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Autore: Patosangel32    18/05/2014    5 recensioni
E se Clary avesse sempre saputo di essere una Shadowhunter? Se Valentine l'avesse addestrata insieme a suo fratello Jonathan, il quale è solo un pupazzo tra le mani del padre? Avete mai provato ad immaginare cosa sarebbe successo se la rivolta non fosse mai scoppiata? Come avrebbero fatto Magnus e Alec ad incontrarsi? Ed Izzy e Simon? E possibile che due anime che siano fatte per stare insieme, si ritrovino sempre in qualunque circostanza?
Dal capitolo 15:
-“Potresti avere di meglio, Jace. Sono solo una ragazzina con problemi familiari che…” ha paura di amare.
-“Voglio te, e questo dovrebbe bastarti” mormorò Jace con voce soave. Riprese a baciarla ma poco dopo Clary si fermò. Di nuovo.
-“Hai aperto tu la finestra prima?” chiese Clary che aveva sentito un brivido di freddo accarezzarle la pelle laddove il corpo di Jace non la copriva.
-“No, sono stato io.” disse ad alta voce qualcun altro nella stanza.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 
Qualche mese dopo …

 
Jonathan entrò da Taki’s con le mani in tasca. Non aveva mai vissuto in città prima di allora, e ancora si doveva abituare al frastuono continuo e al caos incessante. D’altra parte, da quello che aveva appresso, New York City era la città che non dorme mai. Un cielo grigio e fastidioso accompagnava il rumore di taxi gialli e americani super stressati dalla mattina al tramonto, quando il sole scompariva dietro i palazzi e nessun colore arancione era visibile tra i grattacieli. Ad Idris invece, il panorama era sempre avvincente ecosì diverso da lì, che per qualche istante, Jonathan aveva pensato che Idris rappresentava la sua vita onirica, quella che aveva vissuto dentro un sogno, e per certi versi dentro a un incubo.
Stava ancora camminando quando un tipo vestito in modo strano aveva riconosciuto le sue rune. Jonathan si era guardato intorno e nessuno sembrava essersi accorto dei due. L’aveva scrutato bene e aveva notato che sotto il New Era si nascondevano due orecchie a punta.
Era facile incontrare nascosti per New York. Se solo Valentine l’avesse saputo, avrebbe evitato di andarli a cercare per tutta l’Europa.
Ma Valentine è morto.
L’hai ucciso tu.
Ed eccolo di nuovo a ricascare in circoli mentali che non lo lasciavano in pace. Non aveva parlato a nessuno del suo senso di colpa, perché probabilmente nessuno avrebbe capito. Tutti lo avrebbero preso per pazzo, solo perché voleva bene, o qualcosa di simile, ad un pazzo, suo padre nella fattispecie.
Clary aveva capito che c’era qualcosa che lo turbava, ma non aveva fatto domande insistenti sapendo che Jonathan non avrebbe mai risposto.
Il campanello avvisò i presenti che qualcuno aveva aperto la porta, ma nessuno se ne curò, perché nella Grande Mele, Jonathan era uno dei tanti. Uno come un altro e nessuno avrebbe potuto guardarlo con occhio accusatore e ricordargli ‘tu hai ucciso tuo padre’, perché nessuno nella New York del 2007 avrebbe mai potuto sapere che al mondo i figli dell’angelo ripristinavano il bene nel mondo, quando demoni e Shadowhunters oscuri lo perturbavano.
E siccome New York è una città che ti entra dentro, ma che ti lascia solo, non avrebbe mai voluto sapere nulla della tua vita. Aveva già i suoi momentacci a cui badare, New York, che con immensa ospitalità ti accoglieva e con altrettanta clemenza ti lasciava andare.
Clary sollevò lo sguardo al suo ingresso e Jonathan alzò una mano in segno di saluto. I capelli ricci della sorella si mossero quando spinse Jace più a sinistra per lasciare a Jonathan lo spazio di sedersi. Non si sarebbe seduto.
Dall’altra parte del tavolo, un Alec annoiato girava e rigirava un cucchiaino nella tazzina di tè davanti a lui. Aveva l’aria di uno che c’è, ma non vorrebbe esserci. Lo shadowhunter, che con la balestra ci sapeva fare parecchio, non lo degnò neanche di uno sguardo. Jonathan non riuscì a capire se non lo avesse notato o avesse fatto volontariamente finta di non vederlo entrare. Portava ancora rancore per ciò che aveva fatto a sua sorella. Anche Jonathan si odiava per questo.
-“Ti fermi a bere qualcosa?” chiese il vampiro. Lo conosceva da poco, ma non lo trovava del tutto spiacevole. Stava con Isabelle da un po’, anche se la loro storia non aveva dei risvolti così interessanti. I due sembravano piacersi, ma nessuno aveva la reale intenzione di farsi avanti e così pensano ogni giorno di vedersi ‘giusto per stare un po’ insieme’, ma non stanno insieme in quel senso, gli aveva detto Clary quando lui non lo aveva chiesto. Clary lo aveva saputo da Isabelle che a sua volta avrebbe voluto chiederlo a Simon, visto che a quella conclusione ci era arrivata da sola.
-“Hai la faccia di uno che mi ha appena visto nudo.” Disse Jace. Jonathan si voltò a guardarlo accigliato. Il suo egocentrismo era talmente grande da spostare l’asse terrestre di almeno un paio di metri.
-“Come scusa?”
-“Sei meravigliato.”
-“Ah, perché quando uno ti vede nudo si meraviglia?” chiese Clary che aveva assunto la stessa espressione di suo fratello. Alec che si era ridestato dai suoi pensieri, fissava Jonathan con un’espressione tra l’arrabbiato e l’indifferente, che messi insieme hanno la capacità di mettere a disagio.
-“Dovresti saperlo, Clary.” Disse Jace ammiccando. Jonathan alzò gli occhi al cielo. Avrebbe pure potuto sbattergli la testa sul tavolo, ma si limitò a scuotere il capo più volte.
Anche Alec grugnì di disapprovazione e si stiracchiò.
-“Bene è arrivato il momento di andare.”
-“Da Magnus?” chiesero in coro gli amici. Jonathan si limitò a trattenere un sorriso. Alec arrossì velocemente e poi si schiarì la gola.
-“E anche se fosse?” chiese stizzito.
-“Avresti potuto chiedergli di venire.” Isabelle srollò le spalle con non curanza. Le sue lunghe gambe fasciate in un paio di jeans neri erano comodamente distese su quelle del povero Simon, che forse di povero non aveva niente, visto che sembrava essere al settimo cielo già solo a guardarla.
-“Non sarebbe venuto in questo posto.” Rispose Alec infilandosi la giacca nera. Dal taschino fuoriuscì il suo stilo. Il ragazzo si premurò di inserirlo nella fodera.
-“Non gliel’hai chiesto. Magari gli sarebbe piaciuto.” Constatò Clary, che ancora guardava suo fratello per accertarsi che stesse bene. Da quando si erano incisi la runa parabatai a vicenda, le sue emozioni si erano amplificate e per quanto odiasse essere così vulnerabile, gli faceva piacere sapere che almeno Clary fosse felice.
-“Magari no.”
Da quello che Clary gli aveva rivelato, e forse erano solo voci di corridoio all’istituto, Magnus aveva aiutato l’Inquisitore a sconfiggere Valentine in battaglia, solo ed esclusivamente perché l’intera famiglia Lightwood fosse trasferita a New York. Robert non aveva seguito la famiglia, perché Isabelle aveva detto di non essere ancora pronta a vederlo in casa. Maryse, nonostante fosse ancora visibilmente attaccata al marito, doveva ancora superare la questione del tradimento, e accettò le condizioni della figlia. Alec forse, era rimasto turbato dal comportamento del padre, perché aveva sempre creduto che i Lightwood tenessero alla famiglia più di ogni altra cosa, ma adesso aveva trovato la valvola di sfogo in Magnus, e per il momento anche loro sembravano passare da una condizione di amore eterno, a una di amore prettamente adolescenziale. D’altra parte checché Alec si ostinasse, rimaneva un diciottenne appena, mentre Magnus contava un centinario d’anni per dita.
-“Sarà per la prossima volta. Salutamelo, e digli che per quanto si ostini a contraddirmi, rimango più affascinante io. Sono un Herondale, dopotutto. Lui mi aveva detto di conoscerne degli altri e perciò dovrebbe capirmi.” Jace portò una mano sul fianco di Clary e l’avvicinò a sé. La ragazza si fece manovrare come un bambola, e poi posò la testa sulla sua spalla.
-“Ma finiscila!” lo ammonì Izzy mentre riportava lo sguardo su Simon.
E così in piedi davanti ai suoi nuovi ‘amici’, non importava se la sua selva di Saron fosse ancora maledetta, e vagasse ancora il fantasma del padre. Non importava più.
C’era sua sorella, la sua parabatai e c’erano i suoi amici, che non aveva mai avuto prima di allora, ma che lo avevano accolto lo stesso, che in qualche modo lo facevano sentire accettato.
Lo avevano accettato con gli occhi verdi e lo avrebbero accettato con gli occhi neri, forse, perché lo avrebbero aiutato a cambiare.
 

E dopo 57.469 parole, la storia è giunta al termine.
Io sono davvero davvero davvero molto debitrice a tutti i lettori che mi hanno seguito, da ottobre fino ad ora, avete avuto una costanza incredibile a continuare a leggere questa storia surreale, è vero, ma che mi ha aiutata ad aspettare CoHF. E adesso che mancano solo pochi giorni alla fine di una saga che mi ha strappato il cuore, decido di porre fine anche alla mia prima FF.
E' passato tanto tempo, e io vi ringrazio tutti per le recensioni e per averla letta semplicemente.
Non so se la storia vi abbia deluso, forse l'epilogo lo farà, ma non ho trovato una fine migliore. Che poi di fine non si può parlare, perchè i personaggi vivono sempre.
With all the love I can feel,
-A. P.S. Vi ricordo anche per l'ultima volta di passare a trovare me e la mia parabatai su questa pagina Cherik . Non c'entra niente con Shadowhunters, ma il fandom é un unico regno, no? Grazie infinite per tutto.
   
 
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