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Autore: halfbloodprincess78    27/05/2014    1 recensioni
I ricordi sono fatti anche di sapori e profumi che si possono evocare in ogni momento. Per Severus un calice di vino può diventare un assolato pomeriggio di primavera con Lily e può diventare per un istante quello che non è mai stato.
Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo “A Tavola con Severus” facente parte della Severus House Cup del Forum “Il Calderone di Severus”.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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~Il Calice del Ricordo


Severus non aveva più nulla: era vivo, ma non aveva importanza.
L'ultimo bagliore del sole stava morendo scivolando come un fiume rosso lungo la facciata del castello. La stanza era fredda ma in quella luce soffice sembrava più accogliente, anche se per lui nemmeno questo aveva importanza.
Si versò un calice di vino e restò ad osservare il liquido che si placava nel cristallo: cupo come il suo umore e rosso come il sangue che abbondantemente era stato versato su tutto il mondo magico nelle settimane precedenti.
Lo avvicinò alle labbra esangui e si sentì invadere dal profumo dolce amaro delle ciliegie mature e di legni di cui non avrebbe saputo dire i nomi. Inspirò profondamente e la sua mente lo portò altrove, in un giorno lontano, in una primavera che sapeva già quasi di estate, sotto un portico che ricordava ancora nei minimi dettagli.
Lily, la sua Lily, una Lily adolescente sdraiata su un gradino di casa, intenta a mangiare ciliegie da un grosso cesto di vimini.
Lui stava seduto poco sopra lei, impacciato, cacciandosi in bocca le ciliegie senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei... lei che ogni volta che afferrava una ciliegia lo avvolgeva del suo profumo come un abbraccio fresco e rovente allo stesso tempo. Profumava di sapone ed erba appena tagliata e quel profumo sapientemente si mescolava a quello delle ciliegie calde di sole e a quello più penetrante e muschiato del legno su cui il suo corpo era adagiato.
Il profumo di quel pomeriggio per tutta la vita Severus se l'era portato dentro e di tanto in tanto qualcosa glielo evocava. Non avrebbe mai dimenticato le labbra di lei che si schiudevano addentando i piccoli frutti, la lingua che con la destrezza di un prestigiatore separava la polpa dal nocciolo, nocciolo che, irriverente, spingeva delicatamente con la punta oltre le labbra carnose e che lei afferrava tra le dita con un gesto ingenuo ed elegante.
- Vediamo chi lo lancia più lontano? - disse, sorridendo all'idea di quel gioco infantile.
Lui si era limitato ad annuire con il pugno pieno di noccioli che si stava sputtacchiando nella mano da mezz'ora.
C'era in lei qualcosa di bambino, in quel corpo di donna che si delineava in nuove morbide forme col passare dei giorni; c'era in lei un qualcosa di involontariamente erotico mentre faceva scattare le dita per lanciare: inspirava, tratteneva poi il fiato mentre aspettava di vedere cadere il nocciolo e il suo petto si gonfiava sotto il leggero abito di cotone che poco lasciava all'intuizione.
- Ah, sei più forte tu, lanci sempre molto più lontano. - aveva sbottato, imbronciata.
No, Lily, tra noi due la più forte sei tu, è sempre stato così...
Lo pensò, ma non lo disse, si limitò a sorridere di quel sorriso strano, che gli incurvava impercettibilmente le labbra sottili e pallide.
Lily si sdraiò di nuovo e incominciò a parlare distrattamente della scuola, dei compagni e di mille altre cose che lui non ascoltava. Era troppo ipnotizzato da lei, dalle sue labbra colorate dal succo delle ciliegie, dal suo seno perfetto che saliva e scendeva mosso dal suo respiro leggero, dalle sue gambe lunghe e sottili che apriva e chiudeva facendo toccare le ginocchia tra loro tenendosi una mano pudicamente abbandonata tra le cosce.
L'uomo strinse con la mano tremante il calice colmo, quasi in una carezza inesperta e piena di desiderio, e poi bevve quel liquido che profumava di ciliegie mature, lo trattenne a lungo in bocca esplorandone con la lingua il sapore caldo e vellutato.
Si lasciò invadere da quel calore bruciante, da quel profumo di un pomeriggio assolato.
Quel vino aveva il sapore bruciante del bacio che non le aveva mai dato, il calore delle carezze che non si erano mai scambiati.
Sentì la testa vorticare nel ricordo che la sua mente andava via via modificando... piacere e tortura di immaginarsi mentre si china su di lei per assaporare il gusto delle ciliegie direttamente dalle sue labbra morbide e dalla sua bocca che lo avvolgeva come velluto bagnato. La sua mano scende sicura ed elegante tra le curve tanto a lungo bramate, soffermandosi a saggiare la consistenza di quel corpo mai suo, fino alla mano di lei, che tremante e incerta tocca le dita dell'uomo invitandolo per la prima volta.
Deglutì, lasciandosi sopraffare dal piacere, da quell'ebbrezza mai provata, torturandosi sospeso tra il piacere e il rimpianto.

   
 
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