Guardarti
guardarmi
di slice
Iruka
pensa sempre a tutto subito, preoccupandosi di avere le condizioni
adatte per non essere scoperto, visto che dopo non riesce proprio a
pensare; poi rimane immobile accucciato sul ramo, gli occhi puntati
sul campo sette.
Kakashi sta eseguendo dei kata, l'espressione
concentrata è mezza coperta dai capelli lasciati liberi dal
coprifronte. I muscoli si tendono, poi si rilassano per tendersi di
nuovo: la precisione dei suoi gesti è letale come un'arma e un
brivido corre lungo la schiena dell'insegnante. Il corpo del jounin
sembra fatto d'acqua e il suo controllo di ferro. Non c'è
ombra di fatica nei suoi movimenti.
Perfetto.
Il chuunin
si lecca le labbra, inconsciamente.
Kakashi completa l'esercizio
con grazia felina e lui apre le gambe ancora un po' per costringere
l'erezione abbastanza da farlo sospirare.
Il jounin sta per
iniziare un altro kata quando sparisce dal campo e Iruka fa solo in
tempo a stupirsi, prima di trovarselo sullo stesso ramo. C'è
un momento di stallo in cui l'insegnante si alza in piedi, poi
Kakashi si avvicina lentamente. Iruka non riesce a staccare gli occhi
dai suoi perché non sono solo scuri, sono intensi e sporchi di
quel qualcosa che gli formicola in basso, nei pantaloni.
Seppur
mantenendo lo stesso passo, l'altro gli è presto tanto vicino
da spingerlo a indietreggiare e cercare tra le sue opzioni. Le sue
opzioni. Le opzioni. Con le spalle al tronco, il chuunin si rende
conto che non ha opzioni perché non riesce a pensarne.
Kakashi
non lo sfiora neanche, ma è così vicino da fargli
sentire il respiro attraverso la maschera.
“Temo che
guardarti guardarmi non basti più, sensei,” dice,
avvicinandosi ancora un po' per unire i loro bacini.
Iruka sospira
e socchiude gli occhi, ma rimane immobile, assaporando quelle
sensazioni senza distogliere lo sguardo.
“Pensavo,”
dice, pratico, “di essere sotto vento.”
“Saresti
potuto anche essere a Suna...” sussurra Kakashi, facendo
pressione con il bacino.
Iruka chiude gli occhi, mentre appoggia
la testa al tronco e preme le labbra insieme per non farsi scappare
strani suoni. Kakashi invece, dopo aver inspirato il profumo della
sua eccitazione, emette un mugolio di apprezzamento basso; gli vibra
nel petto e nel respiro controllato che il chuunin avverte sul
collo.
La punta del naso coperta dalla maschera accarezza
delicatamente la giugulare dell'insegnante, costringendolo a
deglutire.
“Allora,” dice lui, contento del suo tono
fermo, “casa mia o casa tua?”
Kakashi soffia una
risata breve sul suo collo, prima di allontanarsi. Iruka quasi cade
dal ramo per l'improvviso cambiamento.
“Ah, sensei, come
corri! Pensavo fossi un tipo da famiglia,” ridacchia, gli occhi
ancora torbidi, ma brillanti d'ilarità. “Che ne dici di
cominciare con una cena?”
Sei già mio, dove pensi
di scappare?
Iruka annuisce, confuso. Le guance calde e i
pantaloni stretti già lo distraggono, ma c'è qualcosa
nell'espressione di Kakashi che gli fa venire voglia di strappargli
quella cazzo di maschera e tutti i suoi indumenti a morsi, e che lo
distrae decisamente di più.
I luoghi e i personaggi non mi appartengono e non c'è lucro. Damn it.