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Autore: MissCappuccino    16/05/2014    5 recensioni
#TRATTO DAL QUARTO CAPITOLO.
Sentimmo il boato tipico di un aereo che atterra e circa dieci minuti dopo esso si fermò nel proprio parcheggio. Il portellone si aprì ed io e Rose ci tenevamo per mano. Uscì Mark per primo,Rose tirò un sospiro di sollievo. Però lui aveva una strana espressione in viso. Liam mi cinse le spalle con un braccio. Come a volermi proteggere. Vicino a me avevo Safaa,Doniya e Waliyha.Ero agitata e tremavo. Scrutai il volto di Mark,teso e preoccupato.
Notai solo dopo che aveva qualcosa appoggiato ad una spalla. Una bara.
TO BE CONTINUED
Trailer : http://www.youtube.com/watch?v=BgeSIqoKzEY
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 20- Memories.
 

**
Mi addormentai pensando a quanto sarebbe stato difficile a 17 anni appena compiuti crescere un figlio, da sola, lontana da casa  e senza i genitori a darti sostegno.
Ma sapevo anche che Dio mi aveva mandato quell’angelo custode che in un modo e nell’altro mi aveva già dato tanto.
 
**
 
Pov X
 Scoppi di granate. Suoni assordanti. Allarmi che suonano ininterrottamente. La gente corre, scappa dagli scoppi. Le ragazze si fanno beffe dei soldati che prendono la mira e sparano mettendosi il rossetto e i tacchi, come a voler dire “Noi non ci lasciamo intimidire”. Le ammiro. Loro possono. Hanno la loro vita davanti, sono libere. Io sono qui, in questa casa buia, in questa prigione che è la mia vita. Sobbalzo allo scoppio di un'altra  granata. Che ne sarà di me? Me lo chiedo spesso e non trovo risposta.  Amir,il nostro maggiordomo, torna con le buste della spesa e la fronte madida di sudore. Ha sicuramente corso per arrivare sano e salvo e con la spesa nelle mani. Lui non mi permette di uscire, sarei in pericolo. Ma preferirei morire per mezzo di uno scoppio che per mano sua.
Mi svegliai infreddolita dopo solo poche ore di sonno. Misi a fuoco ciò che avevo intorno e subito notai la luce rossastra dell’alba riflessa sul mare che filtrava dall’oblò di fronte a me. Sbattei più volte le palpebre per abituarmi alla luce e voltai lo sguardo verso il moro che sonnecchiava ancora. Stirai le braccia, sgranchii le gambe e sentii il piccolo muoversi.  Anche lui si era svegliato. Cercai di scrutare l’orizzonte per vedere se eravamo riusciti ad arrivare a destinazione. Saremmo giunti in Egitto  via mare e poi avremmo preso l’aereo per raggiungere Londra. Eravamo riusciti ad accaparrarci due biglietti a poco prezzo, e anche grazie ai parenti del ragazzo. Che Dio li benedica.
Scorsi un ombra lontana.. la terra. Stavo per giungere dove volevo. E poi? Cosa ne sarebbe stato della mia vita? Avevo incontrato la morte faccia a faccia ed ero stata salvata. Possibile che mi fossero riservate altre grazie? Una cosa era certa. Sarei arrivata a Londra ed avrei aiutato il ragazzo a raggiungere la propria famiglia. Glielo dovevo. Poi avrei provveduto anche a me ed al nascituro.
 
**
 
Attraccammo al porto di Sharm el Sheikh. La borsa pesava troppo sulle mie spalle così il mio compagno di viaggio si offrì di portarla al posto mio. Camminammo per un bel po’, fino a quando,esausti, ci fermammo ad un bar. Una donna sulla cinquantina si accorse del mio malessere. Ero rossa in viso, le guance in fiamme, il sudore che colava fino al mento e la pancia che si notava a prima vista.
Era la proprietaria del bar, mia conterranea, Pakistana. Ci offrì dell’acqua e del cibo, non volle essere pagata. Mi chiese cosa ci facevo lì, in quello stato, sotto il sole cocente di metà mattina. Con il fiato corto le spiegai il mio viaggio, il nostro viaggio, e subito chiamò un taxi che ci accompagnasse all’aeroporto. Preparò una sacca. Mise del pane, due bottigliette di acqua e del latte fresco. La ringraziai. Disse che dovevo mangiare, nutrirmi per il piccolo, che ero troppo magra.
Salimmo sul taxi e partimmo verso quello che per me era una nuova vita, mentre per lui era tornare alla normalità.
 
 
 
 
Pov Katy.
 
Penso e ripenso mentre metto in ordine la cucina, e anche la mia vita. Cosa devo fare? Non vorrei illudere nessuno…
-Sono stanca!- esclamo. Sono fuori di me.
-Che succede?- entra Liam e mi fissa incuriosito e preoccupato.
-Non so cosa fare- rispondo mentre infilo diversi piatti in lavastoviglie.
Dovrei riprendere in mano la mia vita? Ma posso? E in che modo? Mi sembra di vivere su delle montagne russe. Un giorno belle e l’altro terribili.
Parlo un po’ con mio fratello, sa come mi sento o credo che provi a capirlo e ad immedesimarsi. Non lo trattengo più di tanto e lascio che passi un po’ di tempo con la sua ragazza, è giusto che sia così. Se io sto male non devono stare male anche gli altri per me.
Mi siedo a guardare un po’ di televisione. Passano le solite trasmissioni monotone e prive di pudore, raccapriccianti.
La spengo e di cattivo umore mi alzo dal divano per spolverare il salotto e mettere ordine nei vari sportelli. Inizio dall’anta più bassa del mobile scuro. Prendo il panno  e pulisco i vari aggeggi che si portano in ritorno dalle vacanze come pensierini. “From Dublin” “From Cardiff” sono le scritte su alcuni di quelli, spettatori dei miei viaggi con Zayn.
Non sopporto l'idea di rivivere quella parte della mia vita che mi sembra così lontana e che mi tocca fortemente. Poso l'album e continuo a pulire.
Una corona di rosario. La prendo e la rigiro tra le mani. Sorrido al pensiero di come l'ho ricevuta. Il prete che aveva promesso di sposare me e Zayn me l'aveva regalata durante una messa. Sentii una vaga nostalgia per quella persona che in un momento difficile e nei momenti felici mi era stata vicina. Decisi,di punto in bianco, di andarlo a trovare. Mi alzai, posai tutto ciò che avevo tirato fuori per pulire, tranne il regalo che mi era stato fatto, e dopo essermi data un'occhiata allo specchio, uscii di casa.
La temperatura era mite, il sole abbastanza forte anche se il vento era freddo e penetrava nei pensieri. Continuai a camminare per una buona mezz'ora guardando i passanti. Adolescenti sorridenti, con la guerra dentro- si capiva dagli occhi- anziani che passeggiavano, mamme con i passeggini che andavano a fare la spesa, coppie che passeggiavano mano nella mano.
Scossi la testa e continuai a camminare. Mi ritrovai davanti la chiesa prima del previsto,immersa nei miei pensieri. Salii le scale che precedevano il porticato e spinsi leggermente il portone che si aprì cigolando. Entrai,togliendo gli occhiali da sole dal viso e poggiandoli sulla testa, bagnai la mano destra nella fonte dell'acqua santa e mi feci il segno della croce.
Attraversai la navata laterale della chiesa e mi sedetti a pregare in una delle prime panche con il rosario in mano. Dissi il rosario due volte e poi sentii la porta del confessionale scricchiolare. Uscì il prete, Don Marco-originario di Venezia e venuto qui da giovane - insieme ad una donna anziana. Mi vide e mi sorrise all'istante. Sorrisi a mia volta alzandomi ed andandogli incontro. Dopo aver salutato con un piccolo abbraccio la donna,venne verso di me con un ampio sorriso.
-Katy cara, come va? E’ da molto tempo che non ti vedo- disse prendendomi le mani tra le sue e invitandomi a sederci.
-Ho avuto diversi contrattempi- risposi seguendolo- ma oggi avevo del tempo libero ed ho pensato di venire a farle visita-.
-Hai pensato benissimo cara. Eh dimmi- iniziò esitando- come va? Ti stai riprendendo?- mi chiese impaziente.
-Diciamo che ci sto provando- iniziai con un sorriso tirato. Mi spronò a continuare e gli raccontai di Louis, del nostro incontro e di come procedeva il nostro rapporto. Il padre, in realtà, avendolo visto alla funzione commemorativa di Zayn, aveva pensato fossimo intimi amici e aveva sperato che quel ragazzo dagli occhi blu potesse aiutarmi a rivedere la luce.
-Ragazza mia, il lutto è una delle cose più brutte che possa capitarci nella vita. Chiunque sia fa male. Una volta, durante il catechismo, stavo preparando i ragazzi alla cresima. Una ragazza del gruppo venne da me e mi disse che doveva parlarmi. Le parlai e mi raccontò dell’angoscia che aveva provato nel sentir raccontare ad una vedova il lutto del proprio marito. Non erano parenti e non aveva mai conosciuto quell’uomo, eppure quel lutto era riuscita a toccarla ugualmente.- mi guardò intensamente negli occhi mentre cercavo di capire il significato delle sue parole- con questo voglio dirti che spesso sono esperienze di vita, per metterci alla prova. Il Signore ci è sempre vicino e a volte anche più di quanto crediamo. Sa chi è più o meno forte e lo mette alla prova, per farlo crescere. Lo stesso vale nella tua di esperienza. Sa che tu sei una ragazza dal grande cuore e che possiede un forte coraggio e ahimè questa disgrazia forse sta servendo a farti maturare.  Posso capire che ancora, con questo nuovo giovane, non è scattato quel qualcosa in più. Ma non chiudergli le porte del tuo cuore, se è di animo nobile come mi dici saprà esattamente cosa fare per liberarti di questo fardello o quantomeno ad alleggerirlo- concluse e capii esattamente dove voleva arrivare.
Lo ringraziai e lo salutai, con la promessa di tornare a trovarlo, e tornai a casa, pronta a rivedere quegli album e ad affrontare i miei demoni.
 
**
Prendo le foto ed inizio a sfogliarle, ed è come se mi inghiottisse una meravigliosa bolla che non vorrei più scoppiare.
 
*Flash back*
22/07/2012                                                                                                    Dublino.


Sorridiamo di fronte la Guinness. Per anni Zayn aveva desiderato, come mi aveva confessato, di poterci andare, di vedere dove producevano la sua amata birra. Così, quando avevo potuto staccare dall’università e lui dall’addestramento, partimmo per Dublino, capitale della terra irlandese. Niall ci aveva assicurato di farci da guida, ci era stato talmente tante volte sia da bambino che da adolescente da conoscere la città quasi a memoria. Una piccola vacanza per staccare la spina, e fortunatamente i miei non avevano obiettato anche grazie al fatto che con noi partivano Liam e altri nostri amici.
Camminiamo mano nella mano, è da qualche mese ormai che stiamo insieme e non c’è più imbarazzo, ormai è diventato automatico per entrambi svegliarci e pensare all’altro, chiederci cosa sta facendo.
Questa settimana sarà la più bella. Facciamo le foto davanti la Guinness e poi continuiamo il nostro giro turistico.
Sorridiamo accanto alla statua di Oscar Wilde, facendo smorfie sciocche, immortalando ogni momento. Prendo la macchina fotografica e fotografo Liam e Zayn che poggiano le spalle sulle braccia della statua e che, con sguardo ammiccante, appoggiano il mento sulla mano a braccia conserte.
Sorrido rivedendo nello schermo della reflex la foto e lascio un piccolo bacio sulle labbra a Zayn appena viene verso di me.
Fotografo tutto, ogni minima cosa. Dai paesaggi ricchi di vegetazione, alle persone che passano, ai monumenti e a noi. Noi nelle pose più assurde, mentre sorridiamo, mentre ridiamo, mentre ci coccoliamo, mentre siamo noi stessi.
 Alla fine della giornata siamo così stanchi da quasi addormentarci nella hall dell’albergo al nostro ritorno.
-Stasera si esce ragazzi!-quasi urla Niall eccitato.
Alzo leggermente la testa dalla spalla di Zayn leggermente assonnata per la stanchezza –e dove vorresti andare?- farfuglio.
Il biondo inizia a snocciolare fluidamente tutti i suoi programmi per la serata con un perfetto accento irlandese. Rimaniamo tutti basiti e, quasi sul punto di rifiutare -Non accetto un  no come risposta- controbatte Niall.
Mentre ci dirigiamo nelle nostre stanze tengo la mano di Zayn e prima di separarci per andare a prepararci nelle rispettive camere gli lascio un piccolo bacio.
**
Quando scendo le scale con indosso il vestito acquistato per l’occasione e le scarpe con le zeppe quasi mi viene un colpo al cuore a vedere lo sguardo di Zayn che passa in rassegna il mio corpo.
Il vestito nero mi fascia dalle spalle fino a sopra il ginocchio. La giacca bianca che indosso copre la leggera scollatura sulla schiena.
-Sei stupenda- mi sussurra appena arrivo al suo fianco.
Niall fa un breve fischio facendomi ridere, e in seguito ci dirigiamo alle auto.
 
*fine flashback*    

 Sorrido ripensando a quella nostra prima vacanza insieme. Sfoglio ancora l’album ricco di ricordi, fermandomi alle foto del nostro viaggio in Italia.
 
 
*inizio secondo flashback*

Nella hall dell’albergo che abbiamo scelto a Venezia parlo con mia madre e Liam mentre mio padre e Zayn si occupano delle camere.
-Bella l’Italia vero?- sorride mia madre, portandosi gli occhiali da sola sulla testa e ammirando il panorama dalla vetrata dell’hotel.
-Fantastica- sorrido anch’io.
L’idea di questo viaggio è venuta a mio padre e io e mia madre abbiamo scelto la meta. L’idea di far venire a Zayn è venuta a mia madre e lui ne fu subito entusiasta.
Vedo mio padre e Zayn dirigersi verso di noi con le chiavi in mano.
-Tutto fatto. Due doppie e una singola.- sorride mio padre.
Già so che la singola è di Zayn per il sorrisetto divertito che Liam ha stampato in volto.
Ci dirigiamo nelle nostre camere e assesto una gomitata nelle costole di mio fratello che sghignazza come un adolescente.
Entriamo e ci prepariamo per la serata che ci aspetta.
**
Mia madre, tra le vie italiane, viene subito attirata dalla musica di un locale. Musica latino americana, ossia i miei genitori che si scatenano a ballare balli di coppia.
Entriamo sorridenti e vediamo diversi ragazzi in coppia con ragazze che si muovono benissimo e quasi mi faccio travolgere subito dalla musica. Ci sediamo ad un tavolo, poggiamo le giacche e le borse e io e i ragazzi ci sediamo mentre i miei genitori si dirigono già verso la pista da ballo.
Giunge subito da noi una cameriera che ci chiede qualcosa in italiano. Le diciamo che siamo inglesi e con un inglese alquanto strascicato ed un forte accento italiano ci chiede se vogliamo qualcosa da bere.
La scena si ripete con una ragazza che invita Liam a ballare. Lui esita ma si lascia trascinare dalle note e dal ballo, riprendendo dimestichezza come quando ballavamo da ragazzi.
Quando sto per chiedere a Zayn se va anche a lui, esita spaventato e dice subito di no. Lo avevo immaginato. Anche se in un altro stato non si umilierebbe mai  poiché ritiene di non saper ballare.
-Se tu vuoi, vai- mi dice sorridendomi, ma non voglio lasciarlo solo.
Stiamo un po’ a guardare ballare i miei e mio fratello con quella ragazza fino a quando un ragazzo sui venticinque anni si avvicina. Sentendoci capisce che siamo inglesi e mi chiede se voglio ballare. Il suo accento non è cattivo come quello delle altre ragazze. Esito e sto per dire di no quando Zayn mi incita ad andare a divertirmi.
Non ho nemmeno il tempo per riflettere che il biondino mi prende una mano e mi porta in pista. Mi prende una mano nella sua e mi posa l’altra sulla scapola, come da corretta posizione. Stiamo per iniziare a  ballare quando la canzone termina e il dj provvede a metterne un’altra.
Inizia una salsa travolgente e mi lascio guidare dal ragazzo che mi sorride, capendo che ho una certa familiarità con il ballo. Le scarpe non troppo alte mi aiutano nei movimenti e sorrido anch’io ballando, mi ricordo di quando avevo sedici anni e adoravo ballare. Al contempo però mi sento in colpa nei confronti di Zayn. Passiamo accanto mia madre che sorride, eseguiamo una vuelta e terminiamo il ballo.
Ringrazio il ragazzo che però mi offre un altro ballo. Guardo Zayn che mi sorride e spero non sbotti in una scenata di gelosia immotivata.
Inizia una baciata molto lenta e a qual punto credo di ricevere un bella lavata di capo. Iniziamo a ballare a tempo e inizio a sudare leggermente, non per la temperatura, anche se ci stiamo muovendo, ma per il nervosismo.
Mi lascio travolgere dalla musica fino a quando non vedo Zayn alzarsi e chiedere al ragazzo di lasciar ballare lui con me. Sorrido e gli posiziono meglio la mano sulla scapola, lui l’aveva messa troppo bassa.
Iniziamo a muoverci, adesso sono io a guidare lui nei passi. Si muove un po’ impacciato ma poco mi importa. Sono riuscita a farlo alzare dalla sedia per ballare, il che è un record per Zayn.
-Chiariamo il concetto che l’ho fatto perché morivo dalla gelosia a vederti con quello lì- mi sussurrò all’orecchio- e così vicini- continuò avvicinandomi di più a lui.
-Si balla così vicini- ribattei. E lui mi strinse di più.
 
*fine flashback*

Asciugo le lacrime mi sono sfuggite dagli occhi a quel ricordo.
Chiudo l’album, credo che per adesso sia abbastanza.
Amore, dove sei se non sei qui con me?
Stessa domanda, nessuna risposta.
 
 

Hallo!!
Mi scuso per il mio imperdonabile ritardo. A mia discolpa dico che i problemi son tanti a partire dalla scuola e ad arrivare al resto.
Comunque ce l’ho fatta, meglio tardi che mai.
Spero vi piacciano i Zaty moments. La pov x è ancora incognita. Ipotesi su chi possa essere?
In conclusione mi scuso se non sto seguendo più ff ma davvero non ho tempo, entro su efp solo per postare il capitolo nuovo quando lo faccio.
Detto questo spero recensirete e spero vi piaccia. Mi scuso per eventuali errori.
Un bacione a tutte e a presto!
-Giulia xx

 
   
 
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