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Autore: Clotild    17/05/2014    1 recensioni
Blaine ha 20 anni, è arrivato il momento di andare al'università. Così lui e la sua migliore amica si trasferiscono in un'altra città per poter studiare. Blaine non vuole vivere solo, quindi si trova un coinquilino con cui dividere un appartamento. Ma questo coinquilino non è un ragazzo qualsiasi...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Prologo:

 

Sarei andato a New York! Dio Mio, ancora non ci credevo! Sarei partito con la mia migliore amica.

Le mani mi tremavano incontrollabilmente mentre preparavo la valigia.

Finalmente il mio sogno si sarebbe realizzato!

La mattina dopo avrei preso l'aereo che mi avrebbe portato nella mia nuova città, la città che tanto ho amato e sognato: New York!

Sarei stato lì per studiare letteratura e filosofia all'università, insieme alla mia migliore amica Kate che avrebbe frequentato l'accademia per modelle.

Ero a un passo dal mio sogno e non potevo lasciarmelo scappare.

 

Capitolo 1- Giorno 1

 

“Kate! Kate! Kate! Mio Dio, Kate! Siamo arrivati!”

dissi urlando nelle orecchie della mia migliore amica.

Scesi dall'aereo saltellando. Kate era già stata qui altre volte per cui avrebbe saputo aiutarmi.

Stavo per andare in quella che sarebbe diventata la mia nuova casa. Lei aveva già una casa in cui stare, avrebbe diviso un appartamento con Brian, il suo ragazzo. Io però non potevo stare con loro quindi Kate mi aveva trovato un altro posto in cui stare. Avrei diviso un loft in centro con George, figlio di un collega del padre di Kate.

Lo avevo già incontrato un paio di volte e mi era sembrato un ragazzo carino e simpatico.

Abitava a New York da circa sei mesi e prima abitava nella nostra stessa città quindi anche i miei genitori lo conoscevano.

Aveva 21 anni, uno in più di noi, e si chiamava George.

Eravamo quasi arrivati al loft e non feci in tempo a scendere dal taxi che Kate si stava già agitando. Presi le valigie e pagai il taxista mentre lei parlava a ruota libera. “Dovrai stare attento, George è un tipo un po' strano. Ci proverà con te, di sicuro, con molte allusioni e battutine. È gay ma perennemente single, non sa mantenere rapporti duraturi perché è infido come una biscia. Comunque tu stai calmo, non ti agitare e non litigate. Non farti mettere i piedi in testa, mi raccomando, non voglio che diventi il suo schiavetto. Ovviamente io verrò a trovarti, ci vedremo tutti i giorni, come al solito.” disse poi sorridendo.

“Hey, tranquilla, so come comportarmi. Grazie di tutto.” la abbracciai.

Entrammo nell'ascensore e mi accompagnò fino alla porta dove bussò decisa.

“Sei tu, Kate?” disse una voce dall'interno.

“Sì, ma hai ospiti perciò vestiti!”

Sentì il proprietario della voce sbuffare e un fruscio di vestiti poi un ragazzo (George) aprì la porta.

Rimasi a bocca aperta. Era quasi nudo, con solo un asciugamano intorno alla vita. L'acqua scivolava sulla pelle abbronzata delle sue spalle scivolando giù fino alle braccia toniche e al petto muscoloso...

Deglutii cercando di fissargli la faccia al posto del suo fantastico corpo.

“Ciao” disse secco a Kate.

Poi si girò verso di me e squadrandomi dalla testa ai piedi disse: “Ciao zuccherino”

Arrossii di colpo. Kate aveva ragione su di lui.

“Non chiamarmi così!” esclamai.

Proprio un bell'inizio...

Lui rise e ci fece entrare.

“Vado a vestirmi!” disse lasciando cadere a terra l'asciugamano che lo copriva andandosene col sedere nudo all'aria. Non mi aspettavo un benvenuto del genere.

Ovviamente diedi un'occhiata ai suoi glutei, occhiata che Kate individuò. Mi diede una gomitata nelle costole.

“Smettila di mangiarlo con gli occhi! È quello che vuole ottenere! Scommetto che ha fatto apposta a farsi trovare così...” mi sussurrò. Annuii. George tornò. Aveva corpo e capelli asciutti ma era ancora quasi nudo, soltanto dei boxer addosso. Boxer bianchi molto trasparenti.

“Mettiti subito dei pantaloni!” disse Kate con sguardo truce.

Lui sbuffò e ritornò in camera sua. Quando ricomparve indossava dei pantaloni della tuta morbidi lunghi fino al ginocchio.

Si sdraiò sul divano vicino a me.

“Allora, come è andato il viaggio?” chiese fissandomi.

“Come mai tutta questa gentilezza?” chiese Kate acida.

A quanto pare non andavano così d'accordo come credevo.

“Sono gentile perché sto parlando con Blaine, non con te.” rispose lui.

Lei alzò gli occhi al cielo e si girò dall'altra parte.

“Allora, Blaine?” chiese di nuovo sottolineando il mio nome. Mi passò un dito sul collo e io arrossii di nuovo come uno scolaretto.

Non me lo ricordavo così, forse perché abbiamo sempre parlato poco.

“Bene, grazie” balbettai in maniera molto poco convincente.

“Sei così adorabile quando arrossisci.” mi bisbigliò all'orecchio.

“Ok, basta.” intervenne Kate spostandolo lontano da me.

“Hai programmi per questi ultimi giorni di vacanza?” gli chiese.

“Non sono affari tuoi.” le rispose sgarbatamente.

“Sono affari miei invece. Mi serve qualcuno che aiuti Blaine ad ambientarsi in città, almeno mentre io non ci sono.”

“Oh, non ti preoccupare. Ci penso io al piccolo Blaine.” rispose sorridendo.

 

 

 

 

 

                    ******************

 

 

Pranzammo tutti e tre insieme, mangiando la pizza ordinata da Kate. George bevve un cocktail di sua invenzione che, se possibile, lo fece diventare ancora più pazzo.

“Cosa farei senza alcool?” chiese aspirando dalla sua cannuccia colorata.

“Faresti più pena.” disse Kate guardandolo disgustata.

“Ma io non posso fare pena, io sono fottutamente figo. Quella che fa pena qui sei tu.” rispose.

Avevano entrambi la lingua tagliente ma nonostante ciò non potevo dargli torto, era veramente un bel ragazzo, e non solo fisicamente. Aveva capelli castano chiaro, occhi verdi, naso a punta e una boccuccia piccola e rossa come una rosa.

Ma non dovevo interessarmi a lui, Kate mi aveva avvisato. Non che al momento lo fossi, chiaro.

“Piccolo perfido stronzetto, chiedimi scusa!” urlò lei.

“Obbligami” disse lui con aria di sfida.

Le cose si mettevano male.

Fermai Kate appena in tempo, o gli avrebbe dato uno schiaffo.

“Calmati!” le sussurrai.

“Ora è meglio che vada. Chiamami se hai bisogno o se questo stronzo ti dà fastidio. Ciao tesoro.” disse lei dandomi un bacio sulla guancia.

“Ciao.” risposi con aria triste.

Non volevo che andasse via, avrei preferito se fosse rimasta ancora un po' con me.

“Uuuuh, tesoooro! Posso chiamarti anche io così?” chiese George appena Kate se ne fu andata.

“No!” gli risposi irritato.

“Non essere scontroso. Siamo rimasti soli io e te, dobbiamo conoscerci meglio. Troviamo qualcosa da fare.” propose.

“Sei rimasto tu da solo con la tua cattiveria!” dissi uscendo dalla stanza e lasciandolo solo.

Non mi importava delle sue buone intenzioni, era tutta colpa sua se Kate era andata via!

Tornai in cucina da lui.

“Dov'è la mia camera?” chiesi.

“Guarda chi torna strisciando...” disse ignorando la mia domanda.

“Mi puoi indicare la mia camera?” richiesi.

“Per favore” aggiunsi poi.

“Vieni con me.” disse.

“Non ho intenzione di venire in camera tua.” lo anticipai.

“Vai dritto al sodo, eh?” rise.

“Comunque voglio farti vedere la tua di camera.” aggiunse dopo.

Lo seguii. Mi condusse in una camera grande e luminosa. Un letto matrimoniale era addossato alla parete. Un armadio enorme lo sovrastava dall'altro lato della stanza, di fianco all'armadio c'era una scrivania e vicino al letto una piccola libreria. Di fronte al letto, contro la parete, c'era un cassettone e sopra, sul muro, due mensole. Un'enorme finestra ad arco illuminava l'ambiente.

Era molto bella.

Iniziai a svuotare la valigia più grossa ammucchiando i vestiti sul letto. George mi guardava. Figurarsi se dava una mano.

 

 

  
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