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Autore: _Cioccorana_    26/05/2014    2 recensioni
Il mio destino era, in qualche modo, stato già scritto quando ancora giacevo tranquilla nel grembo di mia madre. No, non era scritto nelle stelle o in qualche stronzata simile, no loro avevano già deciso il mio destino, la mia natura. Era stata la mia famiglia. Mia madre aveva appena annunciato che era incinta di una femminuccia quando mio padre, i miei zii, i miei nonni, cugini e quant'altro decisero che sarei stata la prima femminuccia Weasley a portare avanti la famosa caratteristica della mia famiglia: i capelli rossi. Successe proprio così, il giorno in cui mia madre mi strinse tra le sue braccia per la primissima volta in assoluto mi baciò la testolina inondata di ciuffetti rossi...
...Il giorno della mia partenza per Hogwarts, sulla piattaforma del binario 9 e tre quarti, spararono con tutta tranquillità la loro sincera sicurezza sul fatto che sarei stata una perfetta Grifondoro. E ci credetti pure. Quel giorno, però, qualcosa nei loro calcoli non quadrava...
Il cappello parlante aveva ragione: non sono una Weasley, sono ROSE Weasley.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Spero vi piaccia! Buona lettura!
P.s= se vi va potete lasciare una piccola recensione, solo per farmi sapere se va o non va. Lo gradirei molto. ;)



AS OUR PARENTS(?)

Prologo.


Il mio destino era, in qualche modo, stato già scritto quando ancora giacevo tranquilla nel grembo di mia madre. No, non era scritto nelle stelle o in qualche stronzata simile, no loro avevano già deciso il mio destino, la mia natura. Era stata la mia famiglia. Mia madre aveva appena annunciato che era incinta di una femminuccia quando mio padre, i miei zii, i miei nonni, cugini e quant'altro decisero che sarei stata la prima femminuccia Weasley a portare avanti la famosa caratteristica della mia famiglia: i capelli rossi. Successe proprio così, il giorno in cui mia madre mi strinse tra le sue braccia per la primissima volta in assoluto mi baciò la testolina inondata di ciuffetti rossi. Spensi soffiando eccitata le tre candeline sulla mia torta di compleanno quando papà mormorò arruffandomi i capelli che la mia intelligenza era fortunatamente pari a quella di mia madre. Ma perchè me lo disse? Che avevo fatto di tanto speciale? Avevo solo spento delle candeline sulla torta di nonna Molly. Così l'acume pungente per la lettura, per le fiabe o per qualsiasi altra cosa intelligente che facesse mia madre mi fu, in un certo senso imposta. Non era di certo naturale. Il giorno della mia partenza per Hogwarts, sulla piattaforma del binario 9 e tre quarti, spararono con tutta tranquillità la loro sincera sicurezza sul fatto che sarei stata una perfetta Grifondoro. E ci credetti pure. Quel giorno, però, qualcosa nei loro calcoli non quadrava:

 

 

 

Mio padre la stava tirando per le lunghe, mi abbracciava e non mi lasciava, mi baciava e non la finiva più, Albus era titubante e James con la sua sfacciataggine di certo non aiutava. Perciò, salimmo sull'Espresso due minuti prima che le ruote cominciassero a sferragliare sul ferro dei binari. Gli scompartimenti erano ancora mezzi vuoti, ma James insisteva nel confermare che nei primi scompartimenti si accomodavano solo gli sfigati e gli asociali. Disse, inoltre, che essendo suoi parenti ci era severamente vietato sederci lì in quanto la sua fama avrebbe potuto scheggiarsi. Così ci costrinse in uno scompartimento verso la coda del treno, naturalmente era già occupato e faticammo a incastrarci sui sedili. James li conosceva, probabilmente erano dei Grifondoro del suo stesso anno. Diedero vita a una lunga discussione sul Quidditch ignorando me e il timoroso Albus. Notai che si stava mangiucchiando le unghie; forse il discorso toccante di suo padre non aveva colpito in pieno. Ancora temeva di diventare un Serpe. Il che era decisamente impossibile e impensabile. Quale senso avrebbe mandare un ragazzino tanto umile e timido in una casa del genere? Non aveva nemmeno delle caratteristiche o doti nascoste. La furbizia? No, non c'era. Quel ragazzo era furbo tanto quanto un Gorgosprizzo. In lui viveva quella vena nascosta di crudeltà? Assolutamente no. Era ambizioso? Certo che no, Albus non pensava mai al futuro, lui coglieva le occasioni al balzo. Era intelligente? Oh, sì. Ma l'intelligenza avrebbe potuto trascinarlo tra i Serpeverde? No, impossibile. Al massimo sarebbe divenuto un Corvonero. Mai un Serpeverde. Erano solo i pensieri e gli stuzzichi di suo fratello a fargli nascere questa paura.

Glielo dissi. Sembrò rilassarsi sul sedile. Forse stava valutando positivamente le mie ipotesi.

Il resto del viaggio passò quieto. La mia realtà vagava nei pensieri più remoti, insignificanti e il chiacchiericcio di James e i suoi amici creò un rilassante sottofondo. Albus sembrava perso nel mondo dei sogni: la testa poggiata delicatamente sulla mia spalla, gli arti scossi da spasmi involontari, un roco brontolio proveniva dalla sua gola e aveva la bava che colava dall'angolo della bocca.

<< Tra pochi minuti l'Espresso raggiungerà la stazione. Siete pregati di indossare l'uniforme, se ancora non l'avete fatto, e lasciate i vostri bagagli dove si trovano. Verranno portati successivamente nelle vostre stanze. >> la voce risuonò tra i corridoi del treno.

Albus scattò ritto, si passò una mano ad asciugare la bava e la sua pelle olivastra impallidì. Ancora non aveva indossato l'uniforme, e nemmeno suo fratello James, troppo impegnato in chiacchiere per rendersi conto di qualsiasi cosa. Si vestirono in fretta e il trenò si fermò. Era il giorno che aspettavo da una vita intera, da quando, sette anni prima, Victoire se ne andò per la prima volta su quel treno lasciandomi in lacrime. Ma in quel momento desiderai con tutta me stessa che il treno ripartisse per Londra.

Albus strinse la mia mano tra la sua, calda e sudaticcia, ma estremamente rilassante in quel momento. Superammo lentamente la calca di studenti che scendeva dal treno e ci separammo dalla testa castana di James quando Hagrid ci richiamò a sé con una vecchia lanterna a olio. Sentii Albus trattenere il fiato, accanto a me. Spalancai leggermente la bocca e sgranai gli occhi. Certo che sapevamo chi era e cosa aveva fatto Hagrid, lo abbiamo conosciuto dalle fiabe dei nostri genitori, dagli aneddoti del passato, ci avevano detto che era un Mezzogigante, ma vederlo dal vivo ci fece un particolare effetto. Grossi lacrimoni scesero lungo le sporche guance ricoperte di peluria nera. Sfilò un grosso fazzoletto di seta dal suo logoro pastrano e vi si soffiò il nasone.

<< Come siete cresciuti! Sigh! L'ultima volta che -sigh!- vi ho visti eravate una cosetta minuscola, stavate entrambi sulla mia mano! Sigh! >> singhiozzò stringendoci a sé tanto forte da mozzarci il respiro.

Gli altri bambini del primo anno che si erano piano piano radunati intorno a noi ci fissarono curiosi. Sorridemmo, imbarazzati, mentre Hagrid si riprendeva e assumeva un'espressione seria.

<< Bene, >> tossicchiò. << seguitemi! >>

Il castello era accomodato su una montagna, le finestre illuminate sembravano un tutt'uno con le stelle del cielo scuro, le torri e torrette gli conferivano un che di antico. Hagrid ci fece salire su dei piccoli battelli che sarebbero serviti per attraversare il lago che ci divideva dalla scuola. Salimmo sulle scale di pietra e attendemmo che succedesse qualcosa appena fuori da un grosso portone di quercia.

Neville apparve poco dopo, congedando Hagrid con un sorriso colmo di sincerità.

<< Buonasera, ragazzi! Benvenuti! >> esultò sorridendo a tutti quanti, ma ammiccando divertito nella mia direzione e quella di Albus. Rispondemmo con un cenno allegro della mano. << Ora vi chiederei gentilmente di seguirmi nel castello e attendere qui, nella sala d'Ingresso, mentre chiedo la conferma al nostro preside. Okay? >>

Un coro di timidi 'sì' s'innalzò dal gruppetto che varcava lentamente la soglia di Hogwarst e si arrestava nella Sala d'Ingresso. Neville sparì dietro un altro enorme portone di quercia scura da cui proveniva un udibile chiacchiericcio. Solo quella stanza era grande quanto l'intero piano terra di casa mia, e non stiamo parlando di un monolocale. Neville riemerse dal portone e ci sorrise entusiasta.

<< D'accordo, prima di entrare avrei un paio di cosette da dirvi... >> mormorò e ci spiegò delle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Che avremmo dovuto considerare i nostri compagni come una seconda famiglia e che i nostri trionfi o insuccessi faranno guadagnare o perdere punti alle rispettive case. Alla fine dell'anno solamente una casa vincerà la Coppa delle Case. << Okay, ora ci mettete in fila e mi seguite. Ordinati, prego! >> intimò, sempre e comunque gentile.

Eseguimmo i suoi ordini e ci condusse oltre il portone dietro il quale prima era sparito e ricomparso. La sala era tanto luminosa e scintillante per via delle centinaia di candele che, sospese a mezz'aria, rilasciavano la propria lucentezza. I quattro lunghi tavoli erano già occupati dagli studenti che fissavano curiosi i nostri visini sorpresi. In fondo, leggermente rialzato, vi era il tavolo degli insegnanti e lì Neville ci trascinò. Uno sgabello su cui giaceva un logoro cappello a punta apparvero dinanzi a noi. Il cappello si mosse e la piega più grossa funzionò come una bocca. Intonò una canzone.

Finito il ritornello, Neville si fece avanti reggendo tra le mani un lungo rotolo di pergamena. Sorrise.

<< Chiamerò il vostro nome, vi siederete sullo sgabello, vi metterò il cappello sul capo e verrete smistati nelle vostre case. >> elencò Neville. Si schiarì la voce. << Adams, Marcus! >>

Un ragazzino alto, magro e decisamente sicuro di sé avanzò fino allo sgabello dove s'infilò sui ciuffi biondi il logoro cappello parlante. << CORVONERO! >> gridò quello, dopo pochi attimi di esitazione.

<< Anderson, Septimus! >>

<< TASSOROSSO! >>

<< Barker, Camille! >>

<< TASSOROSSO! >>

Continuò così, non facevo caso ai visi o ai nomi delle persone. Stavo solo pensando a me. Dove mi avrebbe smistato? Corvonero o Grifondoro?

<< Malfoy, Scorpius! >> gridò Neville.

Alzai lo sguardo e aprii le orecchie. Scorpius Malfoy? Quello a cui dovevo stare lontana e battere in ogni cosa col cervello ereditato da mia madre? Quel Scorpius Malfoy? Figlio di Draco Malfoy il Serpeverde nemico di papà e zio Harry?

Era un ragazzino dai capelli biondo cenere, la pelle diafana, l'altezza smisurata e un paio di luccicanti occhi grigi. Imperturbabile, s'infilò il cappello sul capo.

Quella volta, il cappello era davvero indeciso. Malfoy sedette annoiato su quello sgabello per qualche eterno minuto. Poi, con enorme sconcerto di tutti quanti, urlò: << GRIFONDORO! >>

Il ragazzino spalancò occhi e bocca. Strinse le mani allo sgabello e rimase lì, inchiodato.

Scossi il capo. << COSA? Ma lui non doveva essere un Serpeverde? >> gridai.

Mi lanciò uno sguardo truce. Si alzò dallo sgabello e venne verso di me pestando bene a terra ad ogni passo. Strinse i pugni mentre si fermava a pochi centimetri da me.

<< E chi te la detto, stupida Weasley? Il paparino? >> sibilò prima di strisciare lesto i piedi verso il tavolo Grifondoro e poggiare il sedere sulla panca, mentre ogni singolo studente lo fissava allibito.

Neville continuò, noncurante, ma io ero scioccata. Come aveva osato parlarmi in quel modo? Ma che gli avevo fatto? Avrei tanto voluto correre a ucciderlo con le mie stesse mani, ma zio Neville pronunciò il nome << Potter, Albus Severus! >> e mi pietrificai sul posto, preoccupata per la sorte di mio cugino. Se un Malfoy era finito a Grifondoro, allora Albus poteva benissimo filare dritto verso il tavolo dei Serpeverde...

Al avanzò pallido inciampando sugli scalini. Si posizionò con mano tremante il cappello sul capo. Passarono poco più di dieci secondi prima che il cappello confermasse: << CORVONERO! >>

James sputò dell'acqua sul viso allegro di nostra cugina Roxanne. Albus cerò il mio sguardo. Era terrorizzato. Gli sorrisi incoraggiante. Dopotutto, Corvonero non era così male.

Camminò con passo veloce verso il suo tavolo e vi si sedette, cupo in volto, senza degnare nessuno di uno sguardo o una parola.

Prima di quanto avrei voluto, toccò a me. << Weasley, Rose! >> tuonò Neville.

Sospirai. Andiamo, erano solo un paio di secondi. Cosa sarebbe potuto succedere?

Mi accomodai bene sullo sgabello traballante. Lanciai uno sguardo a Neville che mi sorrise e m'infilai sui capelli lisci e rossi il cappello.

<< Rose Weasley... >> borbottò subito una voce. Sobbalzai. << Uhm... Rose... Porti il nome di un fiore bellissimo, delicato, profumato, colorato. Tuttavia, le rose hanno anche le spine. >> continuò.

<< Ehm... ma che sta dicendo? >> pensai.

<< ...Sei intelligente, Rose Weasely... ma, è questo quello che vuoi? Essere ricordata per l'intelligenza di tua madre? Nah, io non credo... Oh!, il coraggio, la trepidazione, orgoglio... dove li hai messi? Perchè, perchè in te non c'è traccia di queste caratteristiche? L'audacia? Dov'è, Rose Weasley, dov'è?... Vuoi diventare Ministro della Magia? Davvero? Curioso. Come hai fatto a rubare la preziosa Mappa del Malandrino a tuo zio Harry, Rose Weasley?... Sei scaltra, astuta! L'hai mai notato, bambina? Credo che, in fondo, tu sia stanca del tuo cognome, non è vero? Tu non sei una Weasley. Tu sei ROSE Weasley. Perciò... SERPEVERDE! >>

Quasi cado dallo sgabello. Serpeverde cosa? CHI? Quasi mi soffoco con la mia stessa saliva quando tento di mandar giù il boccone che è il mio ricordo di pochi secondi prima. Lancio uno sguardo allarmato al tavolo dei Grifondoro. Victoire, James e Roxanne sono sconvolti, sorpresi. Al tavolo dei Crovonero, forse, Albus si sta un po' godendo questo momento: almeno lui non è un Serpeverde e non verrà diseredato!

 

 

Sorrido rimembrando quel momento. Quanto ero spaventata, Merlino, ma quanto, quanto ero gioiosa di essermi differenziata in qualcosa. Ero, in un certo senso, fiera di me. Il cappello parlante aveva ragione: non sono una Weasley, sono ROSE Weasley. I miei capelli rossi non risplendono nel contrasto coi colori rosso e oro, i miei capelli rossi fanno male agli occhi abbinati ai colori verde e argento. La mia intelligenza Grifondro non serivirà per battere quella Serpeverde di Scorpius Malfoy, oh no, la mia intelligenza Serpeverde servirà e riuscirà a battere quella Grifondoro di Scorpius Malfoy.

 

  
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