Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: NiagaraFalls    21/05/2014    1 recensioni
«Non hai nient'altro da fare?» chiese, in un implicito invito ad andarsene.
«A quanto pare no. Sei un maniaco?»
«No.»
«Uno spacciatore?»
«No.»
«Un serial killer?»
«Non ancora» rispose velenoso.
«Bene. Allora starò qui ancora per un po'» concluse.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
parola di LL 1
1. DI BAMBINE PESTIFERE E LADRI DI MUSICA


Lily appoggiò un orecchio sul legno chiaro per cercare di recepire una frase intera oltre la porta, nonostante la stazza di suo cugino le stesse lasciando poco spazio.
«Sei sicura? ... E' troppo poco...» Una voce irritata alzò di poco il tono, ma non abbastanza per poterci capire qualcosa.
«Secondo me sarà clemente» sussurrò Matt speranzoso.
Lily gli mollò molto poco finemente un schiaffo sulla nuca, intimandogli di stare zitto con lo sguardo.
«Ahia!» Nello stesso momento in cui urlò quel lamento, una sedia nell'altra stanza strisciò sul pavimento. Lily e Matt si catapultarono sul divano, afferrando contemporaneamente due riviste. La porta si aprì con uno schiocco e la figura della madre di Lily li squadrò livida, mentre la figlia cercava di leggere disinvolta una pagina che parlava di donne e motori. Matt era messo anche peggio: aveva agguantato una rivista di vestiti da sposa e in quel momento la stava leggendo interessato, nonostante fosse al rovescio. Matt alzò lo sguardo fintamente sorpreso. «Zia! Anche tu qui?» esclamò.
Lily affondò la testa nella rivista, maledicendo la stupidità di suo cugino. Lo sguardo di Annabeth Lawson si fece più glaciale. «Abbiamo deciso» comunicò, per poi tornare nella stanza.
I due cugini si scambiarono un'occhiata terrorizzata e seguirono Annabeth nella camera degli ospiti dove, per il momento, alloggiava zia Pip. Zia Pip era sdraiata sulle lenzuola azzurre, e li guardava seria ma non sembrava arrabbiata, nonostante la caviglia e il polso destro ingessati. Lily l'abbracciò senza lasciarle il tempo di reagire, borbottando parole di scusa. «Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, non volevo» la strinse forte, affondando il viso nel suo collo. Si staccò mentre il senso di colpa cresceva a dismisura. «Anzi, ci dispiace» disse, guardando suo cugino intimidatoria. Quest'ultimo annuì deciso, ma gli si leggeva in faccia che lei era una vittima come un'altra. Zia Pip non era la persona più simpatica del mondo, e Lily non aveva mai ricevuto un suo regalo per Natale né per il suo compleanno, ma questo non impediva alla sua coscienza di torturarla. Annabeth si schiarì la voce.
«Bene, almeno sapete cosa sia l'educazione. Pip ha deciso quale sarà la vostra punizione. Grazie alla vostra bravata, non potrà lavorare per un mese o anche più.»
Lily aprì la bocca per un altro fiume di scuse, ma sua madre continuò. «E voi sapete quanto sia laboriosa. Quindi voi andrete al lavoro al suo posto.»
I due cugini sospirarono di sollievo contemporaneamente. Si aspettavano torture da inquisizione spagnola, conoscendo la madre di Lily.
«Pip fa due lavori. Matt,» disse, girandosi verso di lui con la stessa calma di un boa constrictor, «tu andrai alla casa di riposo tutte le mattine, ad assistere gli anziani.»
Matt spalancò la bocca in cerca di mosche. Poi toccò a Lily. «E tu, invece, farai da babysitter ai DeLight per cinque o sei pomeriggi alla settimana. Li avviserò stasera.» La figlia annuì. «E non ti farai pagare» concluse. La risatina di Matt accompagnò la frustrazione di Lily.
«Cominciate domani.»

Lily attraversò un piccolo vialetto malridotto, in contrapposizione alla casa bianca come la neve, con il tetto e le imposte rosse, che la guardava imponente. Era rustica, né grande né piccola, ma aveva un'aria costosa. Fece gli scalini che portavano alla veranda stringendo lo zaino che aveva su una spalla e suonò il campanello, stampandosi in faccia un sorriso. La porta si aprì all'istante, e Lily dovette abbassare lo sguardo per scorgere chi stringeva il pomello. Una bambina con due enormi occhi azzurri la stava osservando immobile con il collo, sporco di quella che sembrava tempera viola, allungato verso il suo viso.
«Ciao! Io sono Lily» sorrise. «La tua mamma o il tuo papà sono in casa?»
La piccola DeLight girò semplicemente la testa verso l'interno della casa, facendo svolazzare i corti capelli rossi contro il suo viso paffuto. Poi guardò di nuovo Lily, rimanendo muta come un pesce. La fissava, trapanandola con quegli occhi azzurri. Lily cominciò a sentirsi a disagio.
«Ehm. Sono la nuova babysitter. Non nuova, temporanea... Quella di prima ha avuto un piccolo incidente. Cioè, non era proprio un incidente, era tutto preparato, ma non era per lei. Tutta colpa di mio cugino e delle sue idee. Ho accettato come una vera idiota... Ma perché lo sto raccontan-»
«Io non ho un papà» disse infine la bambina, zittendola.
«Oh» mormorò Lily, sentendosi una stupida. Un gran modo di cominciare il suo primo giorno, davvero. Strinse le labbra in una smorfia compassionevole e fece un passo verso la bambina, che girò i tacchi e corse dentro, lasciandola lì fuori a mortificarsi. Una donna sui quarantacinque anni, con i capelli dello stesso colore della figlia, comparve finalmente nel campo visivo di Lily. Si avvicino con un'espressione sorpresa.
«Tu devi essere Lily! Scusami, non ho sentito il campanello. Non stare lì fuori, entra!» L'afferrò per la manica del maglione e la trascinò dentro. Lily sorrise e annuì.
«Mi ha aperto sua figlia» si giustificò in imbarazzo.
«I miei bambini hanno un udito molto più fine del mio. Mi dispiace di averti fatta aspettare. Io sono Cristina» disse, stringendole una mano. La guidò in soggiorno.
«Marley! Frederick! Nicole! La tata è qui!» urlò in direzione delle scale, facendo trasalire Lily. «Come sta Pip?» chiese con sincera preoccupazione.
«Mi hanno detto che due teppistelli le hanno fatto uno scherzo orribile. Non conoscono cosa sia il rispetto?» Lily sentì il viso andare in fiamme.
«Già, questi giovani d'oggi...» disse facendo un sorriso di circostanza e deglutendo a vuoto. «Comunque sta bene. Se un polso e una caviglia rotti equivalgono a bene...»
«Povera, povera Pip. Spero si riprenda presto. Falle i miei più sinceri auguri.»
Un trambusto provenne dal primo piano, e poi alcune urla. Tre piccoli DeLight sfrecciarono giù per le scale, fermandosi di fronte alla madre come dei soldatini.
«Eccovi. Lily, ti presento Nicole, Marley e Frederick» disse indicandoli con l'indice. Cristina le spiegò che avevano nove, sei e sette anni. Nicole aveva gli occhi castani e i capelli biondi color del grano, era magra come uno stecchino e sembrava più alta dei bambini della sua età. Marley guardava la punta delle sue scarpe e Frederick era un piccolo gnomo con i capelli rossi, gli occhi come quelli della sorella maggiore e una spruzzata di lentiggini.
«Sono in ritardo. Devo proprio andare al lavoro ora.» Prese una borsa appoggiata sulla poltrona e diede un bacio veloce ai figli. «Sarò qui verso le sei e mezzo. Se hanno fame da' loro un frutto o un po' di biscotti. Non troppi e solamente alle quattro o alle cinque, altrimenti a cena non mangiano più.» Lily ascoltò ogni indicazione annuendo.
«Grazie per essere venuta, non so come avrei fatto senza di te.» Poi si infilò la giacca e uscì frettolosamente.
«Bene. Se volete ho portato alcuni giochi da casa mia» disse Lily, sfilandosi lo zaino e appoggiandolo sul tappeto. Ci si sedette sopra a gambe incrociate, sorridendo ai tre DeLight. Fece cenno di sedersi con lei. Nicole la guardò come se fosse un bradipo uscito dal gabinetto, fece una smorfia borbottando qualcosa che Lily non riusciva a capire, ma che era sicuramente offensivo, e tornò al piano di sopra. Frederick si accomodò di buon grado e guardò con infinita curiosità lo zaino. Marley continuò imperterrita a fissare per terra. Lily, cercando di rimediare alla gaffe fatta poco prima, le sorrise incoraggiante. «Ho anche una Barbie e la sua moto» disse. Marley alzò lo sguardo. «È una Barbie molto ribelle» spiegò Lily. «Ha lasciato il suo fidanzato perché vuole essere una donna senza limiti.»
Marley si sedette controvoglia senza dire nulla e prese il giocattolo che le porse Lily, mentre Frederick si dilettava con un puzzle. Le quattro arrivarono velocemente e Lily pensò di preparare la merenda. «Frederick, la camera di tua sorella è di sopra?» chiese. Il bambino rispose senza smettere di cercare gli ultimi pezzi del secondo puzzle. «Sì. Lei è sempre lì quando c'è la tata» disse con un difetto di pronuncia
Lily abbandonò i due piccoli e andò a cercare la maggiore. Sulla porta della sua stanza c'era il nome 'Nicole' attaccato a lettere cubitali con il nastro adesivo. Lily bussò. «Nicole?» Non rispose nessuno, così aprì di poco la porta. La stanza era vuota. 
Bussò ad altre quattro stanze e ci guardò dentro, ma di lei nessuna traccia. Arrivò nell'ultima stanza, in fondo al corridoio, e ripeté quello che aveva fatto per cinque volte. Improvvisamente venne spinta dentro. Lily inciampò sul tappeto e cadde a terra, mentre dietro di lei il rumore di una chiave nella serratura le fece temere il peggio. La risata di Nicole risuonò nelle sue orecchie come una marcia funebre. Si alzò frettolosamente e provò ad aprire ma, proprio come pensava, era chiusa. «Apri, Nicole!» pregò.
Nicole rispose con una parolaccia e andò via. «Nicole!» urlò, ma dall'altra parte della porta non ricevette nessuna risposta. Diede un calcio alla porta e sbuffò. Poi qualcosa la distrasse.
Sentiva degli strani rumori provenire dall'esterno. Erano indistinti e regolari. Cercò di capire cosa fosse, ma la sua mente non trovava una possibile soluzione. Si fecero sempre più vicini. Si girò verso la finestra e restò pietrificata sul posto quando vide delle dita aggrapparvisi. Afferrò la prima cosa che trovò accanto a lei - una mazza da hockey - e si avvicinò piano. Una figura alta scavalcò il davanzale della finestra, appoggiando una gamba all'interno della stanza. Lily si sentì come un poliziotto improvvisato e, senza neanche pensarci, si lanciò contro quella figura, brandendo la mazza da hockey neanche fosse una frusta. Mentre si lanciava verso quella persona che identificò come ragazzo o uomo, quest'ultimo posò uno sguardo sorpreso su di lei, alzò il braccio sinistro bloccando impeccabilmente la mazza che altrimenti si sarebbe schiantata sulla sua testa e osservò Lily incuriosito. Lily, notando che la sua arma era stata resa neutrale, cominciò a urlare. Il ragazzo - o uomo - entrò come un fulmine nella stanza, gettò sul letto una custodia abbastanza grande e le tappò la bocca.
«Sssh» sibilò, ghiacciandola con lo sguardo. Lily cercò di togliere quella mano dalla sua bocca. «Ti lascio andare, ma non urlare. Va bene?» Lily annuì e indietreggiò di due passi quando la lasciò libera.
La guardò tra il curioso e il diffidente, rimanendo accanto alla finestra.
«Sei di famiglia?» chiese. Lily negò.
«Sono la nuova baby sitter» spiegò. «Tu chi sei?» chiese ansimando. La paura non le era ancora passata.
«Giusto, la vecchia Pip si è fatta male.»
«Chi sei?» ripeté più duramente. Lo guardò mentre apriva l'armadio scuro appoggiato alla parete e ci incastrava dentro quella custodia allungata. Sembrava uno strumento musicale.
«Uno sconosciuto entra in una casa che non è sua. Secondo te ho intenzione anche di dirti il mio nome?»
Si avvicinò alla libreria posta di fronte all'armadio e cominciò a scorrere i titoli con l'indice. Lily stava pensando ai bambini al piano di sotto. Sarebberi venuti a cercarla - dovevano farlo. Come avrebbe fatto a cacciarlo? Come avrebbe detto a Cristina che qualcuno aveva invaso la sua proprietà? Poteva essere qualcuno di pericoloso. Dopo quel pensiero, pregò che i piccoli DeLight non si facessero vedere. La sua mente cominciò a scandagliare ogni singola possibilità.
Nel frattempo, lo sconosciuto sembrava aver trovato il suo obiettivo e lo sfilò dallo scaffale con un'espressione soddisfatta. Si avviò verso il punto da cui era entrato, svegliando Lily dalle sue elucubrazioni.
«Ehi!» gridò. «Non puoi prenderlo!»
Lui la guardò intensamente e fece spallucce. Si affacciò leggermente alla finestra per controllare se la via fosse libera.
«Ti denuncerò!» esclamò Lily.
Il ragazzo - o uomo - si girò verso di lei e cambiò discorso. «Non hai ancora cercato di scappare. Ti hanno chiusa dentro?»
Lily sobbalzò sorpresa.
«La dolce e cara Nicole, scommetto» disse tranquillamente.
Lily incrociò le braccia al petto e fece vagare lo sguardo per il pavimento, deglutendo.
«Riporterò questo libro, non preoccuparti. C'è una chiave di riserva dentro quel vaso» indicò una pianta grassa nell'angolo della stanza, in attesa. Lily restò ferma per qualche istante poi seguì cautamente il suo consiglio. Infilò le dita nella terra umida e incontrò qualcosa di metallico. Estrasse la mano e trovò proprio ciò che le serviva. Una chiave argentata.
Ma come...
«Ti ho appena aiutata a uscire di qui. Ricambia il favore e non dire niente a nessuno di me» spiegò semplicemente, come se lei non fosse capace di fare due più due.
Lily sorrise incredula. «Dirò tutto a tutti.»
«Non è uno scambio equo. E nessuno ti crederebbe.»
«Lily!» La voce di Frederick fece voltare Lily verso la porta. Quando si girò verso lo sconosciuto, lui aveva già cominciato a scendere.
«Lily!» Frederick insisté, preoccupato. Lo sentì fare di corsa le scale. Lily decise di rimuovere temporaneamente l'accaduto e aprì la porta proprio mentre Frederick ci arrivava davanti.
«Stavo cercando il bagno. Allora, facciamo merenda?»

Il resto del pomeriggio passò relativamente bene. Nicole sembrava sorpresa di vedere Lily e si chiuse in camera con un broncio, Frederick finì il terzo puzzle e Marley lo aiutava in silenzio. Lily nel frattempo si stava chiedendo se non si fosse fatta attaccare la pazzia da suo cugino Matt. Cercò di coinvolgere Marley nel disegno che stava facendo con Frederick, ma la piccola rifiutava ogni volta. Le sei e mezzo arrivarono in fretta e quando la signora DeLight tornò, Lily aveva la bocca cucita. Si diedero appuntamento per il giorno dopo alla stessa ora e Lily si avviò verso casa.
Passarono quattro giorni fondamentalmente uguali al primo. Lily non faceva un passo avanti con nessuna delle due ragazze DeLight e la faccenda "sconosciuto" era stata forzatamente archiviata in fondo alla sua mente.
Il sesto giorno di lavoro Lily arrivò a casa DeLight in ritardo, un po' perché si era persa nelle pagine di un libro che aveva appena comprato e un po' perché la voglia di rivedere l'antipatica Nicole e la chiusa Marley era pressoché inesistente. Il pensiero di sua madre che la metteva in punizione a vita e quello di Frederick però l'avevano spinta a scendere dal divano, anche se con dieci minuti di ritardo. Bussò alla porta principale temendo un rimprovero da parte di Cristina, ma era una ritardataria anche lei, quindi si limitò a farla entrare, a rifarle le raccomandazioni del giorno prima e si volatilizzò. Lily cercò di indossare un sorriso smagliante e andò in soggiorno, dove c'erano le pesti. Tempo di aprire bocca e Nicole era già in camera sua, il più lontano possibile da lei. Lily strinse i denti innervosita e si rivolse agli altri due.
«Oggi non ho portato nessun gioco da casa. Ma ho questo con me» estrasse un libro dallo zaino e lo portò di fronte a Frederick, così che lui potesse leggerne il titolo. Lui strinse gli occhi e passarono parecchi secondi prima che risolvesse l'enigma.
«Come imparare a cucinare dolci perfetti» concluse.
Lily annuì. «Allora, vi va?» chiese sorridendo incoraggiante. Frederick acconsentì mostrando un sorriso eccitato. Lily cercò l'approvazione di Marley. Si inginocchiò di fronte a lei e la guardò negli occhi. «Ti piacciono i biscotti con le gocce di cioccolato?»
Marley fece cenno di sì timidamente. Lily le strinse la mano e si rialzò. «Andiamo a prepararli insieme.»

«Frederick, smettila di mangiare l'impasto!» lo accusò Lily ridacchiando. Il piccolo Fred se ne stava in ginocchio su una sedia, con le mani in una ciotola blu e un espressione felice. Marley se ne stava seduta accanto a lui e sorrideva - un avvenimento per il quale Lily si sentì completamente soddisfatta - con la faccia sporca di farina e la bocca pitturata di cioccolata.
«Ma è avanzato!» spiegò leccandosi le mani.
Lily scosse la testa ridendo. Infornò i biscotti e impostò il timer speranzosa. Si diresse verso il bagno: aveva fatto un pasticcio con gli ingredienti ed ora aveva il grembiule, le mani e buona parte del viso imbrattati. Abbassò la maniglia ma la porta era chiusa. «Nicole?»
«Che c'è?» chiese una voce scocciata.
«Devo pulirmi, abbiamo preparato...» tentò di dire, ma fu interrotta.
«C'è un bagno anche sopra.»
«Grazie» disse. «Abbiamo preparato dei biscotti. Tra un quarto d'ora saranno pronti, ti va di mangiarli con noi?» propose cautamente. Mal che andasse si beccava un rifiuto e una parolaccia.
«I biscotti fanno ingrassare.»
«Ma sono anche infinitamente squisiti» replicò Lily.
«Si vede che ti piacciono. Dovresti metterti a dieta» urlò cattiva Nicole. Lily spalancò la bocca incredula e si diresse al piano di sopra, offesa mortalmente. Si diresse verso il bagno borbottando fra sé e sé imprecazioni poco fini, ma degli strani colpi la ditrassero. All'ultimo secondo cambiò strana ed entrò nella stanza accanto al bagno, quella in fondo al corridoio, che aveva scoperto essere la camera del fratello maggiore dei tre DeLight, il quale tornava solo nei fine settimana. Si lanciò verso la finestra aperta e si sporse, sicura di trovare qualcuno nel giardino.
 «Sei sporca di farina» disse una voce divertita.
Lily strabuzzò gli occhi quando vide un ghigno a due centimetri dal suo naso, scattò il più lontano possibile da quella presenza e sbatté gloriosamente la testa contro la cornice della finestra. Si ritrasse all'interno della stanza fino a sedersi sul letto posto su un lato della stanza. Lo sconosciuto entrò un paio di secondi dopo.
Lily si massaggiò la cute strizzando gli occhi a causa del dolore.
«Perché hai farina dappertutto?» chiese lui facendosi più vicino.
Lily portò una mano davanti a sé e allungò il braccio il più possibile. «Non muoverti!»
«Voglio solo vedere quanto male ti sei fatta...» disse, cercando di nascondere un sorriso e facendola innervosire ancora di più.
«Se mi sono fatta male è solo colpa tua, perciò vorrei che tu non ti avvicinassi.»
«Stai piangendo?»
«No!» esclamò Lily girando la testa per fare in modo che lui non vedesse gli occhi lucidi. Era stata una botta davvero forte.
Lo sconosciuto alzò gli occhi al cielo ed estrasse qualcosa dalla sua giacca. Posò un libro sulle ginocchia di Lily e indietreggiò con le mani alzate. « Visto? L'ho riportato.»
Lily controllò la sua mano destra per controllare che il colpo non le avesse fatto uscire del sangue e, appurato che non fosse nulla di grave, prese in mano il piccolo libro. Parlava di musica. Lo strinse tra le dita e lo lanciò con tutta la forza che poteva verso la faccia del ragazzo - o uomo. Lui si riparò con le braccia, schivandolo per un pelo.
«Qual è il tuo problema?!» La guardava come se stesse avendo a che fare con una pazza psicopatica. E forse non aveva tutti i torti.
«Il mio?! Qual è il tuo, piuttosto! Entri in casa altrui così come se niente fosse, rubi... Oddio, mica sarai un ricercato?!»
«Cosa?»
«Oh no... Capitano tutte a me. Lo sapevo che ascoltare quell'imbecille di Matt avrebbe prodotto solo catastrofi.»
«Lily...»
«Volevo rifiutare, ma no! Potevo andare io alla casa di riposo...»
«Stai vaneggiando. Dovresti andare alla casa di cura, non di riposo. Sicura di non essere ubriaca?» Lo sconosciuto raccolse il libricino e lo infilò nella libreria. Lily smise di parlare in un batter d'occhio e lo guardò agghiacciata. «Come. Fai. A. Sapere. Il. Mio. Nome?»
« L'ha detto Frederick, il bambino. Si chiama Frederick, giusto?» Il soggetto della frase pensò, proprio in quel momento, di chiedersi che fine avesse fatto la babysitter.
«Lily, dove sei?» urlò dal piano inferiore.
«Arrivo!» Lanciò un occhiata allo sconosciuto e si alzò in fretta e furia. Nel frattempo lui si era mosso verso l'armadio, aveva agguantato la custodia che aveva nascosto la volta prima e si era voltato verso la finestra, pronto a scappare.
«Non osare...» sibilò Lily minacciosa, puntandogli un dito contro.
«Fermami» disse l'altro con un ghigno di sfida, scavalcando la finestra. Tempo cinque secondi e Lily sentì i suoi piedi che toccavano l'erba dopo il salto.  Uscì dalla stanza e sospirò sconfitta.
Non era finita lì, parola di Lily Lawson.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: NiagaraFalls