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Autore: _diana87    21/05/2014    9 recensioni
[SPOILER 6x22!]
Si stringe la camicia che ha addosso per sentire ancora l’odore dell’uomo che giace addormentato nel suo letto. Quel profumo inebriante le rimanda alla mente il momento esatto in cui era salito su quell’aereo come un pazzo, cercandola disperatamente tra la gente lì seduta, fregandosene degli agenti della sicurezza che lo portavano via a forza mentre lui diceva “Ti amo, Teresa. La amo. Quella donna al 12B, la amo.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Si stringe la camicia che ha addosso per sentire ancora l’odore dell’uomo che giace addormentato nel suo letto. Quel profumo inebriante le rimanda alla mente il momento esatto in cui era salito su quell’aereo come un pazzo, cercandola disperatamente tra la gente lì seduta, fregandosene degli agenti della sicurezza che lo portavano via a forza mentre lui diceva “Ti amo, Teresa. La amo. Quella donna al 12B, la amo.”
Si rannicchia sulla poltrona della stanza, portandosi su le gambe e le fascia con le braccia. Poggia la testa sulle ginocchia, sorridendo tra sé, forse arrossendo, mentre con la memoria va a scavare all’attimo esatto in cui era scesa dall’aereo, tra le hostess che la fermavano e la richiamavano all’ordine, ed era tornata in aeroporto per schiarirsi le idee.
 
Rinunciare ad una vita tranquilla, come il destino le aveva preparato, ma tuttavia piatta e monotona a Washington, oppure restare e afferrare le redini dell’avventura, con un uomo che aveva imparato a conoscere ed amare per dodici anni della sua esistenza?
Era più o meno in quel momento che aveva iniziato a pensare che forse la soluzione migliore era fuggire da entrambi, per non rischiare di farsi male e di essere abbandonata di nuovo come aveva fatto suo padre. Si lasciò andare sulla scomoda sedia della sala d’attesa dei passeggeri, un salone vuoto, dove il suo respiro era l’unica cosa che echeggiava in quel momento. Alzò la testa verso l’addetto delle pulizie che fischiettava un motivetto che alla mente risuonava troppo familiare. Sorrise ricordando come lui l’aveva invitata a ballare mentre tentava di indovinare quale strumento musicale suonava al liceo. Strinse la catenina con la croce e si chiese se quello non fosse un segno evidente di quale strada dovesse scegliere. Cercò di coricarsi tra due sedie, e si lasciò cullare da Morfeo, pensando che la notte portava consiglio.
L’indomani venne svegliata dal gran trambusto dell’aeroporto; gente che tornava, gente che andava via. Le persone che abbracciavano di nuovo i propri familiari dopo, chissà, una lunga permanenza all’estero; bambini che correvano verso i propri padri, che indossavano indumenti militari. Si tolse con forza le lacrime di commozione che bruscamente erano ricomparse, e si costrinse ad alzarsi ed afferrare il suo borsone da viaggio. Quanto aveva pianto la scorsa notte? Non riusciva a ricordarlo, eppure l’umidità sulla sua camicetta verde le dava qualche indizio. Controllò il cellulare e si accorse di avere ben venti chiamate senza risposta e trenta messaggi dal suo ‘in-teoria-fidanzato’, tutto preoccupato per il volo e chiedendosi dove si trovasse. Sorrise e spense il cellulare.
Chiese alla sicurezza dell’aeroporto dove avessero portato quel pazzoide che la sera prima aveva urlato a tutti il suo amore per lei, per la donna del 12B.
“Chi è lei?”, gli domandò una seconda volta la guardia, prima di farla entrare nella stanza.
Lei ridacchiò tra sé, e spostò un attimo lo sguardo, forse per portarsi i capelli dietro le orecchie, quindi rispose con calma e serenità, “Sono la donna del 12B.”
L’uomo scosse la testa spalancando gli occhi e mormorò, “Sono tutti pazzi qui dentro”, commento che non sfuggì al suo udito, ma non era quello il momento di mettersi a replicare.
Quando le fece strada verso la porta, intravide il suo collega seduto a tavolino, con una gamba distesa su un’altra sedia. Aveva fatto un gran volo precipitandosi verso l’aereo, e nel farlo si era slogato una caviglia. Teneva il viso fisso avanti a sé e tamburellava con il dito sotto al mento. Lei camminò in modo tranquillo e si sedette davanti a lui. Quando lui si accorse della sua presenza, sentì un tuffo al cuore, e la salutò credendo che stesse sognando. Lei ricambiò sorridendo, e quando gli chiese della caviglia, il suo “Oh, va bene”, la lasciò perplessa, ma in modo positivo, chiedendosi se fosse più contento per la caviglia o per il fatto che lei fosse lì in quel mondo.
Guardò i suoi occhi e intravide un’implosione di gioia che aspettava solo il modo di essere liberata da qualcuno: attendeva lei. Dopo dodici anni insieme, aveva imparato a leggerlo in faccia.
“Non sei andata a Washington.” Le disse, studiando la sua reazione. Lei rimase immobile e rispose “No.”
Quella risposta gli aveva acceso speranza. Gli occhi arrossati, pronti ad esplodere di lacrime di gioia, erano lì fermi a guardare il suo punto fisso: la donna del 12B. Anche lei non accennò a muoversi e lo guardò severa; in passato aveva utilizzato i suoi trucchetti per nascondersi dalla verità, una verità inaccessibile a chiunque, perfino a lei che gli era sempre stata accanto.
“Intendevi davvero quello che hai detto?” gli pose quella domanda per assicurarsi che fosse vero, non perché non si fidasse di lui, ma voleva credere a ciò che aveva detto. Voleva credere che non fosse un’altra sua messa in scena per non farla partire... aveva bisogno di assicurarsi che lui fosse sincero.
La risposta non tardò ad arrivare. “Sì, certo.”
I battiti dei loro cuori iniziarono ad accelerare. L’implosione di gioia era lì, sul punto di esplodere. La donna sorrise, rilassandosi, sentendosi amata e libera di amare.
“Sì. Intendevo quel che ho detto, ogni parola.”
“Bene. Perché io provo la stessa cosa.”
Anche lui, nell’udire quelle parole, si sentì amato e libero di amare. Perché lei ricambiava quello che provava, e non c’era felicità più grande del sentirselo dire.
“Beh, è una fortuna. E Pike?”
“Capirà.”
Rise tra sé, pensando che aveva spento il cellulare da un po’ per non sentire lui né il resto del mondo. Volle stuzzicarlo un’ultima volta, tanto per udire di nuovo quelle parole che lui le aveva dichiarato sull’aereo.
“Dillo ancora.”
“Dire ancora cosa?”
Ma lui la guardava intensamente, mentre il suo corpo pretendeva una liberazione da quelle catene che l’avevano tenuto a freno per troppo tempo. La donna alzò un sopracciglio come per incitarlo a parlare, ma lui la sorprese per l’ennesima volta. Mantenne il contatto visivo e si chinò su di lei, che aveva già gli occhi chiusi, come se non aspettasse altro dalla vita. La felicità era ad un passo, ed erano pronti per raccoglierla e lasciare esplodere la gioia che avevano tenuto dentro fino a quel momento. Le prese il mento e dolcemente guidò le sue labbra sulle sue. Un primo e veloce bacio, seguito da un altro più intenso che sorprese entrambi per l’impeto in cui si erano avvolte le loro lingue. In sottofondo, le grida della guardia che diceva loro di smetterla, non giunsero alle loro orecchie.
 
Alza la testa dalle ginocchia, pensando di essersi appisolata. Si passa una mano tra i capelli e decide di cambiare posizione per osservarlo meglio: ha cambiato posizione e ha spostato la testa dall’altra parte del cuscino. Sorride, alzandosi in punta dei piedi per andare in cucina a preparare la colazione.
“Da quanto tempo è che mi guardi?” mormora lui, con la voce ovattata, impregnata nel tessuto del morbido cuscino. Lei si volta e si ferma, come colta sul fatto. Si morde la lingua dannandosi perché lui riesce sempre a fregarla in un modo o nell’altro.
“Sei sempre un passo avanti... ma come fai?”
“Ho orecchie e occhi sempre svegli.” Dice lui tra uno stiracchiamento e un altro.
“Bugiardo!” risponde lei con malizia e gli lancia il cuscino del letto, caduto a terra. Lui si mette seduto e riesce a schivare il colpo per prendersi del tempo ad osservare la donna con la quale ha appena passato la prima notte della sua nuova vita.
“E’ successo veramente?” sembra una domanda rivolta più a se stesso che a lei. La donna non comprende il suo stato d’animo e gli si avvicina, sedendosi sul letto accanto a lui. Improvvisamente lui abbassa lo sguardo, che s’incupisce e si prende la testa con le mani. “Merito veramente tutta questa felicità?”
Ora ne è sicura: sta facendo domande a se stesso.
“Patrick...” la mano gli si posa sulla spalla lievemente, come un mantello pronto a coprirlo per il freddo. Lei è lì per dargli supporto, come ha sempre fatto in tutti questi anni. Si passa la lingua sulle labbra, consapevole che l’argomento deve essere riaffrontato. “Red John è morto, e con lui è morto tutto il dolore e la sofferenza che ti ha causato. Ti aveva reso un muro insormontabile, un clown che si nascondeva dietro la sua maschera... Ti ha allontanato da tutti... ti ha allontanato da me... adesso è finita, e ti meriti la vita che ti ha tolto. Puoi tornare ad essere un essere umano come tutti.”
“Quei fantasmi potrebbero ritornare.”
Gli sorride ancora, come continua a fare dal giorno prima, e gli prende il volto tra le mani. “Vorrà dire che li affronteremo di nuovo insieme. Ho una pistola, ricordi?”
La battuta lo fa ridere spensierato e sente il cuore più leggero ogni volta che lei lo guarda con quegli occhi da cerbiatta. Le prende le mani e le bacia, ringraziandola di essere lì con lui e di amarlo per quello che è, ma soprattutto di averlo salvato dalla persona che era prima. Lei si stupisce di tanto amore ricevuto, che quasi si commuove.
“Dillo di nuovo.”
“Cosa devo dire?” le chiede guardandola con aria di sfida. Lei fa un balzo indietro, aiutandosi con le mani. Ha ancora il coraggio di mettersi a giocare con lei?
“Stanotte dormi sul divano!” suona come una minaccia e quando fa per alzarsi, viene afferrata per la mano e avvolta tra le sue braccia. L’esplosione di gioia è ancora lì, non se ne è mai andata. Le labbra si posano sulle sue per poi salire sul naso e scendere sul collo.
“Un bacio... due baci... tre baci... non ti basteranno per chiedermi scusa!” mormora lei, non opponendo nessuna resistenza ai brividi di piacere che sta sentendo. Una scossa le attraversa la schiena, appena lui infila le mani sotto la sua camicia. Si fermano a guardarsi un’ultima volta, sorridendosi, per suggellare un altro bacio stringendosi le mani. Poi lui le sussurra nell’orecchio, “Amo la donna del 12B.”



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Beh io c'ho provato a descrivere quello che è accaduto nel mentre e quello che potrebbe succedere dopo :p
Spinta a scrivere un seguito della 6x22 mi sono divertita, ma direi che l'episodio già parlava da sé, quindi non ho nient'altro da aggiungere u.u
Solo un GRAZIE infinito al gruppo di amicheconoscenti che mi ha supportato post episodio, sennò a quest'ora ero morta letteralmente, e grazie alle persone che inizieranno a seguire The Mentalist dopo quest'episodio. (non vale, noi abbiamo atteso sei anni ><)
Alla prossima storia, se la mia mente malata mi assiste! :p
D. :)

 
   
 
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