Serie TV > Army Wives - Conflitti del cuore
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Autore: Cara_Sconosciuta    15/05/2014    3 recensioni
Ho conosciuto due amori nella mia vita.
La medicina, il primo, indimenticabile, scoperto a cinque anni curando un passero caduto dal nido.
Ho sempre saputo che sarei diventato un medico, non c'era dubbio, non ho mai creduto di essere nato per qualcos'altro.
La medicina è una vocazione, più che un mestiere.
Un po'come fare il soldato, se capisci quello che intendo dire.
Non è lei, tuttavia, il mio amore più grande, no. Quello l'ho incontrato qualche anno dopo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Denise Sherwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono una neofita del mondo di Army Wives e mi perdonerete se non ho scritto di una delle protagoniste.

Qui non mi conoscete ancora, ma io sono la paladina dei personaggi secondari, delle comparse di un momento, delle cause perse.

Il mio amore per Seamus Deaver e la delicatezza del personaggio di Getti mi hanno praticamente fatto violenza affinché scrivessi di lui.

E così eccolo qui, il mio saluto al dolce dottore di Fort Marshall.


Addio Getti.

Quando un personaggio riesce in così pochi minuti sullo schermo a catturare il tuo cuore in questo modo, non puoi che ringraziare gli sceneggiatori per averlo creato e l'attore per avergli dato vita.

Amo i personaggi di cui nessuno si ricorda, amo donare loro l'importanza che per il mondo non hanno mai avuto. Perché secondo me, da qualche parte, ogni personaggio esiste e aspetta solo di poter vivere un altro po'.

Scriverò ancora di te, Getti, promesso.

Almost Lovers Always Do



Ho conosciuto due amori nella mia vita.

La medicina, il primo, indimenticabile, scoperto a cinque anni curando un passero caduto dal nido.

Ho sempre saputo che sarei diventato un medico, non c'era dubbio, non ho mai creduto di essere nato per qualcos'altro.

La medicina è una vocazione, più che un mestiere.

Un po'come fare il soldato, se capisci quello che intendo dire.

Non è lei, tuttavia, il mio amore più grande, no. Quello l'ho incontrato qualche anno dopo.

Frequentavo il liceo e il mio migliore amico, allora, era il libro di biologia. Per il mondo, ero solo il ragazzino timido con gli occhi grandi e azzurri. Al massimo, per chi mi conosceva meglio, il ragazzino timido con gli occhi grandi e azzurri e il cognome italiano.

Vivevo con il solo obbiettivo di entrare a medicina, delle altre persone non mi interessava.

E poi ho conosciuto Perry.

Percival Liffey, irlandese di nascita, gli occhi più grandi e più azzurri dei miei, il corpo ricoperto di tatuaggi. Sua sorella, Delia, era in classe con me, poco più che una bambina piccola e sgraziata, che ricordavo più che altro per il mandarino che si portava sempre come merenda per l'intervallo.

Conobbi Percival, dicevo, mentre aspettava Delia leggendo un libro, appoggiato all'oggetto più meraviglioso che avessi mai visto.

Trovai il coraggio di rivolgergli la parola solo per sapere di più su quello splendore.

Si chiamava Morrigan, mi disse, ed era una Harley Davidson Fat Boy nera come l'inchiostro, con due borse di cuoio borchiate appese ai lati e l'interno dei cerchioni dello stesso colore di una notte senza stelle.

Fu come avere di nuovo quattro anni, come quando avevo scoperto la medicina.

Morrigan era lì davanti a me, e io sapevo, ero certo che un giorno sarebbe stata mia, che l'avrei cavalcata lungo una strada infinita, solo io e lei, con il vento in faccia e il rombo del motore come unico compagno.

Credo che tu mi possa capire, mia bella infermiera motociclista.

Quando, dopo quasi dieci anni, il neonato chirurgo traumatologico Chris Ferlinghetti, che poi sarei io, salvò la vita a Delia Liffey, rimasta ferita gravemente in un incidente ferroviario, le chiavi nere con quella grande h disegnata sopra apparvero misteriosamente nel mio frigorifero, vicino ad una bottiglia di latte scaduta.

Non mi chiesi nulla in quel momento, né come Percival avesse fatto ad entrare, né da quanto ponderasse di farmi quel regalo.

Corsi solo fuori, ripetendomi che non poteva che essere uno scherzo.

E invece lei era lì, lucida e potente nella notte appena nata.

Nulla è paragonabile alla mia prima cavalcata su quella scalpitante cavalcatura dal cuore irlandese.

Nulla, tranne quel nostro unico bacio, Denise.



So dove sono, so che tutto sta finendo per me, che Morrigan cavalcherà da sola, da ora in poi, eppure non riesco a essere triste.

Non ci riesco, perché tu sei accanto a me.

Non so dove siamo, non so nemmeno se questo posto esiste davvero, ma so che la tua mano che stringe la mia è reale come lo sono io e lo sei tu. E allora, con gli occhi chiusi e il corpo molle, anche io stringo la tua, mentre un vento che sa di mare e sogni mi sfiora come una carezza data di nascosto.

La tua voce è dolce e morbida, musicale come un canto, ma non riesco a cogliere nemmeno una parola di quello che mi stai dicendo. Come se fosse una lingua straniera.

Come se fossimo in due mondi diversi e le nostre mani fossero l'unico punto di contatto.

Non è forse sempre stato così?

Sorridi, dolce Denise, perché non è triste la nostra storia, non è dolore quello che abbiamo.

Tristi erano i tuoi occhi, impauriti nell'incontrare i miei, spaventati dal nome che forse i nostri sentimenti avrebbero adottato presto.

Quasi amore, io e te.


Da soli sempre, in un bar affollato o in una sala operatoria piena di gente, intenti a salvare una vita.

Il tuo talento, la tua dedizione mi hanno più volte tolto il fiato, rischiando di farmi deconcentrare da quello che stavo facendo.

Sono sicuro che, se ne fossero stati coscienti, i miei pazienti non avrebbero apprezzato poi molto questa mia distrazione, ma io... io ero di nuovo un ragazzino del liceo che vede per la prima volta la sua futura motocicletta.

Siamo questo, io e te.

Anime delicate e folli che hanno bisogno di due ruote per sentirsi davvero vive.

Non volevo innamorarmi di te, perché sapevo che sarebbe stato difficile, o, forse, impossibile.

Ti chiedo scusa se non ce l'ho fatta, Denise, ma tu sei troppo per qualsiasi cuore sia in grado di vederti davvero.


Credo che morirò, dopotutto.

È già da qualche ora che non sento più dolore e probabilmente il mio cuore sta valutando il momento migliore per smettere di battere.

Mi fa male pensare che Morrigan non è altro che un'accozzaglia di lamiere da qualche parte vicino al nostro bar. Se avessi potuto scegliere, l'avrei lasciata a te, ma forse è meglio così.

Troppe spiegazioni da dare al tuo bel marito soldato.

Eppure è un bel modo per morire, per l'ultima volta in sella alla mia cavalcatura.

Solo rivederti avrebbe potuto renderlo migliore.

Solo stringerti ancora una volta.

Sarebbe stato bello, Denise.

Sarebbe stato giusto.

Se tu mi avessi raggiunto, in quel dannatissimo bar, non so nemmeno se ti avrei lasciato parlare.

Ero stufo, lo sai?

Non avevo più voglia di essere il ragazzino con gli occhi grandi e azzurri che si fa portare via la principessa dal guerriero in uniforme.

Volevo essere io l'eroe.


Ti avrei baciata, Denise.

Ti avrei stretta forte per non lasciarti allontanare, per sentire ogni centimetro di te. E tu saresti stata d'accordo, perché nel mio folle sogno anche tu mi amavi.

Saresti salita con me su Morrigan, saremmo scappati via senza pagare, ridendo come due adolescenti.

E poi a casa mia, in quel piccolo buco da scapolo centauro, ti avrei stretta ancora e ancora e ancora.

Ti avrei baciata tutta la notte, e tu saresti stata la cosa più bella che le pareti di casa mia avessero mai visto.

Avremmo fatto l'amore, forse.

Mi sarebbe piaciuto, perché io non so se ho mai davvero fatto l'amore.

Con te sarebbe stato diverso, lo so e basta.

Le mie mani nei tuoi capelli, il tuo corpo stretto al mio, senza mai chiudere gli occhi, senza vergognarci del nostro piacere.

Senza l'ombra di tuo marito, perché tu, nel mio piccolo sogno, avresti subito deciso di partire con me.


Tu, però, a quel bar non sei venuta e io ora sono qui a morire, in un letto dell'ospedale che ci ha fatti incontrare.

Mi piace pensare che sia tu a curarmi.

Mi piace anche immaginare le tue lacrime, quando me ne sarò andato.

È crudele ed egoista? Forse sì, ma è l'ultimo modo in cui puoi essere mia.

Addio, mia dolce infermiera.

Spero che il mio passaggio nella tua vita abbia significato qualcosa.

Se ti ho aiutato anche solo un poco a capire qualcosa di te, a tirare fuori quel tuo meraviglioso lato folle che ha tanta paura di farsi vedere, se ti ricorderai di me, allora posso andarmene contento.

Sei bellissima, Denise, mia quasi amante.

Avrei dato il mondo per poterti chiamare amore.

Il mio terzo grande amore.


Goodbye, my almost lover

Goodbye, my hopeless dream 
I'm trying not to think about you 


Can't you just let me be? 


So long, my luckless romance 


My back is turned on you 


I should've known you'd bring me heartache 


Almost lovers always do



   
 
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