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Autore: Wits    25/05/2014    1 recensioni
Draco Malfoy e Luna Lovegood sono due persone che, apparentemente, non hanno nulla in comune e sembrano camminare su linee parallele diverse, destinate a non toccarsi mai. Ma cosa succederebbe se, un giorno, un bambino taciturno e riservato di nome Scorpius facesse incrociare le loro strade e mostrasse loro cosa veramente cercano?
Tratto dal 1° capitolo:
Forse non era il momento più adatto per fare dell’ironia, ma Draco non poté proprio trattenersi. « Possiamo sempre adottare. »
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Luna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Upside down 2

02 - A fateful meeting

Luna si mise seduta sul davanzale della finestra, appoggiando delicatamente la schiena al muro e il felefono all’orecchio.
« Mh… che ne dici di un articolo sui Korrigans? »
La voce annoiata proveniente dall’apparecchiatura le rispose con un ‘no’ strascicato.
« Che peccato, sono spiritelli adorabili. Anche se un po’ troppo golosi di mirtilli… quella volta in Siberia mi hanno rubato tutte le scorte. » La ragazza s’imbronciò al solo ricordo, rivolgendo lo sguardo al di là della vetrata, verso il paesaggio innevato che si estendeva fuori da casa sua; in effetti, era passato molto tempo da quella scampagnata, considerando che il calendario segnava il dieci di Dicembre.                                                                                                                         
« Ma non avevi detto di non essere riuscita a trovarli? », ora il tono di voce si era fatto più interessato.
« Ed è così! Io non li ho trovati, sono stati loro a trovare me, Ginny. »
L’interlocutrice, dall’altro lato della cornetta, fece un respiro profondo e lo ributtò fuori, sinceramente felice per l’amica di non essere lì in carne ossa a guardarla male. « Qualche altra idea? »
Luna sfogliò con occhio attento i documenti e le schede che teneva sparsi sulle sue gambe, ritrovandosi a pensare quanto duro e difficile fosse il lavoro di giornalista. « Ho scritto di come cambierà il mondo quando il Sole morirà e non ci sarà più abbastanza luce, calore per la vita babbana… »
« Lievemente inquietante… ma potrebbe rivelarsi un argomento interessante. »
« …E di come i Vampiri, senza il loro più grande, antico nemico, ci conquisteranno tutti, sopprimendo il Ministero! »
« Ritiro tutto. » Ginny fece una smorfia, incapace di scegliere una via di mezzo tra l’essere divertita o infastidita dalle teorie bislacche della bionda. Chissà cosa la fermava dal premere il tasto rosso del cellulare… « Luna, non devi scrivere di ciò che piace a te, ma di ciò che piace agli altri. Altrimenti come farai a— » La Weasley, al sentire il rumore di cocci per terra, allontanò l’orecchio dal telefono e assunse un’espressione preoccupata, chiedendosi quali guai avesse ora combinato l’amica. « Tutto okay? »
La Corvonero, grigia in volto, annuì timidamente; allungando la gamba, per errore, aveva fatto cadere la foto incorniciata di suo padre e sua madre ai tempi di Hogwarts e ora si trovava piegata sul pavimento, pieno di schegge di vetro, con l’intenzione di ricostruirla. « Mi è scivolata dalle mani una tazza di latte al fiordaliso, sai, il mio energizzante… »
« Ah-ah. » fece Ginny, poco convinta.
« Comunque mi sto impegnando. » continuò Luna, prendendo coraggio e rivolgendo un’ultima, malinconica occhiata al ritratto dei suoi genitori, le labbra piccole e rosse erano strette in un sorriso. « Anche se non sembra probabile, un giorno vi farò tutti fieri di me. Quindi… »                     
Il campanello suonò all’improvviso, interrompendo quell’atmosfera dolce e rassicurante creatasi tra le due. La Grifondoro, che stava sorridendo, venne deconcentrata dal “verso seduttivo di un pavone durante il periodo d’accoppiamento” — così Luna definiva il suono del citofono —  e riprese la conversazione, domandandosi chi fosse venuta a trovarla a quell’ora: « Quindi ti lascerò in pace, capito. Hai ospiti? »
« Solo la signora Lumiére con i suoi cuccioli di Schiopodo Sparacoda. Oggi mi accompagnerà ad un suo spettacolo esclusivo.»
La Corvonero sistemò il felefono tra la spalla destra e il collo, per poi sbrigarsi a raccogliere i pezzi e posarli sul tavolino, rischiando più volte di ferirsi le dita, allungate e candide. Forse ci avrebbe pensato un altro giorno a ricomporre la cornice...                   
« Aspetta, non intenderai mica intervistarla per il Cavillo » Ginny era sconvolta; Luna le aveva appena promesso che si sarebbe comportata con serietà e dedizione.
« In realtà ci stavo andando solo per divertirmi ma è un’ottima idea, adesso che ci penso! Ginny, sei un mammifero geniale! » Luna era su di giri.
« Ma io... »
« Devo andare, non posso farla aspettare. Ci sentiamo più tardi. »
La ragazza, indecisa su quale fosse il modo giusto per spegnere quell’affascinante aggeggio babbano, altresì detto telefono, corse in direzione della porta e lanciò l’oggetto nella sua boccia di Kappa rari — se Ginny fosse stata ancora in linea, la sua risposta sarebbe stata un “blob blob” scioccato. Poi salutò la signora Lumiére, le strinse il braccio disponibile e, dopo varie formalità, si smaterializzarono verso il luogo dell’esibizione, una casa famiglia immersa nel verde poco fuori Londra.
« Tempo di vestire i miei piccoletti! » la donna di mezz’età indicò gli abiti di scena rosa glitterati che spuntavano dalla valigia di marca, non solo riconoscibile per le dimensioni ma anche per le iniziali dorate M.C. che componevano elegantemente il nome della compagnia, “Magic Circus”. « Lei può aspettare qui in salone, che ne dice? Anche il direttore è d’accordo. »
« Dico che è perfetto, signora. » Luna sembrava estasiata. Non era mai stata in una casa famiglia prima d’ora, quindi aveva dovuto immaginare la scena, ma, trovandosi lì in carne ossa, notò come la descrizione nella sua testa e quella della realtà coincidessero abbastanza. Beh… tranne per l’assenza di rumore, fatto molto insolito per un edificio che ospitava bambini vivaci e iperattivi di tutte le età. « Come mai è così...? »
« Silenzioso? Oh, la maggior parte dei ragazzi è andata ad una gita organizzata dal direttore per “rinforzare i legami”. Credo che ci siano bisogno anche di cose di questo tipo quando, di punto in bianco, si viene catapultati in un ambiente sconosciuto, insieme a persone che non assomiglieranno mai ai tuoi veri genitori... »
Luna tacque, posando delicatamente il palmo della mano sulla parete spoglia, come se, dopo quell’affermazione, riuscisse chiaramente a avvertire la tristezza, l’avvilimento, di cui essa era pregna; avrebbe voluto eliminare quei sentimenti, come si eliminano di solito la polvere e lo sporco, eppure, quando ritrasse il braccio, sentì, in qualche modo, d'esser stata contagiata anche lei. « La famiglia è molto importante, non è vero? Anche quando i tuoi genitori non sono più con te, ti senti, in qualche modo... » Lo sguardo di Luna era perso, rivolto ad un punto indefinito dell'intonaco rosa.  « ... responsabile per loro. »
La donna sorrise mesta alla gabbia d'acciaio, poco lontano dal bagaglio per terra e quindi dai piedi della bionda.
« Non si finisce mai di preoccuparsi della propria famiglia, signorina, mai; che essa sia formata da consanguinei o dolci animaletti. » La Corvonero ebbe la conferma di ciò che ella intendesse, ricollegandosi all'occhiata amorevole precedentemente lanciata alla custodia. « Comunque, alcuni bambini hanno deciso di non partecipare al viaggio e sono rimasti qui, a svolgere l’attività alternativa con me... quindi, suppongo si stiano nascondendo nelle loro camerette. »
La ragazza si accontentò di quella spiegazione a grandi linee, non volendo approfittare troppo del tempo e della gentilezza di Ms. Lumiére. Poi, seguendo le indicazioni che le aveva precedentemente dato, prese un'altra strada e continuò a camminare sempre dritta, fino ad arrivare davanti una porta imponente, in legno pregiato, sopra cui la targhetta recitava queste parole: “Salone. Vietato entrare con i vestiti bagnati e/o le scarpe infangate. La pulizia prima di tutto”.
Era decisamente il luogo giusto.
Luna, già in posizione d’entrare, strinse la maniglia dorata, sebbene si sentisse la coscienza sporca per il nascondere tutto e di più nelle sue tasche. Girò incerta il pomello, e quando sentì due voci canzonatorie al di là della soglia, improvvisamente lo lasciò andare, la porta aperta d'un terzo — abbastanza spazio per sbirciare.
« Quanto sei noioso! E puzzi di libri! Cos'è che stai leggendo, eh? "La strega Sara e l'unicorno volante"? Bleah! Sei una femmina per caso? »
« Secondo me lo è, guardagli i capelli! Biondi e lisci come spaghetti... ehi, Scorpiuccina, vuoi un fiocco per i capelli? »
« Sì però se lo vuoi non chiederlo a noi! Noi non siamo femminucce come te! »  
Luna sbatté più volte le ciglia, trovandosi in disaccordo dall'angolo in cui si era accovacciata; quei bulletti insensibili di sei, sette anni all'incirca, sarebbero stati splendidi con degli abiti femminili addosso. Anzi, a dirla tutta, niente l'avrebbe fatta dubitare che, prima di questa vita e quell'altra ancora trascorsa da insetti, fossero stati delle petulanti marmocchie con la passione del fuxia!
E il bambino maltrattato... Luna cercò di spingere la porta mezz'aperta il più piano possibile, così da intravedere da uno spiraglio più grande anche la sua figura, ma non c'era niente da fare; doveva accontentarsi di una visuale parziale, a meno che non avesse deciso di entrare a testa alta, fare la persona adulta e tirare nervosamente per le orecchie quei due spacconi che lo infastidivano.                        
"Immagino che, per dargli una bella lezione, debba fare una sola cosa". Estrasse la bacchetta dal dietro dell'orecchio e, con il pensiero fisso che tra poco sarebbe diventata l'eroe, la salvatrice di quello sconosciuto — un po' come Ginny lo era stata per lei —, la puntò verso i due insettini reincarnati. Non era di sicuro la scelta più saggia, anzi, era stupida e infantile; ma Luna voleva far reagire quella 'Scorpiuccina', maschio o femmina che fosse, con una risata o anche una rabbia esagerata. In quel momento, infatti, la sua testolina era stata scambiata per una superficie rimbalzante e la bottiglia d'acqua, nelle mani del bullo più forte e in carne, faceva su e giù al ritmo degli sghignazzi trionfanti del suo amico.                                                                                                                                                                                                          
Luna sperò di ricordarsi bene l'incantesimo: « Rossetto, riccioli d'oro, che la delicatezza sia il tuo nuovo tesoro! »
Fu il tempo di un nanosecondo. Un raggio rosato — proveniente dal nulla, apparentemente — colpì i due soggetti, provocando al loro corpo movimenti e gesti convulsi, neanche avessero infilato due dita nella presa della corrente. I capelli presero a crescere, così come le loro ciglia, e anche i vestiti assunsero aspetti diversi, lasciando scoperta un sacco di pelle: i pantaloncini Adidas vennero sostituiti da gonne a balze e perlinate, le magliette madide di sudore da top brillantinati, mentre i berretti da diademi a forma di cuore. Inutile dire che la Corvonero dovette trattenersi faticosamente dal commentare, tanto che ammirava quell'outfit.
Il fuxia era proprio il loro colore!
« Ma cosa? Che ci hai fat— »  esclamò il primo rivolto non a Luna, ma alla loro vittima, interrompendosi quasi subito al sentir della propria voce acuta e stridente, poco adatta al corpo d'un ragazzino. Si guardò sconvolto le mani, le unghie rigorosamente smaltate e le dita piene di anelli delle principesse, per poi portarsele alla gola e urlare: « Te la faremo pagare, idiota femminuccia! »
« Già, femminuccia! Non muoverti da lì perché stiamo venendo a picchiarti! » gli diede corda l'altro, aprendo il palmo di una mano e stringendo a pugno l'altra, facendole incontrare. Sebbene quel particolare richiamo di guerra fosse stato accompagnato dal rumore di braccialetti ai polsi, Luna si sentì molto preoccupata e non riuscì ad evitare di sudare freddo: lei non voleva questo, assolutamente. Forse era stata un po' avventata e non aveva calcolato tutti i rischi — il 97% per la precisione —, ma desiderava solo aiutare, non peggiorare le cose.
Era arrivato il momento di uscire da lì e...
« Meglio di no. »
La bionda si bloccò di colpo, ancora all'ombra della porta. Non sapeva se era stato il dubbio che l'avessero scoperta o lo stupore di aver sentito per la prima volta il bimbo parlare, ma ora il suo corpo era incatenato al pavimento, attratto inspiegabilmente da una forza invisibile e più potente di quella di gravità.
« Eh?! Cos'hai detto?! » i due digrignarono i denti.
« Ho detto "Meglio di no". Se doveste picchiarmi, io dovrei fare lo stesso… e tutti sappiamo che le donne non si toccano neanche con un dito. »
I ragazzi aggrottarono le sopracciglia, rossi dalla rabbia ma, allo stesso tempo, troppo umiliati per poter gridare e inveire contro di lui.
Avevano perso e dovevano accettarlo, adesso che gli rimaneva un po' di dignità e ignoravano i tasti nascosti del diadema sopra la loro testa. « Non finisce qua, Scorpius! Ne andremo a parlare con gli altri e vedrai poi come sarai messo! »
Ma Scorpius — così si chiamava quel bambino? che nome strano... —  era a malapena scalfito dalle loro minacce. Susseguirono alcuni secondi di silenzio, in cui le Sorelle Stravagarie più giovani, nuovo soprannome coniato da Luna, fissarono in cagnesco la loro vittima e poi persero interesse, cambiando stanza ed uscendo per un altro varco, ancora borbottando e inciampando sui loro tacchi a spillo.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe stato imbarazzante farsi beccare da due ragazze più carine di lei... e nell'immaginarlo, ridacchiò ancora, rallegrandosi per la gran scelta dell'incantesimo. "Chissà cosa starà facendo in questo momento Scorpius, gliel'ha proprio fatta vedere…", si domandò Luna, ritornando alla sua posizione originale, gli occhi azzurri rivolti verso il centro della stanza. Peccato, però, che non si aspettava di trovare un altro paio di iridi chiare ricambiare la sua attenzione, ed ebbe un sussulto improvviso, notando come, al contrario del suo sguardo curioso e ingenuo, quello del bambino — capelli biondi spettinati, giacca e pantaloni in jeans più grandi della sua taglia, quasi da caderci dentro — fosse severo e rimproverevole.
« Ooops. »

 

***

 

« Mi dispiace averti messo nei pasticci. »
Scorpius ignorò bellamente le scuse della ragazza, troppo occupato a svitare il tappo della Nutella per concentrarsi a parlare e a giocare con lei, facendola sentire ancora più in colpa.
L'altra, dal canto suo, liberò il vasetto dalla presa del biondo e lo aprì senza problemi, guidata dalla pazza idea che, in questo modo, il rispetto del bimbo nei suoi confronti sarebbe aumentato — anziché diminuito, com'era appena successo.
« …Che cosa stai facendo? »
Luna rabbrividì al tono freddo e astioso con cui le si era appena rivolto, osservando tristemente come quelle caratteristiche non fossero proprie d'un… quattrenne? o cinquenne? « Ti stavo aiutando! Come poco fa » e, nel dire ciò, salì con un balzo sul tavolo, nonostante ci fossero ben tre sedie libere, per non soffocare Scorpius con il troppo calore umano. « Parlerò io con il direttore, così non avrai nessuna punizione. »
Il bambino, per quanto volesse credere a quell'idea, cercò di mostrarsi piuttosto scettico, come se l'argomento non lo toccasse più di tanto. Aveva imparato a non fidarsi degli adulti tanto tempo fa, specialmente i fuori di testa che si divertivano a cambiare il sesso della gente.
« Non importa, ok? Mi hai già fatto un favore per perdonarti. »
« Ah, intendi rubare la chiave della cucina da sopra la mensola perché tu eri troppo basso per riuscirci? »
Scorpius, più infastidito che mai da quell'assunzione senza malizia, riafferrò dalle mani della Corvonero il barattolo di Nutella, per poi conficcarci dentro il cucchiaio e portarselo immediatamente alla bocca. « Eshattamente... » le rispose con acidità, ingozzandosi di crema al cioccolato, non preoccupandosi di essere davanti a una sconosciuta e seguire le regole del bon ton. « Shono tropo basho... »
Luna fece un sorriso a trentadue denti, incrociando le gambe e dedicando tutta la sua attenzione al piccoletto. All'inizio l'aveva un po' spaventata con il suo comportamento ostile e sospettoso, ma poi era giunta alla conclusione che Scorpius non dovesse considerare facile relazionarsi con gli estranei o, in generale, con i sette miliardi di persone al mondo, un po' come lei.
« Sei anche molto simpatico, però. Chissà perché persone come te vengono tormentate così tanto. »
Il bimbo sbatté con forza il barattolo semi-vuoto sulla superficie legnosa, non sopportando come le sue mani, il suo alito e addirittura i suoi vestiti, puzzassero di crema alla gianduia. Improvvisamente gli era passata la fame, anzi, si sentiva lo stomaco talmente pieno che avrebbe giurato di star per vomitare: « Che domanda idiota.  Sono orfano, non ho genitori. Sono il bersaglio ideale. Fuori di qui, non c'è nessuno che si interessi a me. »
La ragazza lo squadrò dalla testa ai piedi, diffidente.
« Non è vero. »
« E tu che ne s—? »
Scorpius fu interrotto da un suono squillante e fastidioso che sembrava penetrargli nelle orecchie, molto probabilmente la suoneria di qualche sveglia. Volse gli occhi azzurri verso la fonte di tutto quel chiasso, che riconobbe essere l'orologio da polso di quella strana signora, e rimase zitto, illudendosi che, in questo modo, senza parlarle o darle spunti di conversazione, se ne sarebbe andata al più presto.
« Oh, è tempo dello spettacolo della signora Lumière. Vieni con me? » la Corvonero scese allegramente dal tavolo, posizionandosi davanti all'invitato e offrendogli una mano libera con tanta spontaneità che, al confronto, Scorpius parve paralizzarsi.
Fu un vero dispiacere, quindi, per lei, vedere quella mano penzolare e senza nessuno che la afferrasse, il sorriso — prima luminoso e radiante — che, mano a mano, si faceva sempre più piccolo, fino a sparire e nascondersi in un solco. « Capisco… vorrà dire che riprenderemo il discorso in futuro… o magari anche no; sai, spero proprio di non rivederti mai più. »
Scorpius assunse un’espressione stranita, talmente concentrato a ragionare su quella frase che, prima o poi, gli sarebbe spuntato un punto interrogativo a lato della testolina bionda.
« Voglio dire » Luna continuò,  sistemandosi sulla spalle la borsa a tracolla e raggiungendo a passo felpato l'uscita dalla cucina, per poi girarsi un'ultima volta e sbattere dolcemente le ciglia come un cerbiatto  — questa volta non in fase di riproduzione —, lo sguardo sognante verso il bambino. « Se così fosse, saprei che ti trovi con una bravissima, bellissima famiglia, che organizza picnic ogni domenica.  Ma mi raccomando, fai attenzione ai Korrigans: potrebbero mangiarsi tutte le torte di mirtilli che hai… »

 

Angolino di Meoy:

Bonjour! Qui è Meoy che parla :3
Questo capitolo è stato un parto trigemellare. Ho dovuto riscriverlo un sacco di volte ;__; Ma alla fine ne sono uscita, per fortuna, sebbene pensassi non avrei mai più rivisto la luce. (Non ti perdonerò mai, Computer, per avermi mangiato il file. MAI)
Come penso abbiate notato, i primi due capitoli con i POV di Draco e Luna sono serviti un po' d'introduzione. Dal terzo in poi, i due finalmente si incontreranno! (Credo. Devo discutere con la mia partner in crime a proposito)
Comunque, ciò di cui sono sicura, è che ritornerà Scorpius e mi gaserò come un riccio (cit.) La storia si movimenterà un po' a partire da adesso quindi, beh, continuate a stare con noi! Alla prossima puntata! *Ammicca ai telespettatori*

  
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