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Autore: michiamanomar    26/05/2014    0 recensioni
Al compimento dei 16 anni l'intrepida Emma comincia a fare strani sogni.
In essi si trova immersa nel mondo delle favole e vive diverse avventure fino a quando non gli è rivelata la sua missione: il confine tra la Terra ed il mondo delle favole è stato spezzato da un sortilegio e lei deve ricomporlo. Per farlo,le servirà l'aiuto della fata madrina che necessita di alcuni elementi provenienti dai diversi mondi per fortificare la propria magia. Tra questi mondi,però,Emma troverà anche nuovi amici,sua madre ma soprattutto l'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13.
Il ragazzo della foresta



Quando incontrai Wendy,a colazione i miei occhi erano rossi da quanto avevo pianto.
La ragazza mi abbracciò forte. 
"Cosa è successo?"
"Mio padre" singhiozzai "sta morendo a causa mia" le lacrime mi facevano respirare male,le persone ci guardavano. Il principe azzurro si avvicinò a me e mi chiese come mi sentissi. Mi porse un fazzoletto di carta profumato di violetta. Tentai di sorridergli ma fallì. 
Lui asciugò una lacrima dal mio viso rosso e mi rivolse un'espressione di tenerezza. 
"Non preoccuparti. Passerà tutto." Sussurrò. Wendy gli si presentò. 
Era tutto sbagliato. Loro si conoscevano. Loro erano delle favole mentre io ero solo una ragazza senza madre. La bionda formosa del rito del pozzo mi si avvicinò:
"Hai perso la scarpetta,tesoro?" Domandò. Era così acida ma fu con quelle parole che realizzai.
Era Cenerentola. La ragazza che faceva da cameriera per delle sorelle capricciose ed una matrigna odiosa ora sembrava essersi trasformata in loro.
Qualcuno afferrò la mia mano e la strinse. Riconobbi quella stretta in un attimo. Jack. Cosa ci faceva lui lì? Mi voltai di scatto e lui mi sorrise.
"Sono qui,principessa." Mi portò via con se,sotto gli occhi dei miei amici. Non appena fummo abbastanza lontani scossi il braccio,ribellandomi a quella stretta. Non volevo che Jack mi toccasse,non volevo che il sangue del sangue di quella regina mi sfiorasse.
Avevo i nervi a fior di pelle e negli occhi la tristezza era stata sostituita dalla rabbia. Sono una di quelle persone che,quando è arrabbiata,non lo è con una persona sola ma col mondo intero. Mi viene naturale rovinare le cose. È come una tendenza non so se mia o della vita in generale. Fatto sta che,quando sembra che le cose stiano per migliorare,arriva sempre l'imprevisto che manda tutto a puttane. 
"Lasciami andare." Il pirata era intelligente,fin troppo da non capire il motivo per cui,improvvisamente,lo allontanassi.
"Io non sono lei,Emma. Ti puoi fidare di me." Mi fissava come se gli facessi pietà,come se fossi io quella che stava dando di matto senza motivo. Come faceva a non arrivarci?
"Mio padre sta morendo perché tua madre è una stronza." Mi sfuggì.
"Almeno mia madre non mi ha abbandonato cancellandomi ogni ricordo e facendomi sentire un' orfana per tutta la vita." Scattai. Fu quella parola: orfana. Mi fece male. Gli tirai uno schiaffo dritto sulla guancia sinistra che divenne rossa dal colpo.
Scoppiai a piangere e non parlai. Lo guardai un attimo poi corsi via a nascondermi nell'unico posto in cui sapevo che nessuno sarebbe venuto a prendermi:il bosco.
Sentì Jack rincorrermi e gridarmi di perdonarlo ma non mi importava. Quando la voce fu abbastanza fioca rallentai il passo. 
Ero alla piazza principale quando entrai nel luogo da cui tutti pensavano non ci fosse ritorno.

 
__________________________________________________

Mio padre e io facevamo un gioco,quando ero più piccola. Mi bendava gli occhi con uno straccio da cucina in modo che potessi vedere solo buio e poi mi domandava "Di cosa hai paura,Em?"
Solo adesso notavo che non avevo paura di nulla perché c'era lui accanto a me. Come avrei fatto senza l'uomo della mia vita? 
Mi sentivo una stupida: mi ero addentrata nel bosco fitto e tetro senza conoscere la via del ritorno ma ciò che mi consolava era sapere che a nessuno importava realmente. Nessuno avrebbe cominciato a cercarmi. Vagabondavo calpestando foglie che scricchiolavano ad ogni mio passo. 
Riconobbi alcuni dei funghi che avevamo raccolto qualche giorno prima durante la gara. Adesso sapevo perfettamente quali avrebbero potuto avvelenarmi. Pensai di raccoglierne qualcuno ma abbandonai subito l'idea.
Fu quando il sole stava cominciando a tramontare che sentì le foglie sgretolarsi sotto i piedi di qualcun altro. Mi fermai subito. Mi voltai lentamente ed osservai il ragazzo che mi ritrovavo davanti agli occhi. 
Era quasi completamente nudo se non per una specie di mini pantaloncino marrone in pelle che lo copriva,i capelli lunghi fino a sopra le spalle,marroni,lisci e crespi e gli occhi verde chiaro. Le mani sporche di terreno così come il resto del corpo.
"Chi sei?" Domandò,senza presentarsi.
"Emma." Lui ripetè quel nome. Notai che non era in piedi in posizione eretta la si reggeva sulle braccia e le gambe un po' come una scimmia.
"Tu chi sei?" Si morse le labbra sottili prima di rispondere "Il mio nome è Tarzan."
Come poteva Tarzan trovarsi nel mondo reale? L'unica risposta plausibile era che il confine si stava indebolendo sempre di più e ciò significava che i personaggi delle favole sarebbero stati presto tutti catapultati sulla Terra perdendo,così,la possibilità di avere un lieto fine. 
Lui si avvicinò furtivamente a me ed annusò la mia mano. Disse di non aver mai sentito un profumo così bello ed io gli sorrisi. La prese e mi condusse più lontano poi mi invitò a salire sul l'albero. Gli spiegai che non avevo idea di come ci si arrampicasse ma rispose che avrebbe potuto insegnarmelo.
In fondo era semplice. Dovevo sicuramente migliorare l'equilibrio dato che,prima di raggiungere il primo ramo,ero caduta circa tre volte. Ci accampammo lì.
"Cosa ci fai qui?" Chiesi,facendo dondolare le gambe all'aria.
"La regina ormai ha troppo potere ed è arrivata nel mio regno. Sapevo della tua missione dato che non si parla di altro in tutti i inondi così ho invocato la fata madrina. Lei mi ha detto che per realizzare l'incantesimo necessitavi di alcuni oggetti e tra questi ho riconosciuto la collana della foresta." Si tolse una collana fatta di triangolini di ossa. Mi spiegò che le leggende narravano che in quella collana fosse contenuta la forza della foresta e che gli fu donata da Kala,mia madre. 
"È una scimmia molto amorevole e mi ha fatto sempre sentire a casa" aggiunse. Era lui,davvero. Era stato cresciuto in una foresta,era stato abbandonato dai genitori. 
Afferrai il ciondolo e gli rivolsi un sorriso. Lo ringraziai. Gli chiedi da quanto tempo vivesse in quel pericoloso bosco e rispose che aveva perso il conto dei giorni ma il tempo era come fermo e nulla mutava. L'altro giorno,però,aveva intravisto qualcosa mentre se ne stava a perdere tempo arrampicato ad un ramo. Aveva visto lei e gli era bastato un non nulla per riconoscerla. 
Era la regina cattiva che parlava con una bionda formosa e le stringeva la mano. Si dilungò nella descrizione ed un numero maggiore di particolari fu sufficiente a farmi identificare la ragazza di cui parlava: Holland. 
Ma cosa ci faceva con la regina? Come faceva a ricordarsene e come poteva essere ancora viva,dopo esserle stata accanto? 
Aveva origliato la conversazione. Avevano discorso riguardo una serie di rapimenti.
"Stai facendo un buon lavoro" aveva detto Margaret.
"Ricorda la promessa." aveva risposto Holland.
Una promessa. Ogni cosa aveva un prezzo,naturalmente ma cosa le aveva promesso di tanto importante da valere un tradimento? 
Guardai Tarzan. Sapevo che era in pericolo in quella foresta. Dovevo pensare ad un soluzione velocemente. Portarlo con me,questa era la soluzione. Dovevo farlo integrare con il resto della comunità. 
Rigirai il ciondolo tra le mani e lo fissai intensamente.
"C'è un motivo se mi hai aiutato,scommetto." 
Lo guardai dritto nei profondi occhi verde chiaro. 
Ero brava a riconoscere gli occhi di chi era stato abbandonato,di chi aveva perso qualcuno. C'era quel vuoto,solitamente. Quel vuoto che ti permetteva di osservare il cuore con un solo sguardo ma nei suoi non c'era quello. Negli occhi del ragazzo c'era speranza. 
Ero confusa. Come fa una persona che ha perso tutto a sperare in qualcosa?
"Non sono stato completamente abbandonato. Mia madre è scappata via con un altro uomo ma mio padre è ancora vivo ed è tenuto prigioniero nel castello della regina. Voglio entrarvi e liberarlo."
"Sai bene che non è possibile." Cercai di dissuaderlo da quella folle idea ma lui mi strinse le mani e le guidò verso il suo petto,in corrispondenza del cuore.
"Lo senti?" Lo sentivo. Quell'organo batteva forte,così forte da poter percepire ciò che provava. "Sto aspettando di vedere mio padre da troppo e tu sei la mia unica speranza. Ti prego,Emma. Non abbandonarmi."
Il mio di organo batteva all'impazzata adesso. Sarei potuta rimanere esattamente in quel punto con la mano sul cuore di quel ragazzo per ore.
"Troveremo una soluzione." Dissi,mostrando un'inaspettata sicurezza.
Lui mi saltò addosso abbracciandomi.
"Sapevo che potevo fidarmi di te. Sapevo che saresti stata il mio lieto fine."
A quelle parole sussultai. Mio padre mi chiamava così. 
Appena lasciò la presa mi allontanai e lo guardai da capo a piedi.
"Dovremmo trovarsi dei vestiti,se dovrai rimanere qui." 
Scoppiammo a ridere,stranamente spensierati.



 
   
 
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