Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: lady dreamer    23/05/2014    3 recensioni
Lo sai che questa volta è diverso.
Mary. La sposerà.
E tu resterai solo.
Devi parlargli.
Non puoi aspettare il giorno del matrimonio...
Non vuoi lasciarlo andare via...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dell'amore e di altri crimini.
Capitolo VI
 
 
Il cellulare vibra nella tasca dei jeans.
Potrebbe essere Mary. Potrebbe essere Harry…. Ma speri ardentemente che sia…
 
Perché non hai aspettato? SH
 
Eccolo qua, Sherlock. Non osavi sperare che ti scrivesse così in fretta.
Ma questo non vuol dire che tu voglia rispondergli.
Non dopo quello che ti ha fatto. Che tu non ti meritavi.
 
Anche se, insomma, questo teatrino l’hai iniziato tu fidanzandoti con Mary e poi andando a vivere con lei. Lui ha solo agito di conseguenza, cosa volevi che facesse? Volevi che rimanesse per sempre fedele al ricordo di un amore a cui entrambi non avevate avuto il coraggio di dare una possibilità di nascere?
 
Avevo da fare.
 
Non avevi da fare, altrimenti non avresti risposto. SH
 
Il solito Sherlock. Saccente, insopportabile. Ma che disgraziatamente ti manca. Come ogni cosa di lui.  Chiudi gli occhi.
 
E vedi le vostre corse in taxi per battere sul tempo Moriarty, i suoi commenti acidi su Anderson ad Anderson, il suo trattare male Molly salvo poi preoccuparsi per la sua incolumità, le sue occhiatacce gelide a Mycroft e le occhiatacce gelide di Mycroft a lui, i suoi schifosi esperimenti in putrefazione nel frigorifero.
Rimpiangi anche queste cose.
 
Perché poi lo ricordi cedere allo sfinimento di notti e notti insonni per risolvere quel caso - insolubile per chiunque altro - addormentandosi in salotto, la testa affondata sullo schienale della poltrona, i suoi capelli ricci che gli ricadono sugli occhi chiusi senza che lui si preoccupi di spostarli. La sua inconsapevole dolcezza mentre dorme. Quella volta che non solo si è ricordato che giorno facessi gli anni, ma che ti ha anche comprato un regalo.
 
Apri gli occhi.
Non puoi cancellare Sherlock dalla tua vita perché ha trovato qualcun altro con cui dividere quei momenti che, anche se non riuscivi ad ammetterlo, erano la parte migliore della tua vita da due anni a questa parte… Così gli rispondi.
 
Cosa vuoi Sherlock?
 
Tu cosa volevi? SH
 
Parlarti. Ma non ha più importanza.
 
Non puoi dirgli quello che volevi dirgli. Non dopo aver conosciuto Victor. E anche se non l’avessi visto, insomma, già sapevi che era un azzardo, un proposito che non stava né in cielo né in terra. Se Sherlock ha mai provato qualcosa per te, è stato solo per un po’, per sbaglio, perché eri sempre in giro per casa ed eri l’unica persona gentile che gli dimostrasse un po’ di affetto. Non era innamorato di te, amava di te solo l’illusione che avresti potuto riempire quel vuoto che sentiva nel suo cuore e nella sua vita.
 
Anch’io voglio parlarti, ma è importante. SH
 
Non hai da fare con Victor?
 
Ci vediamo o no, John?
 
Non si è firmato. Sherlock si firma sempre. Perché…?
 
Non ti sei firmato.
 
È ovvio che sono io. SH
 
Deglutisci a vuoto prima di digitare sul telefono:
 
Tu eri tanto impaziente di mandare quel messaggio da inviarlo senza siglarlo?
 
Non giocare al detective. SH
 
Così parlò Sherlock Holmes.
 
Appunto. SH
 
Non è che….? No. Non può essere. Ma se Sherlock vuole dirti qualcosa, vuole anche solo vederti, tu ci stai. Anche se non transigi sulla tua volontà di non dirgli assolutamente niente di quello che volevi dirgli… rivelargli pateticamente i tuoi sentimenti è fuori discussione.
 
Ma poi… non è quello che ha fatto lui mesi fa? Non ha dato in pasto al tuo sbigottimento quel sentimento che vergognoso gli ardeva nel petto? Non ha lasciato a te la possibilità di giudicare il da farsi?
 
Lui, Sherlock Holmes, quel pazzo esaltato che piuttosto che ammettere che Lestrade riesce a risolvere un caso prima di lui non dorme e non mangia per giorni… E tu, medico militare, tanti anni di missione in Afghanistan, hai paura dei tuoi sentimenti? Non hai il coraggio di dichiararti? Hai paura di un rifiuto? Tu che di storie ne hai avute…
 
E lui, inesperto com’era, come dev’essersi sentito davanti al tuo affettuoso rifiuto? Come dev’essersi sentito quando l’hai abbracciato, dicendogli che non l’amavi ma sareste rimasti comunque amici, mentre dentro di te speravi ardentemente che fosse solo un brutto sogno? Vergognati, John Watson.
 
E anche per tutto questo non puoi non vedere Sherlock.
 
Comunque sì.
 
Dove? SH
 
Come fai a sapere a cosa mi riferivo?
 
Ti ho chiesto se ci vedevamo, aspettavo una risposta con un sì o con un no, era ovvio. SH
 
Da Angelo?
 
Da Angelo tra un quarto d’ora. SH
 
Non ce la faccio in un quarto d’ora.
 
Prendi un taxi. SH
 
Che mi devi dire Sherlock?
 
Prendi un taxi. SH
 
 
***
 
Entri nel ristorante. A quest’ora fanno servizio caffetteria, ma non c’è quasi nessuno.
Lui è già seduto, vicino alla porta a vetri, al vostro tavolo. E te ne vorresti andare. Ma non puoi.
 
- Cosa mi devi dire, Sherlock? - chiedi, appena siete abbastanza vicini da non dover urlare perché lui possa sentire quello che dici.
 
- Siediti.
 
- Sono stanco di tutto questo. Tu non puoi continuare a scombussolare la mia vita in questa maniera.
 
- Anch’io sono stanco, John. Sono stanco di ripetere cose ovvie. - dice, facendoti ancora segno di sederti.
 
Gli obbedisci solo per non dare spettacolo. - Che per me evidentemente non sono ovvie.
 
Sherlock continua a guardarti fisso negli occhi come ha fatto da quando hai messo piede nel locale.
Avverti il sottofondo delle conversazioni o del silenzio agli altri tavoli. Ma non dici niente. Non sai cosa dire.
Sherlock abbassa gli occhi sulla tovaglia a righe. Fa tamburellare le dita sul tavolo, riproducendo forse il suono di una delle sue composizioni per violino preferite. Non sai se interpretarlo come un segno di nervosismo o di calma. Non sai dire.
 
I vostri sguardi si incontrano di nuovo.
 
- I miei sentimenti per te non sono cambiati. - afferma.
 
Buio totale nel tuo cervello. Tutto questo non ha senso. Non ha assolutamente un briciolo di senso…. Però…
 
- Ma tu… Victor?
 
- Lascia stare Victor… - e la sua voce ha quasi la sfumatura di un ordine - Mary? - chiede.
 
Alzi le spalle, a liquidare il problema:- Mary  mi ha lasciato la settimana scorsa. - ammetti.
 
Sherlock corruga la fronte candida. - Come mai? - indaga.
 
Deglutisci. Distogli lo sguardo. Formuli e riformuli il pensiero nella tua testa.
 
- Ho detto il tuo nome…
 
Sherlock non sembra tanto convinto della tua argomentazione, chi sa che sta pensando, mentre chiede:
- È così grave?
 
Avresti dovuto inventarti qualcosa, non dirgli la verità. Non avresti dovuto…. E adesso? Ormai…
 
 
Ti prendi un momento per respirare. Cerchi una perifrasi.
 
-… in un momento in cui non avrei dovuto dirlo. - dici, tutto d’un fiato.
 
Sherlock pensa un attimo, poi sembra aver capito… - Intendi…?
 
- Hai capito. È inutile che ti metti a fare domande.
 
Gli sfugge un sorriso mentre tu combatti per non arrossire.
 
- E da allora dove dormi?
 
- Sul divano di Greg.
 
- Lestrade?
 
- Sì. - quanti altri Greg conoscete?
 
- Dev’essere inquietante… - ipotizza, serissimo.
 
- Perché? - adesso sei tu quello che non capisce di che si sta parlando.
 
- Non riceve visite di mio fratello nel cuore della notte?
 
Sobbalzi sulla sedia. - Ma che… No! Certo che no!
 
Sherlock porta una mano sotto al mento, meditando su questa tua presunta rivelazione: - Uhm… strano.
 
Ma dannazione non è questa la cosa strana…
Per quanto possa essere inquietante la prospettiva che Mycroft Holmes si intrufolasse in casa di Lestrade in piena notte per intrattenersi con lui mentre tu ingenuamente dormivi sul divano, niente è più strano del fatto che Sherlock abbia appena - insomma, da qualche minuto - ammesso che quello che provava per te non è cambiato, che ancora lui… Santo Cielo, non può essere.
 
Ed è ancora più assurdo che l’abbia detto così, quasi come se fosse scontato, del tuo normale. E che tu, nonostante adesso, a distanza di qualche minuto, ti interroghi sul fatto che sia normale o meno, ma che prima, quando te l’ha detto, non ti sei fatto poi tante domande, non te n’è fregato niente, l’hai quasi, inconsciamente assecondato nel ritenere la sua sconvolgente dichiarazione una cosa che poi tanto sconvolgente non è, se ti ha fatto ammettere, del resto, dopo pochissimo, che tu, John Hamish Watson, sei talmente ossessionato da lui, un uomo, santo Cielo, e il tuo migliore amico, che tu e Mary vi siete lasciati perché mentre facevi sesso con lei, il tuo inconscio, sebbene non avesse alcun senso, ti ha fatto immaginare per un attimo di fare l’amore con lui, e sussurrato il suo nome. Sherlock. Il tuo Sherlock.  
 
Ma la tua razionalità non è ancora andata del tuo a farsi friggere.
- Ma Victor? - domandi ancora.
 
Sherlock alza le spalle, come se anche questo fosse banale: - Victor se n’è andato. Era solo di passaggio a Londra. Aspettava il passaporto per il Canada, gliel’hanno consegnato stamattina. Quando sei venuto a casa stava facendo le valigie.
 
- Quindi posso tornare a Baker Street?
 
- Devi.
 
***
 
- Io… non… è la prima volta… con un uomo…
 
- Anche per me… - sussurra, mentre quelle stesse labbra incontrano le tue, in un bacio che fondamentalmente dovrebbe sembrarti strano - è il tuo migliore amico! - ma che al momento non ha altro affetto che lasciarti senza fiato.
 
Eppure, ci metti un po’ è vero, ma focalizzi la tua attenzione su quello che ha detto…
 
- E Trevon?
 
- Non c’è stato niente. - ammette, come se anche questo fosse scontato.
 
- Che cosa?! - e non sai se essere contento oppure arrabbiarti perché questo vorrebbe dire…
 
- Non c’è mai stato niente. - ripete, restando ad un centimetro da te - Era ovvio che era tutto inventato per farti ingelosire. - e quell’ “ovvio” ti fa saltare i nervi. Ma mica poi tanto…
 
- Io dovrei andarmene urlando che mi hai ingannato. - sussurri, anche se non ce la fai ad essere arrabbiato. È perfettamente da Sherlock. Avresti quasi dovuto aspettartelo. E poi… insomma… non stavate facendo altro?
 
- Non lo farai davvero. - sussurra lui, con la sua voce irritantemente suadente.
 
- Ah si cosa te lo fa intuire? - ribatti, non vuoi dargliela vinta così facilmente. O si?
 
- Davvero c’è bisogno che stai qui a perdere tempo a fare l’elenco? - ti sussurra baciandoti il collo e iniziando a sbottonare i bottoni della camicia.
 
Senti che i pantaloni iniziano a farsi troppo stretti.
 
- No. Non davvero…
 
***
 
- John?
 
Smetti di fissare il soffitto e incontri con lo sguardo lo sguardo poco stravolto di Sherlock.
 
- Perché non l’abbiamo mai fatto prima? - domanda, con la candidità che userebbe se stesse parlando di cucinare dolci o sezionare cadaveri in salotto.
 
- Non so neanche perché l’abbiamo fatto adesso. - ammetti.
 
- Pentito? - chiede, pronto ad alzarsi dal letto per sparire per sempre se tu lo chiedessi.
 
- No. - e sorridi della prontezza della tua risposta. - Ma tu mi devi delle spiegazioni.
 
- Te le ho già date. - si lamenta, affondando la faccia nel cuscino.
 
- Non proprio.
 
Lui non reagisce.
 
- Ti ordino di parlare se no mi alzo e me ne vado.
 
- Non lo farai davvero. - dice, alzando gli occhi su di te per condizionarti.
 
- Non voglio farlo davvero, ma non costringermi a prenderlo seriamente in considerazione.
 
Sherlock si mette a sedere e aggiusta il cuscino dietro la schiena, preparandosi a quella che intuisce una lunga discussione: - Non stavo davvero con Victor. Ho solo finto per farti ingelosire.
 
- Tu mi hai mentito! Mi avevi promesso che non mi avresti mai mentito!
 
- No. Ho solo detto che non ti avevo mai mentito. Fino ad allora. Non ho promesso un bel niente.
 
- E poi… ma tu che ne sapevi che sarei stato geloso?
 
- Non per certo. Era un esperimento. Se ti ingelosivi, forse avresti potuto… insomma… ricambiarmi.
 
- Non sarebbe stato più facile parlare?
 
- No. Ti ho parlato cinque mesi fa e tu sei andato lo stesso a vivere con Mary.
 
Rasenti l’esasperazione: - Me l’hai detto tu di andarmene.
 
- Solo perché tu non te ne andavi perché temevi che io pensassi che te ne andavi perché io ti avevo ammesso i miei sentimenti…
 
Scuoti la testa: - Capisci troppe cose.
 
- Non avevo capito che Mary ti avesse lasciato. Ma non avevi l’aria di uno che è stato abbandonato… - dice, quasi a giustificarsi per non averlo intuito.
 
- Ma tu non sei scosso minimamente da quello che abbiamo fatto? - domandi.
 
Ci pensa un attimo: - Non più di tanto.
 
- Ok.
 
- Tu sei scosso.
 
- Sì.
 
- Non era una domanda.
 
- Lo so. - e sorridi - Ma non tanto per quello che abbiamo fatto, anche, ma per le conseguenze… - esiti, è tutto così strano, così nuovo… - che dobbiamo fare adesso? Stiamo insieme?
 
Sherlock forse non se l’aspettava una domanda così schietta. - Se ti va. - sussurra, alzando le spalle e sorridendoti.
 
Non era forse quello che volevi da quando te ne sei andato, anche se non avevi ancora coscientemente capito che dannazione, era vero, lo amavi già, anche se non sapevi?
 
- Torno a vivere qua. - decreti.
 
- Sì. - fa Sherlock, accoccolandosi sul tuo petto.
 
- E…?
 
- E avremo indietro la nostra vita di prima. - sussurra, come se anche lui non avesse aspettato altro.
 
Ma tu stenti ancora a crederci: - Avremo indietro la nostra vita di prima?
 
- Certo… beh, magari sarà anche meglio… - ipotizza, timidamente.
 
E ti devi arrendere all’evidenza: - Pare che io non volessi altro da tempo…
 
- Sono contento che sei tornato. - sussurra Sherlock.
 
- Sono contento che non te sei mai davvero andato. - ammetti.
 
E le vostre labbra si cercano ancora una volta, e si trovano, ancora una volta.
Ormai non è più un sacrilegio baciarsi, amarsi, viversi…
 
E ha un sapore infinitamente dolce la sua bocca sulla tua perché adesso sai che è questo il vostro lieto fine.
Che nessuna Mary, che nessun Victor ha avuto davvero la forza di separarvi.
 
Sherlock si riaccoccola su di te, ti dorme addosso per un po’, mentre tu, figuriamoci se riusciresti a dormire dopo tutto quello che è successo…
 
Poi si sveglia, si scosta, quasi vergognandosi di… tutto. Di essersi esposto tanto, aver detto, aver fatto…
 
Poi dice: - Ti offendi se invece di restare qua a… non so esattamente che si fa dopo aver… insomma, qualsiasi cosa di faccia in questi casi…
 
- Continua.
 
- Insomma, se chiamo Lestrade per vedere se ha un caso… - sbuffi appena dice Lestrade e poi caso, ma… - da affidarci?
 
E beatamente, incoscientemente, stupidamente, sorridi.
 
- Va bene. - acconsenti.
 
Ci sarai anche tu. Al suo fianco. A rischiare la vita per niente.
No. A rischiare la vita per lui.
 
Ma è la tua vita, è la vostra vita.
Sarà assurda, tremenda, con alti e bassi, bellissima, sempre di corsa, sempre a cercare di smussare gli angoli, sempre a cercare di far coincidere le tessere del puzzle. Del vostro puzzle.
 
E se anche in alcuni punti sarà un po’ sbilenco, sfocato, non perfettamente ordinario… chi se ne frega.
 
Anche se fino a cinque mesi fa avresti etichettato questi pensieri come assurdi e impossibili, ma soprattutto impossibili da pensare, ora ti sembra la cosa più naturale del mondo non solo pensarlo, ma anche sperare che si realizzino.
 
****
 
Ce l’hai fatta, Sherlock.
 
John non ha sposato Mary.
 
È tornato a Baker Street.
 
Hai un caso da risolvere.
 
Ci manca solo una partita a scacchi con Moriarty per… no. Per una volta non servono i folli piani di quello psicopatico che cerca di farti fuori per sentirti vivo.
 
Il tuo sguardo accarezza la figura di John che cammina al tuo fianco verso casa.
 
Solo John.
 
Non hai bisogno di nessun altro per provare una buona volta ad essere felice…
 
E magari, per una buona volta, riuscirci.
 
 
 
The end.
 
 
 
 
Angolo autrice:
 
salve! Scusate, avrei dovuto postare il capitolo ieri, ma per cause di forza maggiore non ho potuto farlo….
Ebbene, siamo giunti all’ultimo capitolo di questa storia….
Che ne dite? Vi aspettavate che finisse così?
 
Lo so, forse mi sono liberata in un modo un po’ semplicistico di Mary però... Non avevo altra scelta.
Quanto a Victor, beh anche in questo caso forse l’ho fatta un po’ troppo facile… Però… insomma, questo l’avevo programmato dall’inizio.
 
Spero che abbiate apprezzato!
 
A me è piaciuto molto scrivere questa storia e sono stata molto contenta dei risultati che ho avuto su efp… insomma, non avevo mai avuto 24 persone che seguono una mia storia! E per me è già un traguardo!
 
Ringrazio tanto tutti quelli che appunto hanno messo la storia tra le seguite-ricordate-preferite e chi ha recensito! Grazie quindi a marig28_libra che si sorbisce le mie storie in qualunque fandom traslochi, grazie a wwvaleww per il suo commento entusiasta al capitolo 2 (spero che il seguito non ti abbia deluso) grazie a aderlock i cui bei commenti mi hanno sempre fatto tanto piacere, e poi…. Immancabile il mio ringraziamento a Bleu Lady e fiamminga, le mie fide compagne di scleri su questa serie tv.
Grazie anche a chi non ha recensito, ma ha letto la storia con piacere.
Grazie a tutti insomma….
Spero di non avervi annoiato.
E di tornare presto su questi schermi con una nuova ff!
 
A presto :)
 
lady dreamer.
  
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