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Autore: Ice98    22/05/2014    2 recensioni
Strappati dal proprio mondo, come piccoli e indifesi uccellini portati via dal nido dalle grinfie del gatto affamato di dolore e morte.
Esattamente così successe anche a lei, in una mite giornata di neve, mentre leggeva davanti al caldo e accogliente caminetto si addormentò. I soffici e corti capelli marrone/rossicci posati sul grande cuscino color smeraldo.
La piccola sognò, sognò il Mondo del Libro, fatto di boschi e piante mai viste, di colorati giocolieri e scuri briganti, popolato da animali fantastici e, purtroppo, visibili solo in sogno:
Esseri alti e bassi, lunghi e stretti, magici e/o alati… ma tutti inesistenti… o almeno questo era ciò che la bimba, chiamata Jane, credeva.
Allora questa storia mi è venuta in mente così mentre leggevo Cuore d Inchiostro il quale mi ha ispirata ma state tranquilli!! Dal terzo capitolo in poi tutto sara diverso ^^, vorrei sapere la vostra opinione/consigli/suggerimenti e correzioni.
Grazie a chi leggerà e recensirà questo bozzetto ^^
Ice98
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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* Fuga dal Mondo Incantato *


* Capitolo 1 *
Entrando nel Mondo

 
 
La bimba stava stesa sul lettino a una piazza e mezza, il lenzuolo dai colori del cielo lo rendeva più soffice all’apparenza di quanto non fosse.
Il materasso era vecchio, per non dire antico: suo padre lo aveva trovato in soffitta quando acquistarono la casa, circa nove anni prima, quando lei ne aveva solo due.
Scelse quel materasso non per la comodità, né per lo stato in cui versava, che buono certo non era.
Lei lo scelse per l’odore che portava su di se, l’odore della pergamena e dell’inchiostro… il profumo dei suoi tanto amati libri.
A detta dei genitori, infatti, quando lo trovarono era totalmente sommerso dagli antichi tomi che il proprietario abbandonò lì quando scoppio la guerra.
Jane non poteva far a meno di quell’ammaliante profumo che, dopo decenni, era rimasto intrappolato fra le fibre del materasso, ma non solo.
La piccina, dentro di se, credeva che non solo il profumo ma anche le storie fossero al suo interno e che, la notte, quando il sonno la catturava, esse le parlassero sussurrandole all’orecchio  storie di altri mondi diversi dal suo.
A undici anni aveva letto sicuramente più libri di tanti adulti e aveva una fantasia smisurata che rimediava al fatto di essere quasi sempre sola.
La casa, o per meglio definirla chiamiamola villa, era sempre molto vuota nonché silenziosa, i genitori della piccina lavoravano spesso: il padre come pilota e la madre come hostess.
Volavano per il mondo, dalla Francia al Giappone, dal Messico alla Cina, ore e ore, settimane dopo settimane, mesi dopo mesi, di continuo, tornando raramente a casa, giusto nei week-end.
Così lei imparò a farsi degli amici suoi, non reali, ma di carta e inchiostro:
Scrivere divenne il suo hobby.
Scriveva ore e ore ininterrottamente, di mondi carichi di piccoli esserini dai colori sgargianti e dai modi gentili, taluni, mentre altri dai colori scuri e di non proprio buona compagnia.
Quello che lei definiva “il suo capolavoro” risiedeva in un quaderno rosso ornato da arabeschi astratti e ghirigori dorati, la copertina rigida in finta pelle proteggeva le gracili pagine cariche di piccoli e frettolosi segni simili a formiche che, prese assieme, danno vita al Mondo Incantato.
Si sentiva fiera di averlo creato, molto fiera, anche se da adulta, si diede più volte della sciocca per averlo fatto.
Spesso parlava con i personaggi girando per la grande villa, chiedendo aiuto nei pezzi più difficili da sbrigliare e negli atti da essi compiuti.
Ma com’erano nati?
Da che vicenda scaturirono?
Da un Sogno.
Sì, avete capito bene.
Jane sognò questi nuovi amici durante una notte di tempesta, quando le imposte sbattevano l’un l’altra e il vento soffiava tra le fronde dei grandi alberi.
Entrò per la prima volta nel loro mondo come un’estranea e ne usci trionfante più e più volte.
E questo la spinse a scrivere la loro storia.
Essa andò avanti per un anno intero e dopo ogni sonno la piccina aggiungeva un pezzetto, abbellendola con dettagli e descrizioni.
Quel pomeriggio, era una giornata come un’altra, la bimba scese dal letto posando i piedini scalzi sullo scricchiolante parquet in legno dirigendosi verso la sala dove il caminetto scoppiettava allegro.
“Piano Fuoco, non vorrai mica mangiare la mia casetta!”
Disse, con vocetta allegra e dal tono chiaro e cristallino come il tintinnio di una campanella mossa dalla brezza, allungandogli un legno come fosse un vecchio amico.
Il Fuoco lo prese divorandolo con voracità crescente, la piccina si mise sul cuscino color giada ornato da fronzoli argentei in velluto, sicuramente era il cuscino più grande, nonché il più morbido, del intero edificio.
Jane prese il libro aprendolo alla prima pagina, sdraiata prona su di esso, le gambette del colore della porcellana più pregiata sbatacchiavano su e giù mentre s’immergeva nella lettura del suo Capolavoro.
Le parole le scorrevano davanti agli occhi come il vento che attraversava gli spiragli del soffitto, le assaporava sulle labbra, sentendone il sapore mentre gli aromi, le facevano arricciare il nasino piccolo e un po’ a patatina.
L’Amico, la scaldava tenendole compagnia e dandole protezione col suo scoppiettare, il calore le arrivava sul corpo gracile, come una coperta, facendole pian piano, chiudere le palpebre sugli occhi color castagna.
Abbandonò la testa fra quelle pagine, lasciandosi cullare da quelle dolci letterine che, con mano materna, le carezzavano il visino donandole un dolce sonno… oppure qualcos’altro?
Un vortice oscuro la inghiottì, trascinandola con le sue grinfie d’ombra, fra le pagine del sanguigno volume.
E lei cadde… cadde per un tempo tale da sembrare ore, ma non si accorse di nulla.
Qualcosa le sfiorava il visino, il vento le sferzava il corpo coperto dai pantaloncini verde acqua e la camicetta bianca, come la neve, che nel suo vero mondo, circondava la villa.
Aprì gli occhi e davanti a lei non c’era più il Fuoco, né il cuscino e, tantomeno, il resto della casa.
Si trovava in una foresta fitta di alberi alti, le fronde si facevano il solletico l’un l’altra, piccoli insettini svolazzavano qui e la con uno scampanellio… sorrise.
Jane si sollevò, prese il proprio libro e si incammino sul piccolo sentiero che portava a Dracomen, la città principale del Mondo Incantato.



Angolo dell' Autrice:
Salve, allora grazie a tutti coloro che hanno letto e che leggeranno la precedente e questa storia ^^
Ringrazio anche La_Fata_Celtica per la recensione costruittiva!!
Spero recensiate dandomi dei consigli e/o dicendomi che ne pensate,ora vi lascio alla lettura!
Bye, Ice98 :)
  
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