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Autore: Eeureka    22/05/2014    7 recensioni
—Raccolta flash/OS | principalmente Fluff | baby!Yuuichi & Kyousuke.
1#Notte:
Il momento da molti tanto atteso per l'adorato riposo, ma da altri alquanto indesiderato, era ormai giunto: la notte aveva preso il sopravvento sul giorno.
2#Pioggia:
Il piccolo Kyousuke continuava ad osservare con curiosità e stanchezza quelle piccole e leggiadre gocce d'acqua cadere velocemente, andando a formare tanti puntini che scurivano il terreno.
3#Scuola:
Cos'era successo? Semplice. Il primo giorno di scuola per il piccolo Kyousuke e, naturalmente, questo non faceva altro che obbiettare...
4#Amore:
«Quando due persone si... amano? Cioè?»
Sulle gote di Yuuichi quel rossore aumentò notevolmente, e tossicchiò un po' prima di iniziare a riflettere.
5#Morte:
La morte, senza dubbio, era uno dei più cupi e impervi temi che un bambino potesse affrontare, specialmente se il fanciullo in questione aveva circa dieci anni, età nella quale la mente cominciava a ragionare propriamente formulando spesso quesiti insoluti...
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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● Tsurugi brothers.~
#Death.
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○ Autrice: Gika.
○ Titolo: Tsurugi brothers.
○ Prompt: Morte. 
○ Genere: fluff - angst - mezzo introspettivo (?)
○ Note Autrice: {sotto}




La reazione di Yuuichi a quell'accaduto funesto rivelatogli dai genitori, era stata immediata e impulsiva, non pensata; era scoppiato a piangere andandosi a chiudere nella propria cameretta, con un'unica certezza che interiormente lo torturava: suo zio non c'era più e non sarebbe tornato. La morte, senza dubbio, era uno dei più cupi e impervi temi che un bambino potesse affrontare, specialmente se il fanciullo in questione aveva circa dieci anni, età nella quale la mente cominciava a ragionare propriamente formulando spesso quesiti insoluti.
Ora
il ragazzino sedeva sul gelido pavimento con le ginocchia al petto e la schiena aderente alla porta della sua stanza - così se qualcuno avesse tentato di aprirla, era convinto che con il proprio peso contro glielo avrebbe impedito agevolmente -, gli occhi che apparivano comparabili a grandi laghi in piena tinteggiati d'oro. L'ennesima stilla d'acqua percorse il curvilineo tragitto della sua guancia, per poi ricadere arrendevole sul palmo della mano; stava piangendo, e senza un motivo ben preciso si era ritrovato a porre la mano proprio sotto il mento, così da ghermire ogni goccia che sfuggiva al suo sguardo per poi osservarle nell'insieme, assorto, senza comprenderne neanche lui il perché.
Da un lato aveva compreso che sfogandosi con le lacrime quella persona a lui cara non sarebbe ritornata indietro, ma al contempo non vedeva diversa opzione che continuare a soffocare singhiozzi e liberare quelle piccole sfere che avvilite esigevano di mostrarsi al mondo esterno.
Yuuichi non aveva ben capito perché le persone dovessero morire; non aveva capito perché dopo tutti i legami che instauravano, i progetti e i sogni che realizzavano e le abitudini che prendevano in vita, dovessero essere spazzate così, di colpo e senza preavviso, come se un'ondata di vento li travolgesse allontanandoli per sempre dai propri cari e portandoli chissà dove. Dandoli dispersi per sempre. Come una lampadina che dopo aver compiuto il suo dovere - illuminando regolarmente una stanza - all'improvviso un dì smette di funzionare, e a quel punto può solo venire buttata ormai inutile. Le lampadine però erano tante e tutte uguali, le persone erano solo tante; le persone erano differenti l'un l'altra, non solo d'aspetto ma sopratutto interiormente, capace ognuna di loro di donarti un'emozione differente. Le persone, al contrario delle lampadine, non erano sostituibili.
Suo zio non lo era.

Molti avrebbero affermato che quella era una visione davvero inconsueta per un bambino di quell'età, ma Yuuichi, dal canto suo, non riusciva a far altro che capacitarsi di ciò sempre più senza che però, ancora, ne assimilasse il motivo.
Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta; istintivamente il ragazzino poggiò la fronte sulle ginocchia, stringendo ancor più le gambe al petto, come se così sarebbe diventanto invisibile agli occhi del mondo.
«Nii-san! Sei qui? Mi fai entrare per favore?» Era Kyousuke, riconobbe la fine vocina.
La prima intenzione di Yuiichi fu quella di gridare ferocemente al fratello di andarsene via e lasciarlo in pace, ma fu un istinto che si sforzò di trattenere prendendo un profondo respiro.
«Sì, sono qui. E no, non ti faccio entrare.» La sua risposta infine pur non cadendo tra l'aggressivo finì con l'includere una nota di freddezza, cosa atipica per lui, soprattutto nei confronti del fratellino.
La verità era che Yuuichi non voleva mostrarsi al minore mentre piangeva, era tanto avvezzo ad apparire energico e inarrestabile, forte, e a dare "il buon esempio", che fragile e insicuro come si sentiva in quel momento aveva paura di stravolgere i pensieri che ruotavano nella mente del più piccino (che l'aveva sempre ammirato per il suo essere e descritto addirittura, delle volte, come un eroe).
Kyousuke non era traumatizzato quanto lui per la morte dello zio, la sua voce dava chiaramente segni di non aver pianto in precedenza ne di star piangendo. Che figura avrebbe fatto Yuuichi, così abituato a mostrargli la sua parte forte?
Era imbarazzante e disagevole, al solo pensiero le gote gli si imporporavano. E poi Yuuichi stesso aveva insegnato a Kyousuke che i ragazzi non dovevano mai piangere, bensì era loro dovere mostrarsi in ogni d'occasione forti. E quanto era convinto di quella vecchia affermazione uscita dalle sue labbra tanto naturalmente, solo ora iniziava a pentirsi di quel suo modo di pensare.
«Per favore Yuuichi...!» Dall'altra parte della porta si udì la vocina supplicante e insistente del piccolo, mentre Kyousuke poggiava le proprie minute manine sulla superficie lignea e, allo stesso tempo, vi posava delicatamente anche la guancia e l'orecchio per distinguere in modo migliore la voce del maggiore.
«... che devi fare dopo che entri?» Sbuffò a quel punto Yuuichi, allontanando la fronte dalle ginocchia per portare lo sguardo nel vuoto, facendo mostra di un'espressione che iniziava ad essere non più sofferente bensì piuttosto scocciata.
«Vengo ad abbracciarti!»
Minuti di silenzio seguirono quella frase esclamata dal minore, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato. Yuuichi aveva strabuzzato gli occhi e schiuso lievemente le labbra, ritrovandosi una mente vuota - silenziosa, non più piena di pensieri caotici ed enigmatiche domande - e un cuore palpitante.
«Sei triste e ti sei chiuso in camera perché lo zio se n'è andato? Non è così? Me l'ha spiegato la mamma. Ma non devi fare così... anch'io ero molto triste prima... ma solo prima! La mamma mi ha detto che lo zio è ancora con noi anche se non lo vediamo, e continua a volerci bene, se n'è solo andato a vivere in cielo.» Più Kyousuke continuava, più gli occhi di Yuuichi diventavano oro liquido, mentre le prime e nuove lacrime iniziavano ad appostarsi sotto gli occhi. «Sai, anch'io sono triste perché non potrò più vedere né abbracciare né parlare con lo zio, però non devi fare così. Lui ci vuole bene. E se ti consola, io... Io ci sarò per sempre per te! Perché sei il mio fratellone e ti voglio tantissimo bene!»
Yuuichi non seppe trattenersi, scoppiò in lacrime, fu qualcosa che gli venne d'impulso; una valvola di sfogo, questa volta non solo per la tristezza.
Quel piccolo forse era anche poco cosciente di ciò che diceva, eppure ogni sua singola parola, tanto dolce e affettuosa, aveva sanato ogni ferita nell'animo del maggiore. E Yuuichi piangeva, piangeva mentre sorrideva - un sorriso che aveva qualcosa di amaro, ma allo stesso tempo ricco di felicità. 
Il maggiore si alzò in piedi sentendo in un primo momento le gambe e la schiena indolenzite (probabilmente per tutto il tempo in cui era rimasto in quella posizione sul pavimento gelato), poggiò la mano sul pomello e subito dopo aprì la porta, trovandosi ad essere scrutato da due grandi occhi del medesimo color oro dei suoi, che avevano un che di soddisfatto in loro.
Adorava il loro legame fraterno; era la prova di come uniti da quel grande amore potessero sempre aiutarsi e sostenersi a vicenda. Erano uno la medicina dell'altro quando stavano male.
Si asciugò le poche lacrime che ancora gli solcavano il viso passandoci sopra la mano, poi puntò lo sguardo su Kyousuke e sorrise sinceramente. L'altro ricambiò il sorriso con estrema allegria.
Yuuichi allargò le braccia. «Su, vieni ad abbracciarmi!»>

~


Angolino dell'autrice.
Hi people! E' da tantissimo che non pubblico qualcosa, mi sento realizzata. (okay, no-)
Io sto immaginando la vostra faccia appena letto qual era il prompt, non so il perché ma ho la sensazione che alcuni non se lo sarebbero aspettato in una raccolta come questa, allo stesso tempo immaginavo che alcuni di voi avessero pensato alla morte di uno dei due adorabili pulcini dalle chiome blu /wtf/.
E' anche per questo che oggi l'angolino è qui sotto, non volevo dare nessun chiarimento, e se siete scesi direttamente qui... beh, avete barato. DB
Okaaaay, siccome non so neanch'io che diamine sto dicendo facciamo che concludo qui l'angolino e vi saluto-
Spero che la fic vi sia piaciuta! c:

  
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