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Autore: crazy_writer    25/05/2014    2 recensioni
"Domani verrò condannato. Condannato per qualcosa che non ho fatto, ma solamente per ciò che sono: sono un ebreo, un povero ebreo italiano."
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Auschwitz, 1 Gennaio 1944
A chiunque voglia leggere questa lettera,
 
 E' appena scoccata la mezzanotte. Siamo nel '44 purtroppo. L'orologio della torre tre batte dodici colpi; i rintocchi sono più rapidi del mio cuore, che batte stancamente per l'ultima notte della mia vita. Domani verrò condannato. Condannato per qualcosa che non ho fatto, ma solamente per ciò che sono: sono un ebreo, un povero ebreo italiano. Nel 1938 sono state approvate in Italia le leggi razziali; dichiarano che gli ebrei non possono: 
-avere matrimoni misti, cioè sposarsi con persone non ebree; 
-ricoprire cariche statali; 
-essere imprenditori; 
-andare all'università; 
-fare i militari.
 Sono stato portato qui ad Aushwitz per finire nei lager. Alcuni italiani in combutta con Hitler mi hanno rinchiuso in questa torre; le torri sono circa una ventina, io mi trovo nella quattro. Mi hanno messo quassù perché nei lager al momento non c'è posto.
 Un mio amico ebreo che è riuscito a fuggire mi ha raccontato che triste spettacolo ha dovuto vedere: uomini, donne e bambini che sfilavano in silenzio, con le sembianze di cadaveri che vanno incontro alla morte con una triste rassegnazione. I loro occhi neppure imploravano più pietà, speravano solo che la fine dei loro giorni avvenisse il più velocemente possibile. 
E' da circa due settimane che sono rinchiuso qui; ho un buco nello stomaco dalla fame, e fortunatamente non ci sono specchi, ma mi basta guardare le mani per rabbrividire: pallidissime e scheletriche, sembro un cadavere. Qualche giorno fa sono passati due uomini a prendere i miei compagni di stanza, non so perché mi abbiano risparmiato, credo non mi abbiano visto. Ma ieri un uomo che portava un tozzo di pane secco ed ammuffito ed un bicchiere d'acqua (il mio pasto giornaliero) ai compagni del piano di sopra, mi ha visto, e mi ha assicurato che sarebbe passato la mattina seguente a prendermi. Dalla grata della finestra entra un pallido raggio della luna, che mi fa da candela per scrivere le mie memorie. Ah! Che ingiustizia! Perché noi poveri uomini innocenti siamo costretti a morire?? Perché non possiamo professare la nostra fede senza finire nei lager?? Se solo potessi accorciare la mia pena,il mio dolore, ma come,come??? 
Farò in modo che la morte venga a prendermi prima dei nazisti, mi ucciderò. Ma come posso fare? In questa stanza ci sono solamente un po' di paglia per dormire, un vaso da notte ed un topo; gli ho dato persino un  nome: Squitt. Forse sto impazzendo...
 Ho trovato! Ho intrecciato a mo' di corda dei fili di paglia e me la sono legata attorno al collo, ma evidentemente era troppo secca, infatti si è spezzata. Allora mi sono tolto i pantaloni e me ne sono legata una gamba sul collo, poi ho iniziato a stringere, a stringere… Il gelo che entrava dalla finestrella mi faceva tremare, le mie gambe erano diventate due ghiaccioli. Ero molto debole, e ad un tratto ha iniziato a girarmi la testa, ma continuavo a stringere con una folle euforia. Poi mi è annebbiata la vista, e mentre svenivo ho udito quattro rintocchi. La fine è vicina. Quando mi sono svegliato il sole era alto nel cielo e i suoi raggi riscaldavano le mie membra intorpidite. Mi sono rimesso i pantaloni e ho rivolto una fervida preghiera a JHWH (Jahvè): "Oh Ado-nai! Salvami! Fa che la stella di David mi protegga!". Poi ho sentito dei passi su per le scale, e sono comparsi due uomini che, dopo aver aperto la porta della mia prigione, mi hanno fatto cenno di uscire.
 Le mie parole sono state vane.

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Ci tenevo a ricordare l'orrore di quel tempo, più volte ricordato e descrittomi da mio nonno.
Visto che io posso solo immaginare cosa hanno dovuto passare questi uomini innocenti, ho voluto immedesimarmi in uno di loro.
 
  
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