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Autore: Lylawantsacracker    18/05/2014    1 recensioni
Harry Potter è un bambino felice. Adora i suoi genitori, i suoi amici, ed il mondo magico in cui vive. E, soprattutto, non vede l'ora di frequentare Hogwarts. Tuttavia, ha la strana sensazione di non far completamente parte di quel mondo.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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31 luglio 2005, Londra.

Era il venticinquesimo compleanno di Harry, che si stava crogiolando nel letto nonostante fossero le dieci di mattina. Va detto, però, che era domenica.
Harry sapeva che non avrebbe fatto nulla di speciale quel giorno, si sarebbe limitato a passare la giornata nel suo modesto appartamento, a dipingere e a suonare. Erano le due cose che preferiva fare in assoluto, sebbene non lo facessero guadagnare granché. In effetti il suo lavoro principale era quello di cameriere, durante la settimana, che lo impegnava tutta la giornata. La paga, però, era misera, e spesso nei weekend si arrangiava con altri lavoretti.
Squillò il cellulare. Harry, sbuffando, prese gli occhiali che stavano sul comodino accanto al letto e li indossò. Poi cercò il cellulare ovunque, mentre suonava in modo assordante. Alla fine lo trovò sotto l'armadio (chissà come era finito lì?) e rispose.

- Ce l'hai fatta a rispondere, dormiglione! - disse un'accesa voce femminile dall'altra parte del telefono. - Sono ore che ti chiamo!
- Astrid, è il mio compleanno, avrò diritto a dormire un po', no? - disse con voce assonnata, passandosi una mano fra i suoi capelli perennemente arruffati.
Astrid rise allegramente. - È per questo che ti ho chiamato! Tanti auguri, idiota! - esclamò vivacemente. - Inoltre, volevo invitarti fuori. Che ne dici di andare a festeggiare in un bel ristorantino italiano vicino casa mia? Ti offro io la cena, il compleanno è tuo.

Harry sospirò. Astrid aveva un debole per lui da anni, ma Harry non aveva mai ceduto alle sue avances. Lui non era tipo da storie serie, e teneva troppo a lei per farci sesso senza impegni. La vedeva più come una sorella; per questo, negli ultimi tempi, cercava di non darle troppo corda in modo che le passasse.
Ma a quanto pare, non le passava.

- Mi dispiace Astrid, oggi ho parecchio da fare. Sai, oggi che non lavoro vorrei dedicarmi a dipingere e a suonare la chitarra, se ci riesco. Sarà per un'altra volta.
- Va bene. - rispose la ragazza, avvilita. - Ci sentiamo, Harry. Tanti auguri ancora.

Dopo aver riagganciato, Harry decise di fare colazione. Andò in cucina, passando davanti alla fotografia che ritraeva lui a dodici anni. Era piuttosto teso in quella foto; a quei tempi viveva in un orfanotrofio. Dopo aver raccontato la sua infanzia, fu trasferito in una clinica psichiatrica poco tempo dopo. A quanto pare, i suoi genitori non l'avevano allevato nel migliore dei modi; anzi, gli avevano somministrato spesso droghe che hanno alterato la sua visione della realtà.
Dopo cure sempre più pesanti, era uscito dalla clinica a diciassette anni. Ormai non ricordava nulla della sua infanzia. Trascorse un altro anno in orfanotrofio, fino al compimento della maggiore età. Poi fu costretto a trovarsi un lavoro, ed andare a vivere da solo.
Harry vide che il frigo era quasi completamente vuoto, tranne per un paio di birre, una barretta di cioccolata ed un cartone di latte. Sospirando prese una sorsata di latte direttamente dal contenitore, ed iniziò a mangiare la cioccolata.
Si sedette al minuscolo e sporco tavolo. Pensò distrattamente che fosse l'ora di dargli una ripulita, poi guardò fuori. Era una splendida giornata di sole, e faceva piuttosto caldo. Una giornata di quelle che non si vedono spesso in Inghilterra, dove piove continuamente anche d'estate.
Harry decise che ne avrebbe approfittato. Ripose metà baretta nel frigo, e andò a farsi una doccia.

Si vestì, prese la chitarra da sotto il letto ed il portafoglio, ed uscì di casa.
Dopo aver preso l'autobus, scese alla fermata vicino l'Hyde Park, uno dei più grandi parchi della città. C'erano molte famiglie e gruppi di amici radunati sul prato; anche loro si stavano godendo la bella giornata.
Harry trovò un punto un po' meno affollato, e vi si sedette. Prese la chitarra ed iniziò a suonare ad occhi chiusi, canticchiando a bassa voce. Era in pace con se stesso.

Poi posò lo strumento, e prese un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans logori. Non aveva molti soldi, ma quello era uno dei pochi vizi che si concedeva.
Si mise una sigaretta in bocca, ma non riusciva a trovare l'accendino. Sbuffando, si alzò, e decise di chiedere alle persone più vicine.
Accanto a lui c'erano un gruppo di ragazzi, probabilmente imparentati tra loro. Infatti avevano tutti capelli rosso acceso, ed il volto cosparso di lentiggini. Avevano qualcosa di vagamente familiare.
Si avvicinò a loro, insicuro. Notò che stavano facendo girare uno spinello tra loro.
Ogni tanto li fumava anche lui, gli spinelli, ma solo nei rari casi in cui riusciva a racimolare i soldi.
- Scusate ragazzi, avreste un accendino? Non trovo il mio.
- Certo. - rispose prontamente l'unica ragazza del gruppo, porgendogli l'accendino. Lo guardava in modo decisamente focoso. - Senti, ti va di sederti qui con noi?
Harry non seppe cosa rispondere. - Sì, dai, ti abbiamo sentito mentre suonavi. Suoni da Dio, cavoli! - esclamò uno dei ragazzi, seduto vicino ad un altro completamente identico a lui.
La ragazza gli sorrise, notando la sua esitazione. - Dài, non fare storie. È da prima che ti stiamo ascoltando. Suona per noi.
Harry le sorrise di rimando, timidamente. - Okay. - disse. Andò a recuperare la chitarra e si mise in cerchio con loro.
La ragazza si presentò subito. - Io sono Ginny Weasley, piacere.
La seguirono anche gli altri, che si chiamavano rispettivamente Fred, George, Bill, Charlie e Ron.
- Saremmo i fratelli Weasley al completo, se ci fosse anche quello zuccone di Percy. - disse Fred (o George?).
- Già, quell'idiota dice di essere troppo impegnato per trascorrere una domenica con noi. - intervenne George (o Fred?).
Harry non sapeva bene come rispondere, quindi si limitò a dire il suo nome. - Beh, in ogni caso i sono Harry.
- I tuoi capelli sono sempre così arruffati? - chiese Ron all'improvviso.
- Beh, sì. Non ci si può fare niente, rimangono sempre così disordinati. - gli rispose Harry sorridendo. Quel ragazzo aveva qualcosa di familiare, più di tutti gli altri.
Harry iniziò a suonare una canzone dei Beatles.
- Is there anybody going to listen to my story, all about the girl who came to stay... - iniziò a cantare. *
Ginny lo ascoltava con gli occhi chiusi e con la schiena poggiata all'albero dietro di lei.
Intanto il gruppo si era acceso un altro spinello, e Bill lo stava passando ad Harry.
- Vuoi?
- No, no, grazie, sto bene cos.. - disse, ma venne interrotto da Fred che glielo infilò in bocca di forza.
Harry aspirò profondamente, e subito si sentì più calmo e rilassato. Continuò a cantare.
- She's the kind of girl you want so much it makes you sorry, still you don't regret a single day...
Passò l'intero pomeriggio con loro, cantando, suonando e fumando a più non posso. Quando appresero che era il suo compleanno, gli cantarono "Tanti auguri" per circa una ventina di volte.
La sera arrivò presto, così come il momento dei saluti.
- Beh, noi dovremmo tornare a casa a cenare. Comunque siamo su facebook, aggiungici pure. – disse Charlie dandogli una forte pacca sulla spalla.
I Weasley andarono via, tranne Ginny, che disse loro che avrebbe cenato fuori. Ron apparve piuttosto seccato, ma Fred e George le fecero l'occhiolino all'unisono.
- Beh... - iniziò a dire lei, passandosi una mano fra i capelli. - Io avrei una certa fame. Ti va di mangiare fuori?
- Certamente. Offro io. - disse subito Harry, pentendosi all'istante. Non aveva che spiccioli. - Purtroppo non posso permettermi nulla di troppo costoso...
Ginny gli sorrise. - Tranquillo, ti capisco benissimo. Neanch'io posso permettermi nulla più di un McDonald, in questo periodo. Comunque tranquillo, non c'è bisogno che tu mi offra la cena.
- Mi dispiace, ma non voglio sentire proteste. - rispose Harry irremovibile, facendo ridere Ginny.
Si diressero al Burger King più vicino.
- Cosa mi racconti di te, Harry? Oggi siamo stati troppo impegnati a cantare e a farci senza parlare sul serio. - disse Ginny addentando un paio di patatine. - Non so nemmeno quale sia il tuo cognome.
- È Potter. - rispose Harry sorridendo.
Ginny assunse un'aria pensierosa. - Uhm. Degli amici di famiglia avevano un figlio di nome Harry, e facevano anche loro di cognome Potter. Scomparve quando aveva undici anni.
Harry alzò le spalle. - Che coincidenza. Anch'io me ne sono andato di casa quando ero piccolo. I miei erano dei delinquenti che mi somministravano varie droghe, e hanno alterato tutta la mia versione della realtà durante l'infanzia, che dopo molte cure non ricordo praticamente più. - disse con aria indifferente. Poi notò lo sguardo attonito di Ginny. - Scusa. Di solito non dico queste cose in giro, deve essere la droga che sta facendo ancora effetto.
Ginny gli mise una mano sul braccio, piena di tristezza. - Mi dispiace, Harry.
Harry gli sorrise, mettendo una mano sulla sua. - Tranquilla, non è niente. Ormai è passato.
Poi iniziarono a parlare del più e del meno, della facoltà di lettere che arebbe voluto frequentare lei, ma che era troppo povera per permettersi, e dei lavoretti che faceva lui per sostenersi.
Piena di allegria, Ginny descrisse la sua famiglia. Era un po' caotica e folle, ma la adorava. Le persone con cui stava meglio erano i due gemelli Fred e George, ed i suoi amici Hermione, Luna e Neville.
Harry notò che era molto attraente, con quegli occhi castano scuro e i capelli rossi illuminati dalle luci del locale. Una ciocca ribelle le cadde sul viso, e di istinto lui gliela scansò.
Lei gli sorrise imbarazzata, arrossendo leggermente.
Ben presto arrivò il momento di andarsene.
Dopo essersi scambiati i numeri di telefono , i due uscirono dal locale, ridendo allegramente.
- Vuoi che ti accompagni a casa? - chiese Harry.
- Non ce n'è bisogno, abito qui vicino. - rispose Ginny.
Harry si grattò la testa, imbarazzato. - Beh, allora buonanotte.
Ginny si sollevò e diede un leggero bacio sulla guancia di Harry. - Buonanotte.
Poi lo guardò andare via con le mani in tasca, e i capelli scompligliati dal vento.
Sorrise, e svanì nel nulla.









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* La canzone è Girl dei Beatles.

Allora, è da un po' che non aggiorno. Non la vedo proprio seguitissima, questa storia, quindi ho deciso di dare la precedenza alle altre che sto scrivendo. In ogni caso ho intenzione di finirla, non mi piace lasciare le cose a metà è,è

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26/06/2014

Mi fa molto piacere che la seguiate, per questo sono davvero mortificata di non riuscire ad aggiornare più spesso. È che adesso non ho troppe idee su questo fandom, avendo altre tre serie da portare avanti.
Quindi mi prendo un attimo di pausa, e mi dispiace davvero, perché il fatto che piaccia a qualcuno significa davvero tanto per me. 
Comunque la continuerò di sicuro, non mi piace lasciare le cose interrotte.

A presto, speriamo.

  
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