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Autore: Franceh    26/05/2014    0 recensioni
Seconda Edizione della Memoria degli Hunger Games. I tributi devono essere spietati. Con la posta in gioco, ognuno farà di tutto per restare da solo nell'arena, che, per l'evento speciale, sarà di molto più pericolosa. E Zayn, Niall, Louis, Liam e Harry vengono scelti, e oramai è tempo di combattere.
[Ziam!AU][HG!AU][Zayn\Liam][Accenni Harry\Louis]
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quell’anno non ci furono neppure i saluti, i concorrenti furono semplicemente presi e messi sul treno che viaggiava a massima velocità verso l’arena. Erano diversi, i concorrenti, alcuni umili, alcuni determinati a vincere, altri erano insicuri mentre certi parlavano come se avessero già vinto. Ma questo, a Niall non importava.
Era stato da subito messo su un treno, su un vagone sfarzoso, rinchiuso quasi in fondo nella sezione allibita per il distretto Otto; mentre Amanda, la sfortunata ragazza che insieme a lui era stata scelta come tributo, era rannicchiata e dondolava impaurita, cercando di non piangere, – “Sta impazzendo” sussurrò tra sé e sé Niall, sapendo che se davvero sarebbe impazzita non sarebbe di certo stata la prima – Niall era seduto al tavolo con Aymitch, il suo tutore, che doveva consigliarlo nell’arena, e non era intenzionato a lasciare l suo posto: voleva sapere tutto. Aymitch era l’unico che avesse mai vinto i Giochi nel distretto Otto, e sicuramente la maggior parte del lavoro l’aveva fatto la Fortuna, ma a Niall bastavano le dritte basilari, che l’uomo gli spiegò per tutto il viaggio. Seduti ad un tavolo notevolmente grande di mogano, circondati da frutta, dolci e cibarie varie, discutevano sulle varie tattiche; “Ci sono varie tipologie di tattiche per vincere questo scempio” iniziò l’uomo biondo, sulla cinquantina, magro e dal volto scarno, con la barba incolta e quasi privo di muscoli mentre masticava la propria Donut alla fragola, e Niall ascoltava attento, “Puoi nasconderti per tutto il tempo, o puoi combattere. Ora, io non so com’è l’arena, probabilmente ci sarà un luogo dove nasconderti, ma spesso sono molto più pericolosi. Quest’arena sarà piena di insidie, i programmatori faranno di tutto per uccidervi, ma voi non ci cascate. All’inizio, nella Cornucopia ci sono milioni di armi: puoi prenderle, o scappare. Lì, è un bagno di sangue, e se ti butti a prendere le armi ti uccideranno subito, a meno che tu non sia così veloce da scappare. Dimmi, tu in cosa sei bravo?” chiese Aymitch mentre si leccava le dita appena finito il proprio spuntino “Allora, mio padre era un macellaio, e io cacciavo spesso per lui… quindi sì, credo di essere bravino con l’arco, e con la spada” rispose sicuro Niall mentre lo guardava negli occhi prima di tornare a guardare fuori, sospirando silenziosamente quando vide che dell’Arena non vi era traccia. “Molto bene figliolo, molto bene. Gli archi li mettono spesso per primi, perché nessuno li vuole, ma stai lontano dalle spade perché tutte le vogliono e sono nascoste nella Cornucopia; inoltre, sono abbastanza pesanti.” Niall annuiva interessato mentre annotava mentalmente tutte quelle informazioni, guardando poi preoccupato la ragazza. “Amanda, vieni?” Le chiese preoccupato con un filo di voce, mentre la ragazza si limitò a scuotere velocemente la testa con un pollice in bocca: in quel momento, Niall capì che avrebbe dovuto proteggerla, e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. 

***

Zayn era più spaventato che determinato a vincere; dopo una buona oretta di pianti sul lussuoso treno, decise di asciugarsi le lacrime con le maniche del maglione blu e di andare a sedersi sui divanetti con il proprio tutor al fianco. Il tutor, non era di certo un uomo qualunque: era alto, molto alto, di carnagione scura e con gli occhi grandi e neri, ma quando sorrideva questi si limitavano a due fessure… era un tipo di cui ci si poteva sicuramente fidare. La barba dell’uomo era nera e abbastanza riccia e folta, anche se non si poteva sicuramente paragonare a quella dei programmatori, ed i capelli erano ben tagliati e di un nero unico: le idee che aveva per la testa erano delle migliori, un vero genio, e Zayn sentiva di poter star lì a parlargli per ore e ore, ma adesso non si poteva.
Seduti – o meglio, sdraiati! – sui comodi divanetti viola, discutevano sulle tecniche di sopravvivenza perché, andiamo, tutti sapevano che Zayn non sapeva neppure cosa fossero le armi. “Sai già qualcosa al riguardo?” Si rivolse a lui Christopher, il suo tutor, con un sorriso; “Sì,” Zayn tossì “So che non si deve accendere un fuoco, o si può venire scoperti, e so che si deve avere sempre un po’ d’acqua vicino o si può morire dissetati. E ovviamente, devo saper cacciare, per del cibo. A questo proposito avevo progettato una macchina che..” a questo punto Christopher rise guardando il ragazzo che tirava fuori dal proprio borsone una scatoletta che sarebbe dovuta servire a cacciare. “Zayn, ti serve un arco” Lo guardò sorridendo l’uomo bruno intenerito poi dall’espressione spaventata del ragazzo moro al suo fianco, “Ma anche questa.. scatoletta può essere buona” disse con una risata appena accennata il tutor mentre si rigirava lo strano marchingegno tra le mani. “Hai per caso intenzione di usare qualche arma?” “ No!” rispose subito il ragazzo moro mentre si sistemava gli ampi occhiali sul naso, “Devi almeno provarci. In allenamento magari, ti scoprirai bravo. E sinceramente ti ci vedo con i coltelli” replicò subito Christopher scompigliando i capelli al ragazzo. “Andiamo a mangiare, mh?” Gli sorrise prendendolo per mano e andando con passo svelto verso il tavolo, e iniziarono a fare un ampio pasto mentre discutevano del più e del meno, tirando in ballo, ogni tanto, qualche consiglio sul Gioco.

***
Presuntuoso. Già, credo sia proprio questa la parola che al meglio poteva descrivere il ragazzo dagli occhi cerulei che Louis era. Non una dritta, non un parere, non un saluto, Nulla. Non aveva voluto nemmeno mangiare qualcosa. Era andato in camera sua senza dire niente a nessuno, e non uscì fin quando non furono arrivati a Capitol City, lasciando così Gappeus, il suo tutor, con un palmo di naso.
Non aveva neppure dato uno sguardo al lussuoso vagone che lo circondava, ai gustosi cibi che gli stavano intorno, si era solo rintanato nella sua cabina. Era spaziosa, blu, come i suoi occhi, il pavimento di moquette verde stonava completamente con il resto della stanza di un blu cielo, e con il letto dalle lenzuo9la bianche e pulite. La mobilia, era anch’essa modernissima, e rigorosamente bianca. Fuori dal finestrino si poteva benissimo scorgere un gruppo di alte montagne che si ergevano maestose qua e là, quasi rosse.
Sì mise a sedere sul letto, le ginocchia larghe, i gomiti poggiati su di esse e la fronte poggiata sui palmi aperti, guardandosi le scarpe. E’ l’ora di una doccia pensò semplicemente facendo spallucce.
I passi quasi nemmeno si sentivano tanto era leggero il passo, e un bagno rosso si aprì davanti i suoi occhi, accecandolo quasi per l’improvvisa luce: i suoi occhi erano fin troppo sensibili. Eppure la doccia non durò molto. Una decina di minuti. E quando uscì aveva quel dannato odore di cocco impresso addosso, i capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte e un asciugamano rosso fuoco legato alla vita, in contrasto con la carnagione chiara. Sì guardò allo specchio e sospirò, triste. Sei qui per vincere, e già sei giù di corda gli rinfacciava la vocina nella testa che lui riteneva tanto odiosa.
Allora lanciò uno sguardo aggressivo allo specchio, sorridendo poi sghembo: “Gli occhi della tigre, Louis. Gli occhi della tigre” dice più a lui che allo specchio o alla vocina nella propria testa, assottigliando gli occhi.

***
Da non sottovalutare, Harry. Davvero da non sottovalutare. Aveva un ottimo istinto di sopravvivenza, la sua abilità con le parole – e con i nodi – gli procurava un netto vantaggio: gli avrebbero procurato cibo e sponsor. Ma ahimé, quella era un’Edizione della Memoria, e Snow solo sapeva cosa potevano aspettarsi i tributi perché, con uno strappo alla regola, i dettagli dei Cinquantesimi Giochi non erano stati rivelati: di solito, prima della mietitura si sceglie in base a quale criterio sarebbero stati stavolta scelti i Tributi (per la Prima Edizione della Memoria scelsero solo Ottantenni. Inutile dire che i Giochi finirono in fretta, e che furono i più patetici mai visti). Forse quest’anno la mietitura era stata normale, anche se i saluti erano stati esonerati, il che risultava a tutti molto strano.
Ma bando alle ciance, Harry era “Il ragazzo che si era offerto per il ragazzino”. Cosa diavolo mi era passato nella testa? Osserva stringendo i capelli  a testa bassa, digrignando oramai i denti. E la sua tutor, Sostee, non era affatto d’aiuto: non aveva smesso un attimo di spettegolare sulle sue ‘amiche’ del Capitol, e ne avrebbe avuto ancora per molto. In quel momento, Harry capì che avrebbe dovuto cavarsela da solo. Si mise a sedere su un comodo divanetto bordeaux, in tinta col maglione che aveva indossato dopo esser andato a darsi una rinfrescata nella propria cabina, portando le ginocchia al petto e posando le mani sui soffici jeans beige, fin troppo stretti a dire il vero. Guardava fuori, osservando la campagna passargli davanti a velocità estrema, mordendosi il labbro ogni tanto. Ma non stava pensando affatto al paesaggio circostante, bensì ai propri avversari. Li incontrerò lì conluse in fine facendo spallucce, mentre tratteneva la risata. E sì, assomigliava molto ad un pazzo, tenendo conto che la sua compagnia di avventure – o sventure, per meglio dire – stava facendo di tutto per farsi notare da Sostee, che tra una tazza di tè e l’altra sparlava dell’importanza dello smalto nell’estetica di oggi.

 
***
 
Liam, il goffo Liam. Appena entrato sul treno era già caduto disteso sulla moquette viola! Ma in compenso, la sua mentore era preparata; si chiama Sam, la ragazza che avrebbe dovuto fargli da mentore, e non aveva più di venti anni: probabilmente aveva vinto due anni prima, ma Liam e la memoria erano agli antipodi. Gli chiese in cosa era bravo, e lui semplicemente si limitò a stringersi nelle spalle guardandola dritta negli occhi. Magari era simpatico, e questo poteva aiutarlo con gli sponsor, ma se davvero non sapeva fare niente, allora era in guai seri.
“Ohw” era stata la reazione di Sam alla risposta di Liam sulla domanda dei talenti “Se vuoi, allora,  potrei insegnarti qualche tecnica di sopravvivenza.”
“Beh.. sì, magari sì” le sorrise timidamente arrossendo quasi in volto mentre bofonchiava queste parole. Era visibilmente attratto da lei, anche se non era il momento migliore per fissare il seno della ragazza magra che si intravedeva dalla scollatura.
Iniziarono con un paio di nozioni basiche, tra cui quando accendere un fuoco, quali piante si possono mangiare, e cose del genere. Per le piante, era davvero bravo. Forse perché suo padre aveva un’erboristeria in piazza, o forse perché semplicemente gli piaceva raccogliere, ogni tanto, fiori, erbe commestibili, cose così.
Magari si sarebbe nascosto tutto il tempo, come prima di lui avevano fatto quelli che oramai venivano soprannominati da tutti Morfaminomani, per via del loro abuso di Morfamina, un medicinale molto potente, simile quasi alla droga.
Il suo corpo non era muscoloso, e i capelli lunghi gli ricadevano sulla fronte mentre l’acqua calda scorreva sulla sua pelle vellutata. Nonostante mancassero giorni, magari settimane all’inizio dei Giochi, Liam era pronto.


 
  
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