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Autore: Midnight the mad    21/05/2014    3 recensioni
Socrate diceva che la verità esiste. La “vera verità”, come dicevi da piccola. Già, diceva che esiste una verità di fondo, un valore assoluto, uguale per tutti.
Beh, se è così, pensi, mentre nella tua testa qualcuno sta dicendo che "When the waters is rough the sailing is tough", allora quel senso non lo troveremo mai.
Però Platone diceva che la verità è diversa per tutti. Che ognuno ha la sua verità personale.
E "Running right on the rocks" inizi a pensare che abbia ragione lui. Basta un’anima e poi il mondo diventa come lo senti tu.
E tu sei una "Soul survivor, soul survivor, soulsirvivorsoulsurvivorsoulsurvivor..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mick Jagger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storia, due pensieri.
Potete leggere a destra. Potete leggere a sinistra. Potete leggere destra e sinistra insieme.
Potete non leggere, anche.
Ma state già leggendo, no?
 
Angie

Respiri profondi di aria rovente che sa d’estate.
Passi veloci, uno sguardo al cancello.
Che tanto quell’occasione l’hai persa.
 
Chiudi gli occhi. Hai il cuore in gola.
Strano, pensi. Ormai dovresti averci fatto l’abitudine.
Eppure, dopo una vita intera, hai ancora paura, quella strana paura viva che ti avvolge tutte le volte.
 
Non avevi pensato di andare a quel concerto.
No, proprio no. Non te ne importava e non te ne importa niente.
Oppure sì.
A dire il vero, forse volevi sul serio andarci. Sì, ci hai passato quasi un pomeriggio intero a fissare la scritta su quel sito.
Rolling Stones, Roma.
 
Non sai se ti piaccia o no, quella paura. Sai solo che c’è, che c’è sempre stata, e che probabilmente continuerà ad esserci fino a quando tutto questo non sarà finito.
Che poi, non è che manchi molto, probabilmente.
Così poco che stai iniziando a chiederti se tutto questo ti mancherà.
 
Ti sei detta di no circa un milione di volte.
Ti sei detta che ehi, centosessanta euro non ce li hai da buttare via così a caso, che poi non è che i Rolling Stones ti piacciano poi così tanto. Non è così importante. Giusto?
 
Il rumore interrompe per un secondo i tuoi pensieri. Il rumore delle persone là fuori.
Loro ti mancheranno? ti chiedi.
 
Giusto.
Eppure adesso sei qui. Hai preso un treno e sei partita e non sai nemmeno perché. L’hai fatto e basta. L’hai fatto rompendo un silenzioso pomeriggio d’estate scandito dai battiti di un cuore troppo lento.
Niente valigia, solo una borsa. Niente parole, solo un messaggio. Tanto ormai ti conoscono, sanno che sei strana.
Niente pensieri, solo un treno.
 
Sono tanti. Troppi per conoscerli tutti. Sono anche cambiati, nel corso degli anni.
Però.
Però tu sei sempre tu, e forse i loro sguardi sono sempre i loro sguardi e le loro voci sono sempre le loro voci.
Le stesse voci che cantano insieme alla tua fissandoti, ridendo e piangendo e vivendo.
 
E allora io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te...
Il treno dei desideri dei miei pensieri all’incontrario va.
cantava Celentano nei tuoi auricolari mentre fissavi fuori dal finestrino, e tu ti chiedevi se quello fosse davvero il tuo treno dei desideri e dove ti stesse portando perché, effettivamente, che cosa volevi quando sei salita non lo sai nemmeno ora.
 
Ecco cosa hanno fatto, quelli là fuori.
Hanno vissuto con te.
Sì, forse è abbastanza per non dimenticarli mai.
 
Cammini e basta, le mani affondate dentro le tasche anche se fa caldo, troppo caldo. Guardi il cielo. Ed è nel momento esatto in cui il sole fa quel passo definitivo, che comincia.
 
Comincia.
Un battito di cuore, un attimo di silenzio quasi doloroso.
E poi esci.
 
Resti immobile quando senti il boato della folla.
Esiti.
E poi urli anche tu. Con la testa.
Mike!
 
- Mike! Mike! Mike! –
La folla inneggia a te, ti saluta con urla, canti, fischi. Qualcuno scoppia a piangere vedendoti, neanche fossi Dio.
Sì, beh, forse sei Dio.
Il dio del tuo mondo.
 
La storia della musica non è mai stata molto importante per te.
Non ci hai mai dato troppo peso.
Le canzoni non hanno un prima e non hanno un poi. Le canzoni esistono nel momento in cui nasce il primo accordo e continuano fino a quando qualcuno sentirà il bisogno di suonarle o ascoltarle.
Però loro ti hanno sempre stupita.
Già, quegli Stones che sono nati in quel ’60 così lontano che ormai sembra un’epoca fa, che forse effettivamente sono un’epoca fa.
E’ cambiato tutto, da quei vecchi ’60.
Tranne loro.
 
Ed eccoti qui, quindi.
A prendere una boccata di fama anche per stasera.
Una fama che continuerà ad esserci anche quando tu non ci sarai più per respirarla, forse.
 
E forse è così che è giusto. Qualcosa deve pur rimanere. Quando è finito tutto, è finito il sole ed è finito il respiro, quando tutto si riduce a un cuore che pulsa impazzito in un petto risuonando a vuoto e la notte inizia a scendere su una città eterna. Deve pur rimanere, ed è un nome. E’ un mondo che frana, sono massi che rotolano per un pendio scosceso con un rumore assordante.
Rolling Stones.
 
Senti gli sguardi complici degli altri addosso, ma è solo quando inizi a suonare che il tuo cuore comincia a battere. E tu a vivere. Perché ti sei sentito vivo solo così, in effetti, sempre.
Ti sei sentito vivo solo gridando in un microfono e fissando la folla che rumoreggia.
E in questo momento vuoi sentirti un distruttore sporco, maldestro e fottuto, vuoi sentirti qualcosa di travolgente come una frana. Le tue labbra dicono parole che il mondo sa a memoria,ma che ancora un significato vero non l’hanno trovato.
 
Socrate diceva che la verità esiste. La “vera verità”, come dicevi da piccola. Già, diceva che esiste una verità di fondo, un valore assoluto, uguale per tutti.
Beh, se è così, pensi, mentre nella tua testa qualcuno sta dicendo che When the waters is rough the sailing is tough, allora quel senso non lo troveremo mai.
Però Platone diceva che la verità è diversa per tutti. Che ognuno ha la sua verità personale.
E Running right on the rocks inizi a pensare che abbia ragione lui. Basta un’anima e poi il mondo diventa come lo senti tu.
E tu sei una Soul survivor, soul survivor, soulsirvivorsoulsurvivorsoulsurvivor...
 
Soul survivor.
Già, la tua anima che è sopravvissuta a tutto.
Sopravviverà ancora, poi, forse. Non c’è certezza, e dopotutto non ha importanza.
Che pur di essere qui e ora la tua anima l’avresti venduta, bruciata, fatta a pezzi.
Porca miseria, pur di essere così vivo quell’anima sopravvissuta l’avresti uccisa.
 
E che succede se invece non sopravvivi?
Che succede se l’anima te la perdi per strada o se muore, se soffoca rinchiusa dentro i limiti?
Il cuore pompa sangue al cervello, un cervello che ormai è su un palco così vicino eppure così irraggiungibile.
Se muore l’anima, tu chi sei?
 
Vita o anima, anima o vita.
O scegli l’una o l’altra.
Non puoi vivere nel mondo se vuoi tenerti l’anima.
Ma quello che fai nel mondo è davvero vivere?
No, è solo sopravvivere. Esistere.
E’ quello che fai su questo palco che è davvero vivere. E’ buttarsi nel vuoto ed essere sospeso tra l’esistenza e la morte che si avvicina sempre di più. Ed è in quel momento che la vita esplode come un rumore troppo forte e non è questione di esistenza e nemmeno di anima. E’ solo questione di tre parole.
 
Tu, qui e ora.
Ecco chi sei, ecco dove, ecco quando.
Ecco l’unico modo di spiegare questo attimo.
Non sta succedendo niente, eppure sta succedendo tutto.
Non c’entra la realtà, perché nella realtà sei solo immobile su una panchina.
Non c’entra l’anima, perché quelle che stai provando sono troppo forti per essere emozioni.
Vivi vivi vivi vivi vivi e basta.
 
Ma a vivere si va avanti troppo in fretta.
Ma a vivere il cuore si stanca.
Ma più si cade più si accelera la caduta.
Ed è così, con un ultimo colpo alle corde di una chitarra, che si spegne tutto.
 
Fine.
Una parola che sembra marchiata a fuoco nell’aria anche se il caldo estivo ormai se n’è andato.
Una parola che sa di silenzio e di dolore ma anche di sorriso, il sorriso stanco che c’è nei ricordi.
Eppure è mancato qualcosa, stasera.
E’ mancato il tuo essere lì.
No, non c’eri, e non avrai mai più la possibilità di esserci.
Ti tiri su, e ti incammini per le strade buie, illuminate da una luce che tu non riesci nemmeno a vedere.
 
E’ un passo per arrivare al retro del palco. Un passo solo, ma farlo ti uccide come se avessi corso una maratona.
Abbracci gli altri, senti il sorriso che ti affiora sulle labbra, ma dentro di te sei arrivato in fondo alla caduta.
Dentro di te sei morto, e per qualche motivo ti manca ancora qualcosa.
 
I passi per la strada sono lenti, anche se stai correndo. Sono lenti perché in realtà vorresti tornare indietro.
Nel tempo, forse.
 
Morto, eppure sospeso.
E’ così che ti senti in quella macchina dai vetri oscurati.
E’ così che ti senti quando qualcuno propone di andare a bere qualcosa.
E’ così che ti senti quando ti chiedi che cosa è mancato.
Morto.
Ha ucciso anche Dio, questa città santa.
 
E un Dio che è morto,
ai bordi delle strade Dio è morto,
nelle auto prese a rate Dio è morto,
nei miti dell’estate Dio è morto...
L’aria sa ancora di musica, musica vera per qualche motivo che in realtà non sai nemmeno tu, mentre te ne stai seduta su un marciapiede in una strada vuota e fissi il cielo estivo senza stelle, che tanto le luci della città le hanno già uccise tutte.
 
Sono solo tre parole anche queste, pronunciate davanti al bancone di un bar fuori mano, che nessuno di voi voleva farsi tanto vedere in giro. Parole così diverse da quelle di prima, eppure ne hai bisogno esattamente quanto sul palco ne avevi di essere tu, qui e ora.
- Esco cinque minuti. –
 
E ti ci specchi tu, nel cielo, già, quel cielo che col buio è uno specchio, come dice Alessandra Amoroso. Chissà cosa voleva dire lei, con quelle parole. Probabilmente le ha messe a caso, suonavano solo bene insieme.
Invece per te qualcosa vuol dire, in questo cielo estivo sospeso sopra una città troppo vecchia. Non antica, vecchia, fatta solo di passato.
Sì, per te qualcosa vuol dire, perché come il cielo sei solo una facciata, ma il fuoco dentro di te ormai è morto, invisibile, spento.
 
Ed eccoti lì fuori.
Ed ecco una strada un po’ trafficata e un labirinto di città che si estende davanti a te.
Ed eccoti fare un passo e infilarti là dentro.
Che tanto, più perso di come sei perso adesso non potresti mai sentirti.
 
Niente.
Ecco cosa stai facendo, niente.
Ecco cosa stai pensando, niente.
E allora cosa ci fai ancora qui?
 
Cammini.
Non c’è un perché ben preciso.
Eppure saresti pronto a giurare che questo vagare abbia un minimo di senso, da qualche parte nella tua testa.
Cercando, ecco cosa stai facendo.
Stai cercando qualcosa.
Cosa, non lo sai.
Speri solo di non avere iniziato troppo tardi, di non essere troppo lento.
Speri solo che abbia la pazienza di aspettarti.
 
Non ha senso restare, lo sai. Dovresti tornare a casa. Prendere il primo treno, e prima di domattina saresti di nuovo nel tuo mondo.
Ma non ti muovi.
Aspetti.
Cosa?
 
Ennesima strada buia, che i lampioni non illuminano abbastanza i pensieri.
Ennesimo marciapiede un po’ sconnesso.
E poi vedi qualcosa, rannicchiata in un angolo, seduta ferma, che aspetta.
Una ragazza che si specchia nel cielo sopra la sua testa.
 
Dovresti andartene.
Vattene e basta, dannazione.
Non succederà nulla, mai nulla.
Ti alzi, e in quel momento la senti.
Flebile, quasi impercettibile.
Una voce.
- Angie...
 
Ti è uscito di bocca senza che tu riuscissi a pensare.
Non ci riesci neanche ora, perché la realtà se n’è andata di nuovo, e anche l’anima.
Perché ora sei solo una voce.
Oh, Angie,
when will these dark clouds disappear?
 
Rimani immobile, una domanda cantata che ti risuona nella testa. Guardi il cielo.
Sì, te lo chiedi anche tu.
Quand’è che queste nuvole di luce troppo nera se ne andranno riportando in vita le stelle?
 
Angie, Angie,
where will it lead us from here?
Lo chiedi a lei. Perché non sai la risposta, tu, non riesci a capirla. Non hai mai avuto una risposta.
 
Dove finiremo? chiede lui, e tu lo guardi e l’unica cosa che riesci a pensare è che forse è proprio qui, che dovevate finire.
 
With no loving in our souls
and no money in our coats,
you can’t say we’re satisfied...
But Angie, Angie,
you can’t say we never tried...
Già, questa serata senza amore e senza odio, senza emozioni e senza realtà, senza realtà e senza senso. A tutti e due manca qualcosa, in questo momento, e lo sai.
Ma che cos’è questa canzone se non un tentativo disperato di trovare quel qualcosa?
 
Angie, you’re beautiful,
but ain’t it time we said goodbye?
Angie, I still love you,
remember all those night we cried,
all the dreams we held so close
seemed to all go up in smoke...
Let me whisper in your ear.
Angie, Angie,
where will it lead us from here?
Addio. Ma come fai a dire addio al mondo se non ti sei neanche incontrato con te stesso?
Amare. Ma come fai ad amarti se non ti sei neanche mai conosciuto?
Lo guardi, guardi quell’uomo e pensi che forse è questo che state facendo ora.
Non vi state conoscendo tra voi, e non è tra voi che vi direte addio quando ve ne andrete. No, in questo momento state solo piangendo insieme in una notte d’estate fatta di quei sogni che mancava tanto così a raggiungerli eppure sono svaniti in fumo. E allora vi state parlando con sguardi e sussurri e una canzone senza musica.
E dove finirete, poi?
 
Ognuno per la sua strada, ecco come finirà.
Chissà dove e chissà come e chissà per quanto.
E sarà un sospiro nel silenzio di una notte estiva che non vale niente nei ricordi di nessuno.
Ma in un labirinto stai ritrovando te stesso, e non sai nemmeno come hai fatto.
Vedi che c’è una lacrima sul viso della ragazza, e questa volta è il cielo intero che si specchia in quella lacrima.
Oh, Angie, don’t you weep,
all your kisses still taste sweet,
I hate that sadness in your eyes...
 
Una lacrima ti scivola sul viso, rotola, silenziosa.
But Angie, Angie,
ain’t time we said goodbye?
With no loving in our souls
and no money in our coats,
you can’t say we’re satisfied...
 
No, soddisfatti no, soddisfatti non siete e non sarete mai, perché è così che deve essere, la vita.
Sii, felice, ma mai soddisfatto.
Non sai chi te l’ha detto, non sai quando né come.
Eppure in questo momento è successo qualcosa.
In questo momento hai capito qualcosa.
In questo momento è cambiato qualcosa.
Eppure, pensi, mentre lei si gira e se ne va, è questo il momento di dire addio.
 
Addio.
Mentre ti giri e ti incammini, non sai perché lo stai facendo. Sai solo che è la cosa giusta, però.
La musica si allontana, lenta, e tu vai via, sparisci, e sparisce lui in una strana dissolvenza.
But Angie, I still love you,
baby, ev’rywhere I look see your eyes...
 
There ain’t a woman that comes close to you,
come on, baby, dry your eyes...
Asciugati gli occhi, le dici, e la lacrima cade a terra.
 
E il cielo rinchiuso nella tua lacrima esplode.
 
E il cielo vero riprende vita.
 
Solo per voi.
 
But Angie, Angie,
ain’t good to be alive?
Angie, Angie,
they can’t say we never tried.
  
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