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Autore: Mokusha    28/05/2014    7 recensioni
"Sono malvagio, Belle, e non c'è lieto fine per i malvagi."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV

SLEEPING WITH GHOSTS


soulmate, dry your eyes, ‘cause soulmates never die (*)

 

Belle si rigirò tra le lenzuola. Si allungò automaticamente verso il lato del letto vuoto, come era solita fare ogni mattina, certa di trovare lui ad accoglierla. Istintivamente le braccia della ragazza avvolsero il cuscino di Mr. Gold, e lei sorrise.
Una smorfia le increspò l’espressione quando la luce del mattino le colpì il viso. Si era dimenticata di chiudere le tende. Non se ne ricordava mai, di solito era lui a farlo.
Aprì gli occhi, e subito il sorriso le scomparve dal volto quando si ritrovò nella solitudine di quel letto vuoto.
Le lenzuola erano ancora impregnate profumo di lui, la sua presenza era percettibile ovunque in quella casa. Belle guardò l’orologio, tentando di ignorare l’oppressione che le stringeva il petto, quel dolore sordo che si acuiva quando meno se l’aspettava, che non le lasciava un attimo di respiro.
Era presto, troppo presto.
Aveva perso la condizione del tempo, da quando era tornata a casa. Le ore le erano scivolate addosso, confuse ed indistinte. Era la prima mattina che si svegliava da sola, se non si contava quella in ospedale.
Stare in quella casa le era insopportabile, doveva uscire e fare qualcosa a tutti i costi. Non osava permettersi di starsene con le mani in mano, non osava sfiorare l’idea di fermarsi a pensare a quello che era accaduto, alla vita che la aspettava.
Se solo se lo fosse concessa, se si fosse permessa il lusso di riflettere avrebbe dovuto scendere a patti con la realtà.
E scendere a patti con la realtà voleva dire accettarla, e lei non ne aveva intenzione.
Si rifiutava di accettare il fatto di essere rimasta da sola, si rifiutava di accettare di vivere in una realtà di cui lui non faceva parte, non voleva rendersi conto che non sarebbe tornato, mai più.
Non aveva intenzione neanche di immaginare di trascorrere le sue giornate, tutte le sue giornate, come una persona a metà: mutilata, incompleta.
Belle era sempre stata una ragazza coraggiosa, ma il suo coraggio nasceva dalla sua indistruttibile speranza, e segreta consapevolezza, che avrebbe passato la sua vita con Rumplestilskin. Non importa quante volte sarebbero stati costretti a separarsi, lo avrebbe sempre aspettato, senza vacillare mai, nemmeno per un secondo, e lui, alla fine sarebbe sempre tornato da lei.
Erano anime gemelle. Stare insieme era il loro destino.
Ma adesso Rumple se n’era andato, se n’era andato per sempre.
Non c’era più.
A Belle sembrava impossibile essere tanto forte da continuare ad esistere.
A cosa si sarebbe aggrappata? In cosa avrebbe sperato?
Quell’amore per cui aveva tanto lottato le era stato strappato dalle mani con così tanta violenza, che adesso si sentiva vacillare ad ogni respiro.
Le sembrava di essere quasi avvolta da una fitta nebbia ovattata, finché percorreva le strade di Storybrooke ancora deserte. Aveva pensato di andarsi a rifugiare in libreria, nella speranza di farsi assorbire da qualche lettura che l’avrebbe distratta almeno un po’, invece, senza volerlo, si era ritrovata al banco dei pegni.
Si fermò all'entrata, ripensando a quando l'aveva vista per la prima volta, in quel mondo. L'incredulità nei suoi occhi, il modo in cui l'aveva toccata per accertarsi che fosse reale, che fosse lì davvero. L'abbraccio in cui l'aveva stretta.
Sospirò.
Il negozio era ancora in penombra, la polvere aveva già cominciato a posarsi sui mobili e sugli oggetti.
Belle pensò che a lui non sarebbe piaciuto per niente.
Trovò uno straccio e cominciò a spolverare, in silenzio, continuando fedelmente ad illudersi che prima o poi l’avrebbe visto entrare, e allora le avrebbe tolto lo straccio dalle mani, dicendole: “Cosa stai facendo, mia cara? Non ho mica bisogno di una cameriera”, contraddicendo la sicurezza che aveva ostentato tanti anni prima, quando l’aveva portata al Castello Oscuro per farne la propria governante, vantandosi del fatto che l’amore non era ciò che cercava.
“Oh, Rumple…” sussurrò Belle, incerta. “ Ti sei portato via tutta la mia forza. Tutte le mie speranze. I miei sogni.” continuò, allungandosi per appoggiare un soprammobile su una delle mensole. “ Com’è la morte, Rumple?” chiese. La sua voce riecheggiò nel negozio vuoto. Belle sospirò ancora, prese il soprammobile successivo e cominciò a pulirlo. “ Sai, c’è questa domanda che mi sfinisce. Cosa si sente quando si muore, Rumple?” La ragazza strinse gli occhi e continuò a spolverare.
“ Ti sei accorto di morire? Spero di no. Spero che tu abbia potuto essere felice, nei tuoi ultimi momenti. Che tu abbia potuto pensare al fatto che finalmente eravamo marito e moglie. A quanto eravamo stati felici e contenti in quella radura, ad un passo dal lieto fine. Spero che tu non ti sia accorto che mi stavi lasciando.”
Belle si appoggiò contro il muro, aveva cominciato a tremare.
“Oh, Rumple… Mi hai lasciata qui da sola, con tutto quest’amore nel mio cuore spezzato, e nient'altro. Non ho nemmeno una tazza scheggiata…”
Le sfuggì un singhiozzo.

“Belle…”
Si voltò di scatto. La porta del negozio era aperta, ed Emma la fissava, titubante.
Sia asciugò il viso e tentò di sorriderle.
“Oh, ciao Emma.”
“Scusami, ho visto la porta aperta e ho pensato di controllare. Non pensavo di trovarti qui…”
Belle si strinse nelle spalle. “Non era in programma” spiegò “Ma mi sono ritrovata qui dentro senza accorgermene. Volevo… Volevo evitare la sua… assenza, eppure non sono riuscita a farne a meno.”
Il dolore della ragazza era talmente palpabile che Emma avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte, ma l’espansività non era proprio da lei, e non voleva che si ritrovassero entrambe a piangere sul pavimento di quel negozio.
“Mi dispiace moltissimo.” si limitò a dire “ Mr. Gold non era esattamente la mia persona preferita, ma…”
“Oh, non ti scusare Emma. So che non stava simpatico a molti qui in città. Ma lui… Non era quello che dava a vedere. Io conosco il suo cuore. So che è buono.”
Emma annuì.
“ Belle, sono molto spiacente, ma ho bisogno di farti qualche domanda. Devo avviare l’indagine, voglio capire chi è coinvolto in questa storia.”
“Okay” rispose “ Ti dispiace se ne parliamo in libreria?”
“Non c’è problema” fece Emma. “Ti aspetto fuori”
“Chiudo qui e ti raggiungo…"
 "Oh,” la interruppe la bionda, frugando nella propria borsa “ Ho riparato questa. Ruby me l’ha portata ieri. Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere riaverla.”
Gli occhi di Belle si riempirono di lacrime, mentre gettava le braccia al collo dello sceriffo, tenendo tra le mani la sua tazzina sbeccata.

***


Sapeva che quello che stava vedendo non era reale.
Prima di tutto, non stava soffrendo. Il dolore non gli aveva dato tregua da quando l’avevano trascinato in quella soffitta, inchiodato a quel lettino e straziato il corpo una scarica elettrica dopo l’altra.
E poi non si trovava nemmeno a Storybrooke, ma nel suo Castello Oscuro, quindi non poteva essere la realtà.
Belle entrò trafelata nel salone, con il vassoio in mano e il sorriso sulle labbra.
Da quando la ragazza si era ambientata al castello, e aveva smesso di passare le sue giornate a piangere, Rumplestilskin aveva faticato non poco ad abituarsi al suo carattere frizzante e allo stesso tempo così  dolce.
“A cosa devo tutta questa allegria, cara?”
Il sorriso sul volto di Belle si allargò.
“Oggi è il primo giorno di primavera” spiegò, cominciando a versare il the “ A casa, ogni primo giorno di primavera era una gioia. Al castello si organizzava sempre una festa per celebrarlo, e piantavamo le rose in giardino. Rose di tutti i tipi, bianche, gialle, rosse, rosa… A maggio quando fiorivano erano uno spettacolo. Il loro profumo era così buono e… Ops!”  si interruppe bruscamente.
Si era persa nel suo racconto talmente tanto che non si era accorta che il the era traboccato.
“Attenta!” la riprese Rumplestilskin “Solo perché vi lascio sproloquiare non significa che possiate essere maldestra”
Belle si strinse nelle spalle, mesta, e sorrise.
L’Oscuro pensò che quel sorriso fosse semplicemente adorabile, e non era l’unica sfaccettatura della ragazza che potesse definirsi così, ma non l’avrebbe mai ammesso, dopotutto lui era una bestia, e nessun mostro si lascia incantare dal sorriso di una ragazza, non importa quanto luminoso.
“Scusate” si affrettò a dire Belle “Ma non fate troppe storie, è solo un po’ di the versato, non è il caso che vi imbronciate così.”
“Io non sono imbronciato cara, e devo ricordarvi che siete stata voi  a fare una tragedia per una tazzina scheggiata?”
“Per forza!” esclamò Belle “Temevo mi avreste uccisa!”
“Oh, mia cara, non mi sarei mai preso un disturbo così grande per qualcosa di così poco valore. E ditemi, adesso non temete più per la vostra vita?”
Belle rise.
“Certo che no, non mi fareste del male”
“Come potete esserne così sicura?”
“Beh, ho imparato a conoscervi. E c’è del buono in voi. Non che lo mostriate spesso, ma io so che c’è”
“Siete proprio una sognatrice, mia cara.”
“E che c’è di male nell’esserlo?”
“Nulla, fino a quando non si scopre l’altra faccia della medaglia: i sogni infranti. Quelli, mia cara, sono molto pericolosi.”
“E voi ne avete molti?”
“Di cosa, tesoro?”
“Di sogni infranti.”
“Più di quanti possa contarne.”
“E quindi avete smesso di sognare? E’ per questo che vi comportate così, ed allontanate tutti?”
“Oh, no tesoro, al contrario. Non ho mai smesso.”
Belle lo guardò, sorpresa. Quando finì di servirgli il the era turbata. Rumplestilskin la confondeva, con i suoi cambiamenti d’umore e la sua abilità nel giocare con le parole. Percepiva così tanto dolore in lui. Un dolore struggente, profondo, che aveva bisogno di essere curato.
Era convinta che lui fosse un uomo che aveva solo bisogno di essere compreso, e soprattutto amato. L’assenza di amore nella sua vita era abissale tanto quanto il bisogno che ne aveva.
“Cosa succede mia cara, vi siete morsa la lingua?”
Lei scosse la testa.
“Stavo solo pensando. E poi credevo che le mie chiacchiere vi annoiassero.”
“Ti sbagli di nuovo, tesoro. Potrei aver fatto l’abitudine al vostro uso improprio ed esagerato delle parole, e alla vostra discutibile passione per le conversazioni. A cosa stavate pensando? Alle vostre rose?”
“No... Ad altro.”
“Vi mancano le vostre abitudini?”
Belle lo guardò, non sapendo cosa rispondere.
“Non mi trovo male, qui.” disse infine.
“Ma vi manca casa vostra?”
Belle si strinse nelle spalle.
“Facciamo così” proferì l’Oscuro “Visto che si presuppone che dobbiate fermarvi qui a lungo, perché non andate al mercato a comprare delle rose da piantare in giardino?”
La ragazza spalancò gli occhi, stupita.
“Oh, cara, non guardatemi con gli occhioni del povero Bambi, per favore.”
“Al mercato?” chiese “In città? Da sola?”
“Ma certo che andrete da sola, non sono mica la vostra balia, credo possiate sbrigare una commissione così semplice, o mi sbaglio?”
“Ma…”
“Vedete? Dicevate di conoscermi, eppure continuo a sorprendervi. Non mi conoscete affatto, mia cara.”
“Va… Va bene.” balbettò “Sarò di ritorno prima del buio.”
“Se fossi in voi, tesoro” l’avvertì Rumplestilskin “Non tornerei affatto.”

***

 
“Invece è tornata, non è vero?”
Mr. Gold spalancò gli occhi fece vagare lo sguardo nella soffitta spoglia e polverosa di Morgana.
Una donna vestita di nero se ne stava seduta in un angolo, e gli sorrideva beffarda, senza la minima traccia di umanità negli occhi. A dire la verità c’era molto poco di umano, nella sua pelle verde e lo sguardo glaciale.
“Zelena” sbuffò Rumple “Che piacevole sorpresa.”
“Non perdi mai il tuo sarcasmo, eh Rumplestilkin? Nemmeno dopo tutta questa sofferenza non riesci ad avere l’umiltà di abbandonarti a chi ti tiene in pugno.”
“Sopravvivenza cara, semplice sopravvivenza. Niente emozioni. Sono quelle che ti hanno rovinata, sai?”
Zelena rise.
Niente emozioni? Vuoi scherzare? Vuoi convincermi che non ti stavi aggrappando alle emozioni dei ricordi della tua bella?”
“Vattene, Zelena.”
Invece di allontanarsi, lei gli si avvicinò, iniziando ad accarezzarlo.
“Non posso andarmene Rumple, perché non sono veramente qui.”
“Che cosa?”
“Sono un’allucinazione. Sono nella tua testa, mi hai invocato tu.”
“Non sono stato io. Non saprei cosa farmene di te.”
“Non posso dire che questo sia il mio posto ideale, Rumplestilskin, ma ammetto che vale la pena di adattarsi, se posso vederti soffrire. Comunque, se non mi hai invocato tu, è stato il tuo subconscio a farlo. Cosa vuoi evitare di ricordare, Rumple? Cos’hai fatto a Belle quand’è tornata?”
“Stai zitta!”
“Perché lei è tornata,  vero?”
“Zitta!”
“Oh, Rumplestilskin, eri così attento a non lasciarti incastrare dall’amore. E’ a causa della tua paura dell’amore che mi hai rifiutata, non è vero? Avevi timore che mi innamorassi di te. A quel punto saresti stato il mio sacrificio, giusto?”
“Io ti ucciderò, strega, hai la mia parola.”
“Non puoi, mio caro, sono nella tua testa. Stai cominciando ad impazzire, non è così? Ancora qualche piccolo trucco e sarai pronto. Morgana ne sarà soddisfatta.”
“Cosa ne sai, tu?”
“Te lo ripeto, Rumple. Sono nella tua testa. Vedo tutto quello che vedi, so tutto quello che sai.”
“Vattene!”
“Non posso, hai bisogno di me. Per questo sono qui. Tu mi vuoi.”
“No, io non ti voglio. Non ti ho mai voluta!”
“Non avere paura di spezzarmi il cuore, Rumplestilskin, anche se mi avessi voluta non avresti mai potuto avermi. Non ti avrei mai amato, Rumple. Chi potrebbe mai amare te?”
“Zitta, zitta! Lei mi ama! Belle mi ama!”
La risata di Zelena stridette di nuovo.
“Oh.” fece “Allora è per questo che l’hai mandata via.”
Ecco cos’era successo. Ecco cosa rifiutava di ricordare.
Belle si era infilata la sua mantella verde, e si era incamminata verso la città, con il suo cestino sotto al braccio.
E lui l’aveva aspettata. Era rimasto affacciato alla finestra tutto il giorno, e quando l’aveva vista tornare il suo cuore aveva avuto un sussulto.
E aveva provato qualcosa che aveva stentato a riconoscere: gioia.
Era tornata, con decine di rose da piantare, ed il sorriso sulle labbra.
“Bene mia cara, ma non illudetevi che occuparvi del roseto potrà distrarvi dalle vostre faccende.” l’aveva avvertita.
“Non preoccupatevi signore, troverò il tempo per fare tutto.”
“Sarà meglio, tesoro.”
Poi gli aveva posato la mano su una spalla e si era seduta vicino all’arcolaio.
E Rumplestilskin ricordava solo di aver sentito le labbra della giovane sulle proprie, e di non aver avuto il potere di opporsi.. Aveva sentito come se un macigno gli fosse scivolato via dal cuore. Come se fosse stato spogliato dal peso di un’armatura pesantissima.
Ogni maledizione può essere spezzata.” aveva mormorato la ragazza.
A quelle parole, qualcosa era scattato dentro di lui. Si era scostato bruscamente da lei, tornando ad ingabbiare tutti i sentimenti che l’avevano sopraffatto.

“Non avresti mai dovuto innamorarti di lei, Rumple.” sibilò Zelena, maligna.

“Basta!” aveva urlato a Belle, scrollandola “Smettetela!”
“Perché non mi credete?” aveva chiesto lei scrollandola.
“Perché nessuno, nessuno potrebbe mai amarmi!
E l’aveva cacciata via.

“Mandala via, Rumple.” la voce di Zelena era suadente “L’hai già fatto. Puoi farlo di nuovo.”
“Oh, Belle…” bisbigliò Mr.Gold.
“Mandala via.”
Era tutto troppo doloroso. Il ricordo di quando l’aveva cacciata, la furia che l’aveva colto subito dopo, la mancanza, la nostalgia, il dolore che aveva provato quando l’aveva creduta morta.
“Mandala via.”
Rumplestilskin gridò, mentre strappava via Belle dalla sua mente, e dal suo cuore.

Aveva dimenticato di ricordare di quando, il mattino dopo averla cacciata dal Castello Oscuro, aveva piantato le rose in giardino, incantandole affinché potessero rimanere sempre fiorite, anche durante il più gelido degli inverni
.


Note capitolo precedente (*) Placebo, Running Up That Hill
Note (*) Placebo, Sleeping With Ghosts


Miei cari!
Vista l'ora infausta in cui sto pubblicando perdonatemi per evntuali incongruenze filo-logico-linguistiche (?)
Ecco qui il capitolo, ovvero l'undicesima piaga d'Egitto.
Cosa ne penso? Non lo so. Ditemelo voi, cosa ne dovrei pensare?
Rumple ha amabilmente perso ufficialmente il senno, e non mi pare cosa buona ne tantomento giusta.
Lato positivo di tutto ciò? Almeno Belle ha di nuovo la sua tazzina sbeccata.
Dovrei aprire quel famoso salone di bellezza per giraffe? Certo che sì.

Ad ogni modo, grazie a chi trova sempre parole tanto gentili per recensire questa storia, siete il mio pane quotidiano (?)
Grazie anche a chi continua ad aggiungerla tra le preferite/seguite.
Lettori silenziosi! Grazie anche a voi, so che ci siete, vi vedo, anche se vi nascondete, prometto che non mordo ;)
Mando un abbraccione a tutti, perchè sono taaanto affettuosa.
A presto!
Mokusha




   
 
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