito l’intera sua esistenza, decise di aspettare, anche se a malincuore. Fretta? No, niente fretta. Nel suo caso si trattava di foga, ma la mise a tacere.

I piedi nudi di Rea ondeggiavano nel vuoto, vicino alle ginocchia di Ace, e lei si strinse piano al pirata che l’abbracciò a sua volta, sfiorandole i capelli con le labbra e posandovi un bacio. Rea sollevò la testa per baciarlo a sua volta, ma un forte dolore la fece fermare subito, e si portò una mano all’addome.

-Ehi! Ti ho fatto male?- mormorò preoccupato Ace, allentando un po’ la presa. -Vuoi tornare a letto?-

-No... no, sto bene, tranquillo.- lo rassicurò la ragazza. -Mi sono mossa io.- sospirò.

-Cazzo, lo sapevo che era presto per strapazzarti così.-

-Ha parlato quello che se ne andava in giro con un ago da sutura appeso al braccio.- lo punzecchiò Lilian. Gli sfilò giocosa la collana di perle rosse e l’indossò, anche se per lei era decisamente troppo grande.

Portuguese mormorò una risata, la sua mano cercò quella che Lilian teneva in grembo, quasi a difenderlo, e le loro dita si intrecciarono sulle fasce bianche che cingevano il ventre della ragazza. Lei chiuse gli occhi, stanca ma serena.

-Lilì…- mormorò il ragazzo passandosi indeciso una mano sulla nuca. -Cosa farai adesso? Voglio dire, dove andrai?-

Lei sospirò debolmente, guardò in basso. -Non lo so.- ammise. -Prenderò la Castle e forse tornerò verso il Sud. O magari in Oriente, pare che siano zone più tranquille.-

-Oh…- borbottò Pugno di Fuoco. -Hai già fatto il tuo piano, vedo.- e si sforzò di sorridere.

-Un piano chiaro e ben ponderato.- ribattè Lilian. -A Sud. A Oriente. Mete precise, non c’è che dire.-

Riuscì a strappare un riso sarcastico al pirata, che però chiese ancora: -Perché non rimani con noi, invece?

Ciao consigli di Marco, ciao.

La prima volta che lui gliel’aveva chiesto, lei aveva praticamente rifiutato perché non avrebbe riconosciuto Barbabianca come suo padre, purtroppo però le cose erano cambiate.

Lilian si voltò speranzosa verso di lui, ma poi un pensiero sembrò riportarla con i piedi per terra. -Sarebbe bellissimo.- disse. -Ma tu conosci i tuoi fratelli, e conosci me: non ne sono all’altezza, lo sai. Posso fare la sbruffona su un aereo, ma non ho più nemmeno quello. Non preoccuparti per me… sopravvivrò in qualche modo.- sorrise amara.

-Lilì.- la pregò prendendole il volto fra le mani. -Smettila di scappare, sono mesi che corri e voli per mezzo mondo per salvarmi il culo! Vuoi rimanere qui?

-Sono troppo debole…

-Infatti non ti ho chiesto quanto sei forte. Ti ho chiesto se vuoi rimanere.-

Lilian sospirò. Guardò il mare e poi le vele della Phoenix. Seguì con lo sguardo i filibustieri che, lontani da loro, sbrigavano le proprie faccende. -Sì. Sarebbe bello.-

Poi guardò com’era conciata. -Ma sono troppo debole. Il problema poi è che… sono ricercata, non ho nessun posto dove andare e… ma non ti preoccupare, sono problemi miei, sbarcherò alla prima occasione, troverò…-

-Lilì. Basta sparire.- la rimproverò dolcemente il pirata. La fissò negli occhi scuri e ancora lucidi e le domandò: -Sono problemi nostri. Tuoi, miei, di Marco, di Jaws, di Vista e di tutti gli altri. Va bene, i tuoi tentativi di aiutarci sono stati un disastro. Però ci hai provato, e questo lo sanno tutti. Secondo te, ci vuole più coraggio a lanciarsi in battaglia con un potere come il mio.- lingue di fuoco saettarono attorno ai due. -O con due pistole, come te?-

-E un fucile. E un coltello. E la Contro-Ambizione.- completò Lilian.

-Allora lo vedi che non sei così indifesa?- la prese in contropiede Ace con un ghigno strappando un’espressione indispettita all’aviatrice. -Ma devi esserne convinta. Non farlo perché te lo sto chiedendo. Non farlo perché ti senti in obbligo. Se vorrai, ti faremo sbarcare su una delle nostre isole, sarai al sicuro, nessun Marine verrebbe mai a cercarti. Potrai ricominciare tutto daccapo.-

Ad Ace pesava dirle quelle parole. Ma era un’alternativa reale, e lui non voleva costringere nessuno a far parte della flotta, men che meno Lilì.

-Non mi chiudo in un’isola per il resto della mia vita!- si voltò verso di lui, lasciando che il vento le portasse sul volto i capelli mori che le ricrescevano disordinati. Sospirò e si prese qualche attimo prima di continuare. Poi puntò lo sguardo negli occhi ardenti del pirata e assottigliando gli occhi affermò grave: -Credo proprio che verrò con te, Portuguese D. Ace.-

Il figlio di Roger sospirò, sfiorò una guancia della ragazza e con le dita le accarezzò i capelli dietro la nuca. -Non farlo solo per me… sono un mezzo demonio, potrei farti del male.

-Oh beh.- alzò le spalle Lilian. -In quel caso, signor demonio, andrò a spiattellare tutto a Fossa. Lui ti troverà. E ti ucciderà.- concluse serissima e un po’ inquietante.

No, farle prendere sul serio le proprie origini era impossibile, pensò Ace, però Lilì riusciva in qualche strano modo a farle prendere meno gravemente anche a lui, almeno per un po’.

-Volevo dire…- si spiegò meglio. -Non rimanere solo per me. Siamo pirati, lo sai; tocchiamo terra quando capita, rapiniamo e uccidiamo. Devi giurare fedeltà alla bandiera e al nome del babbo.

-Non “del babbo”.- lo corresse. -Di “Edward Newgate”.-

-Edward Newgate.- ripetè Ace paziente. In fondo, se lei aveva un padre, era ingiusto chiederle di considerare tale Barbabianca. E adesso, purtroppo, anche inutile.

-Sei sicura?- insistette però il ragazzo.

Lilian lo guardò dritto negli occhi e sussurrò: -Secondo te, con la mia faccia che ha fatto il giro del mondo sopra la scritta “novantanove milioni”, a terra da sola quanto duro?-

-Ma tu guarda.- ghignò il ragazzo. -C’è un nuovo pericoloso filibustiere qui!- la abbracciò più delicatamente che poteva e le stampò un gran bacio in piena bocca mentre la ragazza ridacchiava. Poi si lasciò andare anche lei a quel bacio, chiuse gli occhi e accarezzò le labbra di Ace con le sue, godendosi quel momento che si negava da ormai troppo. Immerse le mani fra i capelli mori del ragazzo e lo solleticò con la lingua. Il pirata sorrise e rispose a quel gioco, poi aprì lievemente gli occhi per guardarla. Lilì gli restituì lo stesso sguardo. Eccola. Stanca ma sorridente, ferita ma felice. E profumata di marsiglia, grazie alle infermiere. -Benvenuta a bordo, Yaeger.- ghignò.

Lo sguardo della ragazza si velò di paura. -Reggimi!- lo pregò.

-Shhh, sono qui.- mormorò Portuguese stringendola con trasporto. Un giramento di testa, ormai ci era abituato. Erano dieci giorni che le stava vicino, come un cagnolone da guardia, baciandola nonostante il sondino e coccolandola facendo lo slalom tra i tubicini che la circondavano, stupendosi della tranquillità con cui si faceva somministrare l’antibiotico direttamente in vena. «Ma le ragazze non hanno paura del sangue?» si era chiesto guadagnandosi un’occhiataccia di sdegno da parte di infermiere e dottoresse: «E noi cosa siamo, capre!?»

 -Torniamo dentro?- propose scacciando la visione delle crocerossine sul piede di guerra.

-No!- rispose capricciosa Lilì, facendolo ridere. Lei si abbandonò fra le sue braccia atletiche, lasciando che il calore del torace del ragazzo la avvolgesse. Chiuse gli occhi, assaporando l’odore di brace del compagno e accarezzandogli i capelli neri.

-Sicuro che non sono troppo… troppo fragile per rimanere?

- Ho deciso. Sei nella mia divisione!- le mormorò il Comandante ignorando del tutto la mozione. -Stasera ne parliamo agli altri!-

 

~

 

-Nella tua divisione? E perché?- sorrise furbo Marco a cena. -Non ha mai funzionato così con i novellini.-

Ace era interdetto. Accidenti, non ci aveva pensato!

-Se tutti decidessero dove andare, la divisione di Izou conterebbe un solo membro.- disse Rakuyou, guadagnandosi una pallottola del fratello ad appena un millimetro dai preziosissimi baffi.

Ace ci rimase male, ma era un comandante anche lui e non poteva non comprendere la situazione.

-Hanno ragione.- ammise Lilian, presente a quella riunione che la riguardava nonostante le proteste delle infermiere superstiti, che avrebbero voluto tenerla tranquilla nel suo letto e prima o poi ce l’avrebbero inchiodata, per sicurezza. -Ma davvero mi date il permesso di entrare?- bisbigliò a Fossa, che era vicino a lei. -Siete tutti mostruosamente forti, io sono una frana.

-E infatti noi siamo i Sedici Comandanti, tu no.- tuonò l’uomo senza scomporsi. -Forza signori! Chi appoggia la candidatura?- si levò in piedi, che di iniziazioni di nuovi membri ne aveva viste tante e sapeva a memoria come dovevano svolgersi le cose. Tolse il cilindro di testa al fratello Vista e declamò: -Chi se la prende? Lilian Rea Yaeger, cecchino e aviatore!-

Di solito era Barbabianca a far entrare nuovi membri, ma spesso succedeva che fossero i figli a chiedere che questa o quella persona entrasse nella famiglia. In questi casi, in assenza dell’Imperatore, c’era un Comandante che proponeva il nuovo acquisto, e perché questi fosse accettato bisognava che la candidatura fosse appoggiata almeno dalla metà dei Capitani; se veniva raggiunto il numero minimo, poi tra questi Capitani veniva estratta a sorte la divisione di appartenenza.

-Sembra selettivo, ma è necessario.- spiegò Halta alla ragazza. -Te lo dico come Comandante… non prendertela, ma una nuova recluta è anche una grossa responsabilità.- disse.

Lilian guardò gli uomini che parlottavano tra loro.

-Ogni pirata deve sì lavorare e giurare fedeltà, però un Comandante ha il dovere di difenderlo, e se questa recluta combina qualche guaio, la colpa ricade sul capitano.

-Ecco perché Ace ha voluto a tutti i costi giustiziare Teach.- capì Lilian. Era una questione di onore per lui, ma anche una forma di dovere, di fedeltà a quanto giurato entrando nella flotta di Barbabianca.

-Esatto.- sussurrò la Comandante. -Purtroppo non posso appoggiarti, Lilian.- si scusò la donna. -La mia divisione è stata decimata, non ce la sentiamo di far entrare nessuno, al momento. Se però arrivi solo fino a sei voti, ti aiuterò.- promise.

La situazione sul Lancelot era diventata incandescente: troppi lutti tra quegli uomini che avevano sofferto particolarmente a Marineford e a Foodvalten, troppo dolore su quella nave che proprio non sarebbe riuscita ad accettare un nuovo arrivato.

Oltre ad Halta, alcuni non appoggiarono la candidatura: la colpa diretta non era di Lilian, ma lei rimaneva la causa per la quale il Babbo era morto. Accogliere la ragazza nella propria ciurma avrebbe significato renderle la vita un inferno, e la questione non riguardava solo il capitano ma anche la ciurma sotto di lui. Senza contare il fatto che con le sue azioni spesso impulsive Rea aveva dimostrato di essere molto recalcitrante ad accettare ordini, e questo per un suo futuro capitano poteva diventare un problema.

Rea si sentì un po’ mortificata, ma bastò un sorriso di Vista e un pollice alzato di Rakuyou a rassicurarla, senza contare la presenza di Ace al suo fianco.

Serviva il favore di almeno sette comandanti salvo colui che aveva avanzato la proposta. Il primo nome a finire nel cilindro di Vista per il sorteggio fu come promesso quello di Fossa, seguito quasi subito dal fratello Rakuyou. La Fenice sospirò, scrisse il proprio nome su un foglietto e sorridendo in direzione di Lilian lo tuffò nel cappello.

Poi toccò a Jaws, che sebbene non fosse del tutto convinto lo faceva per Amelia: la ragazza gli aveva chiesto di fare di tutto per prendersi cura dell’amica.

-Ah già, serve anche il mio per il sorteggio.- si ricordò Pugno di Fuoco, e Vista gli passò carta, penna e calamaio.

-Scrivi decentemente, analfabeta!- lo punzecchiò Vista vergando con precisione il suo nome su un foglietto. -L’ultima volta per capire che era il tuo cartiglio abbiamo dovuto tirare fuori tutti gli altri!

E anche i nomi di Ace e Vista andarono a far compagnia agli altri.

Altri due. Lilian guardò preoccupata Halta, che rispose con un impercettibile cenno del capo; voleva dire “tranquilla, se si candida almeno un altro, mi faccio avanti anche io”.

-Un tiratore, uhm? Può servire.- tuonò il gigantesco Blenheim, il più anziano dei capitani, dall’angolo della stanza. -Ma t’insegnerò a colpirli dal davanti, i nemici.- promise severo.

-Grazie.- sussurrò Rea intimorita.

Silenzio.

Ace si guardava attorno deluso… certo, anche a lui era capitato di non appoggiare una qualche candidatura ma… andiamo! Era Lilì! Aveva combattuto con loro, per loro, era stata coraggiosa e forte fino a rischiare la morte! Certo, a braccio di ferro avrebbe perso contro chiunque, e non aveva fatto altro che prendersi batoste da Teach, Doflamingo, Borsalino a Marineford, Lafitte, Blackwood, ma era caparbia ed era sempre andata avanti come un panzer! Oh, se ci fosse stato Satch! Il buon vecchio Satch l’avrebbe quotata all’istante, ne era sicuro!

Halta aprì la bocca per parlare. -Appog…-

-L’appoggio io.- disse un uomo.

Speed Jill si era alzato e sorrideva pacifico. -Va bene, piccola Lilian.- proferì. -Benvenuta in famiglia… mostraci cosa sai fare.-

~

A Lilian tremavano le mani, i capitani la guardavano curiosi. Ace avrebbe tanto voluto sentire il suo nome e vedere i suoi occhi cercarlo, ma le probabilità erano basse, lo sapeva. Non era preoccupato però: sapeva che in qualsiasi divisione fosse andata, i suoi fratelli l’avrebbero protetta come avrebbe fatto lui, si fidava di loro completamente.

La ragazza tuffò la mano magra e abbronzata nel cilindro di Vista e rovistò un pochino fra i bigliettini che le solleticavano le dita. “Prendi me, prendi me!” sembravano bisbigliare frenetici.

-Cinque sacchi che rimarrà delusissima. - puntò Speed Jill aggiustandosi il fez.

-Sei che scoppia a piangere.- ribatté Izou chiudendo il ventaglio con uno scatto stizzito. -Lo sanno tutti che avrebbe voluto entrare nella Seconda Divisione.

-Quattro che viene da me.- tuonò Jaws.

Lilian srotolò il cartiglio con dita tremanti, poi guardò verso uno dei Capitani.

-…Vista.-

 

 

 

 

FINE




Bene signori, stavolta è finita davvero!

I personaggi di questa storia appartengono ad Eiichiro Oda, eccezion fatta per Lilian Rea Yaeger, Paul Blackwood, Amelia Lehired, Charles Lehired e Caro Vegapunk.

Un grazie particolare a Legasy (tra l’altro) per il personaggio di Paul Blackwood.

Grazie a Sherry21 per tutte le spiegazioni su operatorio e post-operatorio!! Purtroppo non ho potuto mettere tutto, scusami!! Spero di non aver fatto gaffe!

Grazie a tutti voi che avete sostenuto questa storia!

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno speso un minuto per recensire i capitoli, grazie, grazie davvero!

 

 

 ...


Mia cara Rani,

ho quasi finito. Ormai la Contro-Ambizione è quasi pronta. Con essa potrò liberarti e cancellare per sempre la tua presenza. Ti porterò via da quell’inferno e farò in modo che nessuno si ricordi nemmeno della tua esistenza.

Solo così, Rani, sarai libera.

Niente più dolore. Niente più Impel Down. Potrai iniziare la nuova vita che hai sempre sognato. Non più schiava del tuo potere. Non più isolata dalla Marina.

Sorella mia, resisti ancora per un po’. Ancora pochi giorni.

Sto venendo a prenderti.

Paul Blackwood


  
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