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Autore: Lunarys    15/05/2014    3 recensioni
[ I suoi occhi ci misero qualche secondo ad abituarsi al buio, ed appena Sam riuscì a distinguere qualche sagoma, si rese conto che in quella stanza qualcuno ci aveva vissuto. ]
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ORDINARIO ECCEZIONALE - 3S
Il giardino della vecchia casa era cresciuto a tal punto da sembrare una giungla. Sam, che si fermava ad intervalli regolari per staccare strane piante che gli rimanevano attaccate ai capelli o alle gambe, fu ben felice di aver optato per dei jeans lunghi quella mattina. Nonostante ciò, aveva le gambe così lunghe che le caviglie erano esposte alle piante, che le avevano rese rosse e pruriginose. Sperando che — a differenza della porta principale — la serratura della porta finestra sul retro non fosse stata cambiata, Sam si addentrò ancora più in profondità all’interno del giardino-giungla. 
Dopo qualche minuto si rassegnò e smise di togliersi le foglie dalla testa e dai pantaloni. Ormai il danno era fatto, e per il prurito alle caviglie che era diventato quasi insopportabile non conosceva altro rimedio che immergere i piedi nel latte per mezz’ora, cosa che al momento non era fattibile. Si fermò per alcuni secondi ad osservare un cespuglio con fiori grandi quanto la sua mano, alcuni variopinti a chiazze e altri più giovani, con tante sfumature. Il suo sguardo spaziò al grande giardino: tra tutte le piante, la maggior parte erano esotiche. Non ce n’era nemmeno una che si riconoscesse come indigena, tranne alcune chiazze di normale erba sul terreno. Le foglie erano di un verde scuro fin troppo intenso e Sam si chiese come avesse fatto sua nonna, proprietaria della casa, a tenere nascosto per tutto questo tempo il fatto che fosse una strega. 
Preferì non rispondersi, chissà mai che anche gli altri abitanti di quel paesino disperso fossero stregoni e fattucchiere. Il solo pensiero gli faceva venire la pelle d’oca dietro al collo. 
Sam sentiva di non appartenere a quella vita, e per questo non vedeva l’ora di sbarazzarsi di tutto il più velocemente possibile.
una volta raggiunta e aperta la porta sul retro - più forzando la serrratura che altro - se la richiuse alle spalle, e si passò una mano tra i capelli scuri, per tirarli via dalla fronte. Poi lanciò uno sguardo quasi sofferente a tutta la roba accatastata in casa: 
da vecchi libri a oggetti coperti con teli di stoffa, fino a strane boccette riempite fino all’orlo e chiuse con tappi di sughero.
Era tutto ricoperto da un sottile strato di polvere, che rendeva l’insieme della stanza ancora più inquietante. 
Sam stava camminando lentamente tra una catasta di libri e un tavolo pieno di fogli e strani amuleti, quando la sua attenzione venne attirata da un filo che pendeva dal soffitto, alla cui estremità era appeso un ciondolo formato da tre cerchi. 


Sam alzò il braccio per arrivare a prenderlo in mano e riuscire ad osservarlo meglio. 
Quando tirò il filo, il ciondolo sembrò staccarsi, ma in realtà era solo il soffitto che gli crollava addosso. Si scansò di lato di riflesso, ma gli arrivarono addosso dei pezzi di legno e un fagotto che poi — con orrore di Sam — si rivelò essere un ratto morto. 
Dopo che la polvere si fu dissolta, Sam riuscì ad intravedere il soffitto. Non si era esattamente squarciato, si era aperto. Una scala pendeva  da esso, come ad invitarlo a salire nel sottotetto di cui fino a pochi secondi fa non conosceva l’esistenza. Neanche in tutte le volte che era entrato nella casa lo aveva notato. 
Si alzò e si spolverò di dosso i detriti e la polvere che aveva addosso, lanciò un ultima occhiata alla stanza in penombra e poi afferrò con una mano l’estremità della scala, iniziando a salire. 
Sembrava reggere, e infatti Sam riuscì ad issarsi senza fatica nella soffitta. Strisciò la pancia sul pavimento, anche quello coperto da un sottile strato di polvere, e poi si alzò in piedi, facendo attenzione a non picchiare la testa sul basso soffitto. 
I suoi occhi ci misero qualche secondo ad abituarsi al buio, ed appena Sam riuscì a distinguere qualche sagoma, si rese conto che in quella stanza qualcuno ci aveva vissuto. 


Si avvicinò ad un tavolo ricavato da una pila di giornali, e prese in mano un piccolo quaderno dalla copertina scura che pareva rilegato a mano. 
Era rigonfio, alcune pagine erano state strappate e sostituite da fogli piegati e inseriti qua e là, e degli elastici tenevano delle piccole buste di carta fisse contro l’interno del retro del quaderno. Sam lesse qualche riga e decise di tenerlo per leggerlo con più attenzione, chissà mai che fosse il diario di qualche povera anima che sua nonna teneva prigioniera in quella soffitta. Non sapevi mai cosa aspettarti da quella donna.
Stava infilando il quaderno nella tasca interna della giacca, quando dei rumori provenienti dall’esterno della casa attirarono la sua attenzione. 
Si distinguevano almeno due voci, ma per quanto tendesse le orecchie Sam non riusciva a capire cosa stessero dicendo. 
“Maledizione” si lasciò sfuggire. 
Qualcosa lo spinse a pensare che quelle due persone cercassero dei soldi che sua nonna gli doveva ancora, e dato che non voleva avere problemi si affrettò a chiudere la botola al centro dello stanzino. 
Con ancora una mano nella tasca interna della giacca, cominciò a tirare verso di sè il filo con all’estremità lo strano ciondolo. Rimase perfino sorpreso quando la botola si chiuse di scatto e il filo si ruppe con un sonoro schiocco. Sam cadde all’indietro, sul tavolino ricavato dalla pila di giornali che si disfò facendo cadere tutto il contenuto a terra. Una boccetta di strana polvere nera brillante si frantumò e creò una polvere densissima. 
Sam non ebbe neanche il tempo di reagire, aveva ancora il ciondolo in mano quando sentì un risucchio, e poi più nulla.

Una volta che la nebbia nera si fu dissolta, Sam non riusciva a credere ai suoi occhi: la soffitta intorno a lui era scomparsa ed era stata sostituita da spaziose colline verdi. 
In lontananza si intravedeva un albero, solo in tutta la prateria, una grande quercia. 
  
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