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Autore: faith84    21/05/2014    23 recensioni
10 anni. 3650 giorni. 120 settimane.
Una vita. Quasi un'eternità. Per chiunque... o quasi.
A volte la vita gioca strani scherzi. E il cambiamento può nascondersi anche in fondo ad una semplice tazza di caffè. Perché ci sono storie d'amore così belle che meritano una seconda possibilità.
buona lettura.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Just a cup of coffee

 

Se ti ho incontrato è perché l'universo ha cospirato

affinché giungessi fino a te”

 

(Paulo Coelho- L'alchimista)

 

 

 

 

“No, al momento non ci sono altri voli. Appena il tempo lo consentirà vedremo di ripristinare il traffico aereo. Sono davvero desolata, signorina Tendo!”

“Immagino che anche per lei non sia uno spasso trascorrere il pomeriggio della vigilia di Natale in aereoporto eh?” rispose la ragazza in perfetto inglese.

L'hostess di terra osservò la bellissima donna giapponese che le stava di fronte.

Ricordò di quando in televisione, mentre commentava questo o quello sport trasmettesse sempre quel senso di vivacità e simpatia, uniti a una bellezza davvero notevole, che in breve tempo l'avevano fatta diventare la beniamina di grandi e piccini. Lei Akane Tendo, famosa telecronista sportiva e presentatrice.

Le due donne si sorrisero un po' meste, quasi a volersi fare reciproche scuse ed esprimere solidarietà per quel destino comune di lontananza dai propri cari in una notte così speciale, e si salutarono.

All'aeroporto l'avevano immediatamente riconosciuta tutti e aveva subito l'ennesimo bagno di folla.

Era comunque rimasta la dolce e ingenua ragazza di Nerima e ancora si stupiva che tutte quelle persone la riconoscessero e l'ammirassero così tanto.

In fondo che faceva di così speciale? Si impegnava in quel lavoro che adorava e seguiva con passione da ormai quasi sette anni, dopo che con un colpo di fortuna, appena finita l'università a 23 anni, aveva conquistato uno stage in una rete televisiva.

Ed era brava, come dimostrava il fatto che era spesso in giro per il globo e a meno di trent'anni aveva lavorato per le maggiori emittenti mondiali.

Si era letteralmente innamorata di quel lavoro.

Che ora l'aveva condotta in una città tutta da scoprire per seguire le Olimpiadi Invernali.

Si trovava in Italia, per la precisione a Torino, un luogo così lontano da Tokyo da pensare quasi non esistesse.

E invece era reale e meraviglioso, come aveva potuto constatare vagando per la città nei rari momenti liberi.

La vibrazione del cellulare la scosse dai suoi pensieri.

“Pronto? Ah Shutaro! No, purtroppo le condizioni climatiche sono peggiorate e qui nevica da ormai cinque ore. Traffico aereo sospeso fino a nuovo ordine! Mi dispiace tesoro! Temo che la possibilità di trascorrere il Natale insieme sia sfumata...”

Dall'altra parte del telefono un sospiro rassegnato.

“Dai su col morale! Ci rifaremo a Capodanno, amore! È una promessa. Appena ho qualche novità ti faccio sapere. Un bacio!”

Akane chiuse la conversazione con un sorriso, pensando al suo fidanzato perfetto, l'infallibile uomo d'affari tutto d'un pezzo che a casa con lei si trasformava nel principe azzurro, pieno di dolcezza e premure.

L'aveva conosciuto in America durante la finale del torneo di basket universitario.

Era un grande appassionato.

Buffo conoscere un giapponese purosangue, di Tokyo per giunta, allo stadio dei Chicago Bulls. Ora vivevano la loro perfetta love story tra le varie capitali mondiali, a causa degli impegni di entrambi. Amore e fusi orari, si dicevano scherzando.

Appena poteva poi le piaceva rilassarsi tornando a Nerima per godersi la sua famiglia e i vecchi amici e lui spesso l'accompagnava.

Ormai stavano insieme da due anni e presto era convinta, avrebbero fatto il grande passo.

Davvero un sacco di pensieri per quella giornata di neve. Forse l'attesa e il tempo atmosferico portavano alla riflessione. La sua sembrava da ogni punto di vista una vita perfetta.

 

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“Come sarebbe a dire che non c'è un fottutissimo aereo per Londra?!”

La voce era bassa, roca... sexy pensò Akane un secondo prima di voltarsi... e giurò avesse qualcosa di... familiare... una voce che non sentiva da quanto? Dieci anni?

Le sembrò quasi di assistere alla scena a rallentatore, di vederla dall'esterno.

A pochi metri da lei nel medesimo istante si erano voltati anche un paio di occhi blu, che ora la fissavano con uno stupore tale che, giurò, li avesse resi, per un solo secondo, più scuri e profondi.

Sentì qualcosa di simile a una vertigine, ma passò immediatamente o forse LEI si impose che passasse.

“Akane?” disse lui prima che il volto, precedentemente cristallizzato in un'espressione tra lo sconvolto e il confuso, si distendesse in un sorriso.

Quel sorriso. Il sorriso di Ranma Saotome.

 

 

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Non ebbe tempo di dire una sola sillaba che se lo trovò a meno di mezzo metro, a scrutarla con quei due occhi. Molto spesso aveva pensato che per portare in giro due occhi del genere ci sarebbe voluto il porto d'armi.

Quegli occhi potevano un tempo salvarla e ucciderla a una velocità incredibile. E cambiavano gradazione di blu a seconda dell'umore del loro proprietario.

Erano occhi in cui era possibile scrutare... e perdersi. Ma ormai non era più una ragazzina e il tempo l'aveva resa immune da quel ragazzo, ora uomo, che in passato aveva significato tanto, troppo, tutto. Pensieri di una ragazzina di sedici anni.

Ora era una donna adulta, no?

Notò che portava una giacca pesante, rossa, con una curiosa serie di allacciature alla cinese. Un fantasma, ecco cos'era.

“Ehi famosa cronista?” riprese la bella voce. No, decisamente era reale.

“RANMA! Che cosa ci fai qui?”

“Ma allora non hai perso la lingua e ti ricordi pure il mio nome... sarà che una giornalista sportiva del tuo calibro, osannata da tutti come bibbia dello sport, non può permettersi di non conoscere il più grande artista di arti marziali del mondo, nonché campione olimpico in carica da otto anni in TUTTE le discipline di combattimento!

E per rispondere alla tua scontatissima domanda, ero venuto a godermi le Olimpiadi invernali!”

“Devo dire che hai guadagnato in modestia, in dieci anni che non ci vediamo!” rispose lei con sarcasmo.

“Quindi hai quasi trent'anni eh? Certo che sei invecchiata!” disse Ranma ignorando la battuta, squadrandola e facendole l'occhiolino.

“Lo sai benissimo quanti anni ho, brutto scemo, dato che hai la mia stessa età... solo anagrafica da quel che vedo, dato che sei rimasto lo stesso immaturo!”

“Più ricco e famoso, bimba!” disse lui ridendo. In realtà Akane ebbe l'impressione che queste due cose gli dessero più noia che felicità.

In fondo aveva l'impressione di aver centrato in pieno: era sempre il ragazzino selvaggio e scapestrato di una volta. Solo più alto, più famoso, più uomo... e sì ok, più affascinante.

“Sai, quando ho visto il tuo viso pienotto alla TV per la prima volta, quasi mi strozzo con la cena!” continuò lui, sempre fissandola negli occhi.

“Viso pienotto?” Akane ebbe l'impressione che una vena le stesse pulsando pericolosamente sulla fronte.

“Sì, dai... dì la verità sei un po' ingrassata in questi anni... Anche i fianchi mi sembrano più rotondetti!” lui sorrideva sempre e rincarava la dose, come al solito, come se non ci fosse un buco di dieci anni a dividerli.

E la reazione di Akane sembrò seguire questa logica pazzesca.

“Come ti permetti, baka?!” urlò lei a pieni polmoni, sferrando un pugno potentissimo in direzione della sua faccia da schiaffi.

Senza sforzo il giovane uomo afferrò il polso e rimasero lì, fermi immobili, come in una foto vecchia di dieci anni.

Poi senza nessun motivo particolare scoppiarono a ridere all'unisono, mentre un gruppo di viaggiatori curiosi faceva capannello intorno a loro.

“Ma non sono Akane Tendo, la famosa giornalista giapponese e Ranma Saotome, il campione olimpico?” disse un ragazzo dai tratti orientali.

Ranma non attese un secondo e sempre ridendo si caricò la ragazza sulla schiena e le disse semplicemente “FUGA!”

La piccola folla fece un “Oh” di stupore e in men che non si dica i due giovani riuscirono a sparire da quegli occhi troppo curiosi.

 

 

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“Aspettiamo qui un attimo che le acque si calmino ok?” disse Ranma lasciandola andare più lentamente di quanto lei si aspettasse. Stavano ancora ridendo.

“Beh dato che di aerei non se ne parla che ne dici di andare a prenderci un caffè? Chissà quante cose avrà da raccontare questa famosa maschiaccia, volevo dire giornalista, dopo tutto questo tempo!” continuò lui. Utilizzò quel termine accompagnato da uno sguardo del tipo “nemmeno tu sei cambiata di una virgola eh?”

“E mi inviti a prendere un caffè mentre siamo nascosti in uno stanzino delle scope?” rispose lei che a quel punto non sapeva se essere divertita o irritata, togliendosi una ragnatela dai capelli.

Erano cresciuti tutti e due da quando il semplice trovarsi in uno spazio ristretto che li costringeva ad un qualsiasi contatto, li faceva arrossire violentemente.

Eppure una certa dose di emozione c'era ancora... Akane la mise a tacere, imputandola alla incredibile coincidenza che li aveva portati ad incontrarsi dopo tanti anni a migliaia i chilometri da casa. Sì, era sicuramente così.

Però...Che strano trovarselo davanti e ripetere ancora le stesse pantomime di quando erano adolescenti.

“Dai che male c'è? Il tuo facoltoso fidanzato è forse geloso se bevi qualcosa con un vecchio... amico?”

Akane si accorse che Ranma aveva faticato a trovare la parola per definirsi. E sapeva pure di Shutaro, forse dai giornali, chissà. Famosi tutti e due spesso finivano sui rotocalchi di gossip, con sua grande disapprovazione.

La giovane Tendo fece un rapido tuffo indietro con la memoria.

Dopo il mancato matrimonio, avevano parlato e riparlato e alla fine di comune accordo, avevano deciso di separarsi. Comune accordo... già... lui aveva una certa fretta di andarsene in Cina. E forse questo aveva influito.

Nessuna ammissione riguardo a ciò che li legava, ovviamente. Sarebbe stato molto più difficile altrimenti. Fu come un tacito accordo tra due ragazzi, un po' adulti e un po' bambini.

Ranma era partito senza dire se e quando sarebbe tornato. Destinazione Cina e conseguente risoluzione del problema della sua doppia identità. Gli altri maledetti di Jusenkyo lo avevano seguito, ma poi chi prima chi dopo, avevano finito per tornare a Nerima. Tutti tranne lui.

Akane aveva rimesso insieme i pezzi della sua vita. Non si erano più visti o sentiti.

Eppure tutti i Capodanni lei aveva ricevuto una cartolina d'auguri, sempre da parti del mondo diverse, che però non recavano nessun indirizzo.

Niente che rivelasse molto: un laconico “Spero che anche quest'anno tu sia felice, ragazza violenta!” o “Buon anno nuovo, maschiaccio!”

Una volta ricordava che, anni dopo che lui se n'era andato e lei era già una giornalista di una certa fama, le avevano anche proposto di intervistarlo, quando lui aveva vinto un numero imprecisato di medaglie d'oro alle Olimpiadi, ma Akane senza sapere bene perché, aveva rifiutato. Non aveva mai fatto parola con nessuno che facesse parte della sua nuova vita, nemmeno con il fidanzato attuale o con altri ragazzi che aveva frequentato, del passato comune che condivideva con l'affascinante artista marziale.

Forse perché era passato. O forse voleva che appartenesse solo ed esclusivamente a loro due. Dopo tutto non le rimanevano che i ricordi.

Era infastidita da quella valanga di pensieri che sembrava travolgerla.

“Allora Akane? C'è tanto da pensare solo per una tazza di caffè? Qui in Italia lo fanno buonissimo!” le chiese lui impaziente.

“Ok ok! Anche io sono curiosa di sapere che hai combinato in questi anni. L'unica cosa che so è che ti sei fatto vedere in giro con modelle e attrici, cambiandone una alla settimana! Immagino che tu abbia fatto anche altro oltre ad accompagnarti a certe gatte morte! Magari hai pure avuto tempo di allenarti!” disse lei alla fine, mentre la voce le si incrinava leggermente.

Il cambio di tono fu però reso impercettibile dal cigolio della porta che a ragazza aveva prudentemente spalancato per sbirciare fuori e dal fatto che gli desse le spalle.

“Oh che ci posso fare se mi trovano irresistibile... E chi avrebbe mai detto che leggi riviste patinate! È una cosa così da... donne!” scherzò ancora lui.

Uscirono dallo stanzino delle scope con circospezione.

Lui le sfiorò appena i capelli e lei si irrigidì.

“Ragnatela...” si limitò a dire lui, attardando la mano sulla sua testa, in quella che ad Akane sembrò una specie di carezza.

 

 

Dopo aver affidato la sua valigia al personale dell'aeroporto perché fosse portato al deposito bagagli, Akane si incamminò verso uno dei bar dell'immensa struttura, ma Ranma la tirò per una manica.

“Ehi dove vai?”

“Al bar dell'aeroporto. Non volevi OFFRIRMI un caffè?” rispose lei, sentendo ancora un tenue calore sulla nuca, nel punto in cui l'aveva sfiorata.

“Beh sì, ma non qui. Di solito negli aeroporti il caffè sa di sciacquatura di piatti!”

“E dimmi, signor esperto di caffè, dove vorresti andare? Fuori c'è una specie di tormenta!” protestò Akane. Ma chissà perché una parte della sua testa aveva già deciso di seguirlo. Solo un caffè.

“Bah! Dov'è finito il tuo spirito avventuriero? Fidati di me!” rispose lui prendendola per mano e guidandola con naturalezza verso l'uscita.

“Ma... e se dovessero annunciare il ripristino del traffico aereo?” altra debolissima protesta.

“E secondo te, genio, chi volerebbe con questo tempo?! Fidati che fino a domani non se ne parla. Dai ci facciamo un caffè, poi ti riporto qui per un'esaltante attesa del tuo volo!”

“Ma non hai nient'altro da fare tu? Nessuna bambolona che ti aspetta?” lo provocò lei.

“Beh in effetti qualcuno a Londra forse... ma insomma Akane ci vediamo dopo dieci anni e fai tutte queste storie?” il tono di Ranma si fece più incalzante.

Akane poi non capiva il perché non si fosse ancora liberata di quella mano calda e forte che stringeva la sua.

Lui parve leggerle nel pensiero, perché la lasciò non appena furono nei pressi della metropolitana. Quella se non altro funzionava, al contrario dei taxi, di cui non c'era neanche l'ombra.

Aveva vinto lui. La ragazza si limitò a seguirlo, continuandosi a chiedere cosa diavolo le fosse preso. Lui e lei in un nevoso pomeriggio in giro per una città illuminata da mille luci, quasi fossero ancora una coppia. Non che in realtà fossero stati tali nel senso canonico del termine. Se non avessero due padri completamente pazzi forse le loro strade non si sarebbero nemmeno incrociate. E non avrebbero vissuto avventure ai confini della realtà, rischiando pure la pelle in certi casi.

Eppure, quella notte, avrebbe detto che tra tutte le cose strane e folli che erano capitate loro, il loro reincontro, dopo tutto quel tempo, fosse la più paradossale.

 

 

 

Seduti vicini nella metropolitana deserta scambiarono quattro chiacchiere.

Soprattutto informazioni sulle reciproche famiglie.

“Già ora quel debosciato di mio padre, grazie ai miei lauti guadagni, vive da nababbo.

Mia madre invece insiste perché mi trovi una brava moglie.”

In qualche modo dopo aver detto queste cose con noncuranza, Ranma si rese conto che forse erano fuori luogo. Fosse stato meno orgoglioso e più deciso, forse la brava moglie sarebbe stata al suo fianco già da dieci anni e probabilmente avrebbe avuto le sembianze di una bella moretta con un carattere impossibile...

Akane fece finta di nulla, vedendolo pensieroso e continuò a sciorinare notizie su Nerima, sulla famiglia Tendo, sui vecchi compagni di liceo, sui vecchi amici che ogni tanto sentiva e vedeva ancora.

“ Nabiki si è sposata e indovina un po' con chi? Quel mentecatto di Kuno, che ora fa il marito e futuro padre responsabile! Ci crederesti?

Kasumi aspetta il suo terzo figlio. Dovresti vedere quanto sono carini i gemelli! Potresti venire a trovar...” le parole le morirono in gola.

Dopo tutto Ranma aveva detto addio a Nerima e alla sua famiglia, a tutto ciò che avevano significato.

Pensava di essere venuta a patti con questo fatto.

Lui invece la stupì “Perché no? Non è che tuo padre vuole farmi la pelle vero?”

Il fatto che avesse concluso con quella battuta servì a far calare la tensione.

Akane lo fissò con l'intenzione di dire qualcosa, ma la metro frenò di colpo, proiettandola dritta dritta tra le sue braccia.

Si trovò stretta a quel petto caldo, muscoloso e invitante. Quante volte le era capitato.

Aveva avuto altri ragazzi e pensava che presto si sarebbe sposata con l'uomo dei suoi sogni, serio, dolce, affidabile.

Ma in quel preciso momento si rese conto di una cosa che le attraversò la mente con il fragore di un tuono. Mai, nemmeno se fosse vissuta quanto Obaba, sarebbe riuscita a dimenticare la sensazione di sentirsi così al sicuro e così protetta come tra quelle braccia. In quegli anni più che averla scordata si era sforzata di non ripensarci. Certo per tutto il resto Ranma era un disastro... una calamita per i guai. Le aveva messo sottosopra l'esistenza, ma...

Non seppe dire quanto durò. Ranma le sussurrò ad un orecchio “Siamo arrivati.” con un tono così caldo che temette quasi di perdere i sensi.

Akane si staccò da quello che sembrava essere diventato un abbraccio, rossa come una sedicenne. E al diavolo il fatto che erano cresciuti e che i contatti fisici non li imbarazzavano più.

“Beh forse il tuo futuro... marito in questo frangente avrebbe ragione ad essere un po' geloso, maschiaccio!” Ranma le sorrideva un po' beffardo, ma anche lui era arrossito, ne era certa.

Si liberò del tutto di quello stato di imbambolamento, o almeno ci provò... Solo un caffè... solo un caffè... prese a recitarsi nella mente come se fosse una preghiera.

SOLO UN CAFFE', certo, poi ognuno alla sua vita e via nel dimenticatoio le false promesse di lui di tornare a Nerima.

Scesero dalla metro.

Il vento si era calmato, ma dal cielo continuavano a scendere una quantità impressionante di candidi fiocchi.

Akane si strinse nel cappotto, massaggiandosi le braccia.

Ranma, che le camminava a fianco, si accorse immediatamente che la sua ex fidanzata (dopo mille pensieri su come definirla nella propria mente, quel termine gli sembrò appropriato) era mezza congelata. La guardò, accarezzandola con lo sguardo, facendo tesoro nella sua mente delle gote arrossate, delle labbra leggermente aperte che producevano piccoli sbuffi di vapore, gli occhi profondi e lucidi. Bella come nei suoi ricordi, anzi ancora di più. E gli si stringeva il cuore nel notare che le sue piccole smorfie, che tante volte aveva spiato di sottecchi, fossero sempre le stesse.

Si sfilò la sciarpa, le si parò davanti e gliela mise al collo, senza dire una parola.

La ragazza mormorò un timido “Grazie”. Quanto odiava sentirsi così impacciata alla soglia dei trent'anni.

No, non era lei ad essere impacciata. Era lui a farla sentire così, una ragazzina inesperta e imbranata nel corpo di una trentenne in carriera. Era ridicolo!

Camminarono in silenzio, seguendo il corso del fiume.

Nei momenti liberi, l'aveva percorsa anche lei quella strada, ansiosa di andare alla scoperta di un luogo sconosciuto.

La ragazza sentì il peso di quell'assenza di comunicazione, come se essa parlasse molto di più di ogni cosa che potevano dirsi. Sapeva che lui la osservava e temeva potesse percepire che lui aveva ancora un qualche potere su di lei.

“Sai che Ryoga e Akari si sono sposati e poi l'anno scorso hanno divorziato?” disse Akane non sopportando un minuto di più di quell'eloquente silenzio.

“Sì, l'ho saputo.” rispose Ranma semplicemente.

Il fatto che lui non fosse per nulla stupito non solo di quell'ultima notizia, ma nemmeno di tutte quelle che gli aveva fornito in treno, le fece pensare che forse avesse mantenuto i contatti con qualcuno di loro.

“E so che adesso sta con Ucchan!” concluse il giovane.

Forse era con lei che Ranma continuava ad intrattenere i rapporti, dopo tutto era la sua migliore amica, oltre ad essere diventata quella di Akane nel corso di quegli anni.

“So anche che Shampoo, dopo aver inutilmente cercato un ragazzo più forte di lei, ha deciso di rinnegare le tradizioni e sposare Mousse, l'unica persona al mondo in grado di sopportarla e soprattutto... amarla per quello che è!”

Akane rimase letteralmente a bocca aperta, non tanto per il fatto che sapesse pure quello, ma perché era la prima volta che sentiva Ranma parlare in quella maniera e soprattutto di un argomento come... l'amore! E aveva come l'impressione che quel discorso non fosse strettamente riferito a Shampoo e Mousse.

“Sono stupita che tu sia a conoscenza di così tante cose su persone della tua... vecchia vita!” doveva dare uno straccio di spiegazione alla sua espressione sconcertata.

“Ho viaggiato molto, è vero, ma questo non significa che abbia dimenticato i migliori amici che abbia mai avuto.”

Altra affermazione che non si aspettava. Questo però, per qualche strana ragione, la fece arrabbiare: voleva dire che con tutti loro aveva mantenuto contatti e lei si era dovuta accontentare di stupidi biglietti di Capodanno.

Ovviamente non poteva dirglielo. Non avrebbe dovuto sapere quanto la scoperta l'avesse ferita.

“E quando li sentivo, non c'era volta che non chiedessi di te!”

A questo punto la parola stupore non rendeva per nulla l'idea.

Akane pensò che fosse meglio evitare qualsiasi commento e decise di cambiare discorso. Dentro le si scatenò una sorta di tempesta, un misto di rabbia, emozione, commozione che rischiava di stordirla completamente. E allora sì che sarebbe stata nei guai, preda del rischio di non essere più padrona delle proprie parole e delle proprie azioni.

“Dove stiamo andando?” chiese sperando di tutto cuore che lui si limitasse a risponderle.

“A quello che chiamano Parco del Valentino. Ci sei mai stata?”

La risposta era ovviamente sì. Aveva adorato quel posto, pieno di angoli suggestivi.

Era un parco enorme e vi sentiva una sorta di sacralità. Quando anche tutto lo staff andava fuori a divertirsi dopo il lavoro, lei adorava perdersi tra quei viali alberati, nonostante il freddo.

“Questo è in assoluto il mio posto preferito. Mi piace l'atmosfera.”

Ad Akane mancò di nuovo il respiro. Quindi in quel periodo oltre ad essere nella stessa città, frequentavano assiduamente persino lo stesso parco; di più, ci percepivano le stesse sensazioni.

“Mi ricordava il parco di Nerima; certo non si assomigliano neanche lontanamente, ma... Oh guarda siamo arrivati!” disse poi interrompendo il discorso, come se temesse di dire troppo.

Il bar era poco più di un chiosco e Akane fu molto stupita che fosse aperto con quel tempo e in quella particolare data.

“Ciao Chiara!” Ranma salutò in una lingua che Akane dedusse fosse italiano; lei aveva imparato giusto qualche parola.

“Oh Ranma! Stavo per chiudere. Pensavo che non saresti venuto, visto il tempo!”

La ragazza era molto carina e gentile e Akane si chiese se Ranma non avesse fatto il galletto anche con lei.

La bella italiana, rossa di capelli e con penetranti occhi verdi, la fissò con interesse, poi la salutò in perfetto inglese “Salve e buon Natale! Io sono Chiara e gli amici di Ranma sono anche amici miei, dato che hanno la pazienza di sopportarlo!” disse facendole l'occhiolino.

Akane le allungò la mano, come era solita fare quando si presentava a nuove conoscenze occidentali. Quella ragazza iniziava a starle simpatica.

“Dai Chiara smettila! Guarda che lo dico a Lia che fai la splendida con belle ragazze straniere!” le disse

“Ok! Ok! Ti porto il solito? E per inciso, mio caro, tieni presente che devo tornare ad un orario decente o è la volta buona che Lia mi ammazza!”

I due erano tornati a parlare italiano e Akane si sentì leggermente esclusa, ma la ragazza del bar intuendo i suoi pensieri, le disse in inglese “E' brutto lasciare a casa la propria fidanzata ad aspettare la vigilia di Natale eh?”

La giovane Tendo le sorrise “Certe persone vale la pena aspettarle! Non se ne può fare a meno.”

Avrebbe voluto mordersi la lingua un decimo di secondo dopo, quando incontrò gli occhi di Ranma fissi su di lei.

Li distolse quasi subito, con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Per la signorina porta un cappuccino, che è mezza congelata!”

“Agli ordini!”

La ragazza sparì nel cucinino del chiosco.

Ranma fece accomodare Akane vicino a una lampada alogena.

“Vedrai quanto ti riscalderai in fretta!”

“Sembri conoscerla molto bene... la barista intendo. E poi da quand'è che hai imparato l'italiano?” il tono di Akane era piuttosto incuriosito.

“Beh sai... Chiara fa lingue all'università e per arrotondare lo stipendio del bar dà ripetizioni della propria lingua madre agli stranieri, oltre che lezioni di inglese e francese. È molto brava. Io le ho insegnato qualcosina di giapponese. Lei e la sua ragazza sono due tipe molto in gamba!”

“Ecco le vostre ordinazioni: un cappuccino bello caldo per la splendida signorina mora e un caffè fatto con la moka per lo stupido con il codino!” disse in inglese la barista.

La rossa fece una boccaccia a Ranma e un sorriso seducente ad Akane.

Poi tornata alla lingua madre si rivolse al giovanotto “E' davvero fantastica come mi avevi detto. Ci credo che non riesci a... Se non fossi fidanzata...”

“Giù le mani, Casanova in gonnella!” rise lui di gusto.

Akane li guardò entrambi con aria interrogativa. Chiara poi si congedò dicendo che se voleva evitare di dormire sullo zerbino, subendo le ire della sua ragazza, avrebbe dovuto iniziare a riordinare per tornare ad un orario decente “Avete comunque tutto il tempo di godervi la vostra bevanda!” sorrise e li lasciò soli.

Nel piccolo locale la musica era soffusa e piacevole. Peccato che Akane non capisse una parola. Si lasciava cullare dalle note e beveva lentamente quell'ottimo cappuccino.

“Si può sapere che ti ha detto?” chiese poi a Ranma.

“Beh... che in TV sembri più grassa!” la provocò lui.

“Sempre il solito buffone!” fece lei tirandogli un debole pugno sulla spalla.

La sua attenzione fu rapita da un suono di sassofono che riempì il piccolo locale.

Le parve che Ranma si irrigidisse nel momento in cui il cantante iniziò ad esibirsi nelle strofe di quella struggente melodia.

“Senti... cosa significa questa canzone? La musica è davvero bella!” si sporse sul tavolino per osservare meglio le reazioni e le espressioni dell'affascinante uomo di fronte a lei.

“Ehm... non conosco così bene l'italiano!” Ranma sembrò aver messo su un broncio, un'espressione che si collocava tra la tristezza e... il rimpianto.

O forse era solo una sua impressione. Da quando il grande Saotome si faceva sconvolgere da una canzonetta.

“Bene, vorrà dire che lo chiederò a Kira!”

“Ehhh?! Intanto si chiama Chiara... poi vorresti disturbarla mentre lavora per chiederle di una stupida canzone?”

“Siamo gli unici clienti, se non ci hai fatto caso e a quanto pare mi ha presa in simpatia! Non le dispiacerà illuminarmi su una cosa come questa!”

“Ma... ma...” cercò di replicare lui. Akane però si era già diretta verso la cucina.

 

 

“Ehm scusa Chiara... stavo ascoltando la canzone di poco fa e mi chiedevo ehm... potresti dirmi di che parla...”

La bella rossa si illuminò e le sorrise con calore.

“Beh la canzone è di un famoso cantante italiano degli anni '80... E' una triste storia d'amore che parla di due persone lontane... lui, nonostante non la veda da molto tempo, non può fare a meno di amarla e di pensare a lei... le parti più romantiche dicono pressapoco così “Non dirmi che è un sogno proibito averti qui, che il tempo cancella i nostri ricordi” e “Ti prego non mi lasciare mai, ma chissà dove sarai... in quale parte del mondo...” e ancora “Tu non sei accanto a me e tutto il resto non conta”

Sai, una volta anche Ranma mi ha chiesto che significasse... La conosce bene anche lui...” la rossa rimase in attesa.

Akane spalancò gli occhi, sentendo un bruciore su tutto il volto e qualcosa a pizzicarle lo sguardo. Non le uscì una sillaba in nessuna delle lingue che conosceva. E non era finita.

“ Mi ha anche detto che questa canzone gli ricordava qualcuno... del suo passato.”

I verdi occhi dell'italiana brillarono incontrandosi con quelli di lei color cioccolato.

“Ehm... io...”

Chiara la guardava sempre sorridendo. Aveva capito tutto. O forse lei sapeva... e se sapeva voleva dire che...

“Perché non glielo chiedi?”

Akane la salutò con un inchino e fece per tornare al suo tavolo, con più urgenza di quanto volesse.

Ranma non c'era più. Terrorizzata lo cercò con lo sguardo.

Scorse delle monete sul tavolo.

Poi lo vide oltre la vetrata del bar. La guardava con un'intensità tale da farle male.

Una forza sconosciuta sembrava imporle di catapultarsi fuori, tra quella danza di petali bianchi, verso quella figura vestita di rosso. Una figura così familiare, scolpita a fuoco nella sua mente, in tutte le sue sfaccettature.

Quella figura sembrava aver cancellato tutte le altre. Era sempre presente, anche se si era sforzata di negarlo per ben dieci anni.

Forse era il momento di capire, di affrontarla una volta per tutte. Aveva aspettato troppo. E accusare lui di vigliaccheria era inutile... lei non era stata da meno.

Corse fuori, urlando un saluto a Chiara, un saluto che forse risultò più come un “Grazie”.

La bella barista uscì dalla cucina e vide la ragazza giapponese correre in mezzo alla neve. I suoi passi sembravano rallentare mano a mano che si avvicinava al ragazzo con la giacca rossa.

Stava per spegnere le luci e la radio ma poi sollevò la testa e sorrise di nuovo. Aveva quasi dell'incredibile... si mise a canticchiare la canzone che si diffondeva dalla radio “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano... Tu per me sei sempre l'unica, straordinaria, normalissima, vicina, irraggiungibile, inafferrabile, incomprensibile...”.

Pensò che era proprio vero che a Natale potevano succedere cose incredibili.

Chiuse lentamente le saracinesche e poi tornò in cucina ad incartare una torta al cioccolato.

Lia la stava aspettando e non vedeva l'ora di raccontarle che aveva assistito ad un miracolo. E soprattutto dirle quanto la amava.

 

 

Akane superò lentamente i pochi passi che li dividevano.

Si fissarono intensamente per un tempo che parve eterno.

La ragazza trasse un sospiro e ansimante prese a parlare... strano... erano bastati pochi metri e già aveva il fiato corto... forse in realtà è che quella corsa la stava sfinendo da dieci anni... ed ora era finalmente arrivata al traguardo. In un modo o nell'altro, dopo aver fatto un giro lunghissimo.

“Tu... lo... sapevi...” gli disse.

“Cosa?” chiese lui.

“Smettila dannazione! Tu sapevi di quella dannata canzone, sapevi tutto dei nostri stramaledettissimi amici e... sapevi tutto di me! Sapevi dov'ero, chi frequentavo! E sapevi anche che ero a Torino!” il suo urlo sembrò quasi risucchiato dal candore che li circondava.

“Sì” ammise lui sempre fissandola.

“E allora perché in dieci anni non una telefonata, non una visita! Solo quelle patetiche cartoline d'auguri! Dieci anni Ranma! DIECI... FOTTUTISSIMI... ANNI!”

Akane sentì le lacrime tagliarle il viso come lame di ghiaccio. Non riusciva più a fingere, non riusciva più a trattenersi. Le era mancato, mancato come l'aria e come qualunque maledettissimo luogo comune sulla mancanza le venisse in mente!

Ranma si avvicinò di un passo e l'accolse tra le braccia, facendole appoggiare il viso sul suo petto. Forte, così forte che aveva quasi paura di spezzarla... ma no, Akane era sempre stata una ragazza d'acciaio. E lui aveva voglia di stringerla.

“Akane... da quando sei... così scurrile?” le disse lui con un tono dolcissimo.

“E di chi è la colpa, STRONZO!” continuò lei tra le lacrime, anche se a Ranma parve di sentire un risata soffocata.

“Senti Akane... Dio, i Kami, Spongbob, la dea Kalì e forse anche Allah sanno quanto desiderassi tornare da te... eri... cioè sei, a questo punto non ha senso negare, la cosa più importante del mondo per me e sempre lo sarai. Però io... ecco... per te sono sempre stato dannoso. Ho fatto più danni di un ciclone, in effetti... e tutte le volte che stavo per tornare e chiederti di... riprovare... ecco pensavo che avrei distrutto nuovamente quella vita che avevi faticosamente rimesso insieme. Gli altri dicevano che eri... serena... e con me non lo sei mai stata... Sapevo che saresti venuta qui per lavoro e avrei voluto... poi stasera ti ho visto in aeroporto e mi è sembrato un segno del destino...”

“Oh si certo... serena... come quando sei al sicuro in casa e fuori c'è la tempesta e sai che non ti bagnerai e che non ti succederà un accidente... che starai lì ad ascoltare l'ululare del vento, aspettando chissà cosa... ti è mai saltato in testa, brutto idiota, che io in quel ciclone mi trovassi dannatamente bene? Che volessi starci sotto la pioggia? Cosa se ne fa una persona di una vita... serena... se manca quel qualcosa che la fa sentire viva? E tiri in ballo il destino? È stato il destino o la tua stupida paura a tenerti lontano da me?”

Akane continuava ad urlare e a piangere a pieni polmoni.

“E ora? È troppo tardi! Tu hai QUALCUNO che ti aspetta a Londra...”

“Guarda Akane che mi riferivo a MIA MADRE! E poi se non sbaglio, sei tu che devi sposarti!”

Akane si ricordò di Shutaro in quel preciso istante... da quando aveva rivisto Ranma, non aveva dedicato al fidanzato nemmeno lo straccio di un pensiero. Era sempre stato così... quando c'era quell'idiota col codino nei paraggi nella sua mente non c'era spazio per nient'altro!

“Akane ascoltami... forse questa è la mia ultima possibilità e qualsiasi cosa dirai non importa, perché è giusto che tu lo sappia, dopo picchiami, urla, spaccami la faccia con qualche oggetto contundente... Io ti amo, ora come ti amavo a sedici anni, quando per la prima volta ti ho abbracciato su quell'albero a scuola. Ti ho sempre amato e non posso dimenticarti. Nemmeno se cercassi cent'anni potrei trovare qualcuno che mi faccia sentire così. Poi lo sai anche tu che io dei gran discorsi non ne faccio. Questa però è la pura e semplice verità. Ti penserò sempre e pregherò che tu sia felice, qualsiasi cosa faccia. Sei sempre stata l'unica e sempre lo sarai...”

Il silenzio e il vorticare dei fiocchi di neve furono i testimoni di quella dichiarazione epocale. Forse dall'altra parte del mondo, per il principio del butterfly effect, era in corso un terremoto, o un'eruzione vulcanica.

“E doveva essere solo una tazza di caffè...” disse Akane con un tono che lui non riuscì a decifrare.

“Hai ragione. Mi dispiace... non ho alcun diritto di...”

“Taci, idiota!” e se il monito non era sufficiente ci avrebbe pensato lei a farlo tacere.

Non poteva farci niente. Lo amava da sempre. Le dispiaceva sinceramente per Shutaro, ma non poteva mentire al proprio cuore. Non poteva lasciare andare l'amore della sua vita.

Lo baciò con un desiderio che si portava dietro da più anni di quanto potesse ricordare. E lui ricambiò stringendola ancora più forte, pregando che non fosse un sogno ma solo un “semplice” miracolo. Le accarezzò i capelli che portava ancora corti come da ragazzina.

“Se ti azzardi a lasciarmi ancora giuro che ti inseguirò fino in capo al mondo per ucciderti, sappilo! E per tua informazione, se non lo hai capito anche io ti amo.”

“Sembri Shampoo... non sapevo avessi un lato amazzone!”

“E ora?” chiese lei con una punta di tristezza e di paura. L'ammissione reciproca dei propri sentimenti non significava automaticamente che tutto sarebbe tornato come prima.

“Ora ho tutta l'intenzione di rapirti, portarti in un albergo e farti cose inenarrabili, da far arrossire anche Happosai... dopo tutto non dicevi che ero un maniaco?” scherzò lui per cercare di farla sorridere di nuovo e far calare la tensione.

“Promettilo!” disse lei in un soffio.

“Eh?” lui era stupito, emozionato, folle di felicità.

“Allora? Sto aspettando rapimento, albergo, cose inenarrabili e via dicendo!” lo punzecchiò lei.

“Come desidera la signora!” Ranma la prese in braccio, pensando a quanto gli fosse mancate le sue espressioni, il suo profumo, il contatto con la sua pelle. Dieci anni e l'aveva ritrovata. A quel punto era ovvio che l'Universo tramasse per farli stare insieme per sempre. E chi era lui per opporsi al volere dell'Universo.

 

 

 

Mattino.

La luce entrava flebile dalla finestra. Aveva voluto lasciarla aperta per godersi quel panorama splendido, lontanissimi da casa eppure sentendosi nel posto giusto... una città magica sotto la neve il giorno di Natale. Insieme. In un letto. Finalmente!

Si stiracchiò e lo guardò ronfare beato al suo fianco, con quel suo modo sguaiato di dormire mezzo scoperto in ogni stagione. Fece per coprirlo, ma lui si svegliò e le saltò addosso.

“Buongiorno maschiaccio!” le sue intenzioni erano chiarissime.

La notte prima le aveva promesso cose inenarrabili e, per i Kami, era stato di parola.

Mai si era sentita così con un uomo. E non era certo una verginella alle prime armi.

Ma Ranma... beh nemmeno nelle sue più rosee fantasie su di lui si era aspettata...

Arrossì un po' e cercò di evitare di prendere fuoco dall'imbarazzo.

Gli diede un casto bacio a fior di labbra. Era troppo bello per non rimanere incantante a guardarlo.

“MMM... e questo cos'era?” fece lui polemico.

Lei allora lo strinse e approfondì il bacio, facendolo diventare rovente.

“Buon Natale Ranma!” gli sussurrò, staccandosi dalle sue labbra e mordendogli piano un orecchio.

“Così ci siamo...” disse lui insinuandole lentamente le mani dappertutto. Lei gemette sotto quel tocco sublime. Il paradiso doveva dare sensazioni molto simili, pensò in estasi.

Ranma si fermò un attimo a guardarla, splendida con i capelli spettinati e il trucco leggermente sbavato. Possibile che ci fosse tanto splendore in una persona sola?

La risposta la sapeva: sì se quella persona era Akane Tendo.

“Che giorno è oggi?” le chiese poi fermando l'accurata esplorazione di ogni centimetro della sua pelle.

“Ma sei scemo? Sbaglio o ti ho appena detto Buon Natale?” sbuffò lei.

“Ma no, ingenuotta. Quello è un giorno che appartiene a tutti. Io mi riferivo a qualcosa di solo nostro, mio bel maschiaccio!” si fece più vicino e quei due occhi blu la fecero quasi svenire dalle vertigini.

“Fammi pensare... ho capito... è il giorno in cui hai rivelato al mondo di essere davvero un maniaco sessomane!” rispose lei lanciandogli un cuscino.

“Ma quanto siamo spiritosi! Non mi sembrava ti lamentassi tanto questa notte, del sessomane... a meno che invocare a più riprese ogni divinità fosse sinonimo di Per favore smettila... ah no scusa è vero... se non sbaglio hai anche detto qualcosa del tipo “se la smetti ti uccido”... ” rispose lui falsamente accigliato.

Lei, altrettanto fintamente offesa gli diede le spalle, scrollandoselo di dosso.

In realtà era arrossita così tanto che ormai risultava in perfetto pendant con le lenzuola scarlatte. Però era talmente felice...

“Comunque non sei curiosa di sapere che giorno è?” riprese lui accarezzandole la schiena.

Lei continuò a fingere indifferenza, ma ogni sua cellula era tesa verso di lui, in attesa.

“E' il giorno in cui ti chiedo di diventare mia moglie..” finì lui cingendole le spalle.

Lei si mosse lievemente “Sei in ritardo di almeno dieci anni...”

Ranma sussultò... che volesse rifiutarlo?... che la notte passata insieme fosse un addio?

Akane iniziò a piangere poi buttando all'aria tutte le lenzuola si fiondò tra le sue braccia urlando “Sì, brutto baka, idiota, cretino, deficiente...”

“Buon Natale, signora Saotome!” le disse lui, con gli occhi leggermente lucidi.

Il cellulare di Akane vibrò, distraendola da quel supremo stato di grazia.

“Shutaro” sussurrò.

Avrebbe dovuto parlargli, spiegargli. Senza pensare al polverone che si sarebbe scatenato in seno alla sua famiglia. Anzi conoscendoli bene probabilmente avrebbero fatto rumorosamente festa e suo padre sarebbe scoppiato in lacrime per il ritorno del figliol prodigo.

Il suo futuro marito la guardò comprensivo, con quei suoi magnetici occhi blu, gli occhi della tempesta, pensò Akane.

Già. Aveva scelto. Aveva deciso. Non voleva più guardare l'uragano da lontano, ricordarlo mentre era in casa, al sicuro. Voleva ributtarcisi dentro, sentire la pioggia e il vento sulla pelle.

La sua vita, la sua vera vita era con Ranma. L'aveva capito tanti anni prima.

“E tutto per una tazza di caffè!” gli disse baciandolo.

 

 

 

Note di Faith.

 

Buonasera egregi et onorevoli lettori...

Noto i vostri sguardi torvi...

Ebbene sì sto tentando di farmi perdonare per il ritardo e mi è venuta questa ideuzza che è a metà via tra una shottina e una song fiction.

L'idea mi è venuta leggendo la frase di Coelho postata da un mio amico e ascoltando, udite udite, Antonello Venditti (per la precisione le canzoni In quale parte del mondo e Amici mai)... mettete via le uova marce... so che molti di voi sono rockettari e punk nell'animo (pure io eh!) però penso che queste canzoni mi hanno fortemente influenzata da piccola, mentre andavo felice e beata in vacanza con i miei genitori.

Fatto sta che le ritengo molto diverse dalle canzonette d'amore degli attuali gruppi italiani. O semplicemente sarà che adoro il sassofono...

Comunque com'è come non è questa storia ha visto la luce...

Spero possa piacervi. Devo ringraziare ovviamente la mia Elle, senza la quale ormai non faccio un passo e anche Val/Violetamstrong...sì cara Val, quando hai citato una parte di un mio commento, che racchiudeva secondo un messaggio bellissimo che ci hai regalato con This must be... (tu sai quale! Non voglio stare a farmi delle autocelebrazioni!) nella mia mente si è accesa una spia (non era quella di assenza di carburante eh?!) e...

Spero vi piaccia il personaggio di Chiara: volevo qualcuno di spessore che interagisse con i nostri protagonisti in questa location un po' fuori dagli schemi (Sì, mi sono leggermente invaghita di Torino, dopo averla vista!)... dicevo... Chiara... ho optato per una giovane ragazza gay poiché desideravo un personaggio con quella sensibilità femminile che le consentisse di comprendere Akane, ma che contemporaneamente fosse in grado di stringere un bel rapporto con Ranma senza cadere stecchita ai suo piedi giurandogli amore eterno.

Per alcuni versi chiedo venia e una certa sospensione dell'incredulità perché molte cose possono apparire esagerate.

Mi scuso ancora per il ritardo di Tragicommedia episodio 9, ma sto lavorando per voi.

Vi adoro.

Ps lasciate un commentino se vi va anche solo per insultarmi per il ritardo vergognoso! 

  
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