Quella
sera Kakashi aveva deciso di uscire e di andare a
bere; non era una di quelle rare serate in cui decideva di andarsi a bere
qualcosa con i suoi colleghi, no quella sera voleva stare da solo e imbottirsi
di alcool, come faceva ormai da diverso tempo, in quel determinato giorno dell’anno.
Prima di
dirigersi al locale dove di solito passava quelle serate, Kakashi
fece un salto al cimitero di Konoha e si fermò
davanti alle solite tombe, dritto in piedi per alcuni minuti. Poi fece dietro front e tornò in città, dove entrò nel locale e cominciò ad
ordinare sakè.
Era
ormai arrivato al decimo bicchiere e già i fumi dell’alcool stavano iniziando
ad annebbiargli il cervello, rendendo il mondo più ovattato, quando una sagoma
indistinta gli si sedette di fronte.
Kakashi ci mise qualche secondo a dare
un volto e un nome a chi gli sedeva di fronte e quando lo fece sentì crescere
dentro di sé un moto di stizza; seduto davanti a lui c’era la persona più
compassionevole e sentimentale di tutta Konoha, Umino Iruka.
“ ‘Sera Iruka” Borbottò a denti stretti.
“Buonasera
Kakashi-sensei. Scusa l’invasione, ma questo è
l’unico posto libero. Comunque fa’ come se non ci fossi” Rispose di rimando il chunin.
Sebbene
il sakè avesse già cominciato a fare effetto, Kakashi
poté comunque notare un qualcosa di stonato nella voce di Iruka,
di solito sempre solare e allegro, ora cupo e pensieroso.
Kakashi si ritrovò istintivamente a
chiedersi il perché; pensiero che scacciò immediatamente, in fondo a lui che
importava cosa passava per la testa del chunin? Iruka stesso aveva detto di fare come se non fosse presente
e Kakashi era intenzionato ad eseguire alla lettera
la richiesta dell’altro. Quindi ritornò nel suo dolore, escludendo del tutto il
mondo che lo circondava.
Continuò
ad ordinare sakè e a bere, ordinare e bere, finché non cominciò a perdere la
concezione di quello che gli stava intorno.
Quando
la testa cominciò a girargli e a diventare pesante e il cervello minacciava di
fargli fare qualche colossale stronzata, Kakashi
decise che era il momento di smetterla e di andarsene a casa. Così si alzò dal
tavolo e fu in quel momento che tutto l’alcool ingerito si fece sentire: le
gambe non seguirono i comandi del cervello e il jonin
sarebbe rovinato per terra, se due mani non l’avessero afferrato e sostenuto.
Kakashi si ritrovò a fissare gli occhi
color nocciola e incredibilmente profondi di Iruka;
vide che il chunin muoveva le labbra e realizzò che
stava parlando con lui. Con un enorme sforzo si costrinse ad ascoltare quelle
parole.
“Ti
accompagno a casa Kakashi, sei ubriaco marcio” Era
questo quello che stava dicendo Iruka, ma di tutta la
frase, Kakashi capì solo “casa” e “ubriaco marcio”. Casa
era esattamente dove voleva stare e ubriaco
marcio lo era, quindi annuì e si lasciò condurre via.
Prima di
uscire dal locale, guardò il tavolo e notò che anche dal lato dove era seduto Iruka erano presenti dei bicchieri di sakè vuoti. Il pensiero
che anche l’altro avesse bevuto gli
piacque, ma non seppe spiegarsi perché.
Barcollando, strascicando i piedi e rischiando
di cadere più di una volta, i due riuscirono ad arrivare a casa di Kakashi.
“Ce la
fai ad entrare e a metterti a dormire, Kakashi?”
chiese Iruka, alzando un sopracciglio.
Kakashi lo guardò con occhi vacui per
qualche minuto, poi il cervello gli fece notare alcuni particolari: Iruka lo aveva chiamato solo Kakashi,
senza il sensei, e poi lo stava palesemente prendendo
per il culo. Il tono rispettoso era sparito.
“Iruka, sei ubriaco anche tu!” riuscì a biascicare.
“Mai
quanto te!” ribatté l’altro. Kakashi mugolò qualcosa d’incomprensibile prima di
cominciare a dondolare sul posto.
“Mi
accompagni dentro? Potrei addormentarmi nella vasca da bagno o da qualsiasi altra
parte che non sia il letto” Borbottò poi, rendendosi conto di quello che aveva
appena detto: aveva appena invitato Iruka ad entrare
a casa sua.
“Fanculo” pensò Kakashi
“sono ubriaco!”
“E lo è anche Iruka”
sghignazzò fra sé, chiedendosi ancora perché quel pensiero lo rendesse
tanto euforico.
“Forza,
spugna, appoggiati a me” continuava a
sfotterlo il maledetto!
“Guarda
che hai bevuto anche tu!” cercò di difendersi Kakashi.
“Ma al
contrario di te, io mi reggo in piedi!” lo rimbeccò Iruka.
“Touché” ammise il jonin,
lasciandosi condurre in camera da letto; con poca delicatezza Iruka lo mise a letto e gli tolse scarpe e giubbotto.
Quando fece per andarsene, Kakashi desiderò che
rimanesse, così si alzò velocemente per fermarlo. Il suo fu un grosso errore,
perché la testa gli girò vorticosamente e il jonin
perse l’equilibro rovinando addosso ad Iruka.
I due
finirono per terra, Iruka schiacciato tra il
pavimento e Kakashi.
“Kakashi, togliti, pesi!” esclamò il chunin,
cercando di scrollarselo di dosso.
“Iruka io non ti sopporto” mormorò quest’ultimo, zittendo
l’altro, che lo guardò con occhi sgranati.
“ Già.
Sei l’essere più compassionevole e sentimentale di tutta Konoha,
ed io ho sempre odiato la gente come te” continuò imperterrito Kakashi, facendo sgranare ancora di più gli occhi ad Iruka, che di certo non si aspettava un discorso del
genere.
“Ma i
tuoi occhi…i tuoi occhi parlano molto di più di te.
Sono luminosi e riflettono la luce del tuo cuore. Per questo io…nel mio cuorec’ è solo oscurità…”
“È l’alcool che parla, non c’è
altra spiegazione” pensò un sempre più sconvolto Iruka.
“Iruka…” il chunin si sentì
chiamare e incrociò gli occhi di Kakashi, che lo
fissavano intensamente.
“Salvami
dalla mia oscurità” mormorò, prima di baciarlo; fu nell’esatto momento in cui
le loro labbra s’incontrarono, che Kakashi realizzò
cosa lo turbava ogni volta che incontrava il sorriso di Iruka:
era il desiderio intenso di lasciarsi avvolgere dalla luce che il chunin sembrava emanare.
Rimasero
su quello scomodo pavimento a baciarsi per minuti che parvero infiniti e quando
si separarono, Kakashi poggiò la fronte su quella di Iruka, che gli passò le braccia dietro la schiena
abbracciandolo stretto.
Rimasero
così a lungo, senza dirsi nulla, godendo del calore emanato dall’altro.
“Kakashi, non ti sari mica addormentato?” chiese Iruka dopo un po’, e
notando che l’altro non aveva nessuna reazione, prese a scuoterlo.
“Kakashi, maledizione, svegliati idiota!” esclamò, ma non
ottenne nessun risultato.
Bofonchiando
imprecazione e con numerose difficoltà, Iruka riuscì
ad alzarsi e a mettere miracolosamente Kakashi a
letto. Stava nuovamente per andarsene, ma il jonin
bofonchiò qualcosa nel sonno.
Il chunin si avvicinò per sentire meglio.
“Non
andare Iruka.” Il chunin
sorrise: era la richiesta di un ubriaco addormentato, ma lui era stanco e la
strada per casa sua era lunga.
Cos’ silenziosamente,
si tolse scarpe e giubbotto e s’infilò sotto le coperte accanto a Kakashi.
“Se domani non si ricorderà nulla, vedrò
d’inventarmi qualche scusa” pensò il
chunin, chiudendo gli occhi.
Ma forse
non c’era bisogno d’inventare nessuna scusa, pensò ancora Iruka,
quando sentì le forti braccia di Kakashi abbracciarlo
e stringerlo a sé.
ANGOLO
AUTRICE
Yeeeeee eccomi tornata alla carica! Vi ero
mancata eh? Hahahha bè che
dire, come al solito una One shot
senza pretese, che non avrebbe mai visto la luce se non fosse stato per la cara
hebi, che con santa pazienza ha letto e betato! Grazie socia mia!
Una sola
precisazione: nel mio immaginario, Kakashi va a bere
in memoria di tutte le persone a lui care che sono morte.
E bon
questo è tutto! Mi rimetto a voi, la vostra sesshy!