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Autore: _Safyra    21/05/2014    3 recensioni
Spoiler!5x22//Forse un po' OOC//Death's character//Delena//What if?
«È normale che la sposa si faccia tanto desiderare?» ti chiede Matt Donovan quando è abbastanza vicino da potervi parlare.
«A quanto pare sì.»
Stefan risponde per te, forse ha capito che non hai la facoltà di poter sostenere una conversazione con qualcuno in questo momento.
Infili le mani in tasca, dondolandoti sui talloni con fare ansioso e impaziente.
Mamma mia, Elena, giuro che appena arrivi ti carico in spalla e scappiamo da questo posto, pensi, esasperato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Oh death'
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A Future With You



Because I knew

That you would be alright

And in my heart you would stay awhile with me

And we danced in the morning light

And you said to me

Yeah, we'll be alright

Yeah, we'll be alright


[Be Alright – Lucy Rose]




«Damon, vedi un futuro con me? Perché io vedo solo questo.»

«Elena, l'ho visto dal primo momento in cui ti ho incontrata.»


«Ritornerò da te, te lo prometto. Te lo prometto


«Damon, io...»

Elena ti guarda mentre la Camaro si avvicina sempre di più al Mystic Grill. Ha paura, glielo leggi negli occhi, ma non sembra turbata dalla situazione, quanto più dal fatto che potrebbe non arrivare a dirti in tempo qualcosa che tu sai bene.

«Lo so.» la rassicuri, immergendoti nel marrone scuro delle sue iridi, in quel mare intenso di amore, paura e speranza che ti sa regalare con un solo sguardo.

Non c'è bisogno che ti ripeta quelle due parole - ti amo - ormai sono scolpite nel tuo cuore e sarebbe impossibile cancellarle.

La guardi per un'ultima volta, senti la sua mano posarsi sulla tua, sei pronto a cambiare marcia per andare ancora più veloce. La vedi serrare gli occhi per non vedere, per non sentire niente. Da un lato anche tu speri di non sentire, di non soffrire, di provare solo la felice sensazione di stringere la mano di Elena prima di morire.

Poi è un attimo, il boom arriva, e tutto diventa nero.


Sono passati mesi dall'ultima volta che avete messo piede a Mystic Falls. All'inizio pensavi che sarebbe stato brutto non poter vivere nella vostra pensione, non tornare a respirare il profumo del legno dei vostri antichi mobili, non poter dormire insieme a Elena in quel letto che hai sempre reputato essere troppo grande, anche per due persone.

Ma trasferirvi non è stato brutto come pensavi, anzi.

Tutte le cose che sono successe in quegli ultimi giorni di permanenza a Mystic Falls vi hanno segnato a tal punto da avervi fatto pensare positivamente alla possibilità di comprare casa altrove, di cambiare aria per respirarne di nuova.

D'altronde non sono mai stati i soldi il problema che ha afflitto i Salvatore: fare un nuovo acquisto non sarebbe stato di certo incestuoso per il tuo conto in banca.

«Dovrei andarmene.»

Stefan si volta nella tua direzione, facendo oscillare il liquore all'interno del bicchiere prima di finirlo del tutto.

E tu lo squadri dalla testa ai piedi. Osservi con fare sbigottito l'andamento di tuo fratello, il suo inclinare la testa da un lato in attesa di una tua risposta.

«Questo è l'effetto che ti fa bere come i grandi?» lo schernisci, alludendo al fatto che da quando siete andati via da Mystic Falls, Stefan beve quasi quanto te, se non di più. Non sai a cos'è dovuto questo suo atteggiamento, forse sta cercando di lasciarsi alle spalle quella sera, i cui ricordi ogni tanto ritornano per tormentare anche te. Soprattutto durante la notte, quando ti svegli in preda alla stessa agitazione che ti aveva assalito in macchina prima di morire, e ti volti di scatto a controllare che Elena sia lì accanto a te a dormire.

«No...» Stefan sorride, divertito dalla tua battuta di spirito, posa il bicchiere vuoto sul tavolino accanto a voi, poi appoggia i gomiti sulle ginocchia, incrociando le dita. «Penso solo che sia arrivato il momento di... beh, ecco, "levarmi dalle scatole" per te ed Elena.» virgoletta quelle tre parole, facendoti corrugare la fronte in un'espressione confusa.

Non sai se hai capito o se il tuo cervello si rifiuta di farlo.

«Parli sul serio, Stefan?»

D'un tratto diventi serio, ti puntelli coi gomiti sulle ginocchia proprio come ha fatto tuo fratello e lo guardi, perplesso. Sta davvero dicendo che vuole andare ad abitare da un'altra parte per concedere a te e ad Elena più spazio?

«Perché dovrei scherzare? È una cosa a cui penso già da un po'... e ho presunto che sarebbe stato bello avvertirti, invece di lasciarti un biglietto in cucina.»

«Dammi una buona ragione per credere al fatto che tu stai parlando sul serio. Magari prendo in considerazione l'idea di accettare la tua richiesta.»

Ti alzi dall'amaca, ti avvicini alla ringhiera dal terrazzo e metti le mani in tasca, osservando distrattamente il giardino nel retro di questa nuova casa.

Elena sta passeggiando a braccetto con Caroline, ride, scherza. Ti sembra la ragazzina che hai incontrato per la prima volta quella sera in cui stavi sdraiato in mezzo alla strada, in attesa della tua preda.

Quante cose sono cambiate da allora.

«Siete più uniti che mai, Damon. E lei ti ama così tanto... Non potrebbe volere di più...»

Stefan ti sta raggiungendo mentre ti parla, osserva come te le ragazze laggiù. Non afferri cosa intende fino a che non aggiunge dell'altro.

«... se non rendere ufficiale l'amore che vi unisce. Ormai non è più la piccola Elena che hai conosciuto. È cresciuta, è più matura. È pronta per diventare la tua compagna di vita a tutti gli effetti.»

Stefan incrocia il tuo sguardo allibito, sta zitto mentre tu socchiudi gli occhi e boccheggi, immagazzinando le parole che ti ha appena detto per rielaborarle e dare loro un senso.

Poi alzi un dito verso tuo fratello e un sorriso sornione ti illumina il viso.

«Ti ho già detto che a te fa male bere quella roba?» indichi la bottiglia mezza vuota di Bourbon sul tavolino dietro di voi.

Il tuo sarcasmo fa sogghignare Stefan, che scuote la testa con fare esasperato. Qualcosa ti dice che lui si aspettava questa tua reazione, e sinceramente ti saresti sorpreso se avesse fatto il contrario.

Perché, per la miseria, non tutti i giorni ti capita di dover sostenere certe conversazioni.

«Guardala, Damon.»

Stefan si decide a parlare, forse ha capito che sei davvero in difficoltà e che i neuroni non funzionano per capire da solo quello che sta cercando di spiegarti.

Tu gli obbedisci, ti giri e torni a guardare Elena. Per un attimo anche lei ti guarda: ti sorride, dolce, poi distoglie l'attenzione da te per dar retta a Caroline. Ed è forse per quell'occhiata che ti lancia che comprendi.

Ti chiedi come hai fatto a non renderti conto prima del fatto che la tua fidanzata sia davvero pronta a legarsi a te in ogni modo umanamente possibile.

Lo capisci anche dai ricordi che hai di un giorno quando, a tarda sera, ha tentato di parlare con te proprio di questo.

«Sposala, Damon.» ti sussurra Stefan, e sebbene sia un po' difficile riuscire a digerire il significato che porta con sé quel verbo, cerchi di ragionare e capire che, dopotutto, Elena te l'ha chiesto solo due sere prima, senza che tu potessi neanche accorgertene.

«È la cosa giusta da fare, fidati.»


«Damon.»

La voce di Elena ti risveglia dal sonno improvviso in cui sei cascato, facendoti mettere a fuoco la realtà in cui ti trovi.

Sei morto, constati. Siete morti. Te ne rendi conto perché davanti a voi, a pochi passi di distanza, c'è Bonnie.

Elena ti posa due mani sulle braccia e tu automaticamente fai lo stesso; il suo viso è contratto in un'espressione concentrata e preoccupata al tempo stesso.

«Tutto bene?» ti chiede.

«Sì, tu?»

Annuisce, sorride, poi si volta e procede come te verso Bonnie.

«Siete pronti?»

L'ex streghetta lancia uno sguardo prima alla sua amica poi a te, vi dà istruzioni sul da farsi non appena la toccherete, e mentre la ascolti analizzi ogni sensazione che provi nell'essere morto, nel trovarti in quell'oscuro lato che si sta sgretolando secondo dopo secondo senza che voi possiate fare nulla.

È strano essere morto, così com'è strano ciò che provi quando tocchi Bonnie.

D'un tratto senti freddo, un brivido ti corre lungo la schiena: c'è di nuovo il nulla intorno a te e la paura ti assale quando capisci che Elena non è più al tuo fianco.

Il buio ti avvolge per la seconda volta.



Non sai bene cosa stai per fare e questo ti preoccupa. Stamattina sei rimasto una buona mezz'ora chiuso in bagno a parlare con te stesso davanti allo specchio come un bamboccio di sedici anni per evitare di arrivare a stasera senza sapere cosa dire.

Il fatto è che in trenta minuti non sei riuscito a sviluppare niente di serio, ogni cinque secondi smettevi di parlare e ricominciavi da capo perché quello che dicevi non ti piaceva. Una volta ti sembrava poco opportuno, un'altra troppo breve, un'altra ancora poco carino.

E molto probabilmente è perché alla fine non hai concluso niente che sei arrivato a sera tardi senza un nulla di fatto.

Siete appena tornati da una festa alla Whitmore che a te non è proprio piaciuta, Elena è scesa di sotto dopo essersi fatta la doccia. Se ti trovassi in un'altra situazione, il pensiero di averla in giro per casa con solo un asciugamano addosso ti farebbe stringere improvvisamente i pantaloni. Magari la seguiresti fino in cucina per iniziare a baciarle ogni singolo centimetro del corpo...

Ma le Parche vogliono che tu freni i tuoi pensieri erotici e che stia rinchiuso nella tua stanza a berti del buon Whisky – uno di quelli buoni davvero, non una di quelle cosette da pochi dollari che ti hanno servito alla festa – con la cravatta allentata e la camicia sbottonata. Davanti a te, sul comodino vicino alla parte di letto in cui dormi tu, è appoggiata una scatolina di velluto blu, che ti aiuta a ricordarti il motivo per cui devi rimanere in camera.

La guardi mentre ti versi dell'altro Whisky nel bicchiere, il solo pensiero di quello che stai per fare stasera ti fa sudare freddo e il fatto che non ci siano Stefan o Alaric ed Enzo ad importunarti per complicarti le cose è quasi un sollievo. Sai che se fossero qui ti sfotterebbero fino alla morte.

Annulli la distanza che ti divide da quella scatolina che ti sembra così piccola ma dannatamente ingombrante. La apri.

Non sai perché ma quando constati che è vuota non hai alcuna reazione. Sei sempre teso, ma l'agitazione non aumenta né diminuisce.

E mentre fissi il cuscinetto su cui dovrebbe stare un anello di lapislazzuli simile al tuo, ascolti i movimenti di Elena al piano di sotto.

La senti frugare nel frigo, versarsi dell'acqua in un bicchiere di plastica, buttarlo nella spazzatura, procedere a piedi scalzi verso il salotto da cui è costretta a passare per tornare su... Poi più niente.

Intuisci che si è fermata ed inevitabilmente un brivido ti corre lungo la schiena.

Te la immagini mentre sorride confusa alla vista delle due rose che hai lasciato sul tavolino fra i due divani, mentre si avvicina circospetta e si siede sul bordo della poltrona per prenderne una. Speri abbia preso quella giusta, quella tra i cui petali ti sei premurato di nascondere il contenuto di quella scatola vuota di fronte a te.

Ma non hai più dubbi quando senti Elena lanciare un gridolino di sorpresa prima di pronunciare il tuo nome con la voce incrinata dall'emozione.

Quando apri la porta per raggiungerla, te la ritrovi sulla soglia con le lacrime agli occhi, poi ti abbraccia e ti sussurra all'orecchio: «Lo voglio.»

Ha preso la rosa giusta, ne sei certo.


La puzza di bruciato ti investe all'improvviso, spalanchi gli occhi per capire dove ti trovi. È tutto avvolto da un debole tepore. Il bianco sembra ancora più bianco, gli altri colori sono sbiaditi, freddi.

Alzi la testa da terra, sei sdraiato a pancia in giù e non hai la più pallida idea di come possa trovarti qui. Annusi l'aria impregnata di quell'insopportabile fetore. C'è puzza di morto, puzza di cadaveri carbonizzati, di gas. Accanto a te c'è il corpo di un uomo sfigurato dalle fiamme e la carcassa di una macchina.

La tua macchina, il tuo corpo.

Ti tiri su, guardi con orrore lo scenario che hai davanti trattenendoti a stento dal vomitare, poi ti ricordi perché sei lì, al Mystic Grill, nel posto in cui sei morto.

Sei nell'Altro Lato adesso, lo capisci dal fatto che tutto è sbiadito da quei colori così freddi e opachi, dal fatto che quando inciampi sul piede di qualcuno e ti giri per guardare chi è il morto che non hai visto non senti niente. Tuttavia percepisci la preoccupazione aumentare quando scopri che il proprietario di quel piede è lo sceriffo Forbes.

«Oh, no Liz...» cerchi di spostare il pilastro di pietra che potrebbe schiacciarla da un momento all'altro, senza riuscirci granché fino a quando qualcun altro non ti viene ad aiutare.

Ric.

«Prima regola da rispettare una volta che hai ottenuto la ragazza: non far saltare tutto in aria.»

Sentire la sua voce ti fa increspare involontariamente le labbra. Alaric è qui e tu non puoi crederci. Porca miseria, ti è davvero mancato.

«Sono felice di vederti anch'io, amico

Ric ti sorride, per un attimo ti fa sentire felice nonostante tu sia morto ritrovandoti in questo strano posto.


Ti sistemi i gemelli sui polsini con fare nervoso, giuri di non esserti mai sentito così osservato in vita tua: davanti a te, seduti su sedie bianche ornate da decorazioni rosso sangue, una cinquantina di invitati aspettano il grande momento.

Maledetta Caroline Forbes e le sue liste infinite, pensi mentre ti mordi il labbro inferiore, sempre più nervoso.

Oggi non sei in vena di niente. Alaric ed Enzo possono prenderti in giro quanto vogliono, ma a te non importa proprio; ora come ora preferiresti startene sdraiato sul divano con una bottiglia di Brandy in mano piuttosto che fare il lampione nel giardino di casa Lockwood, con ventordici mila occhi puntati addosso.

«Respira, Damon.»

Tuo fratello ti sussurra all'orecchio destro, quando ti volti nella sua direzione lo scopri sorridere tranquillamente.

Certo Stefan, non sei tu che stai per sposarti, è facile essere così rilassati, pensi, imprecando sottovoce.

Lanci un'occhiata all'orologio legato al polso e quando ti accorgi che siete in ritardo di un quarto d'ora circa imprechi di nuovo.

«È normale che la sposa si faccia tanto desiderare?» ti chiede Matt Donovan quando è abbastanza vicino da potervi parlare.

«A quanto pare sì.»

Stefan risponde per te, forse ha capito che non hai la facoltà di poter sostenere una conversazione con qualcuno in questo momento.

Infili le mani in tasca, dondolandoti sui talloni con fare ansioso e impaziente.

Mamma mia, Elena, giuro che appena arrivi ti carico in spalla e scappiamo da questo posto, pensi, esasperato. Non ne puoi più di aspettare.

Poi le casse dietro di voi si animano e una canzoncina familiare inizia ad aleggiare nell'ambiente; gli invitati si accingono a prendere posto, il brusio scompare e tutti si girano per vedere la sposa fare la sua entrata dalla portafinestra sul retro.

Ric, Enzo e Tyler corrono a sedersi ai primi posti poco distanti, Stefan appoggia una mano sulla tua spalla e sorride di nuovo.

E poi la vedi. La vedi e te ne innamori come se non l'avessi già fatto in passato.

La vedi e gli invitati, i tuoi amici e la casa spariscono.

La vedi e il tuo cuore torna a battere normalmente.

È bellissima, meravigliosa. Non l'hai mai vista così, ed è un'emozione sapere che la tua Elena sa essere anche una sposa stupenda. La tua sposa.

Finalmente sorridi e quando incroci il suo sguardo non puoi che illuminarti di più. È emozionata, ed anche un po' impacciata. Stritola il braccio di Jeremy come se stesse per cadere.

La ami, la ami troppo.


Corri come il vento in mezzo ai boschi di Mystic Falls. Ric ti segue in silenzio mentre tu pensi che forse è un po' troppo tardi. Non hai trovato Elena: sai che non ha perso tempo a crogiolarsi in questo benedetto Altro Lato e che sicuramente è già da Bonnie ad aspettarti.

Quando raggiungi la sua amica però non incontri nessun altro, ci siete solo voi tre.

«Vai, Ric.»

Ti volti verso di lui, lo guardi negli occhi e ti senti di nuovo felice nonostante il casino in cui lo hai ritrovato. Anche lui ti guarda, inizialmente non è molto convinto, dopo però prende coraggio e afferra Bonnie per un polso. Scompare.

«Dov'è Elena?» chiedi quindi alla ragazza, mentre il vento che d'un tratto ha iniziato a soffiare dovunque aumenta la sua potenza. Questo posto sta per cadere sul serio a pezzi.

«È già passata. Andiamo.» Bonnie alza la voce per sovrastare il fruscio del vento, si prepara per dover far passare anche te, sospira. Le poggi piano le mani sugli avambracci, chiudendo gli occhi.

Immagini di dover provare qualche strana sensazione mentre torni nel mondo dei vivi, magari dovresti anche smettere di percepire il vento tempestoso che ti sta scompigliando i capelli. Eppure non senti niente, non percepisci nessun cambiamento. Ops.

Lo sapevi.

Lo sapevi dal momento in cui hai fatto a Elena una promessa che non eri sicuro di poter mantenere, le hai detto "Tornerò da te. Te lo prometto." ma sotto sotto non avevi la certezza di poterla soddisfare.

Quando rialzi le palpebre un ghigno amaro ti si stampa sulle labbra, cerchi di nascondere il vuoto che sta dilagando dentro di te col sarcasmo, come fai sempre.

«Beh... Guarda un po'...» dici, fintamente divertito dal brutto scherzo che ti sta riservando la Moira.

Bonnie non replica, sa anche lei, e non c'è bisogno che venga esplicitato il motivo per cui tu sei ancora qui, morto, e incapace di tornare da Elena.

Non puoi tornare da lei.


L'abbracci forte. Siete rannicchiati sulla spiaggia silenziosa di Aliki Beach, il sole sta per sorgere e qualche gabbiano vola basso sull'acqua. La risacca vi fa da nenia mentre aspettate l'alba avvolti da un plaid verde: la schiena di Elena è appoggiata al tuo petto, la testa sulla tua spalla. I suoi capelli ti fanno il solletico quando muove la testa per girarsi verso di te e sorriderti.

«Sei stanco?»

Pensi alle ore di viaggio che hai dovuto affrontare per fare alla tua donna questo regalo di fine luna di miele. Sebbene siano state sfiancanti, vedere Elena felice e soddisfatta ora è più appagante di qualsiasi altra cosa.

«No, per niente.» menti, non vuoi che si preoccupi per te adesso, altrimenti si perderebbe tutta la magia del momento, e questo non deve accadere.

Una brezza leggera si alza sulla costa, tua moglie si rannicchia contro di te tirandosi fino al naso la coperta. Ti viene da ridere mentre la osservi: sembra una bimba che implora di stare un po' al caldo e tu non potresti fare altro se non che accontentarla, abbracciandola ancora più forte. Le posi un bacio sui capelli, pensi a quanto sia perfetta la tua vita adesso che hai raggiunto tutti i tuoi obbiettivi.

È questo il futuro che ti aspettavi di vivere con la tua ragazza, sorella, migliore amica e moglie. Con la tua dolce metà senza cui non potresti sopravvivere.

Era questo che hai sognato di vivere quando eri nell'Altro Lato, in bilico tra il tornare a vivere e il morire definitivamente: tu, lei, il mare, l'alba.

Non potevi chiedere nient'altro dalla vita.


Peccato che ora, ciò vorresti indietro con tutto il tuo cuore è la vita stessa, è la possibilità di poter stare con Elena per un solo secondo prima di andartene per sempre.

Peccato che tutto quello che hai sognato non puoi più aspettarti di viverlo davvero.

Peccato.

L'unica cosa che ti è concessa adesso è dover dire addio a Elena senza che lei possa vederti, doverla guardare mentre lacrime di dolore le scendono sulle guance, mentre reagisce alla perdita del suo uomo, di te.

«Lui è qui.» è Bonnie che le fa sapere che tu non l'hai ancora lasciata, che sei ancora lì per lei anche se non può più vederti né toccarti. «Puoi dirgli addio.»

Elena si rivolta contro le parole che pronuncia la sua amica scuotendo piano la testa. Si passa le mani tra i capelli, serra gli occhi tentando di scacciare gli incubi che non riesce più ad allontanare, gli incubi di te che l'abbandoni, di te che non puoi più tornare.

«Mi hai mentito.» rantola. Sembra esausta.

E tu non puoi evitare di sentirti in colpa. Perché ti dispiace. Cielo, se ti dispiace.

«Per favore...»

Sorridi, intenerito. Quanto ami la tua Elena, quanto vorresti che lei sentisse, quanto vorresti abbracciarla e dirle che non la lascerai mai.

«Tu sei di gran lunga la cosa migliore che mi sia capitata nei miei centosettantatré anni su questa terra. Il fatto che io non sia morto sapendo di essere amato non da chiunque, ma da te, Elena Gilbert, è l'esempio perfetto di una vita piena.»

Dopo aver parlato allunghi una mano verso il suo viso, le allontani dalla guancia i capelli che le sono caduti davanti. Ed è qualificante sapere che lei sta percependo il tuo tocco, in fondo speri che possa sentire anche quello che hai da dirle.

Il suo cuore starà sicuramente ascoltando.

«Non avrei mai potuto avere di meglio. Ho avuto il massimo.» continui, sorridendo. «Ti amo, Elena.»

«Ti prego...» lei si lascia andare contro il muro, si accascia per terra. E piange, piange tanto, troppo, la tua Elena.

«Ti prego, torna da me.»

«Non ho scelta, piccola.»

Ti senti gli occhi pizzicare, la tua voce è tenue, incrinata. Quanto vorresti non vederla soffrire, non dovertene andare anche se sai che è abbastanza forte per poter superare anche questo dolore, che starà bene.

Ma devi.

«Addio.»

Sussurri, osservandola per un'ultima volta.



Spazio autore in lutto:



Toc toc, c'è qualcuno in casa? O siete tutti morti traumatizzati da questo quinto finale di stagione? :P

Io sono sopravvissuta, anche se al solo pensiero della 5x22 mi viene da piangere ogni volta di più, sia perché la puntata è stata davvero stroncante, sia perché non so se riuscirò ad aspettare fino a Ottobre.

E questo, come avrete intuito, è un piccolo pezzo di me che riguarda Damon ed Elena nel finale di stagione, un pezzo che ho voluto condividere con voi per avere qualcuno con cui struggermi dal dolore xD

Che dire, spero sia valsa la pena di scriverlo ;)

Buon recupero di facoltà mentali a tutti! :P

A presto,

Sha

   
 
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