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Autore: RaluRalu    18/05/2014    3 recensioni
Seconda OS. Seguito di " Non ho paura " ma si può leggere anche separatamente. Dal testo: " Con un movimento fulmineo spinsi la spada nella sua schiena raggiungendo il suo cuore. " La storia fa parte della serie "Sorellina mia"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Sorellina mia'
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<< Buongiorno. >> sussurrò Jace nel mio orecchio. Sorrisi e mi girai verso di lui a baciarlo. Non sentii nulla quando le mie labbra lo sfiorarono. Ormai, da quando aveva ricevuto il Marchio di Lilith, non provavo più quel che sentivo Prima. Almeno era quello in cui speravo. La verità era che tutto era cambiato da quel giorno, quando non riuscii a mordermi la lingua per non parlare. Gli sorrisi di nuovo e mi alzai a sedere. Sentimmo dei colpi alla porta.
<< Jace, so che sei qui. Quasi mi dispiace interrompervi ma oggi si va a caccia. Ci sono dei demoni in giro. >> gridò Jonathan da l'altra parte della porta. Jace ridacchiò scendendo dal letto.
<< Finalmente! >> rispose a mio fratello. Poi rivolto a me: << Tu rimani a casa. >> Aggrottai le sopracciglia.
<< Cosa? No! Io vengo! >>
<< Non se ne parla. >> il suo tono era duro. Alzai gli occhi al cielo.
<< E va bene... >> gli concessi. Lo avrei chiesto a mio fratello il permesso. Aspettai che uscisse per lavarmi e vestirmi con la tuta da Cacciatrice di mamma. Non sapevo come ci fosse arrivata nel mio armadio, probabilmente c'era lo zampino di Jonathan. Mi vestii e uscii dalla stanza sperando di non incontrare Jace. Andai in salotto e incontrai mio fratello. Sorrise non appena mi vide vestita da Cacciatrice.
<< Mi pareva di aver capito che Jace non ti vuole far venire. >> disse quasi ridendo.
<< Sì, vero, ma io qui non sono controllata da nessuno. Posso fare quel che voglio. >> lo guardai dall'alto vero il basso.
<< E brava la mia sorellina. >> disse, quasi orgoglioso. Accennai un sorriso.
<< Clarissa Morgestern... >>
<< Fairchild >> corressi Jace. Lanciai un'occhiata a Jonathan che sembrò non aver notato la mia correzione.
<< Fairchild. Per quanto bene ti possa stare la divisa da Shadowhunter il mio è ancora un "no". >> Lo guardai negli occhi sfidandolo.
<< Jonathan mi da il permesso. >>
<< E da quando ti interessa quel che dice lui? >> mi chiese acidamente. Notai con la coda dell'occhio mio fratello irrigidirsi.
<< Uhm... Beh ecco non che mi interessi ma io voglio uscire e andare a caccia. >> risposi sicura. Quanto di quel che avevo detto era vero? Non lo sapevo nemmeno io.
<< Va bene, vieni. >> sospirò.
<< Tanto lo avrei fatto anche se tu non lo avessi detto. >> affermai decisa. Sia mio fratello che Jace alzarono gli occhi al cielo. Ridacchiai. Così sembravamo quasi una famiglia normale. Io, mio fratello e il mio fidanzato. L'unico problema era che mio fratello era mezzo demone e innamorato di me e il mio ragazzo era sotto il suo controllo. Ah, dimenticavo, io e Jace eravamo mezzi angeli. Apparte questo, sembravamo perfetti. Jonathan si avvicinò al muro della cucina dove comparve una porta. Restai un attimo a bocca aperta ma mi affrettai a richiuderla prima che mio fratello possa vedermi e sbeffeggiarmi. Era la prima volta che uscivo. Jace aprì la porta e vidi davanti a me un bosco.
<< Dove siamo? >>
<< In un bosco, non vedi? >> ghignò Jonathan.
<< Quello lo avevo visto. >> gli lanciai un'occhiataccia che lo fece sorridere.
<< Intendevo dire, in quale parte del mondo ci troviamo. >>
<< Nella Foresta Nera, in Germania. >>
<< Perchè si chiama così? >>
<< Un giorno te lo spiegherò. >> mk rispose quasi dolcemente, chiedendomi però silenziosamente di zittirmi. Strinsi le labbra e uscii. C'era un assurdo silenzio che faceva quasi male.
<< Dove sono i demoni? >> sussurrai, come se fosse un sacrilegio parlare ad alta voce. Questo però non contava per mio fratello.
<< Secondo te aprivo la porta vicino al covo dei demoni? >> chiese acidamente.
<< Primo, non si risponde a una domanda con una domanda; secondo, non sono stupida. Ovvio che non spostavi la casa vicino ai demoni. Volevo sapere la direzione. >> gli risposi con lo stesso tono. Mi indicò un punto nella foresta. Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo e mi incamminai in cerca di qualche segno di passaggio demoniaco. Poco lontano sentii un rumore e cacciai un coltello.
<< Ti servirà a poco quel coltello, sorellina. >>
<< Preferisco lo scontro corpo a corpo. >>
<< Siamo in due allora. >> rispose con un sorriso a metà tra il malizioso e l'orgoglioso. Arrossii e feci un paio di passi in avanti per non farglielo notare.
<< Silenzio. >> ci rimproverò Jace. Irrigidii la mascella e mi avvicinai alla sorgente del rumore, pronta all'attacco. Vidi il demone. Un Behemoth. Non mi feci notare, grazie alle varie rune che mi ero fatta. Con un salto gli fui sulla schiena e senza perdere tempo lo infilzai col pugnale. Dell'icore zampillò dalla ferita ma mi allontanai in fretta. Presi poi una spada angelica e la invocai. Intanto il demone si agitava e cercava di scrollarmi di dosso ma mi aggrappai forte. Con un movimento fulmineo spinsi la spada nella sua schiena raggiungendo il suo cuore. Mi buttai per terra prima di essere colpita dall'icore velenosa. Il mostro saprì in chi sa quale tasca dimensionale. Mi alzai affannata e coi capelli appiccicati alla fronte e alla nuca sudate.
<< Che c'è? >> chiesi ai due che mi stavano guardando.
<< Come hai fatto? >>
<< Uhm... Ho... infilzato il suo cuore...? >>
<< In così poco tempo? >> Aggrottai le sopracciglia.
<< Quanto ci ho messo? >>
<< Meno di 15 secondi. >> rispose mio fratello. Sgranai gli occhi sorpresa.
<< Non è possibile. >>
<< No, infatti. Come hai fatto? >> chiese indagatore mio fratello.
<< Non lo so. >> sussurrai. 
<< Attenta! >> sentii Jace. Presi una spada e mi voltai invocandola. Appena mi fui girata infilzai il secondo Behemoth facendolo sparire.
<< Sorellina, hai intenzione di divertirti da sola? >>
<< Forse. >> e mentre lo dicevo presi un coltello e lo lanciai sfiorando Jonathan. Sgranò gli occhi e si girò appena in tempo a vedere un terzo Behemoth dissolversi. Mi guardò poi stupito. Feci spallucce.
<< Allora, andiamo? >>
<< Clary, ci hai tolto tutto il divertimento. >> sbuffò Jace.
<< Scusa se non siete veloci. >> risposi piccata.
<< Dai sorellina, sta scherzando. La prossima volta ci rifaremo. >> disse facendomi l'occhiolino. Rabrrividii ma cercai di nasconderlo.
<< Torniamo a casa. >> ordinai seccata.
<< Sissignora! >> scherzò Jace facendo un saluto militare dei mondani. Gli lanciai uno sguardo trucee poi mi incamminai per la strada fatta all'andata.
<< Apri la porta. >> dissi rivolgendomi a Jonathan. Senza commentare lo fece e per un attimo mi sentii scioccamente potente. Forse era così che si sentiva mio
fratello quando i suoi ordini venivano eseguiti immediatamente. Entrai in casa e poggiai i pugnali sporchi di icore, raccolti prima, sul tavolo della cucina.
<< Guarda che noi là ci mangiamo. >> mi rimproverò mio fratello.
<< E chi ve lo impedisce? >> chiesi facendo la gnorri.
<< La sporca icore demoniaca. >> rispose, meno calmo di prima.
<< Allora tu non dovresti mai se il sangue di demone ti infastidisce. >> ghignai.
<< Clary. >> mi rimrpoverò Jace. Mi girai verso il mio ragazzo con un sorriso angelico. Mi fissò per un po' e sentii sulla nuca lo sguardo di mio fratello. Jace poi mi fece un piccolo sorriso e la speranza riaffiorò nel mio cuore. Forse ogni tanto riusciva a sfuggire al controllo di mio fratello.
<< Clarissa, esigo delle scuse. >> disse Jonathan arrabbiato.
<< E per cosa? >> chiesi fingendomi innocente. Allora si avvicinò a me e io indietreggiai.
<< Ora hai paura, eh? L'altro giorno non ne avevi. >> mi prese in giro ancora arrabbiato.
<< Dimentica quel giorno. >> sibilai consapevole che Jace stava sentendo tutto. Sbattei contro il muro e guardai Jace che osservava impassibile. Sentii il mio cuore incrinarsi e quasi non mi accorsi dello schiaffo che Jonathan mi aveva dato se non quando sentii la guancia sinistra andare a fuoco. Sgranai gli occhi e portai automaticamente la mano alla guancia, trattenendo le lacrime che mi pizzicavano gli occhi.
<< Dimentica questo schiaffo. >> mi disse usando il mio stesso tono. Lo fissai negli occhi e poi me ne andai in camera mia sbattendo forte la porta. Mi ci accasciai contro e iniziai a piangere.   
  
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