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Autore: InvisibleWoman    19/05/2014    4 recensioni
"Quel bacio era stato per lei come una liberazione. Si era sentita libera, leggera come non mai. E non l'aveva fatto per gratitudine, o perché si sentiva in debito con lui. Non era mai stata quel tipo di donna. L'aveva fatto perché lo voleva. Perché non si era mai sentita amata tanto come in quel momento."
SPOILER: 3x22
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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"Sei proprio come tua madre". Le parole di Regina continuavano a riecheggiarle in testa. Non che considerasse un'offesa essere considerata come sua madre, ma in quel momento sapeva che quel paragone era connotato da un'accezione negativa. Anche lei, come sua madre tanti anni prima, aveva privato Regina del suo lieto fine, della possibilità di un nuovo amore, proprio adesso che lei, Emma, si era finalmente decisa a concedersi al suo.
Si strinse nel giubbotto di pelle. Quella sera faceva più freddo del solito, pensò. Si guardò intorno e decise di sedersi sul letto, passandosi le mani tra i capelli e sospirando rumorosamente. La camera era semi buia e lei non riusciva quasi a distinguere la figura di Hook in piedi dall'altro lato della stanza. Lo sentiva solo muoversi e versare qualcosa da bere in due bicchierini. 
"Non dovete sentirvi in colpa, Swan" le disse lui avvicinandosi. "Avete distrutto la relazione di Regina..." 
"Così non sei d'aiuto, Hook" gli disse di getto interrompendolo. Se stava cercando di farla sentire meglio, non era quello il modo giusto per iniziare.
Lui alzò un sopracciglio e le lanciò uno sguardo carico di disapprovazione prima di riprendere da dove era stato interrotto.
"Quello che volevo dire è che avete distrutto la relazione di Regina, ma allo stesso tempo avete ridato a un bambino la propria madre. E voi avete appena vissuto l'esperienza di perdere vostra. Sapete cosa significa, cosa si prova. E so anche che siete felice di averlo fatto, nonostante vi dispiaccia per lei. Dunque non sentitevi in colpa" le disse. 
Aveva capito esattamente il tipo di sentimento che stava provando. Non che fosse difficile, immaginò, dato che non aveva più proferito parola da quando avevano lasciato il ristorante di Granny's dopo il ricongiungimento di Robin e Marian.
Ma aveva ragione. Sapeva bene cosa si provava a perdere la propria madre. Sapeva bene cosa si provava a perdere una persona amata in generale. Ci era passata anche lei, più volte di quante avrebbe voluto. E anche Killian lo sapeva fin troppo bene. La vita finora non era stata buona con nessuno dei due, pensò Emma. Ma nonostante sapesse che Hook aveva ragione, nonostante sentisse di aver fatto la cosa giusta per Roland, continuava a sentirsi in colpa. Avrebbe voluto seguire Regina, ma per dirle cosa? Che le dispiaceva? A cosa sarebbe servito? Sapeva benissimo che Regina in quel momento aveva bisogno di stare da sola, che nessuna parola le sarebbe stata di conforto. Soprattutto non da parte sua. Henry si era offerto di andare a casa con lei, ed Emma fu ben contenta di lasciarlo andare. Sapeva bene quanto fosse importante lui per Regina. Sapeva che la sua presenza e il suo amore le avrebbero dato la forza per andare avanti, per superare anche questa delusione, per non trasformarsi di nuovo nella Regina Cattiva che tutti in passato avevano conosciuto. Emma era orgogliosa di Henry, del piccolo uomo dolce e sensibile che stava diventando. Era fiera di essere sua madre. Ma ora che per quella sera non avrebbe più avuto la compagnia di suo figlio, cosa avrebbe dovuto fare? Sarebbe dovuta tornare da sola in camera sua? Una parte di lei lo avrebbe desiderato. Le peripezie che avevano affrontato nella Foresta Incantata l'avevano sfinita. Era stanca sia fisicamente che emotivamente. Ma non voleva stare da sola. Sapeva che avrebbe finito per passare la notte sdraiata sul letto a fissare il soffitto, ripensando alla sua avventura nel passato, a quello che era successo con Regina, ma anche all'incontro ravvicinato con le labbra di Killian, e non era così che avrebbe voluto passare quella notte. Nonostante questo la facesse sentire ancora più in colpa, Emma quella sera era felice. Felice come non le capitava da tempo.
Aveva passato dei giorni incredibili insieme ad Hook. Aveva visto il luogo in cui sarebbe dovuta crescere. Il luogo cui era stata strappata 28 anni prima. Aveva partecipato ad un ballo. Aveva visto i suoi genitori innamorarsi l'uno dell'altra. Aveva visto morire sua madre, e vederla ricomparire davanti ai suoi occhi pochi momenti dopo. Ricordava ancora la sensazione che aveva provato all'idea di perderla per sempre, di non poterla più rivedere. Era proprio in quel momento che aveva capito che voleva smettere di scappare. Si era finalmente sentita parte di qualcosa, e se l'era visto portare via. Le parole di Neal le erano tornate in mente come una sorta di illuminazione, perché, come aveva detto lui, casa è quel posto che ti manca quando sei lontano, e durante quella straordinaria esperienza aveva capito che quel posto che le mancava era Storybrooke. Storybrooke era casa sua. Accanto alla sua famiglia. Accanto ad Henry.
Alzò la testa e guardò Killian sedersi accanto a lei sul letto. Le offrì il bicchierino di whiskey che teneva in mano e lei lo buttò giù tutto in un sorso. La poca luce che filtrava della finestra gli illuminava il viso. Anche lui doveva essere provato tanto quanto lei. Rimase a osservarlo per qualche minuto, in silenzio. Seguì con gli occhi i contorni del suo viso. I capelli un po' disordinati sulla fronte, gli occhi bassi e fissi sul pavimento, pensierosi. Si chiese a cosa stesse pensando, se stesse ripercorrendo mentalmente anche lui l'esperienza che avevano appena vissuto insieme, e che non sarebbe riuscita a superare se non avesse avuto lui al suo fianco. Ma in realtà quella sera le parole non erano necessarie. Non con lui. "Siete come un libro aperto, Swan". Con lui il silenzio non era pesante o imbarazzante. Con lui sembrava tutto così naturale. O almeno lo sembrava in quel momento, ora che aveva lasciato cadere le sue difese e aveva deciso di lasciarlo entrare, di provarci, quantomeno. Per tutta la sua vita si era sempre sentita sola, non c'era mai stato nessuno al suo fianco quando avrebbe avuto bisogno di una spalla su cui piangere o di qualcuno che le desse supporto, almeno finché non era arrivato lui. Killian le era rimasto accanto nonostante lei avesse cercato di respingerlo con tutte le sue forze. Aveva sempre creduto in lei e nelle sue capacità. Le aveva dato forza quando ne aveva avuto bisogno. L'aveva rassicurata quando le sue certezze erano venute a mancare. Non aveva permesso che lei lo allontanasse. Lui era rimasto. L'aveva aspettata. E ora aveva dato via la sua nave, la sua casa, la cosa più importante che avesse, per permettere a lei di ritrovare la sua. Non riusciva a spiegargli né a parole e né a gesti quanto gli fosse grata. Non credeva nemmeno di meritare il suo amore, in fondo cosa gli aveva dimostrato lei finora? L'unica cosa che si era sentita di fare dopo quella confessione era stata avvicinarsi a lui e baciarlo. Non un bacio pieno di desiderio e di passione, come il primo che si erano dati. Quello era stato un bacio completamente diverso. Si erano assaporati, toccati, come forse non avevano mai fatto prima di allora. Senza fretta, senza agitazione. Non avevano più bisogno di correre o di scappare. Quel bacio era stato per lei come una liberazione. Si era sentita libera, leggera come non mai. E non l'aveva fatto per gratitudine, o perché si sentiva in debito con lui. Non era mai stata quel tipo di donna. L'aveva fatto perché lo voleva. Perché non si era mai sentita amata tanto come in quel momento. Perché nonostante avesse cercato in tutti i modi di negarlo sia a lui che a se stessa, anche lei provava dei sentimenti per lui. Nessuno l'aveva mai fatta sentire così importante, così speciale. Nessuno aveva mai dato via qualcosa di tanto grande per lei. Nonostante fosse da tempo una donna adulta, si sentiva sempre come la bambina che nessuno aveva mai voluto. Adesso non era più così. Adesso c'era qualcuno che le era sempre rimasto accanto, che non l'aveva mai abbandonata
Killian si voltò e la trovò a fissarlo.
"Che succede, Swan?" le disse semplicemente. Non fece nessuna battuta, nessuna delle sue solite allusioni, il che le sembrò strano, ma forse appropriato al momento.
Lei si limitò a fare spallucce e gli sorrise. Gli mise poi una mano sul viso e appoggiò la fronte sulla la sua. Cominciò a passargli le mani tra i capelli mentre poggiava delicatamente le labbra su quelle di lui. Ripresero a baciarsi proprio come prima da Granny's, con la stessa naturalezza, con la stessa voglia e lo stesso desiderio. Dopo qualche minuto si allontanò dalle sue labbra e cominciò a posargli una scia di baci lungo la mascella. Per qualche frazione di secondo si guardarono negli occhi e Killian approfittò del momento per pronunciare il suo nome: "Emma..."
Lasciò la frase incompleta, a mezz'aria, come se fosse indeciso se continuare o meno, ma allo stesso tempo volesse ardentemente il via libera da lei.
"Non parlare, Killian" gli disse interrompendolo. "Non parlare."
Sperava che lui in cuor suo sapesse che non lo stava facendo per riempire qualche vuoto, per smettere di pensare o per chissà quale altro motivo. Lo stava facendo perché lo desiderava. Lo desiderava da tempo, tanto quanto lui.
Continuarono a guardarsi intensamente negli occhi mentre lei lo aiutava a sfilarsi il cappotto di pelle e quel che c'era sotto. Lui cercò di fare lo stesso con lei, ma sapeva bene che per un uomo sbottonare una camicia e un reggiseno erano già operazioni complicate di per sé, figurarsi per lui che aveva pieno uso di una sola mano, che non aveva dimestichezza con questo tipo di abbigliamento, e che per di più non aveva una chiara visuale, dato che si trovavano in totale penombra. 
"Faccio io" gli disse sorridendo. Mentre lei si svestiva, lui si teneva impegnato baciandole il collo e la clavicola. Sentiva il suo respiro caldo solleticarle la pelle e provocarle dei brividi di piacere lungo tutta la schiena. Di lì a poco nessun indumento rimase a coprire i loro corpi, non c'era più nulla lasciato all'immaginazione. Ovviamente non era la prima volta che si trovava nuda davanti a un uomo, ma quella volta era diverso. Si sentiva esposta, e non solo fisicamente. Esitò un attimo, restando ferma a guardarlo, questo diede a Killian la possibilità di prendere l'iniziativa e spingerla giù contro il letto, coprendola col suo corpo. Normalmente era lei a prendere l'iniziativa con gli uomini, ma questa volta lo lasciò fare. Quella sera non voleva essere la vecchia Emma, quella incapace di lasciarsi andare, quella che innalzava barriere insormontabili per paura di farsi male. Non ce n'era più bisogno. Non con lui.
Lui era lì e la baciava, la accarezzava, la faceva sua e allo stesso tempo la faceva sentire amata come mai nessuno aveva mai fatto prima. La faceva sentire come se non esistesse nessun'altra donna all'infuori di lei. 
Non era così che si era immaginata il sesso con Hook. L'aveva sempre immaginato come qualcosa di molto più fisico e passionale. La passione sicuramente c'era, ma non si limitava solo a questo. C'era anche qualcos'altro. Qualcosa che non aveva mai provato prima d'ora. Che nessuno le aveva mai fatto provare. E solo dopo aver fatto l'amore con lui, solo dopo essersi ritrovata sdraiata al buio abbracciata a lui, con la testa poggiata sul suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore e il ritmo lento e tranquillo del suo respiro, solo in quel momento aveva realizzato un'altra cosa: non c'era nessun altro posto in cui avrebbe voluto stare. Casa sua non era solo Storybrooke con Henry e la sua famiglia. Casa sua era anche quella. Con Killian.
  
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