Serie TV > Violetta
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Autore: _Trilly_    27/05/2014    8 recensioni
Francesca pensava di essere felice, di sapere perfettamente cosa fosse l'amore, ma poi la persona più impensabile era entrata nella sua vita e aveva stravolto tutto ciò in cui aveva sempre creduto. Lui le aveva insegnato quanto potesse essere imprevedibile e devastante l'amore e che proprio per questo non ci si doveva accontentare di una sua pallida imitazione, ma al contrario bisognava ricercare la sua forma più travolgente e appassionata. Solo allora Francesca aveva compreso e assaporato tutti gli aspetti di quel sentimento, dai più belli ai più brutti, rendendosi conto di cosa fosse la vera felicità e proponendosi di continuare a lottare per essa, perché dopo averla assaporata non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi.
Diego/Francesca, accenni Leonetta
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                              Quando meno te lo aspetti



Francesca aprì lentamente gli occhi, stirando le braccia e le gambe. Una debole luce filtrava attraverso le veneziane, illuminando fiocamente la camera da letto. Anche da quella distanza poteva notare i poster del Real Madrid appesi alla parete, con annesse sciarpe e gadget di vario tipo. L'armadio era per metà aperto e un numero spropositato di vestiti era sparso sul pavimento o ammucchiato sulle sedie e sul comò. Tutto si poteva dire tranne che quella camera fosse ordinata, ma esattamente come quando aveva varcato quella porta per la prima volta, si ritrovò a pensare che non le importasse minimamente. In fondo il troppo ordine poteva risultare noioso, programmato, una sorta di routine insomma; quella camera invece era caotica e le trasmetteva imprevedibilità e quel pizzico di adrenalina che erano sempre mancati nella sua vita. Prima di conoscere il ragazzo che le aveva cambiato la vita, infatti, era sempre stata una persona precisa, quasi maniacale, programmava ogni cosa e se non era tutto perfetto andava fuori di testa. Lui invece, le aveva insegnato che a volte bisognava spegnere il cervello e seguire solo il cuore. “Se desideri fare qualcosa, la devi fare senza crearti problemi o scrupoli. Sono le cose istintive, di solito, quelle che ci vengono meglio,” le diceva sempre, con quel sorriso sfrontato e quell'atteggiamento da uomo di mondo. Inizialmente riconosceva di averlo giudicato insopportabile, era troppo sicuro di se, presuntuoso, superbo, un provocatore nato e con quella velata malizia che si percepiva in ogni sua frase o sguardo. Conoscendolo si era però resa conto che ci fosse dell'altro in lui, che nutriva una vera e propria venerazione per sua madre che lo aveva tirato su da sola e allo stesso tempo, soffriva molto per quel padre che lo aveva abbandonato. “Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto unicamente per conoscere mio padre, ho bisogno di sapere perché mi ha abbandonato e se mi ha pensato almeno una volta,” le aveva spiegato una sera, di fronte a un frullato. “Mai avrei voluto ferire Violetta o soffiare la ragazza a Leon, in fondo lui non è male, ma era l'unico modo per far parlare Ludmilla.”

Ricordava di aver discusso molto con lui quel giorno, capiva le sue motivazioni ma non le giustificava, non era giusto fare del male agli altri per il benessere personale e continuava a pensarlo anche in quel momento. Lui aveva incassato ogni singola parola che gli aveva detto e in un certo senso aveva ammesso le sue colpe, arrivando anche a scusarsi con coloro che aveva ferito. Quando poi aveva scoperto che Gregorio fosse suo padre e aveva iniziato a legare con lui, l'ostilità generale era stata sostituita dalla comprensione e a poco a poco il giovane si era riconquistato la fiducia di tutti e aveva cambiato repentinamente atteggiamento. Non che fosse diventato un santo, in fondo non poteva trasformarsi in un'altra persona, però aveva smesso di essere tanto ostile con Leon e di girare intorno a Violetta, i suoi unici interessi erano diventati la musica e costruire un rapporto con suo padre.

Francesca, dal canto suo, si era ritrovata più volte a parlare con lui, sia prima che durante le lezioni e questo perché avevano dovuto lavorare a una canzone per Pablo. Inizialmente erano quasi a disagio, poi però erano entrati in confidenza e avevano scoperto di avere una buona sintonia. Quasi senza rendersene conto, si erano ritrovati a trascorrere sempre più tempo insieme, ridendo, scherzando, confidandosi, o semplicemente stando in silenzio davanti a un frullato. Nemmeno lei sapeva quando o come fosse accaduto, stava di fatto che da un giorno all'altro si era ritrovata a pensare a lui in maniera diversa. Non lo vedeva più come un amico, ma come un ragazzo che potesse seriamente piacerle. Lui era divertente, comprensivo, pieno di vita, imprevedibile, sapeva sorprenderla e farla sorridere anche nei suoi momenti più bui. Tutto questo insomma si aggiungeva alla sua inconfondibile bellezza e a quel fascino tenebroso che lo contraddistingueva. Aveva sempre pensato che fosse bello, bisognava essere ciechi per non riconoscerlo, aveva dei bei lineamenti, un sorriso accattivante e i suoi occhi erano verdi come delle profondità marine. Per non parlare della sua voce e della sua risata, bassa, roca, graffiante. Di punto in bianco tutte quelle sue caratteristiche le erano risaltate agli occhi, tanto che si era riscoperta a pensare a lui fin troppo spesso. Durante il giorno era il suo chiodo fisso e non poteva fare a meno di cercarlo con lo sguardo; la notte poi aveva iniziato a sognarlo prima in maniera confusa, poi sempre più nitida. Allo stesso tempo, i suoi sentimenti per Marco si affievolirono sempre di più, finché la sua presenza non aveva iniziato a provocarle insofferenza. Non sopportava che lui la toccasse o la baciasse, non sopportava più nulla di lui. Aveva impiegato diverse settimane per capire la verità: il suo cuore non apparteneva più a Marco, bensì a colui che credeva essere solo un amico. Ricordava molto bene quel periodo, lei e Tavelli litigavano continuamente a causa della gelosia del ragazzo, che si sentiva troppo spesso messo da parte e non aveva potuto dargli torto. Lei e Diego infatti, erano sempre più in simbiosi, dov'era uno era anche l'altro ed erano tra di loro fin troppo espansivi. Da un sorriso o una stretta di mano, erano passati ai baci sulle guance e a calorosissimi abbracci. Era successo un giorno d'estate quando lei era tornata dal tour in Italia, che le cose con Diego erano evolute ulteriormente. Il ragazzo aveva insistito per portarla a mangiare un gelato, sostenendo che dovessero recuperare il periodo di lontananza e proprio fuori a quella gelateria, l'aveva baciata per la prima volta. Era stato un bacio dolce, a fior di labbra, un bacio che l'aveva sconvolta. “Scusa,” le aveva detto con un filo di voce, a disagio. “Il fatto è che lo desideravo da tanto tempo e...” Francesca però non aveva voluto sentire altro, tutto ciò che avrebbe voluto che lui le dicesse glielo aveva già detto e per questo, gli aveva preso il volto tra le mani e lo aveva baciato. Quel giorno tra lei e Diego era cambiato tutto, avevano capito di essere legati da qualcosa di molto più profondo di una semplice amicizia e di non poterlo più negare. A quel punto Francesca aveva lasciato Marco e si era gettata anima e corpo nella sua relazione con il ritrovato figlio di Gregorio. Molte persone avevano tentato di ostacolare quell'amore, mettendola in guardia, giudicandola male, ma mai si era lasciata condizionare e aveva seguito solo il suo cuore.

Lei e Diego stavano insieme da quasi due anni ormai, erano più uniti e complici che mai e anche i suoi amici alla fine lo avevano dovuto accettare. Addirittura lo spagnolo e Leon erano diventati buoni amici e spesso organizzavano serate con lei e Violetta, Camilla e Luca, Federico e Ludmilla, Andres e Libi e Maxi e Nata. Erano rimasti un gruppo unito insomma, anche se la loro avventura allo Studio era finita e ognuno aveva continuato con la propria vita. Un buon rapporto continuava ad esserci anche con Pablo e Angie, che poco dopo che la Saramego era tornata dalla Francia, avevano iniziato a frequentarsi e ora erano felicemente sposati con due marmocchi al seguito. Gregorio poi, dopo aver trovato suo figlio era cambiato radicalmente ed incredibilmente aveva preso molto in simpatia la Cauviglia, considerandola la ragazza perfetta per suo figlio. “Tu lo rendi migliore, con te è felice,” le ripeteva sempre, stupendola ogni volta. Quasi non sembrava lo stesso insegnante di danza che puntualmente le criticava ogni cosa, ironico come potessero cambiare le cose da un giorno all'altro. Per quanto riguardava Beto, era sempre buono come il pane e strambo come pochi, disponibilissimo a qualsiasi tipo di aiuto o consiglio ed era persino riuscito a conquistare il cuore dell'algida Jackie.

Se si guardava alle spalle, Francesca si rendeva conto di quanto fosse cambiata non solo la sua vita, ma lei stessa. Aveva smesso di essere così maniacale e insicura, ora era più forte, determinata, consapevole, più donna. Quella notte poi aveva compiuto un passo decisivo, quello che l'aveva portata a chiudere con il suo lato infantile, a favore di una Francesca donna. Ebbene si, lei e Diego avevano fatto l'amore per la prima volta ed era stata una delle esperienze più intense e devastanti della sua vita. Aveva avuto paura, si era ritrovata a tremare, a desiderare che lui si fermasse, ma poi tutto era cambiato. Improvvisamente al dolore e alla paura si erano sostituite delle sensazioni che mai aveva provato prima e che nemmeno era in grado di spiegare o di comprendere, sapeva solo che le avevano trasmesso benessere, emozione, euforia, amore. Quando Diego l'aveva resa sua, si era sentita come se il loro legame si fosse rafforzato, come se fossero stati ancora più uniti. Aveva avvertito di appartenere ancora di più a lui e di conseguenza lo aveva sentito più suo. In pratica nella sua mente e nel suo cuore si era fatta strada una nuova consapevolezza, con quel passo erano diventati una cosa sola e dipendevano l'uno dall'altro, o almeno per lei era così. Diego era la sua metà, senza di lui non era nulla. Lui era il suo mondo, la sua forza, colui che le aveva insegnato a non accontentarsi di una pallida imitazione dell'amore e di cercare al contrario un qualcosa di più profondo, intenso, vivo.

Nonostante si sentisse ancora stanca e indolenzita, non poté fare a meno di pensare di aver preso la decisione giusta. Era lo spagnolo l'amore della sua vita e gli avrebbe donato la sua innocenza un altro milione di volte se avesse potuto tornare indietro.

Si voltò su un fianco, osservando il ragazzo che dormiva profondamente. Lui, sempre impeccabile, aveva ora i capelli tutti scompigliati e se ne stava sdraiato a pancia in giù, il volto rivolto verso di lei. Se Diego era bello di giorno, addormentato lo era ancora di più. Sorrise dolcemente, sfiorandogli la guancia con la punta delle dita. “Non hai idea di quanto ti amo,” soffiò, chiudendo gli occhi e raggomitolandosi accanto a lui, lasciandosi di nuovo trasportare dal sonno.

I raggi solari erano decisamente più insistenti quando Diego si svegliò, facendo un sonoro sbadiglio. La sveglia sul comò segnava le dieci e trenta del mattino, avevano dormito davvero tanto. L'esile corpo di Francesca era stretto al suo, il capo poggiato sul suo petto, le loro gambe intrecciate. Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra, mentre faceva scorrere le mani lungo la sua schiena. Quella notte la ragazza gli aveva donato se stessa e in un certo senso era stata la prima volta anche per lui. Prima di conoscerla lo aveva fatto solo per attrazione fisica, l'amore era un sentimento estraneo per lui. Era stata Violetta la prima che gli avesse fatto capire cosa fosse l'amore e Francesca la prima a donarglielo. Con la Castillo era sempre stato un sentimento a senso unico, lui le aveva donato il suo cuore mentre lei pensava a un altro, discorso diverso per la Cauviglia. Quest'ultima infatti, non solo si era fatta amare, ma gli aveva anche fatto provare il contrario. Francesca gli dava amore, comprensione, fiducia, sin dal primo istante lo aveva fatto, facendolo sentire per la prima volta amato e importante per una donna che non fosse sua madre. Sentiva che lei lo stesse cambiando sempre di più, abbattendo quell'aridità e quella freddezza che avevano albergato per tutta la vita nel suo cuore. Stava riscoprendo un Diego migliore, in grado di amare ed essere amato e il merito era tutto di quella donna dagli occhioni dolci che si stringeva al suo petto profondamente addormentata. Era speciale Francesca, molto di più di quanto credeva e di quanto lui stesso le avesse dimostrato fino a quel momento. Il fatto era che lui non fosse mai stato molto bravo con le parole, soprattutto se si trattava di sentimenti e perciò tendeva a dimostrarlo con i gesti, ma a volte aveva la sensazione che ciò non bastasse e che la sua ragazza avesse bisogno di sentirselo dire. D'altronde Diego riconosceva di avvertire una sensazione di calore diffondersi nel suo petto quando lei gli manifestava tutto il suo amore, una sensazione meravigliosa che non si sarebbe mai perdonato se non fosse riuscito a farla provare anche a lei. Voleva che Francesca fosse felice, voleva farla sentire come lei faceva sentire lui, voleva insomma ricambiare tutto quell'amore che quella ragazza gli donava.

La strinse forte a se, lasciandole un bacio sulla fronte. “Sei importante per me, più di quanto pensi,” le sussurrò tra i capelli. A sorpresa, un grande sorriso si distese sul volto di Francesca. “Anche tu sei importante per me,” mormorò poi, cogliendolo decisamente di sorpresa. Era convinto che dormisse. “Come ti senti?” Le chiese, mentre lei sollevava il capo così da poterlo guardare negli occhi. Francesca sorrise imbarazzata. “Mai stata meglio,” ammise con il volto in fiamme. “Sono contento,” sorrise lui, prendendole il volto tra le mani e accostandolo al suo. “Questa notte siamo cresciuti tutti e due,” proseguì, lasciandole un bacio a fior di labbra. “Tu mi rendi migliore.” Le sorrise dolcemente e lei non poté non ricambiare, emozionata, allacciandogli le braccia al collo. “Ma quanto sei tenero stamattina.” Gli schioccò un bacio sul naso e poi uno sulle labbra e lui di tutta risposta, la strinse a se e capovolse le posizioni facendola ritrovare sotto di lui, sogghignando. “Ritira quello che hai detto, Bambolina, subito.” Iniziò a farle il solletico sui fianchi, facendola contorcere dalle risate. “Pensi ancora che sia tenero, eh?” Sghignazzò contro il suo orecchio, mentre lei era quasi senza fiato. “D..Diego... basta, ti p..prego...” balbettò con un filo di voce. Diego sorrise soddisfatto, smettendo di farle il solletico, ma continuando a far scorrere la mano sinistra sul suo corpo, mentre la destra si posò sulla sua guancia. “Io vinco sempre,” soffiò maliziosamente contro le sue labbra. Dopodiché la baciò con passione, corrisposto prontamente dalla giovane, che intrecciò le dita nei suoi capelli. Ai baci alternarono dei piccoli morsi, per poi far congiungere le loro lingue che si intrecciarono in maniera sempre più frenetica, esplorando ogni centimetro delle loro bocche. “Ho voglia di te,” mormorò Diego con voce roca, scendendo a lasciarle una scia di baci lungo il collo. Francesca si morse il labbro, lasciandosi sfuggire un sonoro sospiro. “Diego.” Lui sorrise, continuando ad accarezzarla e a lambirle ogni centimetro di pelle, mentre lei gli sfiorava le spalle e il petto. Gli prese poi il volto tra le mani, coinvolgendolo in un nuovo e appassionato bacio. Tra baci e dolci carezze, i due si ritrovarono a fare di nuovo l'amore, stavolta con meno imbarazzo e più decisione, consapevoli che quel giorno avesse segnato una svolta, la loro svolta. Mai come in quel momento erano stati più consapevoli dell'intenso e profondo amore che provavano l'uno per l'altra e di quanto desiderassero che le cose restassero invariate. “Ti amo, Diego,” sussurrò la mora, mentre si raggomitolava contro il suo petto, con il fiato corto e il battito cardiaco ancora accelerato, conseguenze di quella passione appena consumata. Diego sorrise, stringendola a se e facendo scorrere le dita tra i suoi capelli corvini. “Anch'io ti amo, Bambolina. Ti amo tanto.”

 

“Caffè o cappuccino?” Sorrise allegramente Francesca, mettendo la caffettiera sul fuoco. “Cappuccino,” disse Diego, raggiungendola e circondandole la vita da dietro. “Mmm...” soffiò poi al suo orecchio con voce roca. “Mi piace troppo vederti con addosso la mia t-shirt.” Le scostò i capelli sulla spalla destra, lasciandole poi una scia di baci sul collo, facendola rabbrividire. “La prossima doccia la facciamo insieme però,” aggiunse, facendo scorrere le mani sul suo ventre. La ragazza sorrise, poggiando le mani sulle sue. “Se fossi venuta anch'io, poi non ne saremmo usciti più e dobbiamo preparare la colazione in tempo,” gli fece notare, voltandosi verso di lui e stampandogli un bacio a fior di labbra. “Inizia ad apparecchiare, io preparo delle omelette e del bacon.” Diego ruotò gli occhi, prendendo la tovaglia che Francesca gli porgeva e stendendola ordinatamente sul tavolo. “Ma non possiamo rimandare? Ho voglia di stare da solo con te,” le disse, scrutandola da capo a piedi con un sorrisetto malizioso. Anche se impegnata davanti ai fornelli, lei avvertì lo stesso quello sguardo su di se e sorrise, mordendosi il labbro inferiore. “Lo vorrei anch'io,” ammise, guardandolo con la coda dell'occhio. “Ma ormai è tardi per rimandare, Leon e Violetta saranno qui a momenti.” Il moro annuì, riponendo sul tavolo anche posate e tovaglioli, ma ancora non convinto al cento per cento. “Mi piace passare del tempo con loro, ma proprio in questo giorno così importante per noi dovevano venire?” Sbottò, facendola scoppiare a ridere. “Ah Diego.” Gli si avvicinò, allacciandogli le braccia al collo. “Sei proprio insaziabile,” ammiccò, facendo sfiorare i loro nasi. Diego ghignò, attirandola a se e facendo combaciare i loro petti. “Non ne ho mai abbastanza di te.” La baciò con passione, facendo scorrere le mani sulla sua schiena al di sotto della t-shirt, mentre lei gli intrecciò le dita nei capelli. Continuando a baciarsi, lui la fece indietreggiare fino al tavolo, sollevandola poi di peso e sistemandosi tra le sue gambe, che la ragazza prontamente gli allacciò alla vita. “Mmm...” mugugnò Diego, scendendo a baciarle il collo e al contempo accarezzandole le cosce. Francesca si lasciò sfuggire un sospiro, facendo scorrere le mani sulle sue spalle. Lentamente accostò le labbra al collo del giovane, su cui lasciò tanti piccoli baci. Si stavano ancora baciando con un certo trasporto, quando sentirono suonare il citofono.

“Oh cielo, sono già arrivati!” Esclamò l'italiana, sconvolta, affrettandosi a scendere dal tavolo e a spegnere il fuoco, per poi correre in camera. “Apri tu, devo mettermi qualcosa addosso,” gli urlò dall'altra stanza. Diego sogghignò, avvicinandosi alla porta, incurante di indossare solo un paio di jeans. In ogni caso, quando aprì la porta e si trovò di fronte Leon e Violetta, il primo trattenne a fatica una risata, capendo di aver interrotto qualcosa, mentre la ragazza arrossì fino alla radice dei capelli. “Entrate, Francesca si sta vestendo,” spiegò, guidandoli in cucina e confermando quindi il pensiero di Leon; Francesca doveva aver dormito lì.

“Quando hai intenzione di indossare qualcosa anche tu?” Chiese Violetta, recuperando dei piatti dalla credenza e guardando il moro con la coda dell'occhio. Lui sogghignò, accomodandosi al tavolo accanto a Leon, che ormai ridacchiava apertamente. “Ma prego, fai come se fossi a casa tua.”

La Castillo ruotò gli occhi, esasperata. “Come fa Francesca a sopportarti non lo so.”

“Credimi, me lo sto chiedendo anch'io.” L'italiana entrò proprio in quel momento in cucina, beccandosi un applauso da Leon e un'occhiataccia da Diego. “Vi siete coalizzati contro di me oggi? Non è molto corretto e tu dovresti essere dalla mia parte,” aggiunse, guardando il messicano, che sollevò le mani come a volersene tirare fuori. “Non coinvolgermi,” disse infatti, divertito. “Mettersi contro due donne è pericoloso e ci tengo alla mia vita.” Diego storse il naso e borbottò qualcosa che suonava molto come 'codardo', scatenando le risate di Violetta e Francesca, che nel frattempo avevano riempito quattro piatti con la colazione preparata dalla mora. “Allora,” esordì Leon, guardando Violetta con un sorrisetto complice, per poi spostare lo sguardo su Diego e Francesca. “C'è qualcosa che dovete raccontarci?”

A quelle parole la Cauviglia avvampò di colpo, lo spagnolo non batté ciglio e Violetta colpì il fidanzato con uno scappellotto, indispettita. “Ti sembrano domande da fare? Non è affare tuo.” Leon ridacchiò. “Che vai pensando, la mia era una domanda innocente.”

“Ma per favore,” ribatté Diego, divertito. “Lo sanno tutti che sei un pettegolo e un pervertito, ma non ti racconterò nessun dettaglio sconcio, almeno non davanti alle ragazze,” aggiunse con un sorrisetto complice, beccandosi però un calcio da sotto il tavolo. “Una sola parola e sarà l'ultima della tua vita,” lo minacciò Francesca, ripresosi dal precedente shock. Lo spagnolo scoppiò a ridere, coinvolgendo anche Leon, mentre le due ragazze erano indecise se mollarli lì da soli o gettargli la colazione in testa.

“Uomini,” commentò la Castillo, scuotendo il capo. Continuarono a ridere e scherzare ancora per un po', poi però l'italiana si rese conto della strana agitazione di Violetta, che non faceva altro che far ondeggiare la gamba destra e mordersi il labbro inferiore quasi a sangue. Conosceva molto bene la sua amica e sapeva che quei gesti apparentemente inconsapevoli, fossero in realtà dovuti a qualcosa di molto importante e per questo non poteva lasciar correre. “Tutto bene?” Le bisbigliò all'orecchio, approfittando del fatto che i ragazzi fossero molto impegnati a parlare di sport e che perciò non avrebbero prestato attenzione a loro. Come aveva previsto, Violetta si bloccò di colpo e assunse la tonalità di un cadavere. “Come?” Balbettò con un filo di voce. Francesca sospirò, stringendole una mano con la sua. “Ti ho chiesto se stai bene, non hai una bella cera.” La giovane lanciò delle occhiate preoccupate verso Leon e Diego, che troppo animati dalla loro conversazione nemmeno se ne accorsero e allora tirò un sospiro di sollievo, tornando a guardare l'amica. “Devo raccontarti una cosa, è importante.” L'italiana annuì, allora ci aveva visto giusto. “Andiamo in camera da letto.” Le tese la mano, che la Castillo prontamente strinse, per poi seguirla nella stanza di Diego. I ragazzi, convinti che si trattasse di una conversazione tra ragazze, soprattutto dopo quello che era successo tra Francesca e Diego quella notte, continuarono a parlare come se nulla fosse, anche se non poterono nascondere un sorrisetto.

“Mi dici che ti succede?” Chiese Francesca preoccupata, chiudendo la porta alle loro spalle e invitandola a sedersi sul letto. Violetta esitò ancora qualche istante, poi prese un profondo respiro. “Ho scoperto una cosa e...non so come dirlo a Leon,” ammise con un filo di voce, lo sguardo rivolto sui suoi piedi. L'italiana corrugò le sopracciglia, confusa. “Non capisco, cos'hai scoperto? È grave?” Lei scrollò le spalle, cercando e trovando le sue mani. “Per me no, ma non so se per lui è lo stesso.”

“Ok, non riesco a seguirti,” mormorò Francesca, scuotendo il capo, facendo nascere un sorriso sul volto dell'amica. “Hai ragione, non ti sto facendo capire niente.” Sotto il suo sguardo disorientato, le prese una mano e se la portò sulla pancia. “Sono incinta, Fran.” Finalmente Violetta guardò l'amica negli occhi e quello che vi lesse fu lo stupore più totale. “Cosa? Ne sei sicura?” Chiese la Cauviglia, dopo alcuni istanti di silenzio. La Castillo annuì. “Avevo due settimane di ritardo e sai che sono precisa, così ieri ho fatto il test e...”

“Tranquilla,” la rassicurò Francesca, stringendola in un forte abbraccio. “Tu e Leon fate progetti da tanto tempo, sono sicura che sarà felicissimo.”

Violetta sospirò, aggrappandosi alle spalle dell'amica. “Non voglio che si senta in trappola, siamo ancora giovani e magari lui vuole inseguire i suoi sogni.”

L'altra rise incredula. “Stai scherzando? Leon ti ama da impazzire e tutto quello che desidera è stare con te. È il mio migliore amico, nessuno lo conosce meglio di me. Fidati,” aggiunse, sciogliendo l'abbraccio così da poterla guardare negli occhi. “E così diventerò zia, che bello!” Esclamò entusiasta, ma non poté aggiungere altro perché Violetta le tappò la bocca. “Sei impazzita? Vuoi farti sentire?”

“Scusa,” mormorò Francesca, dispiaciuta. “è che sono così felice, tu e Leon siete una coppia meravigliosa e...è un sogno.” La strinse così forte da soffocarla, ma Violetta non si lamentò. Era felice che la sua migliore amica l'avesse presa bene, temeva di deluderla, temeva che l'avrebbe rimproverata e invece sembrava così euforica e probabilmente già progettava un milione di regali per il bambino. Difatti, la ragazza iniziò a straparlare come una mitraglietta e lei non poté fare altro che tapparle di nuovo la bocca. “Calmati Fran, mi ricordi Jade quando fai così.” Di tutta risposta Francesca le fece una pernacchia, offesa. “Osi paragonarmi a quella folle?” Violetta scoppiò a ridere, abbracciandola di slancio. “Era l'unico modo per farti zittire e poi penso che ci sia un'altra cosa di cui dobbiamo parlare. Parlo di te e Diego, ovviamente,” aggiunse, facendola avvampare di colpo. “è accaduto, vero?” Le chiese, sorridendole dolcemente. La Cauviglia si morse il labbro, poi lentamente annuì. “Vilu, io...io non so nemmeno spiegartelo, so solo che è stata la cosa più naturale del mondo e...lui mi ha fatto sentire importante, amata...ancora non mi sembra vero.” Francesca aveva gli occhi lucidi e un sorriso sognante stampato in faccia, lo stesso che Violetta ricordava di aver avuto dopo la sua prima volta con Leon e per questo si commosse, stringendola forte a se. “Oh Fran, sono così felice per te.” L'italiana sorrise, ricambiando la stretta. “E io lo sono per te Vilu, non hai idea quanto.”

Le due amiche stavano ancora parlando sottovoce, facendo fatica a contenere l'entusiasmo, quando sentirono la porta della camera aprirsi e Leon e Diego fecero il loro ingresso.

“Non è stato carino mollarci lì da soli,” sogghignò lo spagnolo, sedendosi accanto a Francesca e circondandole le spalle con un braccio. “Abbiamo sentito le orecchie fischiarci.”

“è vero,” concordò Leon divertito, raggiungendo Violetta e stendendosi al suo fianco. “Non starete mica complottando qualcosa contro di noi?”

Le due amiche si scambiarono un'occhiata, serie e la Castillo deglutì rumorosamente. Doveva dire la verità al suo ragazzo, non poteva più rimandare. Francesca, comprendendo i pensieri della ragazza, scattò in piedi tirandosi dietro un confuso Diego. “Andiamo a sparecchiare, forza.” Il giovane ruotò gli occhi. “Proprio ora? E dai bambolina, possiamo farlo dopo.” L'attirò a se, facendole gli occhi dolci ma lei non abboccò. Ogni volta che voleva qualcosa, lui tentava di abbindolarla con quello sguardo da cucciolo indifeso e probabilmente in un'altra situazione avrebbe ceduto, ma ora non poteva, era necessario che Leon e Violetta restassero soli. Proprio per questo, quando Diego tentò di baciarla, scosse il capo e imperterrita lo spinse verso la porta. “Forza scansafatiche, a lavoro.” Se lui sbuffò, Vargas e la Castillo scoppiarono a ridere. “A lavoro Diego, a lavoro,” gli fece il verso il messicano, mentre la ragazza si fece di colpo seria, ringraziando Francesca con lo sguardo. Ora o mai più. Quando i due si furono chiusi la porta alle spalle, Violetta socchiuse gli occhi e prese un profondo respiro. “Leon, io...io devo parlarti,” esordì con un filo di voce e con lo sguardo basso. A quelle parole, il messicano si mise subito seduto e le strinse le mani con le sue, preoccupato. “Vilu, amore, che succede? Lo sai che puoi dirmi tutto,” aggiunse, accarezzandole dolcemente una guancia. “Vilu, guardami.” La ragazza deglutì, poi obbedì e ciò che lui vide nei suoi occhi nocciola non gli piacque per nulla. La sua Violetta era spaventata, sconvolta e sembrava sul punto di piangere. Cos'era successo per ridurla in quello stato? “Parlami, amore,” sussurrò Leon, accostando la fronte alla sua. “Non ce la faccio a vederti così.” Violetta si morse nervosamente il labbro, cercando disperatamente le parole giuste, poi alla fine decise di agire d'istinto. “Leon, io...non me lo aspettavo...l'ho scoperto ieri e non faccio altro che pensarci e...” s'interruppe, lasciandosi sfuggire un singhiozzo e il giovane la strinse prontamente a se, accarezzandole il capo. “Vilu, mi stai spaventando, che sta succedendo?” Le chiese, mentre la sua mente veniva affollata dai peggiori pensieri, primo su tutti che lei volesse lasciarlo. Il solo pensiero di perderla lo faceva impazzire, senza di lei non era nulla. Le prese il volto tra le mani, asciugandole con i pollici quelle piccole lacrime che avevano iniziato a inumidirle le palpebre. “Ti prego, se vuoi lasciarmi dimmelo subito, non potrei sopportare un altro istante così.”

Leon era così triste, così abbattuto e Violetta si sentì tremendamente male. Lei non voleva lasciarlo, mai aveva pensato una cosa del genere. Lui era il suo mondo, la sua felicità. “Io non voglio lasciarti,” si affrettò perciò a sussurrare, facendogli tirare un sospiro di sollievo. “Il fatto è che io...io...Leon, io...sono incinta,” riuscì finalmente ad ammettere, sforzandosi di reggere il suo sguardo. Il giovane sgranò gli occhi e assunse una tonalità cerulea, mentre quelle parole si ripetevano più volte nella sua mente e lui cercava disperatamente di darci un senso. Violetta era incinta? Incinta. Si prese il volto tra le mani, strofinandolo con vigore. L'amore della sua vita gli aveva appena detto di aspettare un bambino e lui non sapeva proprio che pensare. Il suo cervello aveva smesso di funzionare, limitandosi a rimandargli le parole della ragazza. Era pronto davvero a tutto, ma quello non se lo aspettava proprio. Sollevò lo sguardo, incrociando quello ansioso e ancora grondante di lacrime di Violetta. “Ne sei sicura?” Lei annuì a fatica, affrettandosi poi a spiegargli di essersi accorta di avere un ritardo e che per questo il giorno prima avesse fatto un test di gravidanza. “Quando l'ho saputo, sono rimasta sconvolta e...Leon, io non sapevo come dirtelo e...” Si bloccò di colpo, avvertendo le forti braccia di Leon stringerla a se, facendole poggiare il capo contro il suo petto. “Stt...amore, non aggiungere altro,” le sussurrò dolcemente all'orecchio. Man mano che la sua mente razionalizzava tutte quelle informazioni, avvertiva un'altra emozione ben precisa farsi spazio oltre allo shock, l'euforia. Anche se era giovane e non se lo aspettava per niente, non poteva negare di aver spesso fantasticato di costruirsi una famiglia con Violetta e ora il destino gli stava offrendo quella possibilità, che non aveva alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire. “Un bambino...aspettiamo un bambino.” Strinse ancora di più la ragazza a se, lasciandole una serie di baci tra i capelli. “Diventeremo genitori, non mi sembra vero.”

Violetta deglutì, circondandogli la vita con le sue esili braccia. “Quindi non sei arrabbiato?” Si azzardò a chiedergli, facendogli scuotere la testa con decisione. “Certo che no. Vilu, è meraviglioso, non potevi darmi notizia più bella.” Dicendo ciò, sciolse l'abbraccio così da potersi specchiare nei suoi occhi. “Non me lo aspettavo, è vero, però ho sempre sognato un bambino nostro,” ammise con le lacrime agli occhi e la giovane, emozionata, si gettò di nuovo tra le sue braccia. “Oh Leon! Temevo ti saresti arrabbiato, che per te fosse presto o...”

“Assolutamente no,” la rassicurò, prendendole il volto tra le mani e sorridendole dolcemente. “Sono felice Vilu, lo sono davvero.” A quel punto non ci fu bisogno di aggiungere altro, perché il giovane fece combaciare le loro labbra, dando vita a un lungo e profondo bacio, che coinvolse anche le loro lingue.

“Sono davvero bellissimi,” sorrise emozionata Francesca, sbirciando i due da una fessura lasciata aperta della porta. Diego, alle sue spalle, era visibilmente confuso. “Li abbiamo lasciati soli per spiarli?” L'italiana scosse la testa divertita, prendendolo per mano e conducendolo verso il salotto. “Vilu doveva dire a Leon una cosa molto importante,” spiegò, prendendo posto sul divano, subito affiancata dal ragazzo, che appariva visibilmente interessato. “Ah si, e cosa?” Francesca accostò le labbra al suo orecchio e sussurrò: “Violetta è incinta.”

Diego sgranò gli occhi, sorpreso. “Incinta?” La ragazza annuì, facendogli poi gesto di abbassare la voce. “Me lo ha detto prima e ora ne sta parlando con Leon.”

“Wow,” commentò lo spagnolo, lasciandosi andare a un lungo fischio. “E chi se lo aspettava da quei due. Ti immagini la faccia di Castillo senior quando lo verrà a sapere?” Aggiunse, scoppiando a ridere. L'italiana ruotò gli occhi, poi però non riuscì a trattenere una risatina al pensiero dell'apprensivo padre dell'amica. “Povero German, non sarà facile per lui.”

“Vorrei assistere quando glielo diranno,” continuò Diego divertito, attirandola contro il suo petto. “Ha rischiato un infarto per molto meno.”

“Dai, smettila, poverino,” rise la ragazza, stringendosi a lui. “Qualunque padre sarebbe sconvolto da una cosa simile.”

“Anche il tuo?” Ghignò lui, facendola avvampare di colpo. “Come?”

“Intendo, come la prenderebbe tuo padre se tu ed io facessimo un marmocchio?” Francesca scosse la testa, divertita. “Credimi, non vorresti saperlo.”

“Ah no?” Ridacchiò Diego contro il suo orecchio. “Quindi potrebbe uccidermi?” La mora si finse pensierosa, poi scoppiò a ridere. “Uccidere è dire poco.” Gli allacciò le braccia al collo, facendo sfiorare i loro nasi. “Il mio papà è molto geloso della sua bambina,” ammiccò, facendolo sogghignare. “Mmm...ora però deve accettare che tu sei mia.” Dicendo ciò la fece sdraiare sotto di lui, lasciandole tanti piccoli baci sulle guance. “Solo mia.”

Francesca sorrise, intrecciando le dita nei suoi capelli e facendo combaciare le loro labbra. Mentre il loro bacio si faceva sempre più profondo e appassionato, la ragazza si ritrovò a pensare che non avrebbe potuto essere più felice. Aveva letto e ascoltato tante cose sull'amore, alcune molto belle e altre meno, però non credeva che quel sentimento potesse stravolgere così tanto la sua vita. Lei che era sempre stata sfortunata in amore, che per tutti era la seconda scelta, ora aveva al suo fianco un ragazzo che l'amava davvero e che era in grado di farla sentire viva. Forse era vero, le cose più belle arrivavano quando una persona meno le aspettava e Diego era sicuramente la più bella e inaspettata delle sorprese.

  
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