Era finita.
La battaglia era finita.
E forse anche la sua vita lo sarebbe stata.
Ma aveva ricevuto un ordine da Rider: vivere.
Come suo sottoposto gli era stato ordinato di vivere per poter narrare in futuro quelle che erano state le gesta di quel re che col suo carisma lo aveva attratto al punto da fargli decidere di mettere in ballo se stesso.
Lui, Waver Velvet, il Re dei Codardi, cercava di restare fermo e immobile nel tentativo di avere del contegno, mentre i suoi occhi soffocavano le lacrime per la scomparsa di quello che da essere un Servant da sfruttare per nobilitarsi era diventato un amico.
Essere fermi, risoluti e coraggiosi mentre la morte si avvicinava sotto le vesti splendenti e lucenti di un cavaliere vestito completamente d'oro, era dannatamente difficile.
Le gambe, bloccate dalla sua volontà, gli imposero di stare fermo: il suo Re si era battuto nobilmente e lo aveva salvato. Non poteva voltare le spalle a tanta nobiltà d'animo, sapeva che se fosse fuggito a gambe levate, Iskander sarebbe stato deluso da lui.
Ora non era più un master, neanche un comune e semplice essere umano: era un membro dell'esercito di Alessandro Magno.
- Ragazzino, sei il master di Rider?- chiese Gilgamesh con tono serio, facendosi sempre più vicino all'altro.
- No. Sono un suo soldato. - rispose Waver con un filo di voce.
Il re degli eroi lo fissò interrogativo, mentre le sue iridi scarlatte si posarono sul pugno che l'altro stringeva; fiutando in lui l'odore della paura decise di metterlo alla prova:- Hmm, lo vedo. Ma, ragazzino, se ti consideri un soldato leale dovresti provare a vendicare la morte del tuo re.-
- Se ti affrontassi, morirei.-
- Ovviamente. - rispose l'altro evidenziando l'ovvietà dell'affermazione appena fatta dal più giovane.
-... E non posso farlo. Ho ricevuto l'ordine di vivere!- concluse il ragazzo, fissando con risolutezza il servant, cercando di nascondere tramite il suo atteggiamento sicuro tutta la paura che provava in quel momento.
Ci fu un lungo silenzio, fino a quando Gilgamesh lo ruppe, dando le spalle a Waver dicendogli:- La tua lealtà è grande, cerca di non perderla mai.- e con queste parole scomparve.
Il ragazzo, ormai solo, cadde con le ginocchia per terra, potendo finalmente sfogare tutto il suo dolore in un pianto liberatorio. Ma almeno era vivo e avrebbe cercato di mantenere per sempre la promessa fatta al suo amato re.