Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: e m m e    15/05/2014    0 recensioni
Serie di Drabble e Flash-fic che seguono le varie iniziative a cui partecipo.
The Gods give with one hand and take with the other.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Spoiler!
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Azzurro
Brienne, Nuovo personaggio
437 parole

Si affaccia alla finestra del palazzo di suo padre e guarda il mare sotto di lei.
Non è un eufemismo: la sua dimora è costruita a picco sul mare. Tarth è come uno scoglio dipinto di verde in mezzo all’azzurro delle acque che lo circondano.
Capre pascolano le sue pendici, cavalli corrono liberi nelle sue piccole praterie, i pescatori si gridano sconcezze dai quattro angoli del porto.
Lei è cresciuta così, nuotando nuda tra le rocce affioranti, nascosta ad ogni occhio dalla spuma del mare.
Brienne guarda le onde con insistenza perché se si voltasse e si affacciasse all’altra finestra vedrebbe il verde dei prati bagnati dal sole e non può permetterselo.
Pensa a lui spesso, più spesso di quanto vorrebbe, ed essendo sempre stata una donna forte, in grado di evitare pensieri inopportuni, non riesce proprio a capire perché gli occhi verdi e tormentati di Jaime non la abbandonino quasi mai.
«È morto» dice a se stessa. «Basta con queste sciocchezze» aggiunge poi, con più forza.
Si alza, sistemandosi i pantaloni da uomo che non ha smesso di indossare, nonostante siano passati anni e lei sia diventa a tutti gli effetti la Signora di Tarth.
Passa una mano sul grande tavolo di legno – è una mano segnata da anni di battaglie, una mano di un guerriero – e osserva con pazienza le scartoffie che ancora deve sistemare, i messaggi dal continente a cui ancora deve rispondere.
Da sotto il tavolo sente una risatina soffusa. Rotea gli occhi e si china in avanti, scoprendo due bambini.
«Cosa ci fate qui?» domanda seria.
La più piccola, con i capelli castano scuro e gli occhi dello stesso colore, emerge dalle ombre con il faccino abbattuto. «Scusate, Lady Brienne» dice con voce appena udibile.
L’altro, un ragazzino biondo di circa cinque anni, gattona all’esterno e si pone accanto alla sua compagna di giochi, spostato un po’ in avanti, come se la volesse proteggere.
«Stavamo solo giocando a Dame e Cavalieri» le spiega fissandosi la punta degli stivali.
Brienne sospira e finalmente il bambino la guarda negli occhi.
Lei sostiene il suo sguardo con forza inaudita, quando l’unica cosa che vorrebbe fare – l’unica cosa che potrebbe darle un po’ di sollievo – è spostare la sua attenzione sull’acqua di zaffiro di Tarth.
Tuttavia gli occhi verdi e pieni di vita del bambino non si staccano dai suoi e alla fine Brienne li manda fuori tutti e due, a giocare a Dame e Cavalieri in un posto più appropriato.
Il bambino si volta a guardarla un’ultima volta e le sorride.
Brienne chiude la porta e fissa il mare con occhi vuoti di ogni sentimento.

Paura
Cersei/Jaime
248 parole

Quando la bacia, la barba le punge la faccia.
Cersei ha un’immagine vividissima e improvvisa della faccia grassa di Robert premuta sulla propria e il primo violento impulso è quello di allontanarsi e spingerlo via.
È un impulso che riesce a dominare quando la lingua di Jaime – quella lingua che conosce bene – si fa strada nella sua bocca, così calda, così familiare.
I baffi di Jaime le solleticano il labbro superiore.
Il suo odore è sudore, fango, sangue secco e qualcos’altro che non può fare a meno di ricordarle la putredine. Di nuovo, per la seconda volta nella sua vita, sente il bisogno di allontanarsi da lui.
Non lo fa naturalmente, perché quello è Jaime, suo fratello, la metà della sua anima che vive al di fuori di lei, ma vorrebbe farlo.
Anche quando lui alza il moncherino che adesso possiede al posto della sua mano destra e glielo porta al volto, anche in quel momento ha paura, e ha gli occhi sgranati e aperti sul volto martoriato di Jaime. Con i suoi baffi che le pungono la faccia e la sua passione che – gli Dei la salvino – la spaventa. La spaventa con gli occhi verdi pieni di dolore e disperazione, occhi di un fratello che stenta a riconoscere, la spaventa con quella mano che non c’è più, la spaventa con quel volto pieno di croste e cotto dal sole e dal vento.
Cersei lo bacia, perché lo ama – lo amerà sempre –, ma Jaime le fa paura.

Prima volta
Jaime/Brienne
361 parole

Brienne non sa cosa fare.
Lo ha voluto lei e per questo non si tira indietro – non si è mai tirata indietro di fronte a niente, Brienne la Bella, Vergine di Tarth – ma di fronte alla perdita di quella verginità che ha così tanto lottato per mantenere i suoi propositi iniziano a venir meno.
La stanza è buia: è lei che ha spento l’ultima candela e Jaime non ha protestato.
Brienne non vuole essere vista. Brienne non ha mai voluto essere vista. Brienne è brutta e sa di esserlo, ma forse al buio Jaime non si ricorderà di quanto lo è realmente.
Dopotutto lei, al buio, è sempre riuscita a immaginare tutto ciò che desiderava.
Quando la mano sinistra di Jaime le prende il polso, lei sussulta. Quando la faccia di Jaime preme contro la sua, lei sussulta. Quando la barba di Jaime le solletica la pelle del volto, di nuovo, lei sussulta.
Le labbra di Jaime sono piegate in un sorriso quando la bacia.
Ride di me, pensa Brienne. Ma sa perfettamente che non è vero, che quello di Jaime è uno dei suoi rari, rarissimi, momenti di tenerezza. Quelli che ha imparato a riconoscere come miracolosi e improvvisi e sempre rivolti verso di lei.
Non c’è paura, negli attimi successivi, quando è lei a dover aiutare Jaime a togliersi gli abiti, quando è lei a dover aiutare Jaime a toglierle gli abiti.
Non c’è paura quando la pelle incontra la pelle, quando riesce finalmente a comprendere come sia fatto il corpo di un uomo e di come, alla fine, non sia poi così diverso dal proprio.
Non c’è paura quando le labbra di Jaime si posano sulle sue spalle, sul suo petto, sulle sue cosce.
Non c’è paura né dolore, forse per la prima volta nella sua vita, non c’è paura né dolore.
«Mi fido di te» le aveva detto Jaime nella vasca di Harrenhal, guardandola fissa negli occhi.
«Mi fido di te» le stava dicendo ora lei, con le dita delle mani intrecciate tra i suoi capelli biondi, e quel corpo così brutto, così denigrato dal resto del mondo, che si univa al suo.
«Mi fido di te».

Gemelli
Jaime e Cersei
185 parole

Abbiamo respirato la prima aria insieme. Abbiamo osservato, urlanti, il volto di nostra madre. Insieme.
Ci siamo sorretti a vicenda nei nostri primi passi, nelle cadute inevitabili, nei pianti inconsolabili che scandivano le nostre notti. Abbiamo dormito abbracciati in una culla troppo grande e vuota che sapeva di latte, abbiamo stretto le dita l’uno dell’altro nei giorni di tempesta in cui niente sembrava essere sicuro tranne noi stessi.
Ci siamo scambiati sorrisi, dolcetti, baci, giocattoli, vestiti, morsi, unghiate e abbracci.
Ci hanno definito in modo diverso, ci hanno diviso, separato, allontanato, ma noi sempre tornavamo a dormire l’uno nel letto dell’altra, perché quello eravamo: un'unica, indivisibile entità.
Jaime e Cersei sono i nomi che ci identificano: con quelle poche sillabe cercano di darci una nostra identità, di separarci per sempre, così come ci hanno separato, strillanti, il giorno in cui siamo venuti al mondo.
Ma noi non siamo fratelli. Siamo un’unica anima, divisa in due corpi diversi e uguali che si cercano, vibranti, nelle notti più oscure.
Ma noi non siamo gemelli. Siamo un solo essere che brama ogni giorno il ricongiungimento con se stesso. 

  
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