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Autore: bemyronald    26/05/2014    11 recensioni
«So cos'hai» riprese dopo un po' Hermione. «So che giorno è. E so che domani ci sarà la terza giornata di Commemorazione, ad Hogwarts...» parlava piano senza smettere di accarezzargli il braccio.
«Posso immaginare come ti senti. Vuoi piangere? Sfogati pure. Vuoi urlare? Fallo. Vuoi parlarne? Che ci sono a fare io, secondo te?»
A quelle parole, Ron si voltò verso Hermione e lentamente sciolse le proprie braccia incrociate per circondare con un braccio le spalle di lei. La tirò leggermente a sé per accoglierla in un abbraccio. Hermione si accoccolò fra le braccia di Ron, appoggiando la testa al suo petto e chiuse gli occhi mentre lui prese a carezzarle lentamente i capelli. [...]
«Come si fa a dimenticare, Hermione?»
La storia si è classificata Prima al "Contest al contrario" indetto sul forum di EFP da DonnieTZ. Inoltre, si è anche aggiudicata il Premio Rune Antiche per la grammatica. (il tutto per la felicità e lo stupore della sottoscritta, bloody hell)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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n.d.A.
Ci troviamo a tre anni esatti dalla fine della Seconda Guerra Magica. Incubi, brutti ricordi e tristezza torneranno a far compagnia ai nostri eroi che vorrebbero dimenticare ma... nulla, non dico altro ;) Anche stavolta entrerò nella testolina del nostro Ron e cercherò di dar voce alle sue emozioni. Ah! Nella mia fantasia, tre anni dopo la fine della guerra, Ron e Hermione convivono da qualche mese.
Buona lettura :)

Alla mia fedele compagna di otp, Rose Weasley
perché ama e capisce questi due zucconi quanto me,
perché dare di matto per loro non ha prezzo
se c'è qualcuno a farti compagnia
e perché mi capisce davvero.
Avrei potuto dedicarti qualcosa di meno angosciante,
ma credo che tu coglierai appieno
le emozioni del nostro Weasley.



Le voci provenienti dalla TV accesa riempivano il silenzio che regnava nell'accogliente salotto occupato da un silenzioso Ron e da una concentrata Hermione, seduti ai lati opposti del morbido divano color ruggine. Hermione teneva la testa china su un libro, a Ron parve un romanzo di Dickens che le aveva regalato qualche settimana fa, ma non ne era sicuro, prestava la sua attenzione all'aggeggio babbano di fronte a lui. O almeno così pareva. Quella scatola nera l'aveva tanto incuriosito e amava guardare gli show televisivi babbani dopo estenuanti ore di lavoro. Peccato che quella sera nemmeno lo show televisivo che lo faceva sempre sghignazzare, provocando l'irritazione di Hermione che era costretta a lasciare la stanza alla ricerca di un po' di silenzio per leggere un libro o completare diverse scartoffie, riusciva a tenergli la mente occupata.
Quella sera nessuno rideva, in quel salotto c'era uno strano silenzio, riempito soltanto dalle demenziali battute dei protagonisti del programma che nessuno dei due stava ascoltando per davvero. C'era qualcosa di diverso nell'aria, o meglio: qualcosa di diverso dentro di lui. Se qualcuno gliel'avesse chiesto, non avrebbe saputo dire come si sentiva.
Avvertiva un vuoto. Semplicemente un vuoto.
E forse era normale sentirlo, soprattutto in quei giorni. Con le gambe distese davanti a sé, le braccia incrociate sul petto e gli occhi fissi sul televisore, ripensava all'incubo della notte scorsa. Non che il sogno fosse stato proprio chiaro, ma ricordava benissimo la sensazione opprimente provata al risveglio. Si era probabilmente agitato parecchio nel sonno perché una volta aperto gli occhi, Hermione era già seduta con un bicchiere d'acqua tra le mani. Ma lui aveva borbottato qualcosa sul fatto che avesse bisogno di prendere una boccata d'aria - un'urgente ed indispensabile boccata d'aria - e Hermione aveva abbozzato un mezzo sorriso ed era tornata a distendersi, lasciando che Ron si allontanasse dalla stanza per calmarsi. Probabilmente le era stato chiaro che non aveva alcuna voglia di parlarne. Nessuno dei due aveva menzionato l'accaduto della notte precedente, né la mattina stessa a colazione, né quella sera, una volta a casa dopo il lavoro. Eppure entrambi sapevano benissimo cos'era quella miscela di tensione e tristezza che si percepiva. Ma nessuno aveva voglia di parlarne.
Ron si era ripromesso di non pensarci per tutto il giorno ed aveva quasi funzionato. Ma cominciava a sentirsi così strano.
Che avesse voglia di piangere o di urlare?
Non lo sapeva. Sapeva solo che odiava sentirsi così, perché non lo sapeva spiegare nemmeno a se stesso. Per quanto potesse sforzarsi di concentrarsi su altro, c'erano sempre quelle terribili scene che gli si presentavano spudoratamente davanti agli occhi, senza alcuna pietà. Già, anche dopo tre anni, anche se avevano ricominciato a vivere riuscendo a ricucire a poco, a poco quelle dolorose ferite.
Ma lui l'aveva visto morire e avrebbe sempre - sempre - avuto quegli attimi impressi nella mente, pronti a ricomparire negli incubi o nei momenti in cui si sentiva terribilmente giù. Proprio come quella sera, a tre anni esatti da quell'incubo reale. Lui non riusciva proprio a dimenticare e avrebbe tanto voluto.


Ron si sentì catapultato in aria, atterrò violentemente sul pavimento freddo del corridoio oramai disintegrato. La mano, che istintivamente portò alla testa, stringeva saldamente la bacchetta. Sentì le pietre colpirlo in ogni parte del corpo. Era dolorante, ma voleva muoversi, voleva alzarsi subito, capire cosa era successo, correre dagli altri che, sì, erano nelle sue vicinanze ma... come stavano?
L'esplosione era stata tremenda, il fianco del castello non esisteva praticamente più e lui si sentiva opprimere dalle macerie dalla quale poi si liberò con un po' di fatica. Vide Hermione, poco distante da lui, fare lo stesso, non ebbe un secondo di tempo in più per raggiungerla e adocchiare gli altri e assicurarsi che stessero bene, che qualcuno urlò.
Un urlo lancinante, pieno di dolore che riempì l'aria fredda di quell'orribile notte.
Era Percy.
Ron voltò la testa di scatto in direzione del fratello, lo vide chinarsi su Fred, disteso sul pavimento del corridoio, e lo sentì singhiozzare. Stordito e terrorizzato, si alzò, cominciò a muoversi a fatica e, barcollando sopra cumuli di legno, pietra e vetri in frantumi, si avvicinò ai due fratelli. All'istante si chinò sul corpo di Fred apparentemente privo di vita.
Ma non poteva essere.

La mente di Ron era in caduta libera, incontrollabile, incapace di cogliere l'impossibile. (*)
«Fred» sussurrò con voce orribilmente roca. Preso dal panico, cominciò a tastargli il polso, il collo, il petto nella speranza di avvertire il più debole e banale dei suoni... nella speranza di percepire un segnale di
vita.
Ma non c'era più vita in Fred, e Ron se ne rese conto. Si rese conto della cruda e orrenda verità, mentre fissava con occhi spalancati il viso del fratello maggiore accarezzato da un debole sorriso.
Lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto. (*)
Vedeva Percy scuotere Fred e muovere la bocca, urlava cose che lui non sentiva.
E voleva dirgli di smetterla, di lasciarlo in pace, che era tutto inutile, che ormai non potevano far niente.
Ma non riuscì a dire nulla, sentiva un orribile groppo in gola e le lacrime riempirgli gli occhi.
Senza rendersene conto e senza che riuscisse a controllarle, le lacrime cominciarono a scendere silenziose, solcando lo strato di fuliggine che gli imbrattava l'intero viso.
Poi le Maledizioni riempirono di nuovo l'aria. Udì appena in tempo Harry gridare: «Giù!» e istintivamente, aiutato da quest'ultimo, afferrò Hermione per gettarla a terra. Si voltò verso Percy, disteso sul corpo di Fred a proteggerlo.
«Percy, ti prego...» riuscì a dire senza impedire ad altre lacrime di fare capolino dagli occhi.
«Percy!» urlò più forte afferrandolo per le spalle e strattonandolo. «Percy, non puoi fare nulla per lui! Dobbiamo...»
L'urlo di Hermione richiamò la sua attenzione. Si voltò di scatto mentre un mostruoso discendente di Aragog tentava di arrampicarsi attraverso il foro della parete. Scattò in piedi impugnando la bacchetta e insieme ad Harry scagliò l'incantesimo che catapultò il mostruoso ragno all'indietro. Un attimo e subito si chinò nuovamente su Percy.
«Percy, ti prego, ascolta... noi non possiamo fare nulla, capisci? Dobbiamo andare via. Adesso»
Un secondo dopo sentì Harry urlare qualcosa mentre spingeva Hermione, e avvertì la mano della ragazza afferrarlo saldamente per il polso per poi trascinarselo dietro. Successe tutto in pochi secondi: Harry e Percy sollevarono il cadavere di Fred allontanandolo dalle Maledizioni che giungevano fin lì dal parco. Ron si girò un istante, mentre Hermione continuava a trascinarlo con sé, giusto il tempo per vedere Harry e Percy depositare il corpo del fratello in una nicchia lasciata vuota da un'armatura. Un dolore lo colpì fitto allo stomaco, ma non si fermò. La testa gli doleva come ogni parte del corpo, la mente offuscata, non sapeva dove stessero andando, semplicemente lasciava che Hermione, la quale evidente intenzione era quella di non mollarlo, lo guidasse. Si lasciò tirare per altri pochi metri fino a quando non sentì l'urlo atroce di Percy che si lanciava all'inseguimento di Rookwood, il Mangiamorte che aveva provocato quella mortale esplosione. Ron capì le intenzioni del fratello e si bloccò all'istante, facendo quasi perdere l'equilibrio ad Hermione che non aveva intenzione né di fermarsi né di lasciare la presa sul suo polso.
«Ron, dobbiamo andare, noi non...» disse subito Hermione respirando affannosamente.
«È stato Rookwood, Hermione!» urlò Ron sciogliendo con uno strattone il polso dalla stretta della ragazza.
«Ron, per favore, ascoltami...»
«No, Hermione!» la interruppe subito Ron ansimando.
Cominciò a tremare.
Tremava di rabbia e dolore.
Hermione non attese oltre: raccolse tutta la forza di cui disponeva e spinse Ron dietro un arazzo. Il ragazzo si trovò schiacciato contro il muro mentre Hermione teneva entrambe le mani ben salde sulle sue spalle. Ron cercò di divincolarsi ma con scarsi risultati. In quel momento non aveva nemmeno la forza fisica per opporsi.
«Guardami, Ron, per favore...» supplicava Hermione che non riuscì a trattenere le lacrime.
«Io non lascerò che tu te ne vada» disse guardandolo seria.
Ron si arrese, non cercava più di sciogliersi dalla stretta di Hermione, si limitò a fissarla. Continuava a piangere e tremare.
Non riusciva a smettere.
«Hermione, Fred...» bisbigliò con voce spezzata guardandola negli occhi.
«Lo so...» biascicò lei che alleggerì la stretta dalle spalle del ragazzo ma non lo lasciò.
«Voglio andare con Percy... devo andare, Hermione...» disse e ricominciò divincolarsi debolmente.
«Ascoltami... ASCOLTA, RON!»
«Voglio aiutarlo... voglio uccidere i Mangiamorte...» continuava a ripetere con voce rotta dal pianto.
Era completamente stravolto. Ma Hermione non aveva alcuna intenzione di mollare la presa ed era decisa a farlo ragionare.
«Ron, solo noi possiamo far finire tutto questo! Ti prego... Ron... ci serve il serpente, dobbiamo uccidere il serpente!» lo implorava Hermione.
(*)
«Combatteremo!» continuò prima che Ron potesse ribattere. «Dovremo combattere per arrivare al serpente! Ma non perdiamo di vista il nostro scopo! Siamo gli unici che possono porre fine a tutto!»
(*)
Il respiro di Ron cominciò a regolarizzarsi, non staccava gli occhi da quelli di Hermione, mentre rimuginava sulle sue parole e annuiva debolmente.
Non dovevano perdere di vista l'obiettivo. Solo loro potevano porre fine a tutta questa sofferenza.
E lui non doveva andarsene. Non doveva lasciarla,
non di nuovo.
La vide fare un respiro profondo per calmarsi e asciugarsi le lacrime con la manica lacera e bruciata. Lui la imitò cercando di calmare il tremito. Le mani di Hermione erano ancora posate sulle sue spalle e quando lei si voltò verso Harry per chiedergli di scoprire dove fosse Voldemort, Ron posò la propria mano tremante su quella di lei. La prese e gliela strinse.
Hermione, non appena avvertì il suo tocco, tornò a voltarsi verso di lui e con la mano libera gli accarezzò delicatamente la guancia bagnata dalle lacrime e sporca di sangue e fuliggine.
Ron, tranquillizzato da quel contatto, aumentò la stretta alla mano. «
Non ti lascio» avrebbe voluto dirle, ma le parole gli morirono in gola. La guardava intensamente, senza staccare gli occhi dai suoi, mentre Hermione continuava a sfiorargli lentamente il viso.
E dopo un ultimo fugace scambio di sguardi che racchiudeva sicurezza, promesse, fiducia, sostegno, protezione, intrecciarono le loro dita, nell'attesa che Harry desse una risposta e che questa fosse la soluzione per mettere fine al terrore e al dolore che li soffocava.


Sorrise appena ricordando quel breve scambio di sguardi e gesti. Pensò a quanto il suo sguardo e le sue parole l'avessero tranquillizzato, pensò che grazie a lei aveva trovato la ragione, nonostante fosse stravolto dal dolore e l'istinto gli dicesse di vendicare suo fratello. Se l'avesse lasciata lì, non se lo sarebbe perdonato per il resto dei suoi giorni. E invece lei c'era stata. Ancora una volta. E lui, stavolta, era rimasto.
«Ron?» lo chiamò Hermione massaggiandosi lentamente le tempie.
«Ron!» ripetè un po' più forte quando non ottenne risposta e si accorse che il ragazzo aveva ancora gli occhi fissi sullo schermo del televisore.
«Eh?» chiese lui senza voltarsi.
«Abbasseresti il volume, per favore? In questo stupido programma non fanno altro che ridere e ridere» sbuffò Hermione, tornando poi a voltare le pagine del suo libro.
«Mmh» rispose semplicemente Ron che spense direttamente l'apparecchio elettronico.
Dopo un po', udì il colpo secco di un libro che si chiude e captò Hermione coprire la breve distanza che li separava. Ma non si mosse, rimase rigido nella sua posizione: le gambe distese davanti a sé e le braccia conserte.
«Che hai?» gli chiese Hermione non appena gli si avvicinò.
«Nulla» borbottò Ron continuando a guardare davanti a sé.
«Non ci provare, con me non attacca, lo sai» scherzò Hermione. «Non hai prestato un minimo di attenzione al "Little Britain".(**) Non ti ho sentito ridere una sola volta stasera e hai addirittura spento il televisore senza obiettare, questo è un evento raro» aggiunse cominciando ad accarezzargli il braccio. A quel tocco, i muscoli di Ron si rilassarono. Ma non rispose e continuò ad evitare di guardarla.
«So cos'hai» riprese dopo un po' Hermione. «So che giorno è. E so che domani ci sarà la terza giornata di Commemorazione, ad Hogwarts...» parlava piano senza smettere di accarezzargli il braccio.
«Posso immaginare come ti senti. Vuoi piangere? Sfogati pure. Vuoi urlare? Fallo. Vuoi parlarne? Che ci sono a fare io, secondo te?»
A quelle parole, Ron si voltò verso Hermione e lentamente sciolse le proprie braccia incrociate per circondare con un braccio le spalle di lei. La tirò leggermente a sé per accoglierla in un abbraccio. Hermione si accoccolò fra le braccia di Ron, appoggiando la testa al suo petto e chiuse gli occhi mentre lui prese a carezzarle lentamente i capelli. Dopo parecchi minuti, Ron ruppe il silenzio.
«Mi manca. Non riesco a non pensarci, soprattutto in questi giorni, è più forte di me. Sono passati un po' di anni, va bene... ma non riesco proprio a dimenticare. Io... io l'ho visto morire, capisci?» parlava piano, quasi volesse bisbigliarle quelle parole, come se fosse un segreto che nessun'altro avrebbe dovuto ascoltare, a parte lei.
«Come si fa a dimenticare, Hermione?» chiese infine con un filo di speranza nella voce. Hermione si allontanò appena da lui per guardarlo in viso. Avvertì una gran voglia di stringerlo.
«Ron, non dimenticheremo mai» disse piano. «Fa parte del nostro passato. Se adesso siamo quel che siamo, lo dobbiamo anche al dolore, purtroppo» gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime e sospirò prima di riprendere.
«Lo so che è terribile, che fa tremendamente male, eppure siamo stati in grado di ricominciare nonostante tutto, e sai perché? Perché abbiamo la fortuna di essere circondati da persone che ci vogliono bene e che non ci fanno sentire soli» disse tutto d'un fiato mentre qualche lacrima sfuggiva al suo controllo accarezzandole le guance. Posò una mano sul petto di Ron e avvertì il suo battito regolare.
«Tu ti senti solo, Ron?»
Ron, stupito dalla domanda, scosse immediatamente il capo e prese ad accarezzare il viso di Hermione scacciando via le lacrime col pollice.
«No, io... io non mi sono sentito solo neanche in quel momento perché c'eri tu e se non fosse stato per te...» sospirò e puntò gli occhi nei suoi. «Se non fosse stato per te, be', forse avrei fatto l'ennesima idiozia della mia vita... ti avrei lasciata di nuovo e non me lo sarei mai perdonato...» disse piano.
«Continui a pensare anche a questo?» chiese Hermione che sosteneva il suo sguardo. Ron annuì.
«Smettila. Non devi continuare a pensare anche a questo... Lì era... difficile» bisbigliò distogliendo lo sguardo da quello di Ron. «Avevo paura che ti lasciassi andare all'istinto, non potevo neanche immaginare cosa stessi provando... ma capivo... in qualche modo... e non era facile per te...» Ron cominciò nuovamente ad accarezzarle il viso prima di sollevarglielo lentamente in modo che lei tornasse a guardarlo.
«Ciò non toglie che avrei fatto una cazzata, no? Ma tu eri lì con me e mi hai fatto ragionare...»
«E tu mi hai ascoltata... per una volta!» lo interruppe Hermione sorridendo.
«Ma se ti ascolto sempre, io!» ribattè Ron fingendosi offeso cominciando poi a giocherellare con un ricciolo posato sul viso, sfiorandole il profilo.
«Sì, sì, certo. Ovvio!» disse sbrigativa Hermione circondandogli il collo con le braccia. «È più probabile provare l'esistenza dei Ricciocorni Schiattosi piuttosto che credere al fatto che Ronald Weasley mi abbia ascoltata»
«Oh, ma sentila!» sbottò Ron alzando gli occhi al cielo prima di posarle un leggero bacio sulle labbra. Hermione, in tutta risposta, lo riavvicinò a sé tirandolo leggermente per il colletto del pigiama approfondendo il bacio. Ron rispose baciandola lentamente, accarezzandole i capelli, le guance, la nuca, poi il collo. E in un attimo si trovarono distesi sul divano, mentre Hermione lo stringeva a sé, passandogli le mani tra i capelli, scompigliandoglieli.
In quella stanza, che non sapeva più di tensione e tristezza ma di delicati gesti e sguardi complici che regalavano certezze, continuarono a cercarsi, sfiorarsi, a respirarsi.
Ron si trovò a pensare a quanto fosse bello stringere Hermione, sentire il suo odore, avvertire il suo caldo respiro e le sue mani che lo sfioravano e sentire una sensazione di sicurezza invaderlo tutto. Quella sicurezza che solo lei sapeva donargli.
Mentre continuava ad accarezzare le sue labbra e ad assaporare il suo profumo, pensò a quanto fosse stato stupido per non averle parlato prima. Aveva portato addosso quel peso per l'intera giornata quando erano bastate poche parole e pochi gesti da parte sua per fargli ritrovare la giusta serenità. Aveva appena raggiunto il collo, che stava baciando piano e delicatamente, quando un sorriso spontaneo gli si allargò sul viso.
«Che hai da sorridere?» chiese Hermione che aveva chiaramente percepito il sorriso del ragazzo. Ron tornò a guardarla negli occhi stringendola ancora di più. Notò che era arrossita e lui non era certo da meno. Be', certe abitudini sono dure a morire.
«Sorrido perché sono stato proprio uno stupido» sussurrò sulla sua bocca.
«Così la prossima volta magari me lo urli se hai bisogno di parlare, eh? Non mi piace il silenzio, preferisco le tue risate sguaiate quando guardi quegli stupidi show, anche se mi irritano» disse sorridendo mentre gli scostava delle ciocche rosse dalle fronte.
«E preferisco il ciclone Weasley che passa dalla cucina alla camera da letto causando disastri nel giro di pochi minuti. Oh, be', senza esagerare però!» aggiunse subito dopo Hermione, che non smetteva di sorridere.
«Be', il "ciclone Weasley". Niente di più facile» rispose ridendo.
«Ho detto senza esagerare, Ron! Non te ne approfittare, io so come fartela pagare, sai?»
Risero entrambi e quando smisero dopo un po', si ritrovarono a fissarsi intensamente e a sfiorarsi i rispettivi volti. Ron le lasciò un bacio sul naso.
«Grazie» soffìò piano, prima di ricominciare a baciarla. Le lasciò dei baci lungo la fronte, le baciò le tempie, le palpebre e ancora il naso, le guance e le labbra, il contorno della mandibola fino a raggiungere il collo. Scendeva e risaliva lungo un percorso immaginario con una scia di baci leggeri.
La strinse più forte a sé, desiderava condividere con lei quella leggerezza d'animo da cui era stato improvvisamente colto.
Si sentiva bene.
Quella sera si cercarono e si trovarono, come sempre.
Fecero l'amore. Entrambi avvertirono il desiderio di sentire l'essenza della persona di cui erano innamorati.
Ron quella notte si ritrovò a pensare alle cose belle della vita, alle poche certezze. E tra queste c'era anche lei.
Senza ombra di dubbio.



***

Hermione si svegliò presto la mattina seguente, senza avere intenzione di aprire gli occhi, non era stanca ma voleva assaporare i primi minuti di quella che sarebbe stata la sua giornata di riposo. Fece scivolare lentamente il braccio sul posto vuoto lasciato da Ron fino ad arrivare al suo cuscino. Non seppe il perché di quel gesto, ma fu istintivo. E si sorprese quando le sue dita sfiorarono un biglietto poggiato sul cuscino del ragazzo. Aprì gli occhi, se li stropicciò velocemente prima di stiracchiarsi e mettersi a sedere per poi prendere il biglietto. Era breve ed era scritto con l'inconfondibile e disordinata calligrafia di Ron.


Sei la mia guida,
l'ho imparato con gli anni.
Sei ciò di cui ho bisogno,
lo capisco giorno per giorno.
E senza i tuoi colori,
sono una pioggia in bianco e nero.
Sii la mia luce, sempre.
Ron


Senza rendersene conto un largo sorriso le si dipinse sul volto. Lesse e rilesse quelle poche righe più e più volte. Una gradevole sensazione la invase mentre una lacrima di commozione le accarezzava il viso. Era sorprendente e lo amava per la sua incredibile spontaneità.
Nel pomeriggio sarebbero tornati ad Hogwarts per ricordare e promise a se stessa che gli sarebbe stata accanto ogni secondo che, sì, quella giornata sarebbe stata la sua guida e la sua luce, proprio come quando si persero quel giorno di quel gelido inverno, lui aveva trovato la strada giusta grazie a lei e perché lo voleva davvero, con tutto se stesso. Sarebbe stata la sua luce per il resto dei giorni. Perché lui era da sempre il suo Re.



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(*) Le/i frasi/dialoghi seguite dall'asterisco singolo sono della nostra zia Row, tratte/i dal libro Harry Potter e i Doni della Morte. Ho preso alcuni dialoghi in prestito perché inerenti al contesto e ho utilizzato alcune frasi perché sono d'impatto e le ho sempre amate.
(**) Esiste davvero il "Little Britain"! Cercavo uno show comico britannico da citare, e mi è sbucato questo come tra i più importanti e amati dal popolo britannico. Non vi interesserà sicuro, ma volevo precisare, lol.




Angolo di un'autrice insonne pt. 3 (sì, ancora c.c)

Uhu! Che fatica!
È stato davvero difficile. L'ho scritta in tre notti, mi sono dovuta fermare parecchie volte... sarà che sono estremamente sensibile a certi discorsi, sarà che Ron mi fa taaanta tenerezza. Mai come questa volta, spero davvero di essere riuscita a gestire bene i suoi pensieri e le sue emozioni. È un tema così toccante e delicato che ci ho pensato su 394 volte prima di toccarlo.
Spesso si pensa a quanto la morte di Fred abbia potuto distruggere George (pensiero più che legittimo, lo penso sempre anch'io, quei due non dovevano essere assolutamente divisi...) ma ecco, mi sono trovata a pensare a come avrebbe potuto sentirsi Ron nel momento in cui ha visto morire suo fratello e a come possa sentirsi negli anni successivi ripensando all'accaduto. Mi rendo conto di quanto inizialmente possa apparire pesante la storia, ma è venuta giù così e per l'argomento estremamente delicato mi è sembrato "normale". Alla fine ho tentato di alleggerire un po' la scena e infatti tra coccole e sbaciucchiamenti made in Romione, spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso e qualche "aw" :P
Inoltre vorrei aggiungere che io trovo il nostro piccolo Weasley coraggioso (il Cappello Parlante difficilmente si sbaglia) ed estremamente protettivo nei confronti delle persone che ama. Ecco, specie nell'ultimo libro è più propenso a mostrare atteggiamenti protettivi nei confronti di Hermione e dico questo perché qui è apparso un po'... debole? Non so se è il termine adatto. Ma in questa storia è proprio Hermione a "riprenderlo", sia nel flashback che descrive la tragica morte di Fred (ma ci pensate se fosse andato dietro Rookwood?), e sia nel momento in cui decide di non parlare ad Hermione dell'incubo o dei pensieri che lo tormentano quella sera... che stupido, a saperlo prima, eheh! :P
Be', come sempre parlo troppo, che noiosa.
Ora tocca a voi, se ne avete voglia fatemi sapere cose ne pensate!
Ho scoperto di tenere particolarmente a questa storia, senza un motivo preciso... semplicemente ci tengo :D
Come sempre ne approfitto per dire "Grazie" a chi leggerà, recensirà o la inserirà tra le preferite/seguite!
Peace, love & Romione
Jess


La storia si è classificata Prima al "Contest al contrario" indetto sul forum di EFP da DonnieTZ. Si è anche aggiudicata il Premio Rune Antiche per la grammatica. Giudizio:

Originalità: 10/10
Grammatica, lessico, stile: 10/10
Trama: 10/10
Coerenza con il mondo di HP: 10/10
Gradimento personalissimo: 10/10
Totale: 50/50

Originalità:

La tua storia è davvero molto interessante e originale. Racconta di “normalità” in un certo senso, ossia dell'essere una coppia, ma racconta anche di sostegno, di perdita, di difficoltà. Per questo mi è sembrata davvero originale: un insieme di temi trattati con accuratezza, indagati senza pesantezza. Un equilibrio che non tutti sono in grado di ottenere scrivendo!

Grammatica, lessico, stile:

Non ho notato errori grammaticali se non qualche refuso che vado ad elencarti nel caso tu voglia correggerlo: - “C'era qualcosa di diverso nell'aria, o meglio: qualcosa di diversodentro di lui.” manca lo spazio diverso/dentro. - “Un urlo lacinante, pieno di dolore che riempì l'aria fredda di quell'orribile notte.” volevi scrivere lancinante. - “Il respiro di Ron cominciò a regolarizzarsi, non staccava gli occhi da quelli di Hermione, mentre rimurginava sulle sue parole e annuiva debolmente.” qui è rimuginava. - “[...] parlava piano senza smettere di accarergli il braccio.” e qui è accarezzargli. Quattro refusi in una storia così ben articolata non possono neanche considerarsi un errore e quindi non ti tolgo nemmeno un punto. Lo stile è scorrevole, intenso, dolce, hai scelto le parole giuste da inserire in questo contesto, facendo contrastare quelle più lievi del tempo contemporaneo e quelle pesanti dei ricordi di guerra.

Trama:

Siamo con Ron ed Hermione in una serata qualsiasi, nella loro quotidianità. Qualcosa turba però la quiete e sono i terribili ricordi del passato che avvelenano l'animo solitamente spensierato di Ron. Attraversiamo così un lungo e triste flasback, ben separato dal resto del testo, in cui assistiamo alla morte di Fred. Torniamo poi ai nostri due eroi, con Hermione pronta a dimostrare il suo amore e il suo desiderio di sostenerlo a Ronald. Alla fine Ron realizza quanto Hermione possa essere importante nel permettergli di superare i momenti più bui. È accaduto in passato e accade nuovamente nel loro presente. Hai saputo gestire con abilità tutti i sentimenti che volevi mostrare e sei stata in grado di esprimerli con chiarezza senza per questo scadere nel banale. Hai espresso un bellissimo concetto: in una coppia ci si confronta l'uno con l'altro e solo così si possono combattere i propri demoni. Allora l'altra metà di noi diventa la nostra luce nelle tenebre, in grado di guidarci e di salvarci... anche da noi stessi.

Coerenza con il mondo di HP:

La tua storia getta luce su ciò che potrebbe essere successo dopo la guerra ed è del tutto verosimile. Ron ha perso molto e questo lo rende un personaggio più riflessivo ma, come ci ricorda Hermione stessa, resta il solito spensierato Ronald. Entrambi i personaggi sono davvero IC. Mi vedo proprio Ron guardarsi Little Britain e ridere come un pazzo (se non l'hai mai visto sappi che è di una comicità demenziale assurda XD) ed Hermione snervata che tenta di leggere!

Gradimento personalissimo:

La tua storia mi è piaciuta da impazzire e mi ha terribilmente commossa. Non è necessario che io ti spieghi in quale parte sono praticamente scoppiata in lacrime perché la morte di Fred resta una delle più traumatiche e, per quanto mi riguarda, non è mai successa (fase di negazione pura)! Mi è piaciuto particolarmente il messaggio positivo celaato dietro alle frasi che hai scritto. Siamo tutti molto più forti di quanto crediamo e, a volte, abbiamo solo bisogno di una persona al nostro fianco che ci illumini!
Complimenti!


   
 
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