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Autore: Wendigo    25/05/2014    0 recensioni
Il dirigibile si era improvvisamente fermato.
Il cane si svegliò catapultato contro la parete opposta della cabina.
L’aviatore gli apparve davanti poco dopo. Il cane lo intravide sconvolto.
Non l’aveva mai visto così, neppure sotto la minaccia di un tornado.
Che cosa aveva visto di così sconvolgente?
(La storia segue periodicamente i punti di vista dei tre protagonisti, ovvero l'Aviatore, il Cane e... . Se due o tre capitoli mostrano lo stesso nome, è dovuto al fatto che servono entrambi o tutti e tre per completare l'episodio raccontato. Se ti piace, seguimi su TheIncipit! Così scegli tu come farla continuare!)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II
Una Scoperta Sconvolgente


Dal punto di vista del Cane


Quando il cane aprì gli occhi, il primo pensiero che gli balenò in mente fu: Dove diavolo sono finito?
Infatti non si trovava più dentro il suo caldo giaciglio di abiti, che si trovava a sua volta dentro il dirigibile del suo amico aviatore, al sicuro da ogni forma di vita (e non) del mondo inferiore.
Si trovava invece in un posto tetro e quasi privo di luce.
Il “quasi” era dovuto alla presenza di una lampadina accesa, che penzolava debolmente al centro della stanza. Benché questa fosse da due soldi, benché andasse ad intermittenza, essendo ormai prossima a fulminarsi, e benché riuscisse ad illuminare solamente una piccola porzione di quel luogo, il cane poté comunque notare la presenza di gabbie su gabbie intorno a lui, al cui interno stava stipata inoltre una moltitudine di cani di ogni razza esistente.
Alle sue spalle si ergeva infine una porta d’acciaio massiccio, che era naturalmente chiusa ed impossibile da aprire senza la chiave giusta. 
Perché sono qui? Anzi, come sono arrivato qui?
Si domandò poco dopo il cane, ancora confuso e spaesato.
Si guardò nuovamente intorno, quando si accorse solo allora di non sentire il pavimento sotto le sue zampe.
Volse allora lo sguardo in quel punto e, con suo sommo stupore, notò di star fluttuando a diversi centimetri da terra.
Ecco un altro mistero da chiarire al più presto, si disse quasi infastidito.
Diresse lo sguardo di nuovo verso le gabbie e un’idea lo aggredì immediatamente. Mi chiedo se… no, non essere sciocco… ma se fosse…? Proviamo: non mi costa nulla accertamene.
Si domandò, però, come avvicinarsi abbastanza al bersaglio, visto che, pur agitando le zampe con forza, non si muoveva neppure di un millimetro; tuttavia, non appena formulò con chiarezza il problema nella sua testa, cominciò a fluttuare in quella direzione. Nella stessa maniera andò quando desiderò fermarsi a pochi centimetri dalle sbarre della gabbia.
Alzò una zampa e infine le toccò. O almeno cercò di toccarle, poiché le sue zampe riuscirono solo a passarci attraverso, quasi lui fosse un fantasma.
Okay, adesso inizio a pensare davvero di essere morto!
“Non lo sei”, rispose una voce, “Quando imparerai a capirlo, eh?”
Il cane si voltò verso il punto in cui sembrava provenire la voce. “Chi sei?”
“Come? Ti sei già dimenticato di me?”, la voce si fermò per un attimo, “Io sono…”

 
***

Il cane si svegliò catapultato contro la parete opposta della cabina da notte. L’aviatore, per una qualche strana ragione, aveva fermato improvvisamente, e bruscamente aggiunse, il dirigibile.
Prima il sogno strano e adesso questo: che sta succedendo qui?
L’aviatore gli apparve davanti: pareva scosso. Bastava osservare i suoi occhi per averne conferma: erano frenetici, incapaci di restar fermi per più di un millisecondo.
Il cane non l’aveva mai visto così in tutti i suoi dieci anni di convivenza: sapeva fin troppo bene che il suo amico non era un tipo facilmente impressionabile. Si ricordò quando, ad esempio, loro due si erano ritrovati in mezzo a tre cicloni contemporaneamente: anche in quella occasione aveva mantenuto il suo solito sangue freddo.
Adesso invece sudava freddo. Per cosa poi? Rimaneva un mistero.
“Che ti è successo? Cosa hai visto?”
L’aviatore non rispose. Non si curava minimamente del cane. Prese semplicemente le sue Ali, un altro dono di suo padre, e le indossò.
“Stai per scendere giù?! Nel mondo inferiore!”. Nessuna risposta.
L’aviatore aprì lo sportello del dirigibile, prese una fiala piena del liquido rosso, la versò nel serbatoio delle Ali, e saltò infine giù.

 
***

Erano passate diverse ore, eppure dell’aviatore nessun segno. 
Fuori si era fatta persino notte, il ché rendeva quel mondo ancora più pericolo di quanto già non fosse. Il cane non aveva però di ché temere: il suo amico sapeva come sopravvivere in quell’inferno, benché per breve tempo.
Senza volerlo, il cane ricordò come il mondo inferiore non fosse sempre stato…  il mondo inferiore. Era stata la sua casa, quando gli uomini erano ancora vivi (e non estinti) e regnavano incontrastati sull’intero pianeta.
Se solo non ci fosse stata quella… 
Fu proprio in quel momento che l’aviatore rientrò, recando con sé un qualcosa attorno alle braccia ma coperto dal suo giubbotto.
Il cane gli corse incontro, scorgendolo sudato ma incolume.
“Cosa hai trovato?”, cominciò a chiedergli, ronzandogli attorno, “Non tenermi sulle spine! Cos’è? Un vecchio manufatto degli umani?”.
L’Aviatore, come al solito, non rispose a nessuna delle sue domande: era più cupo e pensieroso di quanto lo fosse stato prima di spiccare il volo.
E nuovamente il cane si chiese cosa potesse mai turbarlo così tanto.
Raggiunta la branda, l’aviatore ci pose delicatamente l’oggetto sopra. Fu solo allora che il cane vide la cosa muoversi, rimanendoci di sasso.
“Lo sai che non dobbiamo portare bestie a bordo! È pericoloso”, stava per urlargli, finché l’amico non rimosse il giaccone, rendendo chiara la natura dell’oggetto. “Ma quella è… è…”.
“Un’umana”, completò la frase l’aviatore ancora incredulo, per poi andarsene via.

   
 
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