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Autore: nothinglikejo    27/05/2014    2 recensioni
-Cal, sta piovendo, e lo sai che amo la pioggia, amo anche il cielo nuvoloso, e guarderei volentieri la pioggia che si mescola con l’arcobaleno e con il Sole. Ma ti giuro, non c’è niente di più bello, in questo momento che non sia tu. Amo la pioggia, Calum, amo le nuvole, Cal. Ed amo te.-
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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All of the stars.




Ad Ale.




Calum Hood, 18 anni, occhi vuoti come il cuore. Ha il sorriso stanco, come lo è lui.
Stanco di esistere, stanco di vivere. Stanco di piangere, stanco di fingere. Finge di sorridere, finge di essere felice, finge di stare bene.
Sembra felice quando esce di casa con lo zaino sulle spalle ed un sorriso finto sulle labbra. Sembra felice quando si avvicina a sua madre, le da un bacio sulla guancia ed urla un “ci vediamo stasera”; sembra felice quando saluta Michael ed entra a scuola sorridente, sembra felice quando in mensa ride, e mostra le sue C giornaliere, è apparentemente felice quando Michael lo riaccompagna a casa in auto e lo saluta con un abbraccio di quelli veri. Sembra felice quando cammina per strada, e va a prendere sua sorella Grace a scuola, la felpa enorme e le vans ai piedi.
Nessuno se ne accorge.
Il ragazzo siede sulle gradinate della palestra, ha un quadernetto in mano ed è concentrato a scrivervi qualcosa sopra.
Scrive perché è l’unico modo in cui riesce a scappare dalla sua realtà, scrive dei suoi sogni, delle sue paure, ma soprattutto scrive di lui. Lui è una di quelle persone da poter descrivere, in ogni particolare, in ogni gesto, in ogni difetto.



Verdi. I suoi occhi erano verdi. Verdi speranza, di un verde immenso. Erano bellissimi, erano tutto ciò che avevo; hanno lasciato un vuoto dentro di me. La mia vita era a colori, attraverso i suoi occhi vedevo il mondo, adesso vedo la vita per come è realmente, un buco. Un buco nero che mi risucchia. E soffro. Prima, con lui, non soffrivo. Prima, con lui, ridevo sempre; prima con lui, ero completo. Con lui ero una persona diversa. Con lui stavo bene. Mi piaceva andare al mare, solo io e lui, nessun altro. Adesso non c’è. Adesso le stelle le guardo dal balcone di casa mia, quando mi manca. Adesso, dentro alle stelle cerco i suoi occhi, prima dentro ai suoi occhi cercavo le stelle.
Prima avevo tutto, adesso non ho niente. Prima avevo una vita, ora non vivo.
E’ iniziato tutto l’anno scorso, era settembre.
Il 16 settembre. Esattamente 370 giorni fa.

 
Calum attraversa la strada di corsa, struscia i piedi per terra, provocando un rumore straziante con le suole. Arriva davanti all’imponente edificio, al suono della campanella. Maledice il brutto tempo di Londra e sua madre che vuole che accompagni sua sorella a scuola. Cammina velocemente, testa e sguardo basso, si asciuga le mani ai jeans e sbuffa.
Ed è lì che il nero degli occhi del ragazzo incontrano il bianco della pelle di Ashton, ed è lì, che il bene di Ashton incontra il male di Calum e viceversa.
Ashton Irwin, 19 anni, ripetente per l’ennesima volta. Ma per Calum, il biondo, è tutta un’altra cosa. Ashton è quel bambino con cui giocava a pallone nel giardino di casa. Ashton è il suo primo bacio, il suo primo ragazzo, dalla terza media.
Ha la sigaretta tra le labbra, e le storce in una smorfia.
-Cal, piccolo.- mormora il biondo nascondendo la sigaretta dietro la schiena. Il più piccolo alza lo sguardo, lo squadra dalla testa ai piedi ed allunga le braccia, assottigliando lo sguardo ed indica la sigaretta.
-Ashton, dammela.-
Il ragazzo sbuffa, passa la sigaretta a Calum che la getta a terra.
La signora Haynes li osserva, dal suo banco, vicino all’entrata, non dice una parola.
Ashton circonda le spalle del più piccolo con un braccio, osserva ogni suo lineamento e scoppia a ridere. La voce roca rimbomba nella mente di Calum, che rimane immobile, alla stretta del ragazzo.
Si avviano in classe, uno stretto all’altro, Ashton che ride, e Calum che sorride, mordendosi il labbro inferiore.
Ashton fa così e Calum lo sa.
Ashton ritorna, ritorna sempre, e quando torna gli salva la vita.
Passano i giorni, Ashton prende Calum per mano a nei corridoi, gli sorride ma non gli sfiora le labbra.
Muore dalla voglia di farlo, però. Vorrebbe baciarli quelle labbra fino a star male, fino a sentire il cuore fuori dal petto, fino ad avere le proprie labbra gonfie.
25 gennaio sul calendario, Calum sorride, è il suo diciottesimo compleanno. Diciotto anni buttati nel cesso, come dice Michael. Diciotto anni vissuti in quel quartiere a pochi chilometri da Londra, una vita che lo stringe alla gola, che non lo fa respirare. Sorride e la prima cosa che li viene in mente è Ashton. E’ la sua canzone preferita, è ogni parola, è gli occhi delle altre persone, lo trova ovunque. Non vuole innamorarsi, lui. Ma forse lo è già.
Indossa la felpa di Ashton e cammina verso la casa di quest’ultimo, velocemente. In quella casa dove ha passato molti pomeriggi da bambino, non trova nessuno. Ashton non c’è, l’ha lasciato solo. Ed il ragazzino pensa che lo abbia lasciato, come fa sempre. Scappa, torna, e se lo prende.
Le lacrime rigano le guance del moro che cammina lentamente verso la scuola. D’un tratto il sole che illuminava Londra se n’è andato. Il nero circonda Calum. E’ buio, è scuro.
Arriva a scuola e di Ashton che di solito lo aspetta all’entrata, non c’è traccia.
Si asciuga le lacrime con le maniche della felpa e singhiozza.
Le ore passano e del biondo nessuna traccia.
Calum scrive poesie, che non sapeva di saper scrivere. Sente la mancanza del ragazzo che gli sorride dalla seconda fila.
Arriva a casa, si rinchiude in camera. Non ha senso che lui, Calum Hood, si senta triste, per un’altra persona. Lui non dipende da nessuno, se non da se stesso.
Prende il cellulare, scrive un messaggio. “E’ impossibile essere felici con te.”
Il tempo continua a scorrere lentamente. Continua a piovere, la pioggia riga il vetro, ed il agazzo guarda fuori dalla finestra finchè non vede un ragazzo.
Il ragazzo siede sul marciapiede davanti a casa Hood, ha un qualcosa in mano che il moro non riesce a decifrare. E’ vestito di nero, getta la sigaretta per terra e si alza in piedi, Calum torna a guardare i propri libri sospirando.
Poco dopo sente un “Calum” proveniente dalla strada.
Il ragazzo si affaccia e guarda fuori, la pioggia li bagna il viso. Tutto ciò che vede è uno striscione, e riconoscerebbe la calligrafia storta di Ashton tra centinaia.
“E’ difficile, ma non impossibile.”
Calum sorride. Sorride perché è tutto quello che riesce a fare, i suoi movimenti non ascoltano le indicazioni del cervello o del cuore, Calum è fottuto, e solo in quel momento capisce di essere innamorato.
Ashton è fuori, sulla strada, lo guarda dal basso e strizza gli occhi.
-Cal, sta piovendo, e lo sai che amo la pioggia, amo anche il cielo nuvoloso, e guarderei volentieri la pioggia che si mescola con l’arcobaleno e con il Sole. Ma ti giuro, non c’è niente di più bello, in questo momento che non sia tu. Amo la pioggia, Calum, amo le nuvole, Cal. Ed amo te.-
Ogni essere vivente che esista su questo pianeta, sarebbe scoppiato a piangere, avrebbe guardato fuori dalla finestra per l’ennesima volta e avrebbe detto “ Ti amo anche io, Ashton.” Tranne Calum.
Calum scoppia a ridere. La sua risata sconnessa rimbomba nella stanza vuota e nella strada, scende di corsa le scale, e salta in braccio ad Ashton che non esita un attimo. Lo bacia, ed assapora quelle labbra che da tempo ormai bramava di assaggiare.
E Calum non sa se è amore o no, sa solo che senza di Ashton non sa stare.
 
 
Sono in camera di Ashton. Il letto sfatto, sigarette sparse ovunque, alcune ante dell’armadio aperte, altre chiuse. Calum è sdraiato, la pancia rivolta verso l’alto, Ashton seduto a gambe incrociate vicino al viso del moro. Nell’aria suona “Chasing Cars” ed Ashton fuma. E’ il 12 luglio.
Calum osserva le labbra schiuse del biondo che respira lentamente. Ashton Irwin è bellissimo. Bello da morire. Un angelo, forse.
-Calum Thomas Hood, ti amo.- Ashton lo guarda dal lato ed incurva le labbra in un sorriso, prima di gettare la sigaretta tra i vestiti per terra e baciare per l’ennesima volta le labbra del moro.
Si amano per la prima volta, con “Chasing Cars” che rimbomba nella stanza, l’odore di sigaretta spento ed il profumo di Ashton tra i capelli di Calum.
E Calum lo ama, lo ama talmente tanto da non desiderare altro.
Non desidera altro se non stare con Ashton. Non desidera altro che respirare il profumo di Ashton, d’inverno, tra le coperte. Non desidera altro che andare a caccia di lucciole nelle notti d’estate.
Ma nessuno dei due, ancora, sa.
E’ il 22 luglio. Calum si sveglia, non sa dov’è.
Poi si ricorda, o meglio, si ricorda di essere in ospedale.
Si alza di scatto dalla sedia e tutto quello che vede sono i genitori di Ashton che piangono, abbracciati.
“E’ tutto finito.” Pensa Calum, e lo è davvero.
Ashton è morto.

 
Quindi, adesso, Ash, ovunque tu sia, vorrei tu fossi qui con me.
Come faccio io, Calum Hood, senza te? Sono passati pochi giorni dalla tua morte.
Come faccio io senza il tuo profumo di tabacco tra i capelli? Come faccio, io?
Senza te sono vuoto, Ashton. E perdona le mie lacrime, stanno bagnando il quaderno, tu non le avresti volute vedere. Ma è più forte di me. Se fossi qui canterei per te.
Ma, piccolo, apri gli occhi e guarda dove i nostri orizzonti si incontrano.
Sto piangendo, perdonami, di nuovo. Vorrei prenderti la mano e farla posare sul mio petto, come succedeva ogni volta.
Adesso non ho niente.
Niente.
p.s. Tutte quelle stelle, brillano per te.”

 








NOTE:
ciaaaaao.
Sono qui con una nuova os, aiuto, quanto tempo.
Okay sono emozionata bc sì.
Mi odierete, già.
Allooora.
Voglio salutare mia mamma, ihi, mia sorella,
Calu, Martina, Virginia, la MIA Ale.
E poi saluto anche l’amore della mia vita nel fake aka mcliffordallgdr amo solo te xd.

-G xx
 
  
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