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Autore: nals    25/05/2014    0 recensioni
Chissà se le residue briciole di formica accumulate all'angolo basteranno, chissà.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Avrebbe potuto raccontarti la sua vita in un soffio ed in un soffio regalarti la stretta bianca delle dita.
Chissà 
Forse eri ancora troppo giallo per morire del suo fiato; troppo spaventato da voler rinascere nel vento.

Vigliacco, io non basto?






 
Le pareti son tornate nude d'un bianco smorto due settimane fa; tutti quei colori camuffati nel nero li hai sepolti tra i giacconi dimessi ammassati sul fondo dell'armadio secondo criterio d'utilità.
Un primo passo verso il punto (e virgola): invalidare il truismo d'un 'sì' dietro a un 'forse'.
Forse forse forse. Forse a qualcosa è servito; forse servirà.
Chissà se le residue briciole di formica accumulate all'angolo, basteranno. Chissà. 
In fondo manchi del minimo del tuo disco centrale per rigenerarti; rimpiangi la bellezza topologica d'una bambina schifosamente felice.
Costa quanto quella borsa viola lì (che era orribile, orribile) ammettere che - che palle - le cose son belle, troppo più belle quando non son più tue, no? Eh. Stanno a pavoneggiarsi poco distanti, uno sputo di spazio più in là. 
E, dio, se son meravigliose e perfette e tue-tue-tue, ma-non-tue da fare schifo. Come lo spieghi il tuo ostinato e patetico soffermartici ogni volta, bambina? Come?
T'han lasciato indietro dopo averti trascinata ai margini coi sorrisi da stronzi. 
Sei rimasta ad aspettare come quella vecchietta metamorfosata, divenuta tutt'uno scheletro con la sedia al pronto soccorso. Novant'anni passati, le dita d'una badante tinta attorno ad un bicchiere d'acqua congelata e una figlia volata chissà dove dopo aver blaterato insulti ed urla alla reception per farla ricoverare. La madre per una vacanza.
'Con che coraggio', pensi. 'E' così che funziona?' 'Ti prego, ti prego, ti prego fa che io non perda il senno tanto presto. Per un uomo o una donna o una vacanza in un posto con le palme"'
Con che coraggio.
E intanto aspetti, aspetti. Qualcuno ride, ma forse sei tu che ridi. Tu che ti ridi in testa. 
"Una boccata d'aria, per favore. O il mio Respiro."

In ogni caso, la perseveranza in merito a questioni tanto futili (quali un uomo, una donna, una vacanza; il cuore che poi cuore non è, ché il cuore non decide un cazzo) dovrebbe esser perseguibile persino sott'acqua. 
E' questo genere di perseveranza qui che avvelena i fegati e la vita; dittatura d'ossessione.


Che poi hai desiderato non essere te ventitré ore al giorno per tutti i giorni in cui sei esistita (o che son passati) e più volte voluto somigliare a qualcuno di bello e forte e in gamba. Tipo Emilia.
Alla bambina Emilia che traghettava bombe a mano con il cibo nelle ceste d'insalata. Quell'Emilia donna e indipendente e le sue parole che solo parole non son mai state. 
Pesavano come pesi tu, quanto pesi tu e la viltà che ti si è affittata le budella. Magari potresti farti aprire lo stomaco dai medici che stimi tanto e ingolfarti l'intestino di tritolo e poi, poi boom. 
Via la merda. Via te. Che ti fai pena al sol guardarti.
Emilia è stata una donna con le palle. Come Sophie.
Tu sei ancora al ciglio, la punta delle scarpe di pezza imbruttite dal fango a qualche millimetro dalla linea gialla, in attesa di lasciar correre via il prossimo treno - verso ovunquemanonqui - e il successivo e quello dopo ancora.
Ovunque-ma-non-qui.

Ci son giorni vuoti in cui pretendere che ti sia rivelata la qualsiasi ragione dietro a tutto il resto diventi nodale quanto svuotare il frigo nel giro di quindici minuti, o, di contro, costringerti a buttar giù qualsiasi cosa che non siano solo liquidi. Ci son giorni vuoti in cui Al Green sa far piangerti come una vecchia, senza lacrime. Senti il dentro lacerarsi senza possibilità di ricostruzioni e ricucite. 
Ci son giorni vuoti in cui la consapevolezza della natura del tuo presunto dolore contribuisca e farti ancora più stupida, stupida stupida.
Le amputazioni fan male, quelle della mano destra col tentacolo in mano no, però. 
I tuoi son germi di dolore concepito per sbaglio e nati mai. 
Intanto ridi, ridi. L'avresti mai pensato che saresti finita così? 
Insicura e dolorante e piccola piccola piccola dieci volte in più dei panni da neonato di quando t'ha riconosciuto il mondo. 
(Ti allungano il dolcetto d'Alice e rimpicciolisci, rimpicciolisci, rimpicciolisci)
Il mondo che t'ha salutata, etichettata e definita in un nome (e la pelle chiara e le gote rosse) e tu avresti voluto tanto chiamarti Andrea. Andrea.

Che poi continui ad agitare la testa: "NO, no. Non è vero. No... No." Destra e sinistra; il sorriso a piegarti in su le labbra. 
Quella roba lì - quella che t'ha raccontato Me' - nasce con gli abbracci e lo sfiorarsi dei capelli solo nei quadri di Egon Schiele.












































Umh.
Non capirci nulla o quasi è abbastanza normale. 
Avevo pensato di infilarci dei chiarimenti, qui sotto, ma nope. Alla fine credo che sia meglio così. Vededeci, leggeteci, pensateci quello che desiderate, come al solito.
Io la smetterò, un giorno. Tornerò a raccontarvi di cose palpabili e genuine.
Vi adoro sempre.






 
Nals
   
 
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