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Autore: alix katlice    17/05/2014    3 recensioni
( Mary Margaret/David • AU!Senza Magia )
Mary Margaret Blanchard, la prima volta che si era seduta su quella panchina vuota, aveva undici anni e un libro di favole in mano.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ panchina vuota { o forse non più? }
 
 





Mary Margaret Blanchard, la prima volta che si era seduta su quella panchina vuota, aveva undici e un libro di favole in mano.
Alcuni avrebbero potuto chiamarla sciocca per quel suo attaccamento al mondo appena passato dell’infanzia e ai suoi comportamenti leggermente infantili, altri leggermente andata, ma a Mary Margaret non importava: sin da piccola era stata cocciuta, non sarebbe bastato di certo un gruppetto di idioti a dirle cosa era normale fare e cosa non lo era.
La prima volta che si era seduta lì aveva capito subito che quello sarebbe stato il suo posto, suo e di nessun altro.
Il vento le aveva scompigliato i capelli e lei lo aveva interpretato come una sorta di segno divino, perché la piccola Mary Margaret Blanchard alla magia ci credeva eccome.
Così si era accomodata ed aveva poggiato accanto a se il libro che teneva stretto al petto per la maggior parte del tempo, ed aveva atteso.
Che cosa? Non lo sapeva.
Aveva semplicemente atteso il tramonto –arrivato dopo più di tre ore- e poi se n’era andata con la silenziosa promessa che sarebbe tornata.
 
 
Era tornata.
Più e più volte, solitamente due volte a settimana.
Ed ogni volta era sempre meglio della prima: osservava da lontano la panchina vuota, ai piedi di una collinetta con questi altissimi alberi, e sorrideva.
Si avvicinava velocemente –come se avesse il timore che qualcuno potesse rubarle quel posto segreto- e prima di accomodarsi si specchiava nel minuscolo laghetto lì davanti, tirando, ogni qualvolta ne avesse, qualche briciola di pane alle anatre.
Passava diverse ore lì, ogni tanto leggendo, qualche altra volta studiando, o ancora semplicemente osservando il paesaggio attorno a se: non era ciò che faceva alla panchina vuota a renderla speciale, era il solo fatto che la panchina vuota un po’ la rappresentava, la capiva e l’aveva accolta come se fosse una vecchia amica.
La piccola Mary Margaret Blanchard non aveva molti amici, -pochi ma buoni si ripeteva sempre!- ma non era quello il problema.
In realtà, non sapeva nemmeno quale fosse il problema.
Si sentiva semplicemente bene, lì, con la sua panchina vuota.
Molto meglio che in luoghi pieni di gente.
 
• • •
 
Mary Margaret Blanchard aveva tredici anni e una madre morta, quando aveva cominciato ad andare alla panchina vuota ogni giorno, dopo la scuola.
Quando era piccola si sentiva come se mancasse qualcosa. A tredici anni si sentiva come se qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto e lo avesse ridotto in cenere, per poi disperderla nel vento.
La panchina vuota era diventata, improvvisamente, esattamente come lei.
Vuota.
Mary Margaret Blanchard non aveva mai dovuto chiedere a nessuno di spostarsi un po’ per farle posto.
 
• • •
 
Mary Margaret Blanchard aveva quindici anni e due amiche che le erano state vicino da quando le aveva incontrate, un anno prima, Ruby ed Emma.
Non aveva mai interrotto le sue visite alla panchina vuota, solo un po’ moderate.
Ruby ed Emma la trascinavano in giro per la città un giorno sì e l’altro anche, e in tutta sincerità gli era grata per il loro entusiasmo; non la trattavano con accondiscendenza, ne con pena: erano semplicemente sue amiche.
La panchina vuota, però, era sempre stata la sua prima confidente.
 
Quel giorno c’era qualcosa di diverso, Mary Margaret poteva percepirlo.
Forse era il fatto che nelle ultime settimane era quasi riuscita a convincersi di star finalmente bene, forse era il fatto che non era stata alla panchina vuota da giorni, quasi nove ormai.
Sta di fatto che quando si sedette sul familiare legno della panchina, si sentì improvvisamente pesante, come se ci fosse qualcosa che minacciava di tirarla giù.
Improvvisamente i suoi occhi avevano cominciato ad inumidirsi, e nel giro di pochi secondi era scoppiata a piangere: la cosa peggiore era che Mary Margaret non ne conosceva il motivo; e più passavano i minuti, più non riusciva a smettere.
Era tornata a casa con gli occhi gonfi e rossi, la consapevolezza che quel vuoto che la sua mamma aveva lasciato non sarebbe mai riuscito a rimpiazzarlo nessuno, nemmeno le sue due migliori amiche.
 
• • •
 
Alla veneranda età di sedici anni, Mary Margaret aveva capito che non si sentiva amata.
Non fraintendiamola, certo che si sentiva amata.
Emma e Ruby le stavano vicino come se fossero state sue sorelle di sangue, suo padre l’amava e si preoccupava per lei come se fosse stata la cosa più importante della sua vita –e lo era, da quando la mamma se n’era andata-, aveva dei professori che la sostenevano…
Ma le mancava l’amore della sua mamma.
Aveva capito, riflettendo sulla sua panchina vuota che rifletteva un po’ cosa provava, cos’era ciò che le serviva per sentirsi completa.
Qualcuno da amare con la stessa intensità con cui aveva amato la sua mamma.
 
Emma le stava parlando di un tale Killian Jones che il giorno prima –aspetta, che termine aveva usato? ah sì, che il giorno prima l’aveva sbattuta sulla cattedra dell’aula vuota di religione –un classico.
Ruby aveva riso e aveva commentato con un qualcosa tipo e io che pensavo che se qualcuno vi avesse lasciato soli ve le sareste date, ma Mary Margaret non era particolarmente attenta quel giorno e non aveva seguito il filo del discorso.
E poi, quando il discorso si era spostato su Ruby e sul suo nuovo bellissimo fidanzato –un certo Victor Whale, Mary Margaret aveva capito che quello non era ciò che voleva per se stessa. Non era così presuntuosa da pensare che delle storielle così non andavano bene per le proprie amiche, finché erano felici andava tutto bene, ma non era ciò che si era immaginata sin da piccola per lei.
Non credeva nel Vero Amore, quello con la V e la A maiuscole, ma ci aveva sperato.
E, quando si era accorta che era quello ciò che desiderava, l’amore tanto forte da poter alleviare il dolore per la sua mamma, aveva cominciato a cercare di convincersi di poterci credere.
 
• • •
 
Era un lunedì pomeriggio, e si sa, i lunedì pomeriggio al parco non c’è mai nessuno.
Era un lunedì pomeriggio e Mary Margaret si stava dirigendo verso la sua panchina vuota per studiare un po’.
Si era avvicinata piano, non aveva fretta.
Ma quando la panchina vuota era entrata nella sua visuale, beh… non era più la panchina vuota.
C’era seduto qualcuno.
Mary Margaret aveva provato un moto di fastidio, inizialmente. Quello era il suo posto, suo e di nessun altro.
Poi però si era calmata e aveva deciso di non agire come una bambinetta di cinque anni, e di chiedere gentilmente a chiunque fosse seduto su quella panchina di muovere il culo e andare da qualche altra parte.
Aveva cominciato a camminare più velocemente ed era giunta presto alla panchina non più vuota.
Il ragazzo che era seduto lì –perché sì, era un ragazzo della sua stessa età all’incirca- aveva sorriso quando l’aveva vista.
Mary Margaret aveva pensato che aveva un bel sorriso, ma non per quello si sarebbe lasciata rubare il posto sulla panchina non più vuota.
‹‹ Scusami ›› aveva detto, con tutta la calma possibile ‹‹ ma questo è il mio posto. ››
Il ragazzo aveva inarcato un sopracciglio.
‹‹ Sì, lo so ›› aveva risposto, coprendosi gli occhi per ripararsi dal sole.
‹‹ Quindi ti dispiacerebbe andartene? ››
Il ragazzo aveva sembrato riflettere sulla  richiesta per qualche secondo.
‹‹ Sì, mi dispiacerebbe. C’è posto per tutt’e due su questa panchina, però ›› aveva risposto infine.
Mary Margaret aveva sbuffato e aveva alzato gli occhi al cielo –perché quel tipo doveva sedersi proprio sulla sua panchina ormai non più  vuota?
Aveva ringraziato il ragazzo per la disponibilità e se n’era andata.
Mentre se ne andava, aveva realizzato cosa significasse che la panchina non era più vuota.
Forse, ma solo forse, non sarebbe stata più vuota neanche lei.
 
Il giorno dopo, tornata alla panchina, aveva ritrovato il ragazzo, che si era presentato e le aveva detto di chiamarsi David Nolan.
Mary Margaret aveva deciso che forse, ma solo forse, non era una cosa così terribile.
Dopotutto, almeno così non sarebbe più stata da sola.

 
 
[1’341]





Note autrice:
Oggi mi sono accorta, guardando con mia sorella le vecchie puntate di OUAT, di quanto io ami e shippi gli Snowing.
Perchè sì, possono anche essere noiosi e scontati, ma come si amano loro non si ama nessuno. 
E in più sono pucciosi.
Se a questo aggiungiamo il fatto che non ho mai scritto assolutamente nulla su di loro [nulla nulla nulla!] beh, l'ispirazione mi è venuta e ho scritto di getto questa piccola AU!Senza Magia.
Spero di essere stata IC (non so maneggiare Snow, proprio per niente!) e spero sia piaciuta :)
Baci a tutti, alla prossima!
  
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