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Autore: WarHamster    26/05/2014    6 recensioni
L’acchiappasogni comprato in Georgia dondola placidamente dallo specchietto retrovisore mentre la chitarra di Johnny Cash gracchia nelle casse della sua vecchia Chevy.
C’è sempre quell’odore nauseante, e il caldo del Texas l’ha fatto peggiorare, ma Clive sembra non farci caso.
«No, dico, fratello, un vero peccato non avercela più una tv, non ci sarà più il superbowl ma qualche vecchio film me lo sarei guardato di gusto.
Cristo, te lo ricordi? Quando avevamo tredici anni e sbavavamo come cani su Joan Crawford? Dio, che tette aveva. Il tuo vecchio ha sempre avuto buon gusto con le donne e i film».
Un sospiro nell’abitacolo fetido.
A una manciata di chilometri da lì qualcuno grida aiuto da un cappella di cui nessuno ricorda il nome, ma all’uomo nella vecchia Chevy non importa, non lo sente.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest Solanum XXIV sul forum di EFP e a quello "La via dei tarocchi" sul gruppo fb "La crème de la crème di EFP".
Per comprendere appieno questa storia è utile conoscere il significato della carta dell'Appeso, potete trovarlo qui.
 

 
L’acchiappasogni comprato in Georgia dondola placidamente dallo specchietto retrovisore mentre la chitarra di Johnny Cash gracchia nelle casse della sua vecchia Chevy.
C’è sempre quell’odore nauseante, e il caldo del Texas l’ha fatto peggiorare, ma Clive sembra non farci caso.

«No, dico, fratello, un vero peccato non avercela più una tv, non ci sarà più il superbowl ma qualche vecchio film me lo sarei guardato di gusto.
Cristo, te lo ricordi? Quando avevamo tredici anni e sbavavamo come cani su Joan Crawford? Dio, che tette aveva. Il tuo vecchio ha sempre avuto buon gusto con le donne e i film».
Un sospiro nell’abitacolo fetido.

A una manciata di chilometri da lì qualcuno grida aiuto da un cappella di cui nessuno ricorda il nome, ma all’uomo nella vecchia Chevy non importa, non lo sente.

Era una bella macchina una ventina di anni fa, quando suo padre gliel’ha regalata; azzurra confetto e con le cromature lucide.
Ora è coperta di fango secco, ha un finestrino spaccato e puzza come un cane morto.
Tuo padre non sarebbe fiero di te, Clive, se solo non fosse troppo intento a banchettare con le viscere dei suoi stimati concittadini.
Avrebbe anche potuto piantargli un pallettone nel cranio, mentre se ne andava da lì, ma, per la miseria! Era pur sempre suo padre, e lui non era mai stato famoso per il suo coraggio.

Ad ogni modo si trova in Texas, a bordo del suo macinino, con Johnny Cash nel mangiacassette.
“Ain’t no  grave can hold my body down” canta, quasi gli dispiace che sia morto troppo tempo fa per potersi risvegliare. Gli zombie riescono a suonare la chitarra?
Qualcosa tintinna sui sedili posteriori, Clive non ci fa caso, è abituato ai rumori del suo ferrovecchio, l’uomo della cappella ha smesso di chiedere aiuto.

Quando la Chevy si ferma davanti alla chiesa sembra di stare dentro Kill Bill.
Il sagrato polveroso è diventato una palude rossa, il sangue comincia ad evaporare lasciando soltanto la terra tinta di vermiglio.
Tutto ciò che resta dell’uomo che gridava aiuto sono le spalle e la testa appese con un cappio allo stipite del portone, ciondolano come l’acchiappasogni, ma con molta meno pace.
Sul suo volto non c’è la smorfia di orrore che dovrebbe avere chi è stato sbranato vivo, il cappio deve aver fatto il suo lavoro prima che ci pensassero i non morti.
Clive si fa un veloce segno della croce con la mano sbagliata, aveva sempre preferito andare a pescare che sorbirsi il catechismo.

Quelli, i ritornati, se ne escono dalla chiesetta ancora lordi di sangue e caracollano mollemente verso di lui.
Clive resta fermo, immobile, la sua colt saldamente stretta in pugno contro ogni evenienza.
I non morti passano oltre, capita spesso, sarà la puzza.
Clive li vede da vicino per l’ennesima volta, dove non c’è il rosso viscido e denso delle viscere dell’uomo il colorito è verdastro, roba che trascende qualsiasi concezione di “cadaverico” avesse prima del risveglio.
Si trascinano via così come sono arrivati, a passo di lumaca e con gli sbuffi flaccidi della carne decomposta che libera i gas. Ce n’è uno che pare una donna incinta, Clive si immagina come sarà quando il gas sarà troppo; capita che qualcuno esploda, ha visto anche questo, ma quelli non si danno troppa pena, si tirano su con la pancia che sembra aperta da una cannonata e riprendono a barcollare e mugugnare. Sotto un certo verso sono anche comici.

L’uomo continua a dondolare nella brezza ustionante, Clive si sgancia il machete dalla cintura.
«Lo vedi, Al? Sai, mi ricorda mia nonna – no, non è stata sbranata, te la ricordi no? Nonna Betty, sì, bravo, quella toccata – Nonna Betty insisteva che io fossi L’Appeso, dava del pendaglio da forca al suo stesso nipote, ci credi? Ma non mi voleva alla gogna, eh, era una carta, L’Appeso. Aveva a che fare con il maturare e l’incapacità di prendere decisioni, bella stima aveva di me la nonnina! Ad ogni modo, quello nella carta stava appeso per i piedi, non come questo qua, non so quanto possa cambiare».

Deve stare sulla punta dai piedi per riuscire a tagliare la corda e quando il metà-uomo precipita a terra con un suono fradicio quel po’ di sangue che gli è rimasto dentro schizza dritto sui suoi stivali di coccodrillo. Li aveva raccattati solo qualche settimana prima in un supermarket devastato in Minnesota e sono già da buttare, ha imparato per esperienza che il sangue non viene via facilmente.
Si china verso il metà-uomo, evita di inginocchiarsi, quello è l’ultimo paio di jeans che gli rimane. Recita mezzo Pater Noster, non ha molto tempo, non sia mai che quegli altri decidano di tornare. Alza il machete.
Quel coltellaccio viene dalla rimessa di suo zio Boe, l’ha preso lì il giorno dopo il Risveglio, quando se n’è andato di gran carriera dalla fattoria.
Suo padre era venuto fuori dalla sua tomba in paese e per prima cosa era tornato lì, come si dice, niente è come la cucina di casa. Si era mangiato la moglie e il fratello, ma Clive era riuscito a tagliare la corda con un borsone di vestiti, un Winchester carico, qualche pacco di munizioni e quel machete.

Tutto sommato un ricco bottino rispetto a quello di molti altri fuggiaschi.
Gli sembra di essere ancora lì, sulla strada per la tenuta dei Carlton – Dio, ci ha passato così tanti momenti felici, in quel posto, che gli fa strano vederne il profilo all’orizzonte quando il ricordo della sua famiglia fatta a pezzi è ancora ben fresco nella sua memoria.
È lì, a qualche metro dalla recinzione bianca che avevano ridipinto solo l’anno prima, c’è Al.
Il labbro superiore strappato scopre un sorriso che non è esattamente quello che ricorda, Clive si ferma, analizza l’ampio scorcio di cassa toracica offerto dal torace squarciato e si sofferma sulla pelle decomposta arricciata sulle sue guance come una sorta di barba putrida, e decide che quello non è Al.

L’ultima volta che l’ha visto Alexander Carlton stava salendo sulla sua jeep, un gran sorriso sulla faccia e la sua miglior camicia da rodeo addosso. “Ci vediamo lunedì” aveva detto, solo che lunedì era arrivato e lui no, e nemmeno la settimana dopo, e nemmeno quella dopo ancora.
Gli piacerebbe poter raccontare qualcosa di avventuroso sulla morte di Al, ma il fatto è che finito il rodeo era troppo sbronzo per guidare e invece l’ha fatto lo stesso. Aveva tirato dritto ad una curva e si era schiantato come un missile dentro una stalla. Otto pecore morte e lui passato parte a parte da una lamiera.
Si riesce ancora a vedere il taglio, lì sotto i brandelli del vestito buono che i suoi gli avevano messo addosso per il funerale.
Sembravano più preoccupati per le pecore da ripagare, i vecchi Carlton, e dire che Al era il loro unico figlio.

Il nuovo Al non deve essersi fatto molti rimorsi quando li ha spolpati.
Clive lo guarda attentamente, solleva il machete, lo fissa negli occhi ingialliti e opachi e cerca di capire chi sarà a fare il primo passo. È uno stallo alla messicana, uno di quelli dei film che piacciono a loro.
Un uomo morto che cammina e un Appeso mai stato in grado di prendere una decisione.
È un anno che il suo migliore amico è morto, un anno che Clive se ne sta a vegetare alla fattoria fumando e guidando a vuoto fino in città con l’intento di trovare un fantomatico lavoro che non tenta nemmeno di cercare. Sua madre non diceva nulla, se non altro non buttava fino all’ultimo centesimo in alcol come faceva suo padre.
In quel momento, nel preciso istante in cui Al apre la sua bocca marcia e nera e fa uscire una specie di belato, Clive si ricorda di quella volta alla fiera estiva.
Al aveva ballato con Maggie Olsen e poi si era sbronzato fino a non riuscire più ad alzarsi; se ne stava lì, pieno di gin fino alle pupille, a sobbollire nel suo stesso sudore in quella soffocante notte di agosto.
Aveva strisciato fino ai suoi piedi «Hai da bere, Ci?» lui aveva sorriso magnanimo, quasi paterno «Mi sembri già abbastanza sbronzo, Al».
Aveva scosso la testa, no, voleva qualcosa di analcolico, doveva bagnarsi la gola o sarebbe morto, così diceva. Il caso voleva che Clive avesse in mano una lattina di Red Bull per tre quarti vuota e calda come piscio passato al microonde.
Al aveva giurato che gli avrebbe venduto l’anima per quei due infernali sorsi.
Quello schifo di Red Bull l’aveva fatto sboccare, proprio sugli stivali di Clive, avevano appena una settimana.
E quella che sembrava una stronzata detta da ubriaco assume improvvisamente una qual certa importanza, perché Clive è padrone della sua anima e questo dà parecchio potere decisionale.
Un altro belato rantolante, Clive stringe il machete, lo solleva, chiude gli occhi, li riapre, inspira, espira, sente di tenere in mano la spada di Damocle.

 
Abbassa il coltellaccio con un colpo secco ed evita con maestria uno schizzo di sangue e materia cerebrale.
La testa del metà-uomo si è aperta come un melone. Amen, se non altro quel poveraccio si rende utile.

Risale in macchina, il familiare fetore lo accoglie, ha smesso di fargli schifo da tempo, la cassetta di Cash è finita «Metto Clapton, Al, l’unplugged, lo so che ti fa schifo ma, dai, non so nemmeno se puoi sentire» altri tintinnii, questa volta più forti, sembra quasi una sorta di risposta.
Pensa che sono settimane che non vede un vivo ed è proprio per questo che sta guidando verso nord, verso New York, accantonando l’idea di scendere in Messico – le spiagge di Acapulco perdono gran parte della loro attrattiva se le ragazze ti marciscono davanti agli occhi.

Pensa al metà-uomo, all’appeso, a Nonna Betty.
Dio se aveva ragione, la vecchiaccia. Clive non aveva mai preso una decisione in vita sua, anche quando si trattava di vita o di morte – e si era trattato fin troppo volte di quei famigerati opposti. Ha sempre evitato accuratamente qualsiasi tipo di scelta, è ormai un maestro nel farlo.
Si rivede ancora con il machete in mano, davanti ad Al, davanti alla presa di posizione più grande della sua vita.
Ferma la Chevy e imbraccia il Winchester, non sa bene nemmeno lui perché. Si sente investito del bruciante desiderio di far pulizia, di rassettare ogni sua mancanza, il fuoco sacro della responsabilità, si potrebbe dire.
Ma apre il baule, e al posto dei sedili posteriori c’è lui, con le braccia e le gambe incatenate, che succhia avito la testa spaccata in due del metà-uomo e non lo cura nemmeno di uno sguardo. Le catene tintinnano quando affonda l’ennesimo morso, Clive solleva il Winchester, prende la mira, è così vicino che sbagliare sarebbe impossibile.
Inspira, espira, inspira, Al nemmeno si accorge di essere sotto tiro, nemmeno sa che potrebbe morire in questo istante, morire di nuovo, forse non se ne accorgerebbe neanche.
Espira.
Abbassa il fucile.
Quello non è Al, lo vede, è un morto che cammina, un cadavere con le vaghe sembianze del suo migliore amico, ma sa per certo che lì dentro una volta c’era Al, e tanto gli basta.
«Sai che ti dico, fratello? Aveva ragione Nonna Betty: sono solo una carta, una sola carta nel mazzo. Le decisioni importanti può prenderle qualcun altro».

E la Chevy riparte, verso New York, e poi chissà dove.
«E ora Elvis, ti va, Al?».
   
 
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