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Autore: Hell McFire    24/05/2014    5 recensioni
una festa.
Due ragazzi: Faith ed Harry.
Un bacio innocente, casto, ma pur sempre significativo.
***
-Cosa c’era alla festa che ti metteva a disagio?- le chiese.
-Niente- s’affrettò a rispondere –Perché mi fai questa domanda?-.
-Avevi l’aria di chi si sentiva fuori posto, non devi vergognarti a dirlo, capita anche a me a volte- la tranquillizzò.
Lei lo osservò, strofinava i palmi delle mani sulle ginocchia, il capo era chino e gli occhi fronteggiavano il terreno. Sì, capiva decisamente come ci si sentiva.
-Non lo so, mi sento spesso fuori posto- sospirò – a volte, se sono in una stanza piena di persone, mi capita di sentirmi irrecuperabilmente sola-.
***
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come il mare d’inverno’
在冬天的海

 
Erano a casa di Liam, tra amici.
Helen aveva portato con sé una ragazza, doveva essere cugina sua e di Sunshine, si sforzò di ricordare il suo nome,  ma era un po’ brillo, quindi, decise di rinunciarci. La       osservò meglio: il viso era piccolo ed ovale, vi era dipinto un bellissimo sorriso incorniciato da labbra sottili e rosee, il naso era ben proporzionato, gli occhi, non riusciva a distinguerli, era troppo distante, eppure ne coglieva la lucentezza da lontano. Si spostò al suo corpo e fece una smorfia d’apprezzamento, le gambe erano magre e slanciate nonostante la ragazza non fosse una di quelle altezze statuarie, proprio come piacevano a lui. Harry decise di posare il bicchiere che aveva in mano e dirigersi verso Helen, voleva conoscere il nome di quella ragazza che tanto lo aveva colpito. Si ravviò il ciuffo all’indietro e si schiarì la voce quando fu alle spalle della bella fanciulla, questa si voltò con grazia lasciando che i capelli accompagnassero il suo movimento, Harry ebbe quindi, l’opportunità di guardarla negli occhi, erano grandi, due chiazze marroni con delle pagliuzze più chiare sparpagliate nell’iride, ciglia lunghe e folte, truccati in maniera minimale, ma pur sempre belli e sorprendentemente particolari. Si disse che quella ragazza aveva un’aria terribilmente familiare.  Sorrise.
-Come ti chiami?- le chiese.
-Faith.- rispose lei. Fissò lo sguardo scuro in due occhi verde smeraldo.
-Hai dei bellissimi occhi Faith- asserì allargando ulteriormente il suo sorriso.
-Grazie…- fece un gesto allusivo: voleva sapere il suo nome.
-Harry, Harry Styles-.
Louis, un ragazzo alquanto esuberante, non troppo alto, capelli mori al vento, occhi di un blu magnetico e un sorriso sempre dipinto sul viso, richiamò l’attenzione dei pochi ospiti.
-Propongo- affermò a gran voce –Obbligo o verità-.
La sua proposta suscitò parecchi mormorii d’assenso, e dopo un po’ si ritrovarono in cerchio, alcuni seduti a gambe incrociate sul pavimento, altri sui due divani di stoffa rossa, al centro un piccolo tavolino di mogano incavato al centro, nell’incavatura vi erano alcune pietre di vari colori che stonavano con il resto dell’arredamento.
-Chi comincia?- chiese Helen, sua cugina, accomodatasi sul pavimento.
-Louis ha dato l’idea, Louis comincia- constatò Zayn, un ragazzo slanciato, molto magro, con un ciuffo nero corvino che sembrava intoccabile.
-Zayn, mi farai diventare gay un giorno- scherzò il ragazzo dagli occhi azzurri – bene, bene, bene… Styles- scelse puntando l’indice e sistemandosi meglio sul divano, il riccio si mise subito in ascolto, invitandolo a continuare con un cenno –obbligo o verità?-
-Obbligo- sputò subito, per poi pentirsene, con Louis William Tomlinson non si era mai abbastanza prudenti.
Louis sembrò rifletterci, la sua espressione concentrata, l’indice che picchiettava il mento.
-Ti obbligo a baciare sulle labbra la ragazza più carina della stanza- annunciò sornione.
Harry sorrise, sapeva bene le labbra di chi avrebbe assaporato quella sera, e sembrava che anche l’amico che lo aveva appellato lo sapesse. Lei era lì alla sua destra, silenziosa, con le ginocchia strette al petto, l’aria di chi, si sente estremamente fuori posto. Decise di volerla mettere a suo agio.
-Ehi Faith- sussurrò, sapeva che gli altri lo avrebbero sentito, ma non gl’importava granché. Faith lo guardò corrucciandosi quando vide che i loro visi erano sempre meno distanti, poi capì, e si sorprese. Era stata la prima scelta di qualcuno. Il ragazzo riccio che le era di fronte la trovava ‘la più carina’ e questo la fece sentire… bene. Mentre tutto ciò si formulava nella sua mente, le labbra morbide e piene del moro si posarono delicate sulle sue sottili, furono pochi secondi, ma un’esplosione di calore si verificò nel suo stomaco. Prima di allontanarsi, Harry fece sfiorare giocosamente le punte dei loro nasi.
-Per me sei la più carina qui- mimò con le labbra, e la ragazza sorrise mimando a sua volta un ‘grazie’.
 
***
 
Si disse di calmarsi. Si disse che doveva smetterla, doveva iniziare a stare bene. Con un fazzoletto, ormai zeppo, s’asciugò le lacrime sfuggite al suo controllo. Fece un lungo respiro e appoggiò la fronte sulle mattonelle di ceramica del bagno. Scosse la testa. Si mise di fronte allo specchio, appoggiò le mani sul lavello posandoci il peso, osservò il suo riflesso, gli occhi rossi, la faccia paonazza.
-Guardati, ti stai distruggendo- fece con un filo di voce, sentendosi, ancora una volta senza importanza, debole, inutile. Ed era sicura che glia altri avessero quella considerazione di lei, se non una peggiore. A quel pensiero l’ansia l’assalì, come sempre d’altronde. Non importava cosa, o come, o quando, l’ansia l’accompagnava sin da bambina, e sembrava non volerla lasciarla andare. ‘smettila’ disse tra sé e sé. Aprì il rubinetto e lasciò che l’acqua fredda iniziasse a scorrere, chiuse le mani a coppa e le riempì affondandovi, poi, il viso. Chiuse tutto. Recuperò l’asciugamano ad occhi chiusi e tamponò il volto. Sospirò. Infilò la chiave nella serratura e girò le mandate. Si diresse verso l’armadio e ne prelevò dei vestiti, indossò i jeans chiari, il suo maglione bianco candido, e , accovacciandosi, s’allacciò gli anfibi di pelle spazzolata neri. Non che in Florida facesse freddo in quel periodo dell’anno, ma il vento non mancava mai, e quando uscivi, sembrava penetrarti nelle viscere fino ad arrivare alle ossa, dando quella sensazione di tanti piccoli aghi che ti pungono il corpo. E Faith, quella sensazione, la odiava.
Fece scorrere lo sguardo sullo scaffale dove erano riposti i suoi libri, scelse quella che per lei, era una lettura multi stagione, sì, perché aveva la strana abitudine di dividere i libri a seconda delle stagioni, e ‘Ma le stelle quante sono?’, era degno di essere letto sempre. Uscì frettolosamente di casa e si diresse con passo svelto al parco. Arrivò dopo qualche minuto di camminata, diede un’occhiata, intravide un posto abbastanza isolato: nessuna panchina, solo un albero imponente, un albero di foglie secche sulla tonalità dell’arancione e del rossiccio. Quello scenario le metteva calma. Si sedette sotto la chioma spoglia dell’albero, poggiò la schiena sul tronco ruvido e fu invasa da un senso di benessere e spensieratezza. Aprì il libro e lesse le prime righe.
 
***
 
Non si rese conto di quanto tempo passò, era talmente immersa nella lettura, che, era arrivata al penultimo capitolo senza accorgersene, buttò la testa all’indietro, incastrò le dita di entrambe le mani e si stirò la schiena indolenzita.
-Faith- sentì chiamare, una voce roca, con un tono sorpreso. Una melodia, quasi.
Alzò di poco la testa, e la figura imponente di Harry Styles troneggiava su di lei, i capelli ricci erano compressi in un cappello di lana grigia come il maglione.
-Ciao, Harry- lo salutò. La luce del tramonto, rendeva l’atmosfera più calda e piacevole, dandole una sensazione di conforto, vide due incantevoli fossette comparire agli angoli della sua bocca quando sorrise.
-Posso chiederti una cosa?- chiese lui. Lei annuì.
-Qual’ la cosa che hai sempre desiderato fare?-.
La mora rimase alquanto stranita a quella domanda e si corrucciò. Non ci pensò due volte a rispondere.
-Ho sempre voluto andare al mare d’inverno- affermò –Tu invece?-.
Lui sembrò rifletterci su –Stare in un parco ad ascoltare il rumore delle foglie in autunno-.
-Le foglie non fanno rumore, Harry- contestò lei. Lui dilatò le pupille.
-Tu dici?- chiese inclinando la testa di lato. Lei annuì ancora. Il riccio, quindi le prese la mano libera –seguimi-.
La portò più in là, in quello stesso parco, solo che era un posto molto più isolato, la fece accomodare sull’erba, le foglie, lì non formavano alcun letto, lui si sedette d’innanzi a lei, curvò le spalle, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, abbassò lo sguardo, per poi guardarla negli occhi subito dopo, un brivido le scosse la schiena, ma capì subito che il vento non centrava niente.
-Cosa c’era alla festa che ti metteva a disagio?- le chiese.
-Niente- s’affrettò a rispondere –Perché mi fai questa domanda?-.
-Avevi l’aria di chi si sentiva fuori posto, non devi vergognarti a dirlo, capita anche a me a volte- la tranquillizzò.
Lei lo osservò, strofinava i palmi delle mani sulle ginocchia, il capo era chino e gli occhi fronteggiavano il terreno. Sì, capiva decisamente come ci si sentiva.
-Non lo so, mi sento spesso fuori posto- sospirò – a volte, se sono in una stanza piena di persone, mi capita di sentirmi irrecuperabilmente sola-.
-Sai, ti trovo interessante e bellissima- le disse – e se ti sentirai sola, posso darti il mio numero, magari, ci organizziamo, e… andiamo al mare uno di questi giorni-.
-Mi farebbe tanto piacere, Harry- sorrise. Si vide l’indice del moro sulle labbra.
-Ascolta- le chiese quasi il ragazzo. Lei chiuse gli occhi. Un fruscio, uno scricchiolio, un leggero galoppare d’aria. Una melodia, come la voce del ragazzo che aveva di fronte.
-Faith- la richiamò Harry, aprì gli occhi. – come stai?-
-Bene- rispose, era diventato meccanico ormai. –Tu?-
-Bene bene- asserì lui.- bene per davvero, perché qualche giorno fa, ho incontrato una bellissima ragazza, ti assomiglia, anzi, sembra siate la stessa persona, perché entrambe dite di ‘stare bene’ quando state morendo, quando vorreste urlare, piangere, strapparvi i capelli, sai, questa ragazza, convive ogni giorno con una sua amica, si chiama ansia, e poco a poco divora tutta la tranquillità che c’è in lei, lasciando posto a un vuoto crescente, facendo sì che questa ragazza con il bagliore negli occhi, fatichi a respirare, e… un’altra cosa, so benissimo, che sotto al maglione di questa ragazza ci sono tante cicatrici, cicatrici di un angelo che  caduto, ha avuto la forza di ricucirsi le ali e volare di nuovo, questa ragazza  è un po’ in tempesta, come il mare d’inverno-.
Faith si alzò, seguita a ruota da Harry. Iniziò a dargli dei colpi violenti sul petto, lui di tutta risposta la strinse a sé, con gli occhi lucidi di chi ha letto lo sguardo distrutto in altri libri dell’anima. Le prese il volto tra le mani e la baciò, perché, quando i loro corpi si sfioravano, sentiva che lei iniziava a cacciare via l’ansia e il dolore. Perché voleva risucchiarle via il male e prenderlo per sé affinché lei potesse essere libera come le foglie autunnali.



 



Hello There!
I'm back!

Allora, prima di tutto, vorrei scusarmi in quanto ho lasciato le mie due long
in sospeso.
Inizialmente, la causa principale è stato il mio attacco d'appendicite,
dopo un mese, avrei dovuto aggiornare, ma , a causa della scuola non ne ho avuto il tempo.
Mi sono iscritta al liceo linguistico, faccio tedesco, e sono sempre super impegnata.
Ma... Oramai, la scuola giunge la termine, e vi prometto che aggiornerò spessissimo.
Poi....
Questo  il 'mio modo per farmi perdonare' spero che lo apprezziate.
è la prima volta che scrivo su Harry e spero col cuore che vi piaccia.
Voglio ringraziare la mia amica Rossella in quanto protagonista e musa di questa piccola storia
E grazie soprattutto a voi che ci siete sempre.
Ora devo scappare.
kisses.
 
  
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